Cosa succede se un convivente se ne va di casa?
Cosa succede dal punto di vista legale se due conviventi si lasciano? E se sono presenti dei figli? Cerchiamo di capire quali sono i diritti di una coppia convivente.
- La separazione dei conviventi al termine della relazione prevede regole differenti rispetto al matrimonio.
- Lo scioglimento e l’abbandono della casa familiare, per esempio, può avvenire senza il coinvolgimento di un giudice.
- In assenza di un accordo tra i due ex coniugi, però, potrebbe essere necessario il supporto di un avvocato, in particolare in presenza di figli.
Le coppie sposate hanno l’obbligo di convivenza, quindi devono vivere sotto lo stesso tetto. Questo significa che qualora si dovesse abbandonare l’abitazione nella quale si vive col proprio coniuge senza una valida ragione, si sarebbe considerati i responsabili della fine del matrimonio.
Cosa accade invece nel caso dei conviventi, quindi delle coppie di fatto? Quali sono le conseguenze legali nell’ipotesi in cui uno dei due dovesse andare via di casa? Tale questione, che potrebbe riguardare tante coppie non sposate che convivono, è stata affrontata dalla Cassazione.
In una recente ordinanza è stato precisato che anche in presenza di una convivenza i due partner che vivono insieme hanno l’obbligo di fissare la residenza familiare nello stesso luogo.
Vediamo allora cosa succede se i due conviventi si lasciano e uno dei due deve lasciare la casa. In particolare cerchiamo di capire quali sono i diritti di una coppia convivente e cosa fare per tutelarsi, soprattutto in presenza di figli.
Convivenza di fatto e contratto di convivenza
I conviventi di fatto vengono definiti dalla legge “due persone maggiorenni unite stabilmente da legami affettivi di coppia e di reciproca assistenza morale e materiale, non vincolate da rapporti di parentela, affinità o adozione, da matrimonio o da un’unione civile”.
Le coppie di fatto che convivono senza essere sposate possono scegliere di sottoscrivere quello che prende il nome di contratto di convivenza – previsto ai sensi dell’articolo 1 comma 50 della Legge 76/2016.
Tale contratto formale – che può essere redatto in forma scritta tramite scrittura privata autenticata o atto pubblico – riporta l’indirizzo di residenza di entrambe le parti, oltre a:
- le modalità in cui i due coniugi devono contribuire alla vita in comune;
- la presenza di un eventuale regime patrimoniale di comunione o di separazione dei beni.
Sapere se una coppia di conviventi abbia sottoscritto tale contratto oppure no è molto importante, in quanto sono diverse le conseguenze legali che possono scaturire qualora uno dei due dovesse andare via dalla casa che si ha in comune (che può essere in affitto o di proprietà).
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1. Fine convivenza in presenza del contratto
La prima ipotesi che vogliamo analizzare è quella in cui un partner lasci la casa comune procedendo alla risoluzione del contratto di convivenza.
In tale ipotesi, non è necessario un accordo tra le parti, in quanto lo scioglimento può verificarsi anche tramite recesso unilaterale – la norma alla quale fare riferimento è l’articolo 59 della Legge 76/2016 (legge Cirinnà).
Nell’ipotesi in cui i contraenti avessero adottato il regime della comunione dei beni, la risoluzione del contratto di convivenza comporterebbe anche la fine della comunione.
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2. Fine relazione senza contratto di convivenza
Il secondo caso, invece, è quello più controverso in quanto non ci sono delle regole scritte, relative a una legge. Tuttavia, sono disponibili tutti gli interventi forniti dalla giurisprudenza nel corso degli ultimi anni.
Per esempio, ricorrendo all’articolo 2034 c.c. il coniuge che ha fornito assistenza materiale nel corso della convivenza non può richiedere all’altro la restituzione di quanto versato. Lo stesso vale per gli acquisti fatti durante la convivenza, i quali, come accade nel regime di separazione dei beni da sposati, sono di proprietà della persona che li ha comprati.
Un principio simile viene applicato nel caso in cui uno dei coniugi abbia svolto delle attività lavorative in favore dell’altro: in presenza di una comunanza di vita e di interessi tra i conviventi, in pratica, viene presunta la gratuità di tale prestazione lavorativa.
Tuttavia, l’articolo 1, comma 65 della legge Crinna prevede comunque che, in caso di necessità, il giudice possa decretare l’obbligo a carico dell’altro convivente, di versare gli alimenti. L’ex partner deve però trovarsi in stato di bisogno e incapace di occuparsi del proprio mantenimento. In tale circostanza, gli alimenti saranno assegnati in proporzione alla durata della convivenza, ai sensi dell’articolo 438 co. 2 c.c.
Nell’ipotesi in cui la situazione dovesse essere troppo conflittuale, si consiglia di rivolgersi all’autorità giudiziaria, a prescindere che ci sia di mezzo un contratto di convivenza oppure no.
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Fine convivenza: cosa succede se un partner va via di casa
Cerchiamo adesso di rispondere alla domanda iniziale: quali sono le conseguenze, dal punto di vista legale, qualora un convivente dovesse andare via di casa?
In base a quanto affermato dalla Cassazione, non si potrebbe applicare quanto previsto all’art. 143 e successivi del Codice civile, che per le coppie sposate prevede il fissare la residenza familiare di comune accordo, l’obbligo di coabitazione e l’addebito delle eventuali spese di separazione nel caso di allontanamento senza un valido motivo.
Di conseguenza, se si dovesse abbandonare l’altro convivente, anche senza un valido motivo, non si sarebbero ripercussioni penali, quindi non si potrebbe essere denunciati. Inoltre, non si commetterebbe neanche un illecito civile per il quale sarebbe necessario un risarcimento.
La differenza fondamentale tra il matrimonio e la convivenza, che rende più semplice porvi fine, consiste nel fatto che affinché avvenga lo scioglimento del matrimonio c’è bisogno di un Giudice o di un Sindaco, mentre i conviventi possono scegliere di porre fine alla relazione in autonomia, senza dover coinvolgere le autorità.
Fine convivenza in presenza di figli
Nell’ipotesi in cui dovesse esserci la fine di una convivenza, i problemi principali potrebbero essere legati all’eventuale presenza di figli. Quali sono i doveri del genitore che lascia la casa, ma ha dei figli?
Quest’ultimo avrà il dovere di:
- versare all’ex partner un assegno periodico mensile per le spese ordinarie;
- partecipare a tutte le eventuali spese straordinarie.
Il genitore che non provvede ai bisogni dei propri figli dopo essere andato via da casa può rischiare di essere querelato per violazione degli obblighi di assistenza familiare. Sarà poi il giudice a stabilire a chi dovranno essere affidati i figli, la loro collocazione, l’importo dell’assegno di mantenimento e il calendario delle visite del genitore non collocatario.
In presenza di un’abitazione familiare, anche in assenza di un matrimonio, il giudice potrà disporre che la casa venga assegnata al genitore collocatario, al fine di tutelare l’interesse dei minori.
In aggiunta, se non si ha la certezza della paternità del figlio, si potrà anche richiederne l’accertamento rivolgendosi a un giudice. Il padre (o presunto tale) dovrà a questo punto fare l’esame del DNA – che potrà essere richiesto direttamente dal figlio una volta maggiorenne.
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Fine convivenza di fatto: procedure
Ci sono due possibilità alle quali si può ricorrere quando una convivenza di fatto termina:
- la mediazione familiare;
- il ricorso al giudice in Tribunale.
La prima ipotesi prevede l’intervento di un terapeuta e di un avvocato specializzato nel diritto di famiglia. Qualora fossi alla ricerca di un professionista esperto nella gestione delle crisi familiari, potrai consultare la lista dei legali presenti su deQuo e contattarli in modo diretto.
In alternativa si può fare ricorso in Tribunale, sia nel caso di accordo sulle condizioni della separazione, sia nell’ipotesi in cui i due conviventi fossero in disaccordo – a maggior ragione se fossero presenti dei figli.
Il Presidente del Tribunale concederà 2 termini:
- uno per la parte ricorrente, per la notifica del ricorso;
- uno per la parte resistente relativo al deposito di una memoria difensiva.
Tale procedimento prevede una prima fase conciliativa, in cui si suggerisce ai due ex partner una soluzione conciliativa, e una fase contenziosa, che si svolgerà innanzi al Collegio nell’ipotesi in cui la prima fase dovesse fallire.
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Fine convivenza – Domande frequenti
La separazione tra due ex conviventi può avvenire senza il bisogno di recarsi dal giudice, che potrebbe essere invece necessario in caso di figli; in generale, in presenza di un accordo tra i due, basterà modificare i propri dati di residenza.
La risposta dipende dalle condizioni in cui si trova l’ex convivente. Il caso di bisogno e incapacità di provvedere al proprio mantenimento, il giudice potrebbe prevedere l’obbligo a carico dell’altro convivente di pagare gli alimenti.
No, anche se la relazione è terminata, il coniuge non proprietario dell’immobile deve avere del tempo a propria disposizione per poter trovare un’altra sistemazione.
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