Ponte sullo Stretto: perché la Corte dei Conti ha bloccato l’appalto
Ancora in bilico il ponte sullo stretto: la Corte dei Conti solleva dubbi e criticità sull’iter procedurale e sull’impatto ambientale. La fattibilità del progetto è ancora in fase di valutazione.
- Lo scorso 6 agosto è stato approvato il progetto definitivo dal CIPESS.
- La Corte dei Conti ha chiesto al Governo di chiarire alcuni punti ancora troppo pochi chiari e di integrare la documentazione per valutare la fattibilità in termini economici e finanziari.
- Se questo impasse dovesse essere superato, allora la strada per la costruzione del ponte sullo Stretto sarebbe certamente più in discesa.
Il ponte sullo Stretto sembra essere una storia senza fine. Senza timore di esagerazione, la costruzione del famigerato ponte sullo Stretto di Messina è un tema che ciclicamente si ripresenta. Sostenuto oggi dalle stesse forze politiche che, con altre formazioni di Governo, ieri lo avevano osteggiato, l’opera è nuovamente in discussione, probabilmente in fase più avanzata rispetto al passato.
Lo scorso 6 agosto, infatti, è stato approvato il progetto definitivo dal Comitato Interministeriale per la Programmazione Economica e lo Sviluppo Sostenibile (CIPESS). Si tratta di un passo in avanti importante, fino ad ora mai compiuto, che però, al momento, ha subito un importante stop dalla Corte dei Conti.
Quest’ultima, nel confermare le criticità del progetto in relazione all’impatto ambientale messe in luce anche dalla Commissione Europea, ha chiesto al Ministero dei Trasporti di chiarire aspetti tecnici e procedurali, secondo i giudici, non del tutto chiari.
Perché il ponte sullo Stretto non è fattibile
Da sempre, la costruzione del ponte sullo Stretto ha preoccupato molto gli esperti incaricati dai vari Esecutivi, che si sono succeduti a partire dai primi anni 2000.
Sulle aree di esproprio interessate dalla realizzazione del ponte, sono presenti circa 5 faglie attive, ovvero fratture nella crosta terrestre che si muovono, scorrendo con conseguente inevitabile aumento di fenomeni sismici.
Le faglie attive sono, infatti, ritenute capaci di generare o di essere riattivate da terremoti in futuro. Proprio su alcune di tali faglie dovrebbe essere collocata una area di blocco di ancoraggio dei pilastri che sosterranno il ponte.
A conferma dei rischi e delle criticità in merito alla esecuzione del progetto, vi sono anche recenti studi, completati a seguito del terremoto che ha colpito l’Aquila, che hanno confermato come non si possa edificare sopra aree interessate da faglie attive.
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Il rischio ambientale del ponte sullo Stretto
Oltre a motivazioni di carattere tecnico e strutturale, la costruzione del ponte sullo Stretto di Messina comporterebbe anche conseguenze importanti in termini ambientali.
Una ampia porzione di fondale marino dovrebbe essere strappata alla natura ed essere utilizzata per ancorare i piloni che, di fatto, occuperebbero ampie porzioni di mare, inserendo nel già delicato ecosistema materiali dannosi e pericolosi per specie protette. Si pensi, per esempio alla pesca e all’allevamento di cozze, che rappresenta un importante sistema di sostentamento per l’economia locale della città di Messina.
A ciò si deve aggiungere anche l’inquinamento acustico per le operazioni di cantiere e le emissioni di CO2 e altri gas, che inevitabilmente interesseranno la zona circostante.
Lo scorso settembre i dubbi su tali rischi e criticità sono stati fatti propri dalla Commissione europea che, nel valutare tutte le contestazioni da più parti pervenute in merito alla realizzazione del ponte, ha inviato una formale richiesta al Governo italiano di fornire ulteriori chiarimenti tecnici, chiedendo, nel frattempo, un blocco del progetto, perché, a oggi, non in linea con la Direttiva 92/43/CEE (Habitat), che obbliga a valutare l’impatto ambientale di opere su siti di interesse comunitario.
L’attuale Ministro dei trasporti (Matteo Salvini), qualche anno fa contrario al completamento dell’opera, ha confermato il valore strategico di tale progetto e ha promesso di inviare a Bruxelles tutte le risposte alle criticità sollevate.
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Quali sono i dubbi della Corte dei Conti
Ultime criticità, ma solo in ordine di tempo, sul progetto sono state espresse di recente dalla Corte dei Conti. È bene chiarire che la Corte non ha bocciato il progetto, diversamente da come spesso riportato, poiché, se così fosse, oggi si avrebbe tutt’altro scenario politico.
Ciò nondimeno, i giudici dei conti hanno formulato una serie di rilievi sulla delibera CIPESS che ha approvato il progetto definitivo del ponte sullo Stretto.
La magistratura contabile, infatti, ha chiesto al Governo chiarimenti urgenti e integrazioni su vari aspetti procedurali, economici, tecnici e ambientali, facendo emergere come non tutte le condizioni, per una decisione informata, sembrano essere state soddisfatte dall’attuale progetto che, seppur con diverso “nome”, sembra, nella sostanza, non allontanarsi rispetto ai precedenti piani, già più volte effettivamente bloccati.
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Perché la Corte dei Conti ha bloccato l’appalto del ponte sullo Stretto
Come accennato, diverse sono le motivazioni per le quali la magistratura contabile ha chiesto al Governo di fermarsi con l’avanzamento delle opere di costruzione in attesa di chiarimenti.
Proviamo a riassume di seguito, le principali motivazioni alla base della richiesta di sospendere momentaneamente l’esecuzione del progetto:
- 1) motivazione e istruttoria incomplete: secondo la Corte dei Conti, il fascicolo, relativo al progetto e alla delibera del CIPESS, presenta una scarsa o quasi inesistente analisi dei dati emersi dai diversi studi, ma appare molto più vicino a una comparazione dei precedenti progetti bloccati;
- 2) mancanza di documentazione rilevante, come il parere del Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici;
- 3) maggiori garanzie e chiarimenti in merito al rispetto delle deroghe ambientali in linea con la direttiva Habitat (92/43/CEE), che consente deroghe alla realizzazione di un piano o progetto che abbia potenziali impatti negativi su un sito della Rete Natura, solo in caso di “motivi imperativi di rilevante interesse pubblico”, con l’applicazione di misure compensative adeguate;
- 4) chiarimenti in merito al considerevole aumento dei costi rispetto alle originarie stime.
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Dubbi sulla convenienza del ponte sullo Stretto
Oltre a contestazioni di carattere tecnico e strutturale, vi sono anche dubbi sulla effettiva convenienza non solo in termini di costi diretti per la realizzazione dell’opera, ma relativi anche alla reale utilizzabilità del ponte per l’attraversamento, che sembrerebbe non giustificare la sostenibilità delle spese.
Anche tale ulteriore punto interrogativo è stato posto dalla Corte dei Conti che, nel valutare le attuali e già utilizzate modalità di attraversamento dello Stretto, peraltro abbastanza veloci, salvo eventuali periodi dell’anno, ha messo in dubbio la costruzione per questioni di mera convenienza e utilizzabilità.
Quando inizieranno a costruire il ponte di Messina?
Il progetto, approvato in via definitiva, prevede che i lavori per il ponte sullo Stretto dovrebbero iniziare entro il 2025. Ma la domanda che in molti, invece, formulano è quando termineranno i lavori. La durata dei lavori è stimata in 7 anni e mezzo, con completamento previsto per il 2032. Anche su tale aspetto di non poco conto, la Corte dei Conti ha sollevato qualche perplessità, in ragione della complessità dei lavori presentata nel progetto.
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Cosa dicono gli esperti sul ponte di Messina?
La situazione al momento sul futuro del ponte è molto delicata. Ciò perché, fino a quando il Governo non fornirà riscontro adeguato alla Corte dei Conti e a Bruxelles, il progetto è in stand-by, con quasi certe ripercussioni sulle tempistiche stimate dal progetto.
Nell’ipotesi in cui tutti i dubbi dovessero essere dipanati, i prossimi passi, a grandi linee, dovrebbero essere:
- l’ottenimento dell’okay da parte della Ragioneria Generale dello Stato;
- l’esame della Corte dei Conti, in termini di fattibilità economica e finanziaria;
- la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del progetto definitivo approvato dal CIPESS.
Superate tali fasi, si potrà procedere con l’inizio dei lavori, che sarà possibile previa espropriazione di molte abitazioni e aree di proprietà di cittadini che, in alcuni casi, potrebbero aver investito molti o tutti i risparmi di una vita.
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