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Danno esistenziale: cos’è, cosa significa, come si calcola

Forma specifica di danno non patrimoniale che colpisce la qualità della vita di un soggetto, vediamo come si prova e quantifica il danno esistenziale al fine di ottenere un risarcimento.

danno esistenziale quantificazione
  • Il concetto di danno esistenziale comprende tutte le conseguenze negative che un evento lesivo comportano sulla qualità della vita della persona.
  • Per calcolare e risarcire il danno esistenziale, la giurisprudenza utilizza spesso le Tabelle del Tribunale di Milano.
  • Tuttavia, la quantificazione può essere personalizzata, aumentando il risarcimento in presenza di circostanze eccezionali.

Il danno esistenziale è il danno arrecato all’esistenza, ossia quel danno che comporta un peggioramento della qualità della vita della persona, ma non è inquadrabile nel danno alla salute.

È una forma specifica di danno non patrimoniale che colpisce la qualità della vita di una persona, alterando il suo equilibrio e limitando le sue possibilità di autorealizzazione.

Il danno esistenziale, in altre parole, è una lesione che si differenzia dal danno biologico (che riguarda la salute fisica e mentale) e dal danno morale (ovvero il turbamento d’animo o la sofferenza interiore), pur condividendo con essi il carattere immateriale. Vediamo più da vicino di cosa si tratta e come funziona la sua quantificazione.

Danno esistenziale: significato e definizione

Cosa si intende per danno esistenziale? Nella maggior parte dei casi, è il risultato di gravi eventi, come incidenti stradali o sul lavoro, malattie gravi e altre situazioni di emergenza. Inoltre, può derivare da situazioni di mobbing o discriminazione.

Per fare qualche esempio, si pensi a un uomo che subisce un incidente stradale provocato da un altro conducente in violazione del codice della strada. L’incidente non provoca lesioni fisiche gravi, ma il veicolo della vittima viene distrutto e il risarcimento assicurativo tarda ad arrivare.

Di conseguenza, la vittima deve rinunciare a diverse attività che rappresentavano parte integrante della sua routine e del suo equilibrio personale, come accompagnare i figli a scuola, partecipare a eventi sociali, muoversi liberamente per mesi.

Questo gli causa una significativa riduzione dei rapporti sociali e un peggioramento nella qualità delle relazioni con i familiari. In questo caso, il danno esistenziale è rappresentato dal peggioramento complessivo della qualità della vita e dalla privazione delle attività realizzatrici della persona. 

LEGGI ANCHE Danno non patrimoniale: evoluzione, calcolo, tabelle

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Come si prova il danno esistenziale

Per essere risarcibile, il danno esistenziale richiede una dimostrazione puntuale e motivata da parte del soggetto che lo subisce.  Il danno esistenziale non può essere dato per presupposto, ma è necessario dimostrare il nesso causale tra il fatto illecito e il peggioramento della qualità della vita, nonché le alterazioni concrete nelle abitudini quotidiane o nella vita relazionale del soggetto.

Quali sono gli strumenti di prova del danno esistenziale? Lettere, email o altri atti che testimonino il fatto lesivo, nonché dichiarazioni di colleghi, amici o familiari che possano attestare i cambiamenti vissuti dal soggetto. Infine, occorre una ricostruzione logica che, a partire da un fatto noto, consenta di risalire al fatto lesivo (es. un cambiamento osservabile nella vita del soggetto).

Scopri di più su Danni estetici: cosa sono e come si valutano per ottenere un risarcimento

Danno esistenziale: come funziona il calcolo del risarcimento

Il danno esistenziale è un peggioramento della qualità della vita e delle abitudini quotidiane che non incide direttamente sulla salute. Vi rientrano:

  1. il danno alla dignità personale, per esempio in caso di discriminazione sul lavoro;
  2. il danno agli affetti, come la perdita di un rapporto familiare significativo;
  3. il danno al tempo libero, per esempio l’impossibilità di svolgere attività ricreative o sociali.

Ai fini del calcolo del danno esistenziale, si fa riferimento alle cosiddette sentenze di San Martino del 2008, secondo cui il danno non patrimoniale è considerato unitario, il che significa che non può essere suddiviso e liquidato in maniera autonoma per ciascuna delle sue componenti (biologico, morale, esistenziale).

La quantificazione del risarcimento del danno non patrimoniale e la determinazione dell’importo avviene per via equitativa, ovvero in base a un criterio discrezionale del giudice, guidato dalle Tabelle del Tribunale di Milano.

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danno esistenziale definizione

Danno esistenziale: tabelle Milano

Le Tabelle del Tribunale di Milano rappresentano uno strumento fondamentale per il calcolo del risarcimento del danno non patrimoniale in Italia. Sono utilizzate dalla maggior parte dei tribunali italiani come punto di riferimento per garantire uniformità, proporzionalità e trasparenza nella liquidazione di questi danni.

Si tratta di uno strumento creato e aggiornato periodicamente dal Tribunale di Milano, contenente criteri e valori dai quali partire per il risarcimento dei pregiudizi non patrimoniali, come il danno biologico, morale e esistenziale. 

Tuttavia, possono sussistere circostanze eccezionali che permettono al giudice di stabilire un aumento dell’ammontare del risarcimento, tramite la personalizzazione.

Ai sensi dell’art.138 del Codice delle assicurazioni private:

  • quando le lesioni macropermanenti, ossia superiori a 9 punti d’invalidità, incidano in maniera considerevole e rilevante sui suoi aspetti dinamico-relazionali, il risarcimento del danno non patrimoniale previsto dalle tabelle di Milano può essere incrementato dal giudice fino al 30%;
  • in caso di lesioni micropermanenti, cioè inferiori a 9 punti d’invalidità, il giudice può aumentare l’importo per danni esistenziali fino al 20%. 

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Differenze tra danno morale e danno esistenziale

Il danno esistenziale, il danno morale e il danno biologico sono tre forme di danno non patrimoniale che, pur essendo strettamente legate, presentano differenze significative in termini di definizione, contenuto e criteri di risarcibilità. Il danno esistenziale comporta il peggioramento della qualità della vita e delle abitudini quotidiane di una persona, che si traduce in una lesione alla sfera relazionale, sociale o culturale della vittima. Il danno morale, invece, è il turbamento interiore e la sofferenza psicologica che una persona subisce a seguito di un evento lesivo.

Ti consigliamo di leggere pure Danno morale: cos’è, esempio e come si calcola

Danno esistenziale e danno biologico

Il danno biologico è la lesione temporanea o permanente all’integrità psicofisica della persona, accertata da un punto di vista medico-legale. Si tratta di tre tipi di danno possono coesistere nello stesso evento lesivo, ma rappresentano pregiudizi diversi. Mentre il danno biologico incide sulla salute fisica o psichica, e il danno morale coinvolge la sfera soggettiva delle emozioni, il danno esistenziale si concentra sul cambiamento delle condizioni di vita quotidiana e delle relazioni sociali.

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Danno esistenziale: Cassazione

Sul concetto di danno biologico è intervenuta in varie occasioni la Corte di Cassazione. Tra le vaie pronunce in merito, troviamo la sentenza n. 13786 del 17 maggio 2024, con cui la Suprema Corte ha sancito il principio di unitarietà e onnicomprensività del risarcimento del danno non patrimoniale, escludendo la possibilità di duplicare il risarcimento riconoscendo sia il danno da perdita del rapporto parentale, sia il danno esistenziale al prossimo congiunto della vittima.

La Corte, in sostanza, con la sentenza in oggetto riafferma che il risarcimento del danno non patrimoniale deve essere unitario nel senso che deve coprire tutte le componenti del pregiudizio, evitando sovrapposizioni e, al tempo stesso, omnicomprensivo, nel senso che deve considerare in modo globale tutte le conseguenze dell’illecito, includendo la sofferenza morale, i disagi relazionali e l’alterazione delle condizioni di vita.

Non è ammessa, quindi, una liquidazione “a spezzatino” che attribuisca somme distinte per danno morale, biologico, esistenziale o da perdita del rapporto parentale, se questi pregiudizi derivano dal medesimo evento e sono già stati considerati nella liquidazione complessiva.

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Danno esistenziale – Domande frequenti

Cosa comprende il danno esistenziale?

Il danno esistenziale comprende tutte le conseguenze negative che un evento lesivo comporta sulla qualità della vita della persona, senza incidere sulla salute psicofisica (danno biologico) o limitarsi alla sofferenza interiore (danno morale). Si tratta di un peggioramento delle abitudini di vita e delle relazioni sociali della vittima.

Come viene calcolato il danno esistenziale?

Il calcolo del danno esistenziale non è standardizzato come quello del danno biologico. È valutato in maniera equitativa, cioè con un giudizio complessivo basato sulle specificità del caso, tenendo conto di gravità del pregiudizio, durata del peggioramento, entità delle rinunce.

Come si dimostra il danno esistenziale?

La prova del danno esistenziale è meno immediata rispetto a quella del danno biologico o morale, poiché non è basata su certificazioni mediche o su un parametro oggettivo, come l’invalidità. È necessario dimostrare concretamente il peggioramento delle condizioni di vita

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Alessandra Caparello
Esperta di diritto tributario, fisco, tasse, previdenza.
Laureata in Giurisprudenza all’Università di Pisa, dal 2012 scrive online collaborando con diverse testate in materia di fisco, tasse, previdenza, risparmio ed economia.
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