Impianto elettrico non a norma: chi risarcisce il danno?
Quando l'impianto elettrico è a norma? Chi procede a certificare la regolarità? Chi risarcisce gli eventuali danni? In questa guida, ti illustreremo chi risponde dei danni causati da un impianto elettrico difettoso.
- L’impianto elettrico è l’insieme dei cavi che portano l’energia elettrica all’intero stabile.
- Deve essere realizzato a norma e certificato da appositi soggetti.
- In caso di danno da impianto elettrico, risponde chi ne ha la disponibilità e il controllo.
L’impianto elettrico è l’insieme di fili e cavi che partono da un contatore esterno, passano per il riquadro interno, per distribuire l’elettricità nelle varie aree della struttura e per finire nelle prese di corrente e interruttori.
L’impianto elettrico è, dunque, un elemento essenziale per il funzionamento degli elettrodomestici in casa, per la luce e per i sistemi di sicurezza. Sui luoghi da lavoro, è indispensabile al funzionamento di macchinari e computer.
Un semplice blackout di poche ore rischia di generare non pochi problemi, bloccando le attività domestiche, ma soprattutto un danno alle imprese e gli enti, che rischiano di non poter lavorare.
Chi lo realizza? In genere, da coloro che eseguono i lavori di costruzione o ristrutturazione, i quali si assumono anche la responsabilità di provare la conformità e procedere alle dichiarazioni necessarie per il rilascio della certificazione di conformità.
Nel seguente articolo, ci occuperemo di alcune questioni riguardanti proprio la conformità dell’impianto elettrico. Ti diremo quando un impianto è a norma e chi certifica che esso sia a norma. Tratteremo anche della responsabilità per danni derivanti da un impianto elettrico non a norma, individuando i soggetti che possono essere responsabili.
Cosa succede se l’impianto elettrico non è a norma?
Un impianto elettrico irregolare potrebbe provocare dei danni, che possono essere anche ingenti. Può per esempio comportare degli incidenti in casa: è possibile che vi siano degli scoppi, soprattutto in caso di sovraccarico di elettricità. Uno scoppio può anche essere molto pericoloso: pensate a un lampadario che salta o a un elettrodomestico.
Per non parlare, poi, delle conseguenze in punto di dispendio di energia elettrica. Un impianto non a norma può comportare un notevole dispendio di energia, con crescenti bollette da pagare. Ne consegue che la regolarità dell’impianto sia essenziale. Ma quando un impianto è a norma? E quando si intende regolare?
Un impianto elettrico è regolare se conforme sia alle disposizioni tecniche sia alle norme di legge. La conformità deve essere valutata ed accertata mediante certificato di conformità. Il certificato di conformità attesta che il lavoro sia stato fatto a regola d’arte e che l’impianto rispetti i parametri di sicurezza.
Quando si verifica la regolarità? Ogniqualvolta si proceda ad acquistare una nuova casa, è sempre opportuno procedere ad una verifica di conformità dello stabile e dell’impianto in generale.
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Quando un impianto elettrico è a norma
Affinché un impianto elettrico possa dirsi a norma di legge, devono essere rispettati specifici parametri. Per intenderci, affinché un impianto possa considerarsi a norma, deve avere un interruttore differenziale ad almeno due unita, al fine di garantire la continuità dell’energia elettrica a due linee.
Altra esigenza che deve essere sempre soddisfatta è che sia prevista una linea dedicata ad elettrodomestici, come lavastoviglie, frigoriferi, ecc. Inoltre, è opportuno dotare l’impianto di un sistema salvavita e di un interruttore di emergenza.
C’è differenza tra questi due meccanismi? Anche se poco noto, si vi è una significativa differenza:
- il salvavita salta e interrompe il flusso di elettricità quando vi è dispersione di corrente o se c’è rischio di folgorazione;
- l’interruttore di emergenza, invece, è manuale e può essere utilizzato in caso di forti temporali.
Altra necessità è quella che le prese di corrente siano sempre in grado di reggere il carico dei dispositivi da attaccare. Per questa ragione, per esempio, si dovrebbero evitare di utilizzare le ciabatte multipresa, sebbene sia uno strumento ampiamente applicato.
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Come si ottiene il certificato di conformità?
La conformità viene accertata mediante:
- dichiarazione di rispondenza dell’impianto elettrico, resa dall’azienda incaricata di attestare la regolarità dell’impianto, se installato in una data antecedente al 1990;
- la dichiarazione di conformità, che non è obbligatoria solo per gli impianti elettrici, ma anche di riscaldamento o climatici, antincendio, impianti del Gas.
La certificazione dell’impianto elettrico deve essere rilasciata dall’azienda che ha svolto i lavori di costruzione dell’impianto stesso. La certificazione può essere redatta mediante il modulo per la dichiarazione di conformità dell’impianto elettrico, in cui occorre inserire i seguenti dati indispensabili:
- gli estremi dell’impresa committente;
- i dati del proprietario dell’immobile;
- la tipologia di impianto realizzato;
- i dati del responsabile tecnico che ha eseguito l’esecuzione dell’impianto tenendo conto delle norme attive.
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Documenti necessari
Alla certificazione devono essere allegati i seguenti documenti:
- lo schema dell’impianto realizzato in cui sia ben visibile la planimetria dell’immobile;
- l’elenco dei materiali utilizzati;
- la copia del camerale della società avente una data di emissione non superiore ai 6 mesi.
La dichiarazione di conformità dell’impianto elettrico è costituita dall’insieme dei predetti documenti. Ad essi dovranno essere apposte le firme del titolare della società e del responsabile tecnico.
La dichiarazione deve essere rilasciata in triplice copia: una per la società, una per il proprietario dell’immobile e una per lo Sportello Unico dell’Edilizia del Comune di riferimento.
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Di chi è la responsabilità per i danni da impianto elettrico?
Detto ciò, possiamo ora chiederci chi risarcisca i danni in caso di responsabilità da impianto elettrico. Il principale soggetto responsabile per i danni arrecati dall’impianto elettrico è l’installatore quando non rispetta l’obbligo di certificazione del lavoro compiuto o in caso di falsa dichiarazione di conformità. Quindi, la responsabilità sorge ogniqualvolta il soggetto falsamente attesta di aver fatto i lavori a regola d’arte.
Il proprietario della casa non potrà, in questa ipotesi, sapere che vi sono degli errori. Ciò consente di escludere una sua responsabilità in caso di danni. In ogni altra ipotesi, egli resta responsabile delle conseguenze di un impianto elettrico non a norma.
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Chi paga in caso di casa in affitto?
Cosa succede se invece la casa è in affitto? In questo caso, si deve ricordare che eventuali colpe e responsabilità possono essere condivise con l’inquilino. Il problema, in questo, caso si risolve esaminando l’art. 2051c.c. La norma disciplina il danno cagionato da cose in custodia.
Il concetto di custodia è inteso in senso lato: non sempre, infatti, corrisponde alla detenzione: potrebbe essere in custodia anche al proprietario, oppure può essere interpretata come custodia anche il mero possesso.
Nel caso del bene in affitto, la giurisprudenza ci dice che il conduttore ha in custodia l’immobile, ma alcune parti restano in possesso del proprietario. In genere, sono beni in detenzione del locatario le mura e gli impianti. Quindi, può comunque configurarsi una responsabilità del proprietario, salvo che la condotta dell’inquilino abbia in qualche modo influito nella realizzazione del danno.
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Risarcimento danni impianto elettrico – Domande frequenti
Un impianto elettrico non a norma è molto pericoloso, può provocare sia degli scoppi, con rischio per la salute dei presenti, che un dispendio energetico eccessivo.
L’impianto è a norma quando vi è un certificato che lo attesti, come nel caso di certificato di impianto elettrico a norma o dichiarazione di conformità.
Nel caso di impianto elettrico non a norma, in genere, ne risponde il proprietario dell’immobile.
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