Traffico di influenze illecite: cosa significa e come viene punito
L’articolo 346-bis del codice penale disciplina il reato di traffico di influenze illecite e ha come finalità la tutela dell’integrità e imparzialità della pubblica amministrazione.
- Il traffico di influenze illecite si riferisce alla condotta di chi, sfruttando o vantando relazioni reali o asserite con un pubblico ufficiale o un incaricato di pubblico servizio, fa dare o promettere, a sé o ad altri, denaro o altra utilità economica.
- Il reato di traffico di influenze illecite, come disciplinato dall’art. 346-bis c.p., si consuma al momento del perfezionamento del patto tra il committente e il mediatore.
- La riforma Nordio ha ridimensionato il delitto, per cui ora le relazioni del mediatore con il pubblico ufficiale devono essere effettivamente utilizzate.
La corruzione è una delle piaghe che attanagliano il sistema pubblico anche nel nostro Paese. Dati alla mano, secondo l’ultimo Rapporto elaborato da Transparency International, l’Italia si colloca al 42esimo posto nella classifica di 180 Paesi per quanto riguarda la percezione della corruzione nel settore pubblico e nella politica.
Il legislatore è intervenuto in diverse occasioni per introdurre strumenti di repressione delle diverse forme di corruzione che esistono oggi. Tra queste, merita particolare attenzione il reato di traffico di influenze illecite, che trova fondamento all’articolo 346 bis del codice penale.
Tale reato mira a reprimere fenomeni che alimentano la corruzione e l’illegalità nella pubblica amministrazione. In tal caso. si va colpire coloro che, pur non compiendo direttamente atti di corruzione, svolgono un ruolo di tramite. Analizziamo la fattispecie nel dettaglio.
- Traffico di influenze illecite: cosa significa
- Quando sussiste il reato di traffico di influenze illecite
- Caratteristiche del reato di traffico di influenze illecite
- Nuovo reato di traffico di influenze illecite: cosa cambia con la legge Nordio
- Differenza tra corruzione e traffico di influenze illecita
- Traffico di influenze illecite: Cassazione 2024
Traffico di influenze illecite: cosa significa
Il reato di traffico di influenze illecito è disciplinato all’articolo 346 bis del codice penale, rubricato per l’appunto “Traffico di influenze illecite”.
La norma recita testualmente:
Chiunque, fuori dei casi di concorso nei reati di cui agli articoli 318, 319 e 319 ter e nei reati di corruzione di cui all’articolo 322 bis, utilizzando intenzionalmente allo scopo relazioni esistenti con un pubblico ufficiale o un incaricato di un pubblico servizio o uno degli altri soggetti di cui all’articolo 322-bis, indebitamente fa dare o promettere, a sé o ad altri, denaro o altra utilità economica, per remunerare un pubblico ufficiale o un incaricato di un pubblico servizio o uno degli altri soggetti di cui all’articolo 322-bis, in relazione all’esercizio delle sue funzioni, ovvero per realizzare un’altra mediazione illecita, è punito con la pena della reclusione da un anno e sei mesi a quattro anni e sei mesi.
La fattispecie del delitto di traffico di influenze illecite è un reato introdotto per contrastare la corruzione indiretta, ovvero le situazioni in cui un soggetto sfrutta le proprie relazioni con funzionari pubblici o incaricati di pubblico servizio per ottenere vantaggi illeciti, pur non essendo direttamente coinvolto in atti di corruzione.
In sostanza, chi sfrutta rapporti esistenti con un pubblico ufficiale o un incaricato di pubblico servizio e, in maniera indebita, fa dare o promettere per sé od altri, denaro o altri vantaggi economici come prezzo per la propria mediazione verso il pubblico ufficiale, in modo che compia un atto contrario ai suoi doveri, è punito con la reclusione da 1 e 6 mesi fino a 4 anni e sei mesi di carcere.
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Quando sussiste il reato di traffico di influenze illecite
Il reato di traffico di influenze illecite sussiste quando vi sia una relazione tra il soggetto attivo e un pubblico ufficiale o incaricato di un pubblico servizio.
Il primo sfrutta tali relazioni con l’obiettivo di ottenere, da un terzo soggetto, denaro o altri vantaggi patrimoniali, promettendo di influenzare il comportamento del pubblico ufficiale o dell’incaricato. La mediazione illecita per cui il soggetto attivo chiede “un prezzo” al terzo deve riguardare un comportamento illecito del pubblico ufficiale o dell’incaricato affinché svolga atti contrari ai doveri d’ufficio, ovvero omissioni o ritardi negli atti del loro ufficio.
Volendo fare un esempio si pensi all’imprenditore che paga un intermediario che sostiene di poter “convincere” un funzionario pubblico a favorirlo nell’assegnazione di un appalto pubblico. O ancora, a un cittadino che dà denaro a un conoscente, il quale dichiara di avere contatti con un funzionario comunale, al fine di ottenere il rilascio di un permesso edilizio non conforme alle regole.
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Caratteristiche del reato di traffico di influenze illecite
Il reato disciplinato all’articolo 346bis del Codice penale si propone di contrastare i rischi derivanti dallo sfruttamento improprio delle relazioni personali tra privati e pubblici ufficiali o incaricati di pubblico servizio, intervenendo preventivamente rispetto al compimento di reati più gravi, come la corruzione. Il reato si caratterizza per una serie di elementi precisi.
Bene giuridico tutelato
Il fondamento giuridico dell’articolo 346-bis c.p. risiede principalmente nella tutela dell’integrità e imparzialità della pubblica amministrazione. In particolare, la mediazione illecita perpetrata è qualificata come una pratica che corrompe sia il rapporto tra privati e pubblica amministrazione, sia il corretto funzionamento del mercato e della concorrenza.
Soggetto attivo
Soggetto attivo del reato può essere chiunque (quindi, anche una persona non necessariamente titolare di una carica pubblica). Sia il committente che il mediatore, affinché si configuri questo reato, non devono avere una qualifica soggettiva particolare. Il reato di traffico di influenze illecite è, inoltre, plurisoggettivo, nel senso che, oltre al mediatore, è punito anche il committente della mediazione.
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Elemento oggettivo e soggettivo
Il reato di traffico di influenze illecite si configura come una forma di tutela anticipatoria rispetto ai reati corruttivi. Esso mira a colpire non solo il perfezionamento del reato di corruzione, ma anche le condotte preliminari che potrebbero sfociare in esso, punendo l’attività dell’intermediario.
L’elemento oggettivo è il concetto di pactum sceleris, ossia l’accordo tra il committente (il privato) e l’intermediario (il mediatore), nel quale viene pattuita la dazione o promessa di un’utilità patrimoniale (denaro o altro vantaggio). In cambio, il mediatore esercita la propria influenza su un pubblico agente, con l’obiettivo di orientare le decisioni del pubblico agente in favore del committente, anche in violazione od omissione dei doveri d’ufficio. L’elemento soggettivo è, invece, il dolo.
Consumazione e tentativo
Il reato di traffico di influenze illecite si considera consumato quando si viene a perfezionare il patto tra il committente e il mediatore. Si parla di tentativo di reato quando il mediatore, senza successo, solleciti il pagamento del denaro o di un vantaggio patrimoniale ad un interlocutore al fine di una futura mediazione sul pubblico ufficiale.
L’articolo 346 bis c.p. esclude il concorso con gli artt. 319 e 319-ter c.p., che regolano rispettivamente la corruzione per un atto contrario ai doveri d’ufficio e la corruzione in atti giudiziari. La prassi ritiene che il concorso di reati sia escluso anche con il delitto di istigazione alla corruzione propria, che trova fondamento all’art. 322, comma 2, c.p.
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Nuovo reato di traffico di influenze illecite: cosa cambia con la legge Nordio
Il disegno di legge del Ministro Nordio, tra le varie novità, abroga l’abuso d’ufficio e al contempo modifica anche la disciplina del traffico di influenze illecite. Nel dettaglio, la riforma ha ridimensionato il delitto, per cui ora le relazioni del mediatore con il pubblico ufficiale devono essere effettivamente utilizzate.
In altre parole, la mediazione viene ritenuta illecita se è finalizzata al compimento di un reato a un pubblico ufficiale. Viene eliminata l’ipotesi della “millanteria” e restano le condotte più gravi.
Sul piano sanzionatorio, inoltre, viene incrementato il minimo edittale della pena, che passa da 1 anno e 6 mesi (prima era solo di 1 anno) a 4 anni e 6 mesi.
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Differenza tra corruzione e traffico di influenze illecita
Il reato di traffico di influenze illecite è distinto dai reati di corruzione e millantato credito e dall’attività di lobbyng. Il reato di corruzione è disciplinato dall’articolo 318 e successivi del Codice penale il quale prevede che:
Il pubblico ufficiale, che, per l’esercizio delle sue funzioni o dei suoi poteri, indebitamente riceve, per sé o per un terzo, denaro o altra utilità, o ne accetta la promessa, è punito con la reclusione da tre a otto anni.
Nella corruzione, in pratica, c’è un accordo diretto tra il corruttore e il pubblico agente, mentre nel traffico di influenze illecite, il rapporto è indiretto: il committente paga il mediatore per influenzare il pubblico agente.
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Millantato credito e traffico di influenze illecite
Il reato di millantato credito trova fondamento all’art. 346 c.p., il quale prevede che:
chiunque, millantando credito presso un pubblico ufficiale, o presso un pubblico impiegato che presti un pubblico servizio, riceve o fa dare o fa promettere, a sé o ad altri, denaro o altra utilità, come prezzo della propria mediazione verso il pubblico ufficiale o impiegato, è punito con la reclusione da uno a cinque anni e con la multa da trecentonove euro a duemilasessantacinque euro.
Nel millantato credito, il mediatore vanta falsamente relazioni con un pubblico agente, mentre nel traffico di influenze, le relazioni del mediatore devono essere reali.
Lobbying
Diverso è il discorso che riguarda l’attività di lobbying. Tale espressione deriva dal termine inglese lobby, la zona del Parlamento in cui è possibile avvicinare i deputati, prima o dopo il dibattito. Per attività di lobbying si possono quindi intendere le attività volte a influenzare l’elaborazione delle politiche e il processo decisionale, con l’obiettivo di ottenere un risultato determinato dalle autorità governative e dai rappresentanti eletti.
L’attività di lobbying in Italia è un’attività ad oggi lecita perché non espressamente disciplinata. Ad oggi, la mancanza di una regolamentazione rende difficile individuare il confine tra condotta di lecita influenza nei confronti di un decisore pubblico e condotte tipiche ai sensi del delitto di cui all’art. 346-bis c.p.
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Traffico di influenze illecite: Cassazione 2024
Sul traffico di influenze illecite, è intervenuta in più occasioni anche la Corte di Cassazione. Per esempio con la sentenza n. 31598 del 1° agosto 2024, con cui la Suprema Corte ha fornito chiarimenti in merito alle condotte rilevanti nel reato di traffico di influenze illecite, in particolare rilevando il reato anche solo la conclusione dell’accordo e delle promesse.
La pronuncia riguarda il caso di un soggetto che, vantando rapporti con pubblici ufficiali in servizio presso il Comune ed essendo influente nell’ambiente perché in passato aveva ricoperto il ruolo di assessore allo sport, si faceva promettere e otteneva diversi vantaggi.
Nella sentenza, la Suprema Corte chiarisce che, nella configurazione genetica:
il delitto di traffico di influenze illecite era imperniato sullo sfruttamento di relazioni esistenti, tramite le quali un intermediario indebitamente si fosse fatto dare o promettere, a sé o ad altri, denaro o altro vantaggio patrimoniale, promettendo a sua volta l’intercessione (mediazione) illecita presso un pubblico agente o la sua remunerazione in relazione al compimento di un atto contrario ai doveri d’ufficio o all’omissione o al ritardo di un atto del suo ufficio.
Se hai bisogno di una consulenza in merito al reato di traffico di influenze illecite o ad altri reati contro la pubblica amministrazione, ti consigliamo di rivolgerti ad un avvocato penalista.
Traffico di illecite influenze – Domande frequenti
Il traffico di influenze illecite si riferisce alla condotta di chi, sfruttando o vantando relazioni reali o asserite con un pubblico ufficiale o un incaricato di pubblico servizio, indebitamente riceve o fa promettere denaro o vantaggi patrimoniali come compenso per la propria mediazione illecita.
Il traffico di influenze illecite punisce sia il mediatore, ossia colui che sfrutta o vanta relazioni con il pubblico ufficiale per ottenere un compenso, sia colui che dà o promette denaro o vantaggi patrimoniali al mediatore per ottenere la mediazione illecita.
Il traffico di influenze illecite a titolo gratuito si configura quando il committente promette o dà denaro o vantaggi patrimoniali al mediatore affinché quest’ultimo li trasmetta al pubblico ufficiale, come prezzo per il compimento di un atto contrario ai doveri d’ufficio, l’omissione o il ritardo di un atto d’ufficio.
Il reato di traffico di influenze illecite è disciplinato dall’articolo 346-bis del Codice Penale italiano.
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