Cosa prevede il Memorandum d’Intesa, cioè l’accordo Italia-Libia
Il Memorandum Italia-Libia, firmato tra i due Stati il 2 febbraio del 2017, ha mosso diverse critiche da quando è stato siglato. Ecco di cosa si tratta e quali regole contiene.
- Il Memorandum non è un trattato, ma un documento giuridico, sottoscritto dall’Italia e dalla Libia nel 2017 a Roma. È stato firmato esclusivamente dal Governo senza l’intervento del Parlamento e si rinova tacitamente ogni 3 anni.
- L’obiettivo dell’accordo è quello di contrastare l’immigrazione favorendo lo sviluppo della Libia, con l’intenzione di scoraggiare le partenze degli immigrati verso le coste italiane.
- Le criticità mosse al Memorandum riguardano la violazione dei diritti umani.
Il Memorandum d’intesa sulla cooperazione nel campo dello sviluppo, del contrasto all’immigrazione illegale, al traffico di esseri umani, al contrabbando e sul rafforzamento della sicurezza delle frontiere tra lo Stato della Libia e la Repubblica Italiana è stato sottoscritto a Roma il 2 febbraio 2017, da Fayez Mustafa Serraj, Presidente del Consiglio Presidenziale per il Governo di Riconciliazione Nazionale dello Stato di Libia, e da Paolo Gentiloni, Presidente del Consiglio dei Ministri, per il Governo della Repubblica Italiana.
Cosa si intende per Memorandum
Il Memorandum è un documento giuridico che descrive un accordo tra due parti ed esprime una linea di intesa tra i due Stati; non necessita della procedura prevista per la ratifica del trattato. Il trattato è un atto internazionale, ratificato dal Presidente della Repubblica, che conferma l’adesione dello Stato all’accordo. Questo atto richiede l’autorizzazione preventiva del Parlamento tramite una legge ai sensi dell’art. 80 della Costituzione.
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Cos’è il Memorandum Italia-Libia
Il Memorandum tra Italia e Libia è stato sottoscritto a Roma il 2 febbraio 2017, da Fayez Mustafa Serraj, Presidente del Consiglio Presidenziale per il Governo di Riconciliazione Nazionale dello Stato di Libia, e da Paolo Gentiloni, Presidente del Consiglio dei Ministri, per il Governo della Repubblica Italiana.
Le trattative che hanno portato alla redazione del Memorandum sono state svolte e promosse dall’allora ministro dell’Interno, Marco Minniti. Successivamente, come previsto dall’accordo, il 2 febbraio del 2020, il Memorandum è stato prorogato automaticamente alle stesse condizioni per altri tre anni e poi nel 2023 la proroga è stata nuovamente rinnovata tacitamente per un ulteriore triennio.
Ciò dimostra che tutti i Governi, succedutisi nel tempo, a prescindere dal colore politico, hanno acconsentito al rinnovo dell’accordo, sia il governo Conte II che il governo Meloni.
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Obiettivo dell’accordo Italia-Libia
L’accordo Italia-Libia nasce dall’esigenza di tutelare e rafforzare la cooperazione allo sviluppo in Libia. Lo scopo era quello di contrastare l’immigrazione, favorendo lo sviluppo del Paese.
L’articolo 1 prevede di avviare iniziative di cooperazione con riferimento al sostegno alle istituzioni di sicurezza e militari al fine di arginare i flussi di migranti illegali e affrontare le conseguenze da essi derivanti, in sintonia con quanto previsto dal Trattato di amicizia.
Ai sensi dell’art. 1 lett. B dell’accordo, la parte italiana fornisce sostegno e finanziamento a programmi di crescita nelle regioni colpite dal fenomeno dell’immigrazione illegale, in settori diversi, quali le energie rinnovabili, le infrastrutture, la sanità, i trasporti, lo sviluppo delle risorse umane, l’insegnamento, la formazione del personale e la ricerca scientifica.
Le Parti individuano, dunque, nel fenomeno dell’immigrazione irregolare, della tratta degli esseri umani, del contrabbando di carburante e del terrorismo, le cause che possono compromettere gli obiettivi di proficue e positive relazioni tra i Paesi improntate allo Sviluppo e alla Pace.
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Il Memorandum Italia-Libia e i diritti umani
Il Memorandum è stato criticato da diverse parti. Le critiche sono state rivolte alla Guardia costiera libica che riceve gli aiuti economici italiani, ritenuta corrotta perché formata da milizie locali che in realtà hanno spesso obiettivi diversi dal reale soccorso in mare.
Sono stati sollevati dubbi sulla corretta applicazione della legge e il Memorandum è stato attaccato da numerose organizzazioni per i diritti umani per il suo impatto negativo su migranti e rifugiati. Si ritiene che vengano sostenuti i centri di detenzione, definiti ufficialmente “centri di accoglienza”, dove le persone vedono quotidianamente calpestati i propri diritti, sottoposte a trattamenti inumani e degradanti.
L’intento dell’accordo era pacifico e risolutorio di una situazione migratoria esistente da anni e disastrosa. Bisogna considerare che ogni anno arrivano sulle coste italiane migliaia di persone e che altrettanti perdono la vita in viaggio, un viaggio disumano oggetto di sfruttamento da parte di organizzazioni criminali.
L’articolo 5 del Memorandum prevede che le Parti si impegnano ad interpretare e applicare il Memorandum nel rispetto degli obblighi internazionali e degli accordi sui diritti umani di cui i due Paesi sono parte. Il Memorandum d’intesa, infatti, nasce per contrastare l’immigrazione irregolare, il traffico di esseri umani e per rafforzare la cooperazione bilaterale in materia di sicurezza e controllo delle frontiere.
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Stop al Memorandum Italia-Libia: i motivi
Criticità sono state mosse anche in relazione all’applicazione del principio di “non-refoulement” sancito dall’articolo 33 della Convenzione di Ginevra del 1951, che vieta agli Stati di respingere i rifugiati o i richiedenti asilo verso un Paese dove la loro vita o la libertà sarebbero minacciate a causa di razza, religione, nazionalità, appartenenza a un particolare gruppo sociale o opinioni politiche.
Questo obbligo si estende anche a chi non ha ancora ricevuto il riconoscimento formale dello status di rifugiato, proteggendoli da persecuzioni, torture o trattamenti inumani e degradanti.
Essendo previsto il tacito rinnovo del Memorandum, probabilmente dopo quasi 10 anni dalla sua firma, alla luce dei numerosi e dettagliati rapporti pubblicati da organizzazioni internazionali, Nazioni Unite, Ong e organismi indipendenti, che documentano gravi e sistematiche violazioni dei diritti umani nei confronti di migranti e rifugiati in Libia dal 2017, tra cui detenzioni arbitrarie, torture, schiavitù, lavoro forzato, violenze sessuali, tratta e sparizioni forzate, sarebbe giusto rivedere l’accordo e cercare una soluzione più consona sulla scorta del patto concluso. C’è tempo fino al 2 novembre per farlo.
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