Come fare causa alla scuola?

Sono tanti gli articoli in rete che parlano di tatuaggi sbagliati o fatti male.
Errori grammaticali e ortografici in inglese o in altre lingue straniere (a volte persino in italiano) e incomprensioni tra cliente e tatuatore: sono i principali motivi che portano ad avere sulla pelle un disegno molto distante dai propri desideri.
Cosa succede, dal punto di vista legale, se il tatuatore sbaglia? Quali sono i casi nei quali il cliente potrebbe avere diritto al risarcimento? Se ti sei ritrovato con un tattoo sbagliato sulla pelle, ecco quali sono i tuoi diritti in base alla normativa in vigore.
Farsi un tatuaggio è un momento molto intimo e personale: trattandosi di una lesione della pelle, potrebbe comportare dei rischi, rappresentati dalla possibilità di contrarre delle infezioni.
La legge prevede che, prima di eseguire il tattoo, il cliente sia tenuto a leggere e a firmare il cosiddetto consenso informato. Di cosa si tratta? Di un documento in cui si autorizza il tatuatore, informandolo sul proprio stato di salute – ovvero sulla presenza di allergie, infezioni, patologie cutanee – a eseguire il tattoo sulla propria pelle.
Con il consenso informato, in pratica:
Firmare il consenso informato prima del tatuaggio è obbligatorio: nel caso di un soggetto minorenne, sarà necessaria la firma di un genitore, un tutore o di chiunque sia responsabile del minore.
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Quando si parla di tatuaggi, è bene distinguere tra due tipologie di danno alle quali si potrebbe andare incontro:
Il danno sanitario è quello provocato dal tatuatore che ha utilizzato strumenti non sterilizzati, non rispettando le condizioni igienico-sanitarie previste dalla legge.
Può consistere:
Nei casi sopra citati, quindi quelli nei quali il tatuatore non ha provveduto a una sterilizzazione adeguata degli aghi o dell’ambiente di lavoro, oppure ha ignorato le segnalazioni che gli erano state fatte dal cliente, quest’ultimo ha diritto a ottenere un risarcimento.
Il tatuatore potrà essere citato a pagare un risarcimento il cui ammontare sarà quantificato dal giudice, sulla base dell’entità del danno.
Il cliente potrà:
Per avere diritto al risarcimento per danni sanitari da tatuaggio, si dovrà dimostrare:
Il risarcimento non si potrà ottenere anche nel caso in cui nel consenso informato non siano state riportate informazioni riguardanti il proprio stato di salute, come per esempio il fatto di avere delle allergie.
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Tatuare è un’attività che non rientra tra quelle considerate pericolose ai sensi dell’articolo 2050 del Codice civile, titolato Responsabilità per l’esercizio di attività pericolose.
In tale articolo, si legge che:
Chiunque cagiona danno ad altri nello svolgimento di un’attività pericolosa, per sua natura o per la natura dei mezzi adoperati, è tenuto al risarcimento, se non prova di avere adottato tutte le misure idonee a evitare il danno.
Non avendo un albo, il tatuatore non ha neanche un codice deontologico da rispettare. Se è bravo, opera nel rispetto delle norme igienico-sanitarie e della salute dei propri clienti. Questo è il motivo per il quale dovrà risarcire gli eventuali clienti ai quali ha provocato un danno sanitario per aver lavorato con negligenza o poca professionalità dal punto di vista della sicurezza.
Diverso è, invece, il caso in cui un tatuaggio sia stato fatto male esteticamente a causa:
In questa seconda ipotesi, è molto poco probabile riuscire a ottenere un risarcimento per un lavoro fatto male. I motivi sono diversi: il risultato finale dipende molto dalla bravura del tatuatore. Se si è scelto un professionista solo perché costa poco, non è detto che si sarà soddisfatti del lavoro finale.
In aggiunta, il tatuaggio è comunque un’opera artistica e riuscire a darne un giudizio del tutto oggettivo è praticamente impossibile. Anche in questo secondo caso, si consiglia comunque di rivolgersi a un legale.
Se per esempio era stato chiesto il tatuaggio di Nelson Mandela e poi ci si ritrova con il volto di Putin stampato sulla pelle, be’, potrebbero sorgere delle possibilità di essere, in qualche modo, risarciti.
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