Diritto alla riparazione: approvata la direttiva UE dal Parlamento europeo
Sono tante le novità previste dalla nuova direttiva UE sul diritto alla riparazione: dalla trasparenza informativa, ai servizi di riparazione più economici fino all’estensione della garanzia.
L’attenzione alle tematiche ambientali e alla salvaguardia del pianeta hanno assunto un peso sempre maggiore a livello politico e internazionale, ma non solo. Ne sono un esempio i Friday for Future (i venerdì per il futuro), ovvero le manifestazioni organizzate per la prevenzione contro il riscaldamento globale e il cambiamento climatico, che coinvolgono ogni volta migliaia di studenti.
La stessa attenzione verso un futuro più ecosostenibile è stata mostrata più volte dall’Unione Europea: l’ultima con l’approvazione, da parte del Parlamento europeo, della direttiva sul diritto alla riparazione per i consumatori, con 584 voti favorevoli, 3 contrari e 14 astensioni.
Cosa ha a che vedere questa norma con l’ambiente? Cosa si intende per diritto alla riparazione e quali sono i principali cambiamenti che entreranno in vigore in merito? Analizziamoli insieme di seguito.
Diritto alla riparazione: cos’è
Il diritto alla riparazione (Right to Repair) dei cittadini europei mira a sviluppare un approccio più consapevole al consumo. Siamo praticamente abituati a cambiare i prodotti di uso quotidiano sempre più spesso. Invece di ripararlo e rimetterlo a nuovo, ogni volta che si rompe o iniziare a funzionare male, preferiamo procedere con l’acquisto di un nuovo dispositivo.
Gli oggetti, in particolar modo i dispositivi tecnologici, che sono i più difficili da riparare, non dovrebbero più essere visti come degli strumenti usa e getta, ma come delle risorse con un ciclo di vita che deve essere prolungabile, proprio grazie alla riparazioni.
È proprio in questo contesto che entra in gioco la normativa UE, la quale introduce per i fabbricanti di prodotti al consumo di offrire un servizio di riparazione che sia veloce, ma anche più accessibile e trasparente per i consumatori. Questi ultimi dovranno essere informati in merito al loro diritto alla riparazione.
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Estensione garanzia prodotti
In aggiunta, la durata della garanzia legale sarà estesa di un altro anno, in modo da portare sempre di più il consumatore a riparare una merce con qualche problema, invece che a sostituirla. Anche al termine della garanzia legale, comunque, il produttore dovrà effettuare ulteriori interventi sui prodotti domestici più comuni, che sono, ai sensi di quanto previsto alla normativa, tecnicamente riparabili.
Si tratta per esempio di:
- smartphone;
- lavatrici;
- aspirapolvere.
Durante il periodo della riparazione, i consumatori potranno prendere in prestito un dispositivo temporaneo, oppure scegliere un prodotto ricondizionato.
I consumatori potranno inoltre valutare e comparare i servizi di riparazione offerti – in base a tipologia di danno, prezzo e durata della riparazione – tramite un modulo europeo di informazione. Sarà inoltre creata una piattaforma online europea tramite la quale i consumatori potranno trovare con maggiore facilità negozi specializzati in riparazione o venditori di prodotti ricondizionati.
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Cosa cambia per i consumatori
Alla luce di quanto detto fin qui, emerge come la nuova direttiva UE sul diritto alla riparazione rientri in un impegno più ampio da parte dell’Unione europea di promuovere un’economia più circolare e sostenibile.
La nuova legge, che integra le iniziative UE sulla progettazione ecocompatibile e la responsabilizzazione dei consumatori per la transizione verde, mira a incentivare la cosiddetta repair economy, ovvero la propensione dei consumatori a riparare gli oggetti danneggiati o non più perfettamente funzionanti.
Finora, uno dei fattori che ha disincentivato i consumatori a muoversi in questa direzione è stato proprio il costo elevato delle riparazioni. La normativa UE, invece, rende le riparazioni più accessibili ed economiche, quindi facilita la diffusione della repair economy.
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Diritto alla riparazione: esempio
Facciamo un esempio concreto per comprendere meglio la rilevanza di questa direttiva. Hai comprato un PC 5 anni fa, spendendo più di 1.000 euro. A un certo punto, il computer ha qualche problema di funzionamento.
Ti rivolgi al centro di assistenza dedicato e ti dicono che sì, il PC potrà essere riparato, ma dovrai spendere 400 euro per farlo. A quel punto, inizi a fare delle valutazioni e ti rendi conto che, spendendo qualche centinaio di euro in più, potresti avere un computer nuovo di zecca, anche se di un’altra marca.
Se il costo di riparazione non fosse così eccessivo, probabilmente decideresti di tenerti il tuo PC, al quale sei anche molto affezionato, evitando così di doverne comprare uno nuovo. Un problema che avresti, in questo caso, sarebbe anche quello di capire dove smaltire il vecchio PC e no, sarebbe il caso di non buttarlo nel tuo condominio mettendolo nel sacco della raccolta indifferenziata.
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Diritto di riparazione: gli obblighi per i fabbricanti
In base a quanto previsto dalla nuova direttiva, i fabbricanti saranno quindi tenuti a:
- garantire ai consumatori una riparazione rapida;
- rendere i costi di riparazione più contenuti rispetto a quelli attuali:
- informare i consumatori sul loro diritto alla riparazione;
- estendere la garanzia legale di un altro anno.
Ricordiamo che, oltre al fattore costi, l’economia della riparazione è stata spesso ostacolata dalla cosiddetta obsolescenza programmata, ovvero quell’insieme di pratiche (scorrette) che rendono i dispositivi meno duraturi o più lenti con il trascorrere del tempo.
La nuova direttiva, invece, impone a produttori l’obbligo di fornire i pezzi di ricambio necessari alla riparazione e al riutilizzo di un prodotto e di non ostacolare le richieste di riparazione dei consumatori, per esempio con una clausola contrattuale o una tecnica hardware o software.
Non potranno neanche impedire l’utilizzo di pezzi di ricambio di seconda mano o realizzati con stampanti 3D da parte di riparatori indipendenti, né opporsi alla riparazione di un prodotto per motivi economici e neanche se è stato precedentemente riparato da terzi.
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Diritto alla riparazione: prossimi step
La normativa approvata dal Parlamento europeo dovrà adesso essere approvata dal Consiglio per essere poi pubblicata in Gazzetta Ufficiale. Dopodiché, gli Stati membri avranno a disposizione 24 mesi per recepire le nuove disposizioni.
È stato inoltre previsto che, al fine di rendere le riparazioni maggiormente accessibili, ogni Stato membro dovrà adottare almeno una strategia che miri a promuovere le riparazioni, per esempio tramite:
- campagne di informazione;
- corsi di riparazione;
- fondi stanziati ad hoc;
- buoni d’acquisto e così via.
Oltre che comportare indubbi vantaggi per i consumatori, soprattutto a livello economico, la novità in arrivo rappresenta un importante passo per la diffusione di un’economia più circolare e più attenta alla salvaguardia del pianeta.
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