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Finanziamenti illeciti: il caso Sarkozy

Si sente parlare spesso dell'ammissibilità dei finanziamenti ai partiti per le campagne elettorali. Proprio di recente, il dibattito si è riacceso, a seguito della condanna in secondo grado dell'ex Presidente francese, Nicolas Sarkozy. Ma come funziona in Italia la disciplina dei finanziamenti illeciti? Scopriamolo insieme.

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  • Il finanziamento ai partiti è soggetto a specifiche norme di legge, che ne individuano i limiti.
  • Il legislatore, infatti, ha voluto circoscrivere la possibilità per i partiti di ricevere sovvenzioni, al fine di garantire trasparenza e correttezza durante le campagne elettorali.
  • Proprio di recente, l’ex Presidente Francese, Nicolas Sarkozy, è stato oggetto di uno scandalo connesso ai finanziamenti illeciti.

Il finanziamento illecito ai partiti è una questione che torna spesso all’attenzione della cronaca, ma la questione circa la possibilità di estendere le ipotesi di finanziamento ai partiti è di interesse soprattutto per la politica e l’opinione pubblica.

Ad oggi, in realtà, la questione è pressoché invariata, in quanto il legislatore non ha modificato la legge del 1974 che limita tale strumento. Infatti, si ritiene che tale disciplina sia funzionale a garantire la trasparenza e prevenire forme di collusione tra politica e organizzazioni di varia natura.

Il dibattito, in realtà, non è diffuso solo in Italia, ma anche in molti Paesi europei, che adottano discipline simili. Proprio negli ultimi giorni, è giunta, per esempio, la conferma della condanna in secondo grado di appello dell’ex Presidente della Repubblica francese Nicolas Sarkozy. 

Nel seguente articolo, preliminarmente, ti spiegheremo la disciplina dei finanziamenti illeciti in Italia. Dopodiché, tratteremo il c.d. Caso Sarkozy.

Finanziamento illecito ai partiti: di cosa si tratta?

Il finanziamento ai partiti per le campagne elettorali è sempre un argomento spinoso da affrontare. Nel nostro ordinamento, il legislatore ha previsto un reato, quello di finanziamento illecito ai partiti, disciplinato dalla Legge 2 maggio 1974, n. 195, articolo 7, in materia di “Contributo dello Stato al finanziamento dei partiti politici”.

Il reato consiste in quelle forme di finanziamento ai partiti politici che violano quanto previsto dalla legge. Non di rado, infatti, sorgono polemiche e dibattiti sui finanziamenti che, talvolta, giungono nelle aule dei tribunali. A questo giro, è stato il turno dell’ex presidente della Repubblica francese Nicolas Sarkozy, condannato in Francia.

Approfondisci l’argomento leggendo anche: I partiti politici: natura, funzione e finanziamento

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Cosa prevede il reato di finanziamento illecito ai partiti?

Prima di esaminare il caso Sarkozy, ci sembra interessante fare una breve premessa sulla disciplina in Italia. Il finanziamento illecito ai partiti consiste in alcune modalità di finanziamento ai partiti, poste in essere in violazione di quanto previsto dalla Legge 2 maggio 1974, n. 195, articolo 7, in materia di “Contributo dello Stato al finanziamento dei partiti politici.” (anche chiamata Legge Piccoli).

La normativa in questione prevede che non sono ammessi finanziamenti da:

  • organi della pubblica amministrazione;
  • enti pubblici;
  • società con partecipazione di capitale pubblico superiore al 20% oppure società con partecipazione di capitale pubblico inferiore al 20%, ma in cui la partecipazione assicuri comunque al soggetto pubblico il controllo;
  • società senza partecipazione di capitale pubblico che effettuino finanziamenti senza che siano stati deliberati dall’organo sociale competente e regolarmente iscritti in bilancio.

Per la violazione di tale disposizione, il legislatore ha previsto la sanzione della reclusione da 6 mesi a 4 anni e una multa fino al triplo delle somme versate.

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Modifiche alla disciplina dei finanziamenti illeciti

Nel corso del tempo, ci sono stati alcuni tentativi per eliminare la normativa in questione, ritenuta a tratti scomoda e non facilmente applicabile. Peraltro, non ha sempre dato dei buoni risultati, non avendo trovato molte applicazioni nel tempo.

Uno dei primi tentativi in tal senso si rintraccia a seguito dell’inchiesta Mani pulite, quando fu denunciato dalla magistratura il tentativo di depenalizzazione del reato di finanziamento illecito ai partiti. A tal proposito, si richiama il Decreto Conso, il quale era stato anche approvato nel marzo 1993 dal Governo Amato, ma il Presidente della Repubblica Scalfaro si rifiutò di firmare il decreto. Il testo prese il nome di colpo di spugna, perché era finalizzato a fermare le inchieste in corso.

Un nuovo tentativo, invece, si è avuto nel 2013, su proposta del PdL, il Popolo delle Libertà, partito di Silvio Berlusconi. L’idea di partenza era quella di depenalizzare il reato, cancellando i 4 anni di pena per il finanziamento illecito ai partiti e sostituendoli con una sanzione amministrativa pecuniaria pari al triplo. 

La modifica era stata prevista come emendamento, il quale non venne approvato. Nel 2016, fu sollevata una nuova obiezione, circa le ricadute della nuova normativa sulla trasparenza ai finanziamenti ai partiti. Secondo un orientamento, le norme comportavano il venire meno della bilateralità donante/donatario nella dichiarazione alla Presidenza della Camera.

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finanziamento ai partiti cos'è e come viene punito

Caso Sarkozy

Fatta questa breve premessa, passiamo ora ad esaminare il caso Sarkozy. Nel settembre 2021, il tribunale di Parigi aveva condannato Sarkozy per il forte superamento del plafond legale delle sue spese di campagna elettorale. La condanna aveva previsto una pena di un anno di reclusione senza condizionale per finanziamento illegale. 

La pronuncia, tuttavia, disponeva anche la commutazione diretta della pena in detenzione domiciliare, con obbligo di braccialetto elettronico. Oltre all’ex Presidente, erano state condannate anche altre tredici persone, a pene fino a 3 anni di reclusione

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Il meccanismo illecito

Sarkozy aveva messo in piedi un meccanismo assai ingegnoso per dissimulare l’esplosione delle spese per la campagna elettorale. Il Presidente avrebbe incamerato circa 43 milioni di euro, a fronte dei 22, 5 milioni che la legge francese consente di ottenere come finanziamento alla campagna elettorale.

Il meccanismo illecito prevedeva un sistema di doppia fatturazione che addebitava al partito di Sarkozy, l’allora Ump, gran parte del costo dei comizi elettorali. L’ex Presidente, tuttavia, non è stato condannato anche per il sistema di fatture false, ma per aver deciso di proseguire con i comizi. Sarkozy, infatti, era a conoscenza dei rischi di superamento del plafond.

Il suo avvocato, Vincent Desry, ne aveva invece chiesto l’assoluzione in quanto Sarkozy non avrebbe “mai avuto conoscenza di un superamento” del limite legale delle spese elettorali.

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presidente francese sarkozy di cosa è accusato

La conferma in appello

La pronuncia di primo grado di condanna è di recente stata confermata dalla Corte d’appello. L’ex presidente della Francia Nicolas Sarkozy dovrà scontare un anno di detenzione, sei mesi con la condizionale, per il caso Bygmalion, relativo al finanziamento illecito della sua campagna elettorale nel 2012.

Dunque, l’appello ha, perfino, peggiorato il trattamento originariamente previsto in primo grado. Tuttavia, i sei mesi saranno scontati con misure alternative. L’ex Presidente presumibilmente presenterà ricorso per Cassazione.

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Finanziamenti illeciti – Domande frequenti

Che cosa sono i finanziamenti ai partiti?

I partiti possono ricevere dei finanziamenti da parte di soggetti esterni per le compagne elettorali, con alcune limitazioni.

Cosa prevede la legge del 1974?

La legge del 1974 circoscrive l’ambito di applicazione della fattispecie dei finanziamenti illeciti, prevedendo un reato in caso di violazione delle disposizioni.

Qual è la sanzione in caso di reato di finanziamenti illeciti?

Il reato di finanziamenti illeciti prevede la sanzione della reclusione da 6 mesi a 4 anni e una multa fino al triplo delle somme versate.

Perché è stato condannato Sarkozy?

L’ex Presidente francese Sarkozy è stato condannato per aver ricevuto finanziamenti oltre il limite consentito dalla legge francese.

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Avv. Clelia Tesone
Avvocato civilista
Laureatasi in Giurisprudenza con la votazione di 110 e Lode presso l’Università degli Studi di Napoli “Federico II” e con approfondita conoscenza delle materie del Diritto Civile e del Diritto Amministrativo. Ha brillantemente conseguito l’abilitazione alla professione di avvocato, a seguito dell’espletamento della pratica forense in diritto civile e il tirocinio ex art. 73 d.l. 69/2013 presso la Procura della Repubblica di Napoli Nord.
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