Affidamento preadottivo: cos’è e come funziona
L’affidamento preadottivo rappresenta una tappa indispensabile nel percorso dell’adozione: un periodo di prova in cui il minore e la famiglia hanno la possibilità di conoscersi e costruire un legame autentico. Comprendere il funzionamento dell’affidamento preadottivo è importante per tutte le coppie che intendono intraprendere il cammino dell’adozione, perché permette di affrontarlo con consapevolezza, serenità e preparazione.
- L’affidamento preadottivo è un momento necessario per adottare un bambino.
- Solitamente dura un anno, ma può essere prorogato ulteriormente.
- Nel caso la convivenza non funzioni per motivi irreparabili può essere revocato.
L’affidamento preadottivo è un passaggio fondamentale nel percorso di adozione di un minore. Rappresenta una fase delicata, durante la quale il bambino viene inserito nella famiglia che ha manifestato la disponibilità ad adottarlo, al fine di verificare la compatibilità affettiva, educativa e relazionale.
Questo periodo consente ai futuri genitori adottivi e al minore di conoscersi, di costruire legami di fiducia e di gettare le basi per l’adozione definitiva, un percorso certamente complesso per intraprendere il quale tutte le parti devono essere motivate.
L’obiettivo finale resta sempre lo stesso: garantire al minore il diritto a crescere in una famiglia stabile, accogliente e amorevole. In questo articolo vedremo in dettaglio cos’è l’affidamento preadottivo, come funziona, quanto dura, chi può chiederlo.
Cos’è l’affidamento preadottivo
L’affidamento preadottivo è una misura disciplinata dalla legge n. 184/1983 (modificata dalla legge n. 149/2001), che regola le adozioni in Italia. Non si tratta di un’adozione vera e propria, ma di una fase transitoria e sperimentale durante la quale il minore viene collocato nella famiglia affidataria che ha ottenuto l’idoneità all’adozione.
L’obiettivo è verificare che ci sia una reale capacità della coppia di garantire al minore stabilità, cura e affetto, e che il bambino possa inserirsi in maniera serena nel nuovo nucleo familiare.
In sostanza, è un periodo di prova: da un lato il Tribunale per i minorenni osserva e valuta l’attitudine della coppia ad educare il bambino, dall’altro i futuri genitori adottivi e il minore costruiscono un legame che, se positivo, porterà all’adozione definitiva.
Il procedimento si svolge in Camera di Consiglio e l’affidamento viene disposto tramite decreto motivato. Se il minore ha compiuto 14 anni dovrà esprimere il proprio consenso. Il decreto emesso dovrà essere comunicato al Pubblico ministero, ai richiedenti e al tutore.
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Come funziona l’affidamento preadottivo
L’affidamento preadottivo è un passaggio necessario per l’adozione di un minore. Esso serve per comprendere se l’adozione futura possa avvenire effettivamente nell’interesse del bambino. Il procedimento inizia con la dichiarazione, da parte del Tribunale per i minorenni dello stato di adottabilità del minore.
Ecco i passaggi principali che seguiranno:
- individuazione della famiglia;
- collocamento presso la famiglia prescelta;
- vigilanza del Tribunale o dei servizi sociali;
- dichiarazione di adozione.
Come primo passo, dunque, il Tribunale, tramite i servizi sociali, seleziona la coppia tra coloro che hanno presentato domanda di adozione e sono stati dichiarati idonei. Si tiene conto della disponibilità, dell’età, delle competenze educative, del contesto familiare ed economico.
Una volta individuata la famiglia, il minore viene inserito nel nuovo nucleo, con l’assistenza dei servizi sociali, che seguono l’andamento dell’inserimento. Non si tratta ancora di un’adozione definitiva, ma di una fase osservata e monitorata. Infatti, durante l’affidamento preadottivo, i servizi sociali hanno il compito di visitare la famiglia, supportarla e riferire regolarmente al tribunale sull’andamento della convivenza.
L’attività di vigilanza può altresì essere effettuata mediante la nomina di un giudice tutelare. Al termine del periodo di affidamento preadottivo, il Tribunale per i minorenni, sulla base delle relazioni dei servizi sociali e delle audizioni, decide se pronunciare l’adozione definitiva.
Quanto dura l’affidamento preadottivo
Per legge, l’affidamento preadottivo dura un anno. Il Tribunale può:
- dichiarare la riuscita positiva e procedere all’adozione definitiva;
- prorogare l’affidamento in casi particolari, se ritiene utile un ulteriore periodo di osservazione. Solitamente la proroga è di un ulteriore anno e viene stabilita, previa istanza, con decreto motivato;
- revocare l’affidamento, se riscontra gravi difficoltà o incompatibilità tra minore e famiglia.
La revoca può essere dichiarata, per esempio, qualora si riscontra una grave incapacità dei genitori affidatari o dei seri contrasti con il minore. Siamo ad ogni modo in presenza di difficoltà di convivenza che sono considerate insuperabili.
La durata di un anno non è casuale: rappresenta un tempo ritenuto adeguato per permettere al bambino di ambientarsi e per consentire ai giudici di valutare la stabilità del legame.
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Chi può chiedere l’affidamento preadottivo
L’affidamento preadottivo non può essere chiesto liberamente da chiunque. Per potervi accedere è necessario il rispetto di alcuni requisiti.
Deve trattarsi di:
- coniugi sposati da almeno tre anni o che abbiano avuto una convivenza stabile e continuativa per un periodo equivalente prima di convolare a nozze;
- assenza di separazioni, neanche di fatto, negli ultimi tre anni;
- differenza di età tra i coniugi e il minore non superiore a 45 anni (salvo eccezioni in caso di fratelli o minori con handicap).
L’accertamento dei requisiti spetta al Tribunale per i minorenni dopo un percorso di valutazione psicologica e sociale.
Differenza tra affidamento preadottivo e affidamento familiare
L’affidamento preadottivo e l’affidamento familiare sono due istituti che possono essere confusi, ma che in realtà sono profondamente diversi.
L’affidamento familiare è una misura a carattere temporaneo legata a difficoltà momentanee della famiglia d’origine e finalizzata al reinserimento del minore nel nucleo biologico. L’affidamento preadottivo è un passaggio necessario per arrivare all’adozione definitiva, quando i legami con la famiglia naturale sono stati definitivamente recisi da un punto di vista giuridico.
In altre parole, mentre l’affidamento familiare è provvisorio e reversibile, quello preadottivo è un passo verso una nuova e stabile appartenenza familiare.
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Cos’è il collocamento provvisorio
Prima dell’affidamento preadottivo vero e proprio, può essere disposto un collocamento provvisorio del minore. Si tratta di un percorso che viene intrapreso per un lasso limitato di tempo e che consente al bambino di essere inserito nella famiglia individuata dal Tribunale nel periodo che precede la pronuncia del Tribunale in merito all’affidamento.
Durante questo periodo:
- il minore vive già con i futuri genitori adottivi;
- i servizi sociali monitorano attentamente l’andamento della convivenza;
- non vi è ancora il pieno regime giuridico dell’affidamento preadottivo, ma già si pongono le basi per la relazione affettiva.
Durante l’affidamento preadottivo spetta l’assegno unico?
Una delle domande più frequenti riguarda il diritto all’assegno unico universale per i figli a carico durante l’affidamento preadottivo.
L’assegno unico spetta pure per i minori in affidamento preadottivo. Proprio l’INPS ha chiarito che esso viene riconosciuto non solo ai genitori biologici, ma anche a chi ha minori in affidamento familiare, a chi ha minori in affidamento preadottivo, a chi ha adottato o ha in corso un’adozione.
Per ottenere l’assegno unico è necessario presentare domanda all’INPS, allegando il provvedimento di affidamento emesso dal Tribunale. L’importo varia in base all’ISEE e alla situazione reddituale della famiglia.
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