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L’incesto è reato?

Tra i delitti presenti nel Codice penale italiano, troviamo anche il reato di incesto: vediamo di cosa si tratta e come viene punito nel nostro ordinamento giuridico.

incesto significato e normativa
  • L’incesto è un reato prescritto e punito dal nostro codice penale all’art. 564 con la pena della reclusione da 1 a 5 anni.
  • L’errore sul vincolo parentale esclude il reato.
  • Gli artt. 251 e 278 del codice civile, in seguito ad un intervento normativo del 2013, disciplinano che i figli frutto di incesto potranno diventare giuridicamente figli con autorizzazione del giudice.

L’incesto è un reato previsto dal nostro codice penale all’art. 564. L’articolo stabilisce che sia punito chiunque, in modo che ne derivi pubblico scandalo, commette incesto, con un discendente o un ascendente o con un affine in linea retta, ovvero con una sorella o un fratello, con la reclusione da uno a cinque anni. La pena è della reclusione da due a otto anni nel caso di relazione incestuosa.

Nei casi preveduti dalle disposizioni precedenti, se l’incesto è commesso da persona maggiore di età, con persona minore degli anni diciotto, la pena è aumentata per la persona maggiorenne. La condanna pronunciata contro il genitore importa la perdita della responsabilità genitoriale o della tutela legale. Approfondiamo di seguito questo particolare reato.

Cosa significa incesto?

La parola incesto deriva dal latino e significa impuro rispetto a un rapporto carnale, non casto. Una relazione incestuosa è quindi un rapporto sessuale tra due persone fra le quali esistono determinati vincoli di parentela o di affinità.

Il nostro codice penale, all’art. 564, indica quali sono le persone tra le quali non deve avvenire un rapporto carnale per non commettere reato.

Non devono avere rapporti sessuali tra loro:

  • i discendenti o gli ascendenti;
  • gli affini in linea retta;
  • le sorelle e i fratelli.

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Caratteristiche del reato di incesto

L’incesto è, quindi, un reato proprio, perché non può essere commesso da chiunque, ma solo da soggetti legati tra loro da una determinata relazione di parentela o affinità, tassativamente indicati dalla norma. La filiazione naturale è equiparata alla filiazione legittima.

Il bene giuridico tutelato dalla norma è la “morale familiare“, la dimensione offensiva del delitto di incesto è nella violazione delle regole della morale sessuale, applicata alla famiglia, riassumibili nel principio dell’asessualità dei rapporti parentali.

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Pubblico scandalo: condizione obiettiva di punibilità

Per l’integrazione della fattispecie criminosa, l’art. 564 c.p. richiede il pubblico scandalo. La violazione delle regole della morale sessuale, diviene punibile in quanto si proietta nella dimensione pubblica della moralità, realizzando la condizione del «pubblico scandalo», che aggiunge al fatto incestuoso lesivo della morale familiare, una nota di disvalore.

In pratica, si verifica un’offesa alla moralità pubblica, che rende la condotta assolutamente intollerabile per la comunità sociale. Pertanto, la profonda indignazione che il fatto crea nella coscienza pubblica, induce lo Stato a intervenire con la pena.

Errore di fatto

L’eventuale errore sul vincolo parentale si riflette invece, sull’elemento costitutivo del reato, escludendo la rimproverabilità ai sensi dell’articolo 47 del c.p.,”Errore di fatto“. Volendo fare un esempio, il mito di Edipo raccontato dalla mitologia greca rappresenta la tragedia vissuta da Edipo che commette l’omicidio del padre e poi sposa Giocasta non sapendo che si tratti della sua stessa madre, a causa di una profezia dell’oracolo. Edipo non sarebbe stato punito secondo la legge italiana, poiché l’errore di fatto incide sul processo formativo della volontà del soggetto agente.

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Come viene punita la relazione incestuosa

L’articolo punisce con la reclusione da due a otto anni la relazione incestuosa. La ragione è evidente: un unico episodio non ha la portata offensiva di una relazione che duri nel tempo. È discusso in dottrina se l’aver intrapreso una relazione incestuosa debba ritenersi un’aggravante o un’autonoma fattispecie di reato.

I figli nati da relazione incestuosa

Gli artt. 251 e 278 del codice civile, in seguito ad un intervento normativo del 2013, disciplinano che i figli frutto di incesto potranno diventare giuridicamente figli, con tutti i diritti. Non saranno più solo riconosciuti dalla donna che li ha partoriti, come avveniva prima, ma, dal 2013, entrambi i genitori potranno riconoscerli dopo che il giudice avrà considerato, caso per caso, se ciò corrisponde all’interesse dei figli – avendo riguardo alla necessità di evitare loro qualsiasi pregiudizio.

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Divieto di incesto tra motivazioni religiose e biologiche

L’incesto è respinto da tutte le religioni per diversi motivi, ma prevalentemente per la preoccupazione della difesa della specie umana, in senso non solo culturale, ma anche biologico. Infatti, con l’aumentare della consanguineità tra i genitori, aumenta la probabilità della comparsa di malattie ereditarie rare.

Peraltro, il principale rischio di ereditare malattie genetiche non è dovuto tanto a una consanguineità stretta dei genitori, quanto a un alto coefficiente di incrocio in una popolazione che, per ragioni geografiche, sociali o religiose, ha scarsi rapporti riproduttivi con l’esterno ed è di consistenza relativamente limitata.

L’incesto negli altri Paesi: normativa

Nella storia, abbiamo assistito a diversi matrimoni tra consanguinei, soprattutto tra i reali, per consentire la sopravvivenza dei casati; pur di non estinguersi, le famiglie più in vista della storia presero l’infelice abitudine di combinare unioni endogamiche (cioè tra consanguinei) che, contrariamente alle aspettative, finirono per soffocare le nuove generazioni con difetti e malattie ereditarie. Anche nell’Antico Egitto era consuetudine che il faraone sposasse la sua sorellastra.

Nell’attuale scenario mondiale, vi sono dei Paesi che non hanno una normativa specifica in tal senso e che quindi non vietano, né puniscono l’incesto:

  1. nei Paesi Bassi, per esempio, l’incesto tra adulti consenzienti è legale, cosi anche in Portogallo, in Spagna e Ucraina, Paesi in cui non vige alcun divieto;
  2. in Svizzera, invece, l’articolo 213 del codice penale proibisce l’incesto e questo è punibile fino a 3 anni di reclusione; nel 2010 il governo federale ha proposto di abolire l’articolo.

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L’incesto in Germania

In Germania è vietato solo il rapporto tra consanguinei e ha fatto molto discutere la storia di un coppia, con 4 figli, perché fratello e sorella. L’uomo è stato giudicato e condannato per incesto e sul caso si è espresso anche il Comitato etico tedesco a favore della depenalizzazione dell’incesto.

Anche molti medici si sono esposti sul caso, sottolineando che, sebbene la loro storia sia comprensibile (perché si sono conosciuti da grandi e avevano vissuto lontani separati dalla famiglia di origine), è giusto rispettare le regole della natura: infatti, come dimostra la loro storia, i figli nati da fratelli e sorelle hanno maggiori possibilità di presentare malformazioni e malattie – i 4 figli sono tutti affetti da disabilità fisiche e mentali.

Il caso analizzato ha sollevato questioni in diritto perché non può dirsi che la relazione abbia attentato alla serenità della famiglia d’origine dei due protagonisti, disgregatasi da sé ben prima della realizzazione delle condotte incriminate; pertanto, si dovrebbe tutelare, a questo punto, la famiglia nata dalla relazione proibita.

La coppia ha proposto ricorso alla Corte EDU, la quale ha stabilito che il divieto all’incesto nella legge tedesca non costituisce nessuna violazione della convenzione europea sui diritti umani perché non viola gli accordi riguardo al diritto fondamentale alla protezione della famiglia. Di conseguenza, la Corte di Strasburgo dei Diritti Umani ha confermato la condanna del Tribunale tedesco, respingendo il ricorso della coppia.

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Avv. Silvia Leto
Avvocato penalista
Sono un avvocato penalista iscritta all’Albo di Crotone dal 2011, con studio a Milano e a Crotone.Mi occupo di diritto penale con esperienza consolidata in procedimenti relativi a reati di associazione mafiosa, truffa, riciclaggio, falsa fatturazione, incidente di esecuzione. Mi sono laureata alla “Sapienza” Università di Roma, con una laurea in diritto penale, sul delitto tentato, nella cattedra del Prof. Avv. Franco Coppi. Ho collaborato anche con studi legali stranieri a Lisbona e a New York.
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