Reato di evasione: pena, procedibilità, prescrizione
Quando si configura il reato di evasione? Ecco quali sono le pene, le circostanze aggravanti e i casi nei quali non è invece applicato per particolare tenuità del fatto.
- Evadere dal luogo di restrizione della libertà personale, che sia il carcere o la propria abitazione, è un reato.
- La fattispecie si applica infatti non solo ai detenuti in carcere, ma anche a chi, per esempio, si trova agli arresti domiciliari.
- Ci sono alcuni casi nei quali, per particolare tenuità del fatto, il reato non si configura.
Il reato di evasione, da non confondersi con l’evasione fiscale, è un reato disciplinato dall’art. 385 del Codice penale. Si configura nel momento in cui un dato soggetto, che può trovarsi in una struttura carceraria o agli arresti domiciliari (quindi nella sua abitazione), evada dal luogo indicato dal provvedimento restrittivo della libertà personale.
La fattispecie si applica anche al caso in cui una persona sottoposta al regime domiciliare, autorizzata a svolgere un’attività lavorativa, si allontana dal luogo di lavoro. Si tratta, dunque, di una violazione della misura che limita la libertà personale.
Nelle prossime righe, analizzeremo le caratteristiche del reato di evasione, prendendo in esame qual è la pena prevista dal Codice penale, le circostanze aggravanti e attenuanti, le eventuali eccezioni, per esempio per chi è ai domiciliari.
Pena per reato di evasione
Il reato di evasione punisce con la pena della reclusione da 1 a 3 anni un soggetto che, sottoposto a una misura di restrizione della libertà personale, quindi in stato di arresto o detenzione, evada.
Potrebbe trattarsi di un detenuto che riesca a fuggire dal carcere, ma anche di una persona sottoposta agli arresti domiciliari che non rientra nella propria abitazione, venendo meno agli obblighi previsti dal provvedimento al quale è soggetta.
La pena si applica anche al condannato ammesso a lavorare, che si allontana, senza fare ritorno, dal luogo in cui dovrebbe svolgere il lavoro che gli è stato assegnato.
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Circostanze aggravanti e attenuanti
Sono previste delle circostanze aggravanti, che consistono nella reclusione da 2 a 5 anni, nel momento in cui l’evasione viene commessa con violenza o minaccia verso altre persone, oppure tramite effrazione, quindi violenza sulle cose.
La reclusione passa invece da un minimo di 3 a un massimo di 6 anni se la violenza e minaccia avvengono con l’utilizzo di armi, oppure da parte di più persone riunite. La pena è, invece, diminuita nell’ipotesi in cui l’evaso si costituisca in carcere prima della condanna.
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Elementi costitutivi del reato di evasione
Il reato di evasione è un reato proprio, per il fatto che può essere commesso soltanto dagli individui che si trovano in stato di arresto o detenzione.
Si tratta di un reato:
- a forma libera, in quanto non esiste una specifica modalità per metterlo in atto, ma è sufficiente che il detenuto o arrestato riacquisti la libertà;
- istantaneo con effetti permanenti, che si consuma nel momento in cui il soggetto detenuto o arrestato si allontana dal luogo in cui sta eseguendo la misura restrittiva.
Rientra tra i Delitti contro l’autorità delle decisioni giudiziarie, pertanto il bene giuridico tutelato è l’interesse dello Stato e dell’amministrazione della giustizia nel far sì che vengano rispettate le misure restrittive della libertà personale disposte.
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Elemento soggettivo reato di evasione
L’elemento soggettivo del reato è il dolo generico, ovvero la volontà del soggetto di scappare dal luogo di restrizione, a prescindere da quali siano le motivazioni che lo portano a compiere questa azione.
Prescrizione e procedibilità
I termini di prescrizione del reato di evasione sono pari a 7 anni e 6 mesi. Per quanto riguarda, invece, la procedibilità, rientra tra i reati perseguibili d’ufficio.
La competenza per materia è del Tribunale in composizione monocratica, mentre la competenza territoriale è del Giudice del luogo in cui l’evasione è avvenuta.
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Reato di evasione: cause di non punibilità
In particolari circostanze, trova applicazione l’art. 131 bis del codice penale, per il quale è prevista l’esclusione della punibilità in considerazione della particolare tenuità del fatto.
Affinché si possa assolvere chi ha commesso il reato di evasione per “particolare tenuità del fatto”, il Giudice deve effettuare una valutazione complessiva e complessa di tutte le peculiarità della fattispecie concreta.
Nel farlo, deve tenere conto:
- della modalità in cui è avvenuta la condotta;
- del grado di colpevolezza;
- dell’entità del danno o del pericolo.
Un esempio emblematico è stata la sentenza n. 26867 del 29 maggio 2017 della Corte di Cassazione, con la quale è stato assolto un imputato che si era allontanato dagli arresti domiciliari, pur senza autorizzazione, in pigiama e restando comunque nelle immediate vicinanze della sua abitazione.
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Stato di necessità
In alcuni casi, al reato di evasione si può applicare anche l’art. 54 codice penale (Stato di necessità), per il quale non può essere punito chi è stato portato a compiere una determinata azione – in questo caso l’evasione – per necessità di salvare altri o se stesso dal pericolo attuale di un danno grave alla persona, non volontariamente provocato. Possiamo pensare al caso di un incendio scoppiato in un’abitazione in cui il reo si trova agli arresti domiciliari.
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Reato di evasione – Domande frequenti
Il reato di evasione è un reato a forma libera, quindi si consuma nel momento in cui un soggetto detenuto o arrestato evade, indipendentemente dalle modalità adottate per farlo.
L’evasione dagli arresti domiciliari fa scattare il reato di evasione.
Il reato di evasione è punito con la reclusione da 1 a 3 anni.
L’evasione nell’ipotesi di detenzione domiciliare si verifica solo se l’allontanamento supera le 12 ore di tempo.
Sì, secondo la sentenza n. 20559/2012 della Cassazione, è ammissibile la domanda di affidamento in prova ai servizi sociali e di detenzione domiciliare per l’imputato colpevole anche del reato di evasione.
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