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Vertenza sindacale: cos’è e come si fa

Cosa è la vertenza sindacale? Quali sono i soggetti che vi partecipano? Come funziona? Cerchiamo di dare risposta a tutte queste domande nelle prossime righe.

vertenza sindacale 2
  • La vertenza sindacale è, in sostanza, un tentativo di conciliazione innanzi al sindacato.
  • In genere, è condotta alla presenza di una commissione composta da un rappresentante del sindacato e un rappresentante del datore di lavoro.
  • Il datore di lavoro può opporsi alla mediazione: in questo caso, il lavoratore deve avviare un giudizio innanzi al giudice civile. 

La vertenza sindacale è uno strumento molto utile, se hai subito un torto dal tuo datore di lavoro. Questa procedura ha l’indubbio vantaggio di ridurre i tempi per la composizione del conflitto e le spese che le parti devono sostenere.

Sai come si accede alla vertenza sindacale? Come si decide? Quali sono le conseguenze che ne derivano? In questo articolo ci occuperemo proprio della disciplina della vertenza sindacale, ovvero della procedura da seguire, i tempi e i costi previsti, oltre che alcuni consigli su cosa fare, ove la vertenza non abbia esito positivo.

Vertenza sindacale: cos’è

La vertenza sindacale è uno strumento mediante il quale si tenta di prevenire il giudizio su una controversia di lavoro. È, quindi, uno strumento di risoluzione stragiudiziale della controversia, molto utilizzato da lavoratori e datori di lavoro.

Tale istituto presuppone la partecipazione del sindacato – non è, invece, necessaria la presenza dell’avvocato a difendere le parti. Ti consigliamo comunque di rivolgerti ad un avvocato specializzato in diritto del lavoro nelle casistiche di maggiore complessità.

La vertenza sindacale deve svolgersi:

  • con l’assistenza effettiva delle rappresentanze sindacali cui il lavoratore si è voluto affidare;
  • secondo le modalità e nelle sedi indicate dai contratti collettivi sottoscritti dalle organizzazioni sindacali maggiormente rappresentative.

Il CCNL Terziario-Confcommercio, per esempio, prevede (art. 37) il tentativo obbligatorio di conciliazione. Questo è condotto alla presenza della Commissione Paritetica Territoriale costituita presso l’Ente Bilaterale Territoriale del Terziario.

Tale commissione è composta da:

  • un rappresentante del datore di lavoro;
  • un rappresentante del lavoratore appartenente ad uno dei sindacati che hanno firmato il contratto collettivo, cui il lavoratore sia iscritto o abbia conferito mandato.

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 cos'è una vertenza sindacale
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Quali sono i vantaggi della vertenza sindacale?

Lo scopo perseguito dalla vertenza sindacale è quello di ridurre i tempi per la soluzione del conflitto. Inoltre, tramite l’istituto si può giungere ad una composizione bonaria della questione, senza che lo scontro conduca a un giudizio.

La procedura comporta una serie di vantaggi in termini:

  • economici;
  • di celerità: la vertenza sindacale prevede un iter molto più veloce di quello che sarebbe avviato in sede giudiziaria.

Questa procedura, quindi, è vantaggiosa per entrambe le parti. Può anche concludersi con una soluzione favorevole al datore di lavoro. La procedura, se ha esito positivo, si conclude con un accordo bonario. Questo è recepito in un documento firmato sia dal datore di lavoro sia dal lavoratore. Predetto documento è, in sostanza, un verbale di conciliazione. A seguito di esso, si ritiene che vengano meno i motivi della lite.

Il procedimento giudiziario, invece, ha tempi molto più lunghi. Comporta anche delle ulteriori spese, tra cui quelle di giustizia e quelle concernenti l’onorario dell’avvocato.

Tale processo davanti al giudice del lavoro sarà comunque inevitabile se il tentativo di conciliazione ha esito negativo. Per esempio, ciò accade quando il datore di lavoro si oppone alla mediazione.

LEGGI ANCHE: Verbale di conciliazione: cos’è, perché si fa e che valore ha

Vertenza sindacale: come si fa

Generalmente, è il lavoratore ad avvalersi della vertenza sindacale. A tale scopo, deve rivolgersi al proprio sindacato ed esporre la questione controversa. Il funzionario competente può chiedere che siano consegnati documenti necessari per studiare il caso. 

Il sindacato, dopo aver ricevuto l’istanza, invia una comunicazione, mediante raccomandata o PEC, al datore di lavoro. In essa deve essere descritta l’intera problematica, in modo tale da renderlo edotto di ogni questione. Si può chiedere anche un immediato intervento, al fine di contenere le conseguenze pregiudizievoli per entrambe le parti e risolvere più celermente il conflitto. 

Il sindacato deve specificare che, se il datore di lavoro non dà riscontro né positivo né negativo all’esito della richiesta, il lavoratore potrebbe rivolgersi all’autorità giudiziaria competente. 

Nella missiva viene poi indicato anche un termine entro il quale il datore di lavoro deve rispondere. Se non è rispettato il termine, il lavoratore dovrà rivolgersi ad un legale per avviare il giudizio. 

Vertenza sindacale: esempio

Le cause di una vertenza sindacale sono molteplici. Le ipotesi più importanti sono sicuramente:

  • un trasferimento considerato illegittimo;
  • l’assegnazione di mansioni non corrispondenti alla propria qualifica;
  • il mancato riconoscimento di ferie;
  • mobbing;
  • il mancato pagamento degli straordinari;
  • il rimprovero disciplinare senza giusta causa;
  • la mancata concessione delle ferie e dei permessi retribuiti;
  • l’ambiente di lavoro pericoloso per la salute e la sicurezza dei dipendenti;
  • il demansionamento;
  • l’adibizione a mansioni superiori senza il riconoscimento della relativa retribuzione;
  • il mancato rispetto della disciplina dell’orario di lavoro;
  • la somministrazione irregolare di manodopera;
  • l’appalto non genuino;
  • la mancata consegna della busta paga;
  • discriminazioni di genere oppure legate all’età, all’orientamento sessuale, alla fede politica, all’affiliazione sindacale, ecc.;
  • licenziamento;
  • controversie relative al trattamento di fine rapporto;
  • la mancata concessione dei diritti dei lavoratori disabili.

Scopri di più su come funziona il tentativo obbligatorio di conciliazione

vertenza sindacale tempi e costi

Vertenza sindacale: tempi e costi

Come dicevamo nei paragrafi precedenti, la vertenza sindacale ha l’indubbio vantaggio di ridurre i tempi per la composizione della controversia. Tuttavia, anche questa procedura ha tempi che devono essere rispettati. 

Per esempio, il termine per contestare il licenziamento è di 60 giorni dal ricevimento della lettera di licenziamento. Si ricorda che, in Italia, la durata media del giudizio in primo grado è di 3 anni

La vertenza sindacale è essenzialmente gratuita per tutti i lavoratori iscritti al sindacato. Per quanto riguarda i lavoratori non iscritti, invece, il sindacato può richiedere il pagamento di una somma variabile a seconda delle scelte organizzative compiute

Vertenza sindacale: dopo quanto tempo si può fare

La vertenza sindacale può essere fatta in ogni momento del rapporto lavorativo. Tuttavia, si deve tenere conto che i diritti che sono fatti valere con vertenza si prescrivono. 

Quindi, è necessario tenerne conto per avviare la procedura. Il termine è di:

  • 10 anni, per il diritto al risarcimento del danno da omissione contributiva, violazione degli obblighi derivanti da contratto, diritto alla maggiore qualifica;
  • 5 anni, per il risarcimento avente ad oggetto la retribuzione, i contributi previdenziali, l’indennità che spettano al dipendente come trattamento di fine rapporto e l’indennità sostitutiva del preavviso di licenziamento.

Per le aziende con meno di 15 lavoratori dipendenti, la vertenza si prescrive dopo 5 anni, mentre, nel caso di aziende con più di 15 dipendenti, la prescrizione scatta dopo 5 anni dal giorno o il mese di maturazione della retribuzione richiesta. 

In sede di vertenza sindacale, la procedura si conclude entro 1 o 3 mesi. Differentemente accade in caso di procedimento giudiziario.

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Vertenza sindacale: cosa rischia il lavoratore

La vertenza sindacale si conclude con:

  • esito positivo, cioè con accordo bonario;
  • esito negativo, quando non si giunge ad un accordo.

L’accordo bonario, tuttavia, non necessariamente è favorevole al lavoratore. Potrebbe anzi dare, in sostanza, ragione al datore di lavoro, o comunque non riconoscere pienamente il diritto del lavoratore.

Quindi, al lavoratore potrebbe non essere riconosciuto il risarcimento richiesto o non conseguire l’effetto inibitorio. In caso di esito negativo, invece, si dovrà procedere al giudizio davanti al giudice civile del lavoro, con allungamento dei tempi e aumento dei costi.

vertenza sindacale rischi lavoratore

Si può rifiutare una vertenza sindacale?

Il datore di lavoro può opporsi al tentativo di conciliazione con vertenza sindacale. In questo caso, il lavoratore deve rivolgersi all’autorità giudiziaria per tutelare il proprio diritto. 

In tale ipotesi, potrebbe essere utile contattare un avvocato esperto in diritto del lavoro. Questo è un professionista che ha maturato comprovata esperienza nelle controversie che, normalmente, sono risolte con la vertenza sindacale.

Tuttavia, tale evenienza comporta sicuramente un accrescimento dei costi, sia per il lavoratore sia per il datore di lavoro. Le spese processuali, tra cui l’onorario, saranno, però, addossate alla parte soccombente. 

Potresti essere interessato a chiedere una consulenza legale online per un problema relativa al diritto del lavoro. In questo caso, ti consigliamo di rivolgerti agli Avvocati iscritti su deQuo, professionisti iscritti all’Albo che, grazie alla loro esperienza, potranno suggerirti la miglior strategia possibile.

Vertenza sindacale – domande frequenti

Cosa succede in caso di vertenza sindacale?

La vertenza sindacale è una procedura di conciliazione che consente di risolvere in via bonaria una controversia.

Cosa significa fare una vertenza di lavoro?

La vertenza è una procedura che avrà ad oggetto un conflitto in materia di diritto del lavoro, come licenziamento, mobbing, controversie inerenti la retribuzione.

Chi fa la vertenza sindacale?

La vertenza sindacale è fatta valere dal lavoratore, in genere, nei confronti del datore di lavoro, alla presenza di una commissione presso il sindacato. 

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Avv. Clelia Tesone
Avvocato civilista
Laureatasi in Giurisprudenza con la votazione di 110 e Lode presso l’Università degli Studi di Napoli “Federico II” e con approfondita conoscenza delle materie del Diritto Civile e del Diritto Amministrativo. Ha brillantemente conseguito l’abilitazione alla professione di avvocato, a seguito dell’espletamento della pratica forense in diritto civile e il tirocinio ex art. 73 d.l. 69/2013 presso la Procura della Repubblica di Napoli Nord.
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