Si può denunciare un fratello o una sorella per un furto? Cosa dice la legge per i familiari conviventi (e non)
Il furto tra fratelli è reato? Cosa prevede il codice penale, quando non è punibile, le eccezioni e cosa puoi fare per tutelarti se tuo fratello o tua sorella dovesse rubarti in casa.
- Il furto fra fratelli costituisce un reato, ma non è punibile penalmente, se vi è convivenza.
- Se il furto fra fratelli è commesso con violenza o minaccia, in tal caso, si applica sempre la pena.
- In assenza di coabitazione, il reato è sempre perseguibile a querela di parte e penalmente.
La realizzazione di un furto può, a volte, non assumere rilevanza penale e, pertanto, può non essere punito. È il caso del furto fra fratelli, che rappresenta uno dei più noti esempi di “reati senza pena“.
Sono i delitti che, pur presentando oggettivamente tutti gli estremi di una condotta sanzionabile dal codice penale, di fatto non sono passibili di pena. Il motivo è che si ritiene di privilegiare il rapporto familiare sottostante, che potrebbe ulteriormente risentirne in caso di applicazione della pena, anziché la potestà punitiva dello Stato.
È bene tuttavia precisare che, in questi casi, l’impunibilità non è automatica poiché, in presenza di determinate condizioni, è prevista l’applicazione della sanzione. Cosa dice allora la legge sul furto tra fratelli? Vediamo quando il fatto costituisce reato, quando non è punibile e quali sono le diverse implicazioni pratiche.
Cosa sono le cause di non punibilità
L’ordinamento contempla le c.d. cause di non punibilità, ovvero situazioni in cui anche se è stato commesso un fatto, che costituisce un reato, la pena non si applica. Diverse sono le motivazioni per le quali si sceglie la non punibilità del delitto.
Vi sono differenti istituti che prevedono la non la attuazione della sanzione, cioè:
- cause scriminanti, che rendono lecito un fatto contemplato da una norma incriminatrice come reato (es. legittima difesa – art. 52 c.p.);
- cause di esclusione della colpevolezza, che consentono di rendere non colpevole un fatto tipico (es. caso fortuito e forza maggiore);
- cause di non punibilità, le quali comportano la non punibilità di un fatto di reato (es. rapporti parentela).
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Come viene punito il reato di furto
Il reato di furto tra fratelli rappresenta una particolare species del più generale genus costituita dalla (più generica) fattispecie del reato di furto, poiché la condotta con la quale si consuma il delitto è essenzialmente la medesima al delitto commesso fra fratelli.
Com’è noto, il reato di furto, disciplinato dal codice penale all’art. 624, è uno degli illeciti penali più significativi dell’ampia categoria dei reati contro il patrimonio.
Da un punto di vista oggettivo, il furto si realizza con l’impossessamento e la conseguente sottrazione della cosa al soggetto che la detiene. Per integrare il reato di furto, occorre altresì l’altruità del bene oggetto di sottrazione e la sussistenza del dolo specifico, ovvero l’intenzione di trarne profitto.
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Il furto fra fratelli è reato?
Alla luce di quanto precedentemente esposto, occorre chiarire un punto importante, che spesso appare confuso: il furto è sempre un reato, anche se commesso da un familiare convivente.
Ciò significa che, se ci si impossessa o si sottrae un bene a un fratello o a una sorella, si commette sempre un fatto a cui l’ordinamento attribuisce rilevanza penale, ma – è questo l’elemento caratterizzante la previsione normativa – non si è punibile, salvo casi particolari.
In altri termini, il fratello (o la sorella) che ruba commette un reato, ma non viene punito, perché trova applicazione la c.d. causa di non punibilità di cui all’art. 649 c.p.
Il nostro sistema giuridico, infatti, considera il ricorso a procedure civilistiche (mediazione, avvio di divisione ereditaria), con l’aiuto di un legale esperto in tali settori, più adatto a casi di furti fra fratelli, rispetto alla sanzione previste per i delitti.
In tal caso, la repressione penale rappresenta l’extrema ratio, da applicare solo a condotte caratterizzate da un significativo disvalore.
Perché non è punibile il furto fra fratelli
L’art. 649 c.p. disciplina una causa di non punibilità per la più specifica tipologia di reato contro il patrimonio rappresentata dal furto fra fratelli.
La scelta del Legislatore di non punire un furto commesso in ambito familiare è chiara: salvaguardare il legame affettivo, considerato, solo in questo caso, prevalente rispetto all’esigenza dello Stato di punire l’autore del reato. Il legislatore, inoltre, ritiene che il furto in famiglia presenti un ridotto allarme sociale, spesso inserendosi in contesti di comunanza patrimoniale.
La non punibilità del furto tra fratelli rappresenta una scelta coerente, in linea con la generale e ineludibile funzione alla base del nostro sistema penale, perché opera un corretto bilanciamento tra tutela del patrimonio e tutela della famiglia.
Ciò, tuttavia, non significa che il furto fra fratelli non è mai punito, vi sono casi in cui, come si vedrà meglio di seguito, il reato è punito.
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Chi può commettere furto fra parenti
Da un punto di vista oggettivo, il furto fra fratelli non differisce particolarmente dal più generico reato di furto, se non per la componente soggettiva, perché la vittima deve essere necessariamente un familiare, ovvero un soggetto rientrante nel catalogo definito, indicato espressamente nella norma.
In particolare, possono subire il furto:
- il coniuge non legalmente separato e gli uniti civilmente;
- gli ascendenti e i discendenti o gli affini in linea retta, adottante o adottato;
- i fratelli e le sorelle se conviventi;
- gli affini negli stessi gradi, purché conviventi.
È importante precisare che la non punibilità si riferisce ai soli soggetti tassativamente indicati dalla norma, con la conseguenza che non può estendersi l’esenzione dalla pena anche ad altri e diversi soggetti, seppur rientranti nel concetto più esteso di famiglia.
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Il requisito della convivenza fra fratelli
Il citato art. 649 c.p. stabilisce espressamente che, ai fini della configurabilità della causa di non punibilità, i fratelli e le sorelle devono essere conviventi. La sussistenza del presupposto della convivenza esclude la punibilità, in ragione di una presunta confusione (art. 1253 c.c.) dei beni fra i componenti del nucleo familiare.
Infatti, oltre a ragioni finalizzate a preservare la pace familiare, la legge presume che, in caso di coabitazione, fratelli e sorelle non abbiano messo in atto le procedure giuridiche necessarie per operare una distinzione chiara dei beni.
Generalmente, infatti, la coabitazione comporta una gestione informale del patrimonio, con conseguente condivisione dei beni. Il legislatore, dunque, presume una certa contiguità e ambiguità patrimoniale, che rende inopportuno l’intervento penale.
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Quando è punito il furto fra fratelli
Come anticipato, vi sono casi in cui, tuttavia, il furto può essere punito anche se commesso da familiari conviventi. Tale circostanza è espressamente prevista dall’ultimo comma dell’art. 649 c.p., a norma del quale se l’impossessamento del bene altrui è commesso con atti di violenza o con modalità particolarmente aggressive o anche con minaccia, la causa di non punibilità non opera. Il fratello (o sorella) autore del furto, anche se convivente, è dunque ritenuto responsabile penalmente e, dunque, punibile.
Se un fratello sottrae un bene all’altro usando violenza o minaccia, si configura il reato di rapina, pienamente punibile. Altro caso, espressamente previsto dalla norma, in cui non è prevista l’applicazione della causa di non punibilità, si verifica nelle ipotesi in cui il fratello non sia convivente.
Il furto da parte del fratello non convivente è, come previsto dalla legge, punibile a querela della persona offesa. In tale ipotesi, è consigliabile rivolgersi a un avvocato, che potrà redigere una più efficace querela e saprà consigliare la migliore strategia difensiva per la tutela degli interessi.
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