Credito inesigibile: significato, esempio, implicazioni e strategie di gestione
Cosa si intende per credito inesigibile, quali sono le cause principali che lo generano e come gestirlo efficacemente dal punto di vista contabile, fiscale e strategico.
- Il credito inesigibile è un credito che non può essere recuperato dal debitore.
- Le cause del credito inesigibile includono fallimento, insolvenza o contenziosi legali.
- Gestire i crediti inesigibili richiede strategie preventive e un corretto trattamento contabile e fiscale.
Il credito inesigibile rappresenta una problematica rilevante per aziende e professionisti che operano nel settore finanziario e commerciale. Si tratta di crediti che, per vari motivi, non possono essere riscossi dal debitore. Questa situazione può generare impatti significativi sulla liquidità e sulla gestione finanziaria di un’azienda. In questo articolo, analizzeremo il concetto di credito inesigibile, le sue cause, le implicazioni contabili e fiscali, nonché le strategie per minimizzare il rischio di insolvenza.
Definizione di credito inesigibile
Un credito viene definito inesigibile quando, nonostante i tentativi di recupero, non vi è alcuna possibilità di incassarlo. Questo può accadere per diversi motivi, come il fallimento del debitore, l’incapacità economica di quest’ultimo o situazioni legali che impediscono la riscossione.
Ecco un esempio concreto: un’azienda fornisce materiali edili a un’impresa cliente per un valore di 10.000 euro. Dopo vari solleciti, il cliente non paga e successivamente dichiara fallimento. Dopo la chiusura della procedura fallimentare, risulta che non ci sono fondi per soddisfare i creditori. A questo punto, il credito è considerato inesigibile, in quanto non c’è più possibilità concreta di recupero.
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Cause del credito inesigibile
Le principali ragioni che determinano l’inesigibilità di un credito includono:
- il fallimento o la liquidazione del debitore: quando un’azienda dichiara fallimento, i creditori possono ricevere solo una parte del credito o nulla, a seconda della situazione patrimoniale;
- l‘insolvenza del debitore: in alcuni casi, il debitore non ha i mezzi finanziari per far fronte ai propri obblighi;
- contestazioni legali: un credito può diventare inesigibile se vi sono dispute legali che bloccano la sua riscossione;
- errori di valutazione del credito: la concessione di credito senza adeguate verifiche sulla solvibilità del cliente può portare a situazioni di inesigibilità.
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Quando un credito può ritenersi inesigibile?
Per poter dichiarare un credito come inesigibile ai fini fiscali in Italia – quindi dedurlo come perdita nel bilancio o ai fini IVA – è necessario che siano soddisfatti alcuni requisiti oggettivi e temporali.
Il credito deve risultare effettivamente non recuperabile. Ciò si può verificare in diverse situazioni, quali:
- fallimento o altra procedura concorsuale del debitore: il credito è considerato inesigibile almeno per la parte non soddisfatta;
- infruttuosità di azioni esecutive: per esempio, in caso di pignoramento negativo o chiusura della procedura per incapienza;
- accordo stragiudiziale o transazione con il cliente, da cui risulti l’impossibilità di incassare il credito;
- prescrizione del credito, se è decorso il termine legale senza che siano state intraprese azioni interruttive.
Inoltre, è necessario documentare adeguatamente l’inesigibilità, per esempio con sentenza di fallimento, verbale di pignoramento negativo, lettere di sollecito senza risposta e atti di messa in mora, accordi di rinuncia al credito.
Prescrizione del credito
I termini di prescrizione variano a seconda del tipo di credito: per esempio, quelli commerciali si prescrivono in 10 anni, salvo casi specifici (es. 5 anni per canoni di locazione, 3 anni per provvigioni, ecc.). Dopo la prescrizione, non è più possibile agire legalmente per ottenere il pagamento.
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Crediti inesigibili: implicazioni contabili e fiscali
Il trattamento dei crediti inesigibili segue regole precise, sia contabili che fiscali. In pratica, quando un credito non è più recuperabile, l’azienda deve cancellarlo dai propri conti e, se ci sono le condizioni, può dedurre la perdita fiscalmente. Quando un credito diventa inesigibile l’azienda deve quindi rilevare la perdita nel conto economico.
In alternativa, se non vi è ancora certezza della perdita, ma solo rischio, può fare una svalutazione. Per dedurre fiscalmente la perdita su crediti, è necessario dimostrare che il credito è irrecuperabile. In questo caso, la perdita può essere portata in deduzione dal reddito imponibile.
Se il credito è stato fatturato con IVA, è possibile recuperare l’IVA non incassata:
- tramite nota di credito, in caso di procedura concorsuale del cliente;
- con dimostrazione dei tentativi di incasso, per crediti inferiori a 5.000 € (2.500 € se PMI), se scaduti da almeno 6 mesi.
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Strategie di prevenzione e recupero per gestire i crediti inesigibili
Per ridurre il rischio di crediti inesigibili è essenziale adottare un approccio strategico che comprenda sia misure di prevenzione, sia strumenti di recupero.
In fase preventiva, un passo fondamentale consiste nella valutazione della solvibilità del cliente: prima di concedere un credito, è opportuno analizzare attentamente la sua situazione finanziaria, utilizzando bilanci, rating di credito e altre fonti normative disponibili.
Un altro aspetto cruciale è la definizione di clausole contrattuali adeguate. Inserire nei contratti previsioni come pagamenti anticipati o l’obbligo di fornire garanzie può rappresentare un efficace deterrente contro il rischio di insolvenza. Allo stesso tempo, è importante evitare un’eccessiva concentrazione del portafoglio clienti. Affidarsi a un numero ristretto di clienti espone infatti l’azienda a un rischio maggiore in caso di mancato pagamento; diversificare la clientela permette, invece, di attenuare l’impatto economico di eventuali perdite.
Quando, nonostante queste precauzioni, si verifica un’insolvenza, è necessario agire tempestivamente tramite solleciti scritti, telefonate o inviti a una soluzione negoziata – come un piano di rientro sostenibile per entrambe le parti. Se ciò non dovesse bastare, può essere utile affidarsi a professionisti del recupero crediti. Infine, qualora tutte le altre strade si rivelino inefficaci, l’avvio di un’azione legale diventa una scelta obbligata per tutelare i propri interessi.
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Stralcio del credito inesigibile
Una delle possibilità in mano al creditore per far fronte ad un credito inesigibile è lo stralcio del credito stesso. Si tratta di una vera e propria cancellazione del credito dal bilancio, perché il debitore non è più in grado di pagare e ogni tentativo di recupero si è rivelato inutile o sproporzionato rispetto all’importo da riscuotere.
Dal punto di vista contabile, questa situazione comporta la rilevazione di una perdita. Il credito che fino a quel momento era iscritto tra le attività nello stato patrimoniale, viene eliminato e l’importo corrispondente va a gravare sul conto economico sotto forma di perdita su crediti.
In sintesi, lo stralcio è quel momento in cui il creditore prende atto che quel credito non farà mai più ritorno in cassa, e lo registra come perdita, sia per motivi contabili sia, se ne ricorrono le condizioni, anche fiscali.
Qualora avessi bisogno di approfondire l’argomento, ti suggeriamo di rivolgerti a un avvocato esperto in materia tributaria.
Credito inesigibile – Domande frequenti
Non esiste un termine fisso valido per tutti i crediti. Un credito diventa inesigibile quando è evidente che non potrà più essere recuperato. Questo può accadere, per esempio, se il debitore è fallito, irreperibile, oppure se ogni tentativo legale di riscossione si è rivelato infruttuoso.
No, se il credito è già considerato inesigibile, significa che è stato accertato che non potrà essere recuperato, quindi un’azione legale non avrebbe più senso.
Un credito perde la sua esigibilità quando scade il termine di prescrizione previsto dalla legge, oppure diventa evidente che il debitore non potrà mai onorarlo.
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