Contratto di convivenza: cos’è, come funziona e come si registra
Il contratto di convivenza tra due persone non sposate regola il loro rapporto patrimoniale e non solo: ecco dove si stipula, quanto costa e quali sono le condizioni.
- Il contratto di convivenza è stato introdotto in Italia con la Legge Cirinnà, ovvero la n. 76/2016.
- Oltre alla regolamentazione delle convivenze di fatto, sono state introdotte le unioni civili per le persone dello stesso sesso.
- La legge ha stabilito che “i conviventi di fatto possono disciplinare i rapporti patrimoniali relativi alla loro vita in comune”.
Il contratto di convivenza permette a due persone che hanno deciso di non sposarsi non solo di rendere ufficiale la loro unione, ma anche di disciplinare alcuni aspetti che riguardano la loro vita di coppia, fatta eccezione per gli aspetti non patrimoniali, che non possono essere oggetto di un contratto di convivenza.
Sebbene il contratto di convivenza non sia obbligatorio, è fortemente consigliato perché consente di stabilire in anticipo a chi assegnare i beni comuni in caso di litigio. Essendo un contratto, e dunque un vincolo giuridico a tutti gli effetti, necessita di una scrittura privata autenticata da un notaio o da un avvocato e della relativa trascrizione nei registri del Comune.
In questa guida troverai maggiori dettagli riguardo:
- le caratteristiche e il funzionamento del contratto di convivenza;
- quali sono i diritti che spettano a chi registra un contratto di convivenza;
- come si recede da un contratto di convivenza;
- quali sono i costi dell’avvocato.
Contratto di convivenza: cos’è
Il contratto di convivenza, in vigore nel nostro Paese in modo ufficiale dal 5 giugno 2016, consente alle coppie non sposate di disciplinare i rapporti patrimoniali relativi alla vita in comune. Formalizzare una convivenza non è obbligatorio per legge, ma la registrazione all’anagrafe del Comune in cui si abita permette di tutelare la coppia e avere accesso a una serie di diritti.
Per stipulare un contratto di convivenza valido devono essere rispettati alcuni requisiti, che sono indicati nel comma 57 della legge Cirinnà. Nello specifico, i due conviventi:
- non devono essere coniugati: ciò significa che se uno dei due è separato, ma non divorziato, non è possibile procedere con il contratto di convivenza;
- non devono essere uniti civilmente;
- non devono avere un altro contratto di convivenza in vigore;
- devono essere maggiorenni;
- non devono essere interdetti;
- devono essere uniti tra loro da legami affettivi e di coppia, oltre che di reciproca assistenza morale e materiale;
- non devono essere legati da rapporti di parentela, affinità o adozione.
Il verificarsi di una delle condizioni elencate porta immediatamente alla nullità del contratto di convivenza, anche se è già stato registrato. I due conviventi possono anche appartenere allo stesso sesso: in questo caso specifico, potrebbero anche valutare l’ipotesi di unirsi legalmente con un’unione civile.
LEGGI ANCHE Cosa significa more uxorio?
Vuoi una consulenza legale sull'argomento? Chiedi Gratis ad un Avvocato
- +3000 avvocati pronti ad ascoltarti
- Consulenza Legale Online - Telefonica, in webcam, scritta o semplice preventivo gratuito
- Anonimato e Riservatezza - La tua consulenza verrà letta solo dall'avvocato che accetterà di rispondere
A cosa serve il contratto di convivenza
Prima del 2016, la convivenza era un’alternativa al matrimonio che non prevedeva tutele per i partner che decidevano di condividere la vita e stare insieme sotto lo stesso tetto. Il contratto di convivenza ha una sua funzione, nonché un’utilità pratica per i due conviventi poiché serve a fissare alcune regole tra i due.
Con un contratto di convivenza è infatti possibile:
- stabilire le modalità di contribuzione per tutto ciò che riguarda la vita comune, quindi indicare chi dovrà occuparsi di determinate spese per sostenere il fabbisogno della famiglia di fatto, tenendo conto della capacità lavorativa di ognuno;
- determinare un eventuale regime patrimoniale di comunione dei beni, oppure scegliere di vivere in separazione dei beni;
- fissare eventuali regole per stipulare contratti legati alla convivenza, come quello di locazione o di compravendita.
I due conviventi possono eventualmente modificare il regime patrimoniale indicato nel contratto di convivenza, in qualsiasi momento. Nel contratto di convivenza è anche possibile trasferire degli immobili: per farlo sarà richiesto l’intervento di un notaio che si occuperà degli atti necessari per effettuare il trasferimento.
LEGGI ANCHE Coppia di fatto: diritti e doveri
Contratto di convivenza: contenuto
Il contenuto di un contratto di convivenza varia in relazione:
- alle esigenze specifiche dei due coniugi;
- ai beni posseduti.
I due conviventi potranno decidere:
- cosa tenere in comune, per esempio la casa nella quale si abita, e decidere a quale coniuge spetterà in caso di separazione;
- di optare per il regime di separazione dei beni, che di solito scatta in automatico per questa tipologia di contratto nel caso in cui non venisse espressamente indicata la volontà di applicare la comunione dei beni.
Nel contratto di convivenza viene inoltre indicato il luogo nel quale la coppia ha scelto di risiedere. Essendo un contratto giuridico, comporta degli obblighi: nel caso di inadempienza da parte di uno dei due conviventi, sarà possibile fare causa civile e chiedere un eventuale risarcimento dei danni.
Tra i contenuti espliciti indicati nel contratto di convivenza, ci possono essere anche:
- la volontà di designare il convivente come amministratore di sostegno in caso di bisogno;
- il desiderio di voler assistere l’altro in caso di malattie fisiche o psichiche.
LEGGI ANCHE Separazione coppia di fatto: le tutele per i figli
Contratto di convivenza: recesso e termini
Un contratto di convivenza non può essere sottoposto a termine o condizione: ciò significa che la cessazione della convivenza di fatto può verificarsi in presenza di condizioni specifiche. Per determinare la fine di un contratto di convivenza basta anche solo la richiesta esplicita da parte di uno dei due partner: quest’ultimo potrà recedere dal contratto con una dichiarazione unilaterale da presentare a un notaio o a un avvocato.
Nel caso in cui il convivente che abbia richiesto la rescissione del contratto sia il titolare della residenza familiare, l’altro convivente avrà a sua disposizione 90 giorni per lasciare l’immobile.
Le condizioni per le quali si ha diritto alla cessazione di un contratto di convivenza sono:
- il matrimonio;
- l’unione civile;
- il decesso di uno dei due partner: in questo caso sarà cura del convivente rimasto in vita notificare l’accaduto al notaio o all’avvocato che si era occupato della registrazione del contratto di convivenza;
- la richiesta esplicita, nel caso in cui vengano meno i legami affettivi e di reciproca assistenza morale e materiale da parte di uno dei due conviventi, o di entrambi. In questo caso, ci potrà essere o un accordo tra le parti o una richiesta di recesso unilaterale.
Potrebbe interessarti anche Onlyfans e infedeltà colpevole: quando è giuridicamente rilevante
Qualora la richiesta di cessazione del contratto di convivenza arrivasse da una sola delle parti interessate, il Comune avrà il compito di inviare all’altro la relativa comunicazione.
Nell’ipotesi in cui l’ex convivente fosse in stato di bisogno nel caso di cessazione di una convivenza:
- avrà il diritto a ricevere gli alimenti dall’altro al fine di riuscire a provvedere al suo mantenimento;
- questo effetto è applicabile non solo quando viene rescisso un contratto di convivenza, ma anche nel caso in cui cessi la convivenza di fatto, ovvero quella nella quale non era stato stipulato alcun contratto di convivenza.
LEGGI ANCHE Nuova convivenza dopo la separazione, si perde il mantenimento?
Contratto di convivenza: dove si registra
Come si formalizza, nella pratica, un contratto di convivenza? Non basta una scrittura privata fra le due parti: la scrittura privata deve infatti essere autenticata da un avvocato o da un notaio, i quali hanno il compito di verificare che il contratto di convivenza sia conforme alle norme imperative e all’ordine pubblico.
In alternativa, è possibile rivolgersi a un notaio per stipulare un contratto di convivenza nella forma dell’atto pubblico: questa forma è obbligatoria nei casi di contratti legati a trasferimenti di diritti su immobili.
Il contratto di convivenza sarà poi formalizzato attraverso la sua trasmissione, entro 10 giorni dalla stipula, ai registri dell’anagrafe comunale. La dichiarazione di convivenza potrà essere inviata via fax o telematicamente.
In questo modo i due conviventi:
- potranno ottenere il certificato di stato di famiglia;
- avranno accesso alle tutele garantite alle coppie unite in matrimonio, come per esempio il diritto di visita, assistenza e accesso ai dati personale in caso di malattia, di nominare il partner come proprio responsabile, o di continuare a vivere nell’abitazione di residenza anche in seguito a un eventuale decesso dell’altro convivente.
Potresti essere interessato a Mutuo con contratto a tempo determinato: si può ottenere?
Contratto di convivenza: costo avvocato
A questo punto ci si potrebbe chiedere quanto costi l’onorario dell’avvocato o del notaio al quale ci si rivolge per stipulare il contratto di convivenza.
La parcella dipende molto dalla situazione specifica dei due coniugi:
- si parte infatti da un minimo di 700 euro per gli accordi di facile gestione;
- l’onorario dell’avvocato può raggiungere anche i 3.000 euro (o più) qualora la situazione fosse caratterizzata da maggiore complessità, in particolar modo quando il patrimonio dei due conviventi è molto grande e comprende immobili, titoli e rendite da segnalare espressamente in fase di scrittura del contratto.
Scopri di più su Madre malevola: tutele e consigli legali per difendersi
Carta di convivenza: cos’è
Diversa dal contratto di convivenza è quella che prende il nome di carta di convivenza. Di cosa si tratta? Di un documento che permette ai conviventi di formalizzare la propria unione presso il Comune di residenza, tramite una dichiarazione da presentare all’ufficio anagrafe, insieme alle copie dei rispettivi documenti di identità.
In pratica, i conviventi dichiareranno di:
- essere una coppia di fatto;
- abitare nella stessa casa.
Tale documento si potrà sottoscrivere davanti all’ufficiale dell’anagrafe, oppure essere inviato tramite fax o telematicamente – via mail o PEC. In questa seconda ipotesi, la dichiarazione dovrà essere sottoscritta con firma digitale o qualificata, oppure contenere le firme autografe dei dichiaranti e le copie dei rispettivi documenti di identità scansionate.
L’ufficio anagrafe avrà il compito di verificare il sussistere dei requisiti previsti per la convivenza di fatto – ovvero l’assenza di impedimenti e una convivenza stabile – e procedere con la registrazione della stessa.
Contratto di convivenza – Domande frequenti
Il contratto di convivenza, introdotto in Italia con la legge n. 76/2016, è un contratto giuridico che disciplina la gestione dei rapporti patrimoniali tra due persone, anche dello stesso sesso, che hanno scelto di non sposarsi.
Il contratto patrimoniale di convivenza è un contratto scritto, stipulato da due persone maggiorenni che hanno tra loro un legame affettivo e che scelgono di condividere lo stesso tetto, al fine di regolare i rapporti patrimoniali e disporre delle medesime tutele legali che hanno le coppie sposate.
Il convivente di fatto è la persona alla quale si è uniti da legami affettivi di coppia e di reciproca assistenza morale e materiale, senza che esistano vincoli di parentela, affinità, adozione, matrimonio o unione civile.
Il contratto di convivenza tra un cittadino italiano e uno straniero rappresenta soltanto uno dei requisiti con cui ottenere il permesso di soggiorno per motivi familiari.
Vuoi una consulenza legale sull'argomento? Chiedi Gratis ad un Avvocato
- +3000 avvocati pronti ad ascoltarti
- Consulenza Legale Online - Telefonica, in webcam, scritta o semplice preventivo gratuito
- Anonimato e Riservatezza - La tua consulenza verrà letta solo dall'avvocato che accetterà di rispondere