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Criptovalute: aspetti normativi e considerazioni legali

Analizziamo il quadro di riferimento attuale relativo allo scambio di criptovalute in Italia e i principali reati che vengono commessi nel corso di queste transazioni finanziarie virtuali.

criptovalute aspetti legali

L’introduzione delle criptovalute a livello globale ha segnato una vera e propria rivoluzione nel mondo finanziario. Il termine criptovaluta (o valuta virtuale), delle quali la più nota è il Bitcoin, è formato dall’unione delle parole cripto e valuta

Si tratta, dunque, di una valuta nascosta, che può essere visibile e utilizzabile solo da chi conosce una determinata chiave di accesso, e che non esiste in forma fisica, nel senso che può essere generata e scambiata soltanto per via telematica. 

In questa guida non troverai una spiegazione semplice sulle criptovalute, né consigli su come iniziare o come guadagnare, o informazioni sui rischi e vantaggi che ne derivano. Vogliamo invece focalizzarci sull’argomento da un punto di vista legale. 

Partiamo subito dalla domanda: le criptovalute sono legali in Italia? La risposta è sì, sebbene diversi aspetti relativi al loro acquisto e scambio risultino ancora lacunosi da un punto di vista normativo e siano spesso soggetti alle interpretazioni da parte delle autorità in materia. 

Tipologie di criptovalute

Una classificazione delle criptovalute riportata sul sito della Consob, la Commissione nazionale per le società e la borsa, specifica la distinzione tra:

  1. moneta virtuale chiusa, utilizzata solo per l’acquisto di beni virtuali e servizi tramite criptovalute;
  2. moneta virtuale unidirezionale, utilizzata per l’acquisto di beni virtuali, reali e servizi, con la quale si può passare da moneta a corso legale a moneta virtuale;
  3. moneta virtuale bidirezionale (come il Bitcoin), utilizzata per l’acquisto di beni virtuali, reali e servizi, che può essere convertita con le principali valute ufficiali e viceversa. 

Le valute virtuali poi, non hanno corso legale quasi da nessuna parte: questo significa che l’accettazione come mezzo di pagamento deve essere su base volontaria. Ci sono, però, alcuni Stati in cui è stato deciso l’utilizzo sperimentale di criptomonete (si pensi all’e-peso in Uruguay). 

Un’informazione estremamente importante riguarda il fatto che le monete virtuali non siano regolate da enti centrali governativi. Vengono, infatti, emesse e controllate dall’ente emittente, secondo le proprie regole, accettate dalla comunità che vi opera.

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Le criptovalute sono sicure?

La blockchain, ovvero il sistema crittografato con rete decentralizzata alla base delle transazioni, le rende estremamente sicure. Questo sistema peer-to-peer, inoltre, permette ai consumatori di determinare il valore della criptovaluta, rendendola resistente a eventuali crolli o fallimenti di banche. Tuttavia, ci sono alcuni aspetti da considerare. 

A causa della natura anonima delle transazioni, le valute digitali attraggono spesso criminali intenzionati a svolgere attività illegali, come truffe online, creazione di app e piattaforme fasulle o riciclaggio di denaro

Gli utenti, quindi, si trovano sempre più spesso coinvolti in un giro di truffe senza eguali. In mancanza di un quadro normativo definito, spesso le tutele legali da attuare per recuperare i soldi persi a causa di una frode o della cessazione dell’attività di una piattaforma online di scambio risultano scarse e insufficienti. 

Come si evince dalla sentenza 27023/2022 della Corte di Cassazione, infatti, se da un lato le criptovalute garantiscono un elevato livello di privacy sia in relazione alla persona dell’utente, sia in relazione all’oggetto delle compravendite, dall’altro favoriscono la commissione di reati, proprio in relazione all’uso di tecniche crittografiche avanzate.

Qualora fossi stato/a vittima di un cybercrime legato alle criptovalute, ti invitiamo a leggere il nostro approfondimento su Truffa criptovalute: come recuperare i soldi che ti hanno rubato con il supporto di un avvocato e Avvocato specializzato in criptovalute: cosa fa e come può aiutarti

Criptovalute e Corte di Cassazione: riferimenti normativi

La Corte di Cassazione è intervenuta con diverse sentenze sulle implicazioni giuridiche delle criptovalute, che offrono lo spunto per alcune riflessioni su un tema di grande attualità, permeato dalla complessità del rapporto che unisce criptovalute, controllo e legalità. 

Il D.lgs. 90/2017 ha introdotto la definizione di criptovalute, intese come:

la rappresentazione digitale di valore, non emessa da una banca centrale o da un’autorità pubblica, non necessariamente collegata a una valuta avente corso legale, utilizzata come mezzo di scambio per l’acquisto di beni e servizi e trasferita, archiviata e negoziata elettronicamente.

I prestatori di servizi legati all’utilizzo di monete virtuali vengono identificati come “ogni persona fisica o giuridica che fornisce a terzi, a titolo professionale, anche online, servizi funzionali all’utilizzo, allo scambio, alla conservazione di valuta virtuale e alla loro conversione da ovvero in valute aventi corso legale, o in rappresentazioni digitali di valore, ivi comprese quelle convertibili in altre valute virtuali nonché i servizi di emissione, offerta, trasferimento e compensazione e ogni altro servizio funzionale all’acquisizione, alla negoziazione o all’intermediazione nello scambio delle medesime valute”. 

Rientrano invece tra i prestatori di servizi di portafoglio digitale tutte le persone fisiche o giuridiche che forniscono a terzi, a titolo professionale, anche online, servizi di salvaguardia di chiavi crittografiche private per conto dei propri clienti, al fine di detenere, memorizzare e trasferire valute virtuali. 

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criptovalute normativa

Reati legati alle criptovalute

Tra i principali reati che vengono commessi nel mondo delle criptovalute, troviamo il riciclaggio di denaro derivante da attività criminose e di finanziamento del terrorismo.

La legge ha cercato di intervenire per prevenire queste fattispecie criminose, da ultimo con:

  • il D.lgs. 125/2019, che ha apportato modifiche ed integrazioni ai decreti legislativi 25 maggio 2017, n. 90 e n. 92, attuativo della Direttiva 2015/849/UE, nonché della Direttiva 2018/843/UE che modifica la Direttiva 2015/849/UE relativa alla prevenzione dell’uso del sistema finanziario ai fini di riciclaggio o finanziamento del terrorismo e che modifica le Direttive 2009/138/CE e la Direttiva 2013/36/UE;
  • il D.lgs. 195/2021, attuativo della Direttiva 2018/1673/UE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 23 ottobre 2018, sulla lotta al riciclaggio mediante diritto penale;
  • il decreto MEF del 13 gennaio 2022, con il quale sono state stabilite “modalità e tempistica con cui i prestatori di servizi relativi all’utilizzo di valuta virtuale e i prestatori di servizi di portafoglio digitale sono tenuti a comunicare la propria operatività sul territorio nazionale nonché forme di cooperazione tra il Ministero dell’economia e delle finanze e le forze di polizia”.

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Misure antiriciclaggio

La sentenza sentenza 44337/2021 definisce la figura dell’exchanger come gestore di una piattaforma tecnologica che permetta lo scambio di criptovalute per mezzo di operazioni di compravendita dalle quali realizzare un profitto, e quella dei wallet provider, ovvero gli intermediari che forniscono i portafogli virtuali che permettono di detenere, memorizzare e trasferire criptovalute

L’art. 3, comma 5, lett. i) e i-bis) del D.lgs. 231/2007 impone per tali soggetti i tradizionali obblighi di prevenzione in vigore per gli intermediari bancari e finanziari, facendoli rientrare nella categoria dei soggetti sottoposti alle misure antiriciclaggio e alle sanzioni penali previste dall’art. 55 del D.lgs. 231/2007 nelle ipotesi di:

  • falsificata produzione;
  • utilizzo, conservazione e occultamento dei dati identificativi non veritieri dei clienti, dei titolari effettivi e degli esecutori.

In tali ipotesi, secondo la Corte di Cassazione, sussiste l’aggravante della minorata difesa relativa alla circostanze di luogo. Per esempio, nell’ipotesi di truffa di criptovalute, l’aggravante è rappresentata dalla distanza tra il luogo in cui si trova la vittima e quello in cui si trova il truffatore che, proprio per questo motivo, può schermare la sua identità, sottraendosi così alla propria condotta. 

L’autoriciclaggio (art. 648 ter cp) è un altro reato emerso nel corso di attività di acquisto di criptovalute, definito come reato plurioffensivo avente natura di pericolo concreto, che mina la tutela del patrimonio, dell’ordine pubblico economico-finanziario, del risparmio. 

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le criptovalute sono legali reati

Reato di esercizio abuso di attività finanziarie

Il reato di esercizio abusivo di attività finanziaria (art. 132,Testo unico bancario, D.Lgs. 1 settembre 1993, n. 385) punisce, con la reclusione da reclusione da 6 mesi a 4 anni e con la multa da 2.065 a 10.329 euro chiunque svolga, nei confronti del pubblico, una o più un’attività finanziarie in assenza dell’autorizzazione di cui all’articolo 107 o dell’iscrizione di cui all’articolo 111 ovvero dell’articolo 112.

Ai sensi dell’art. 106, comma 1, T.U.B. , l’attività finanziaria (in questo caso lo scambio di criptovalute su un exchange) può essere esercitata solo dagli “intermediari finanziari autorizzati, iscritti in un apposito albo tenuto dalla Banca d’Italia”.

In Italia, il contrasto all’abusivismo finanziario, oltre che dalla legge penale, è contrastato anche dalla Consob che, ai sensi dell’art. 7-octies del TUF, Testo Unico delle disposizioni in materia di intermediazione finanziaria (D.Lgs. 58/1998), può rendere pubblica la circostanza che il soggetto non è autorizzato allo svolgimento delle attività indicate dall’art. 1, comma 5, e ordinare di porre termine alla violazione. 

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