Licenziamento per giustificato motivo soggettivo: cos’è, esempi, preavviso
Il licenziamento per giustificato motivo soggettivo rappresenta una forma di tutela per il datore di lavoro nei confronti di comportamenti colpevoli del dipendente che, pur non gravi al punto da giustificare la cessazione immediata del rapporto, minano la fiducia necessaria alla prosecuzione del contratto.
- Il licenziamento per giustificato motivo soggettivo è una rescissione del rapporto di lavoro che si verifica per inadempimento degli obblighi contrattuali da parte del prestatore di lavoro.
- Il datore di lavoro deve rispettare il termine di preavviso previsto dalla contrattazione collettiva, tenuto conto dell’anzianità e dell’inquadramento.
- In mancanza di preavviso, corrisponde una indennità.
Il licenziamento per giustificato motivo soggettivo è una delle forme di risoluzione del rapporto di lavoro previste dall’ordinamento italiano. Si tratta di una misura unilaterale adottata dal datore di lavoro quando il dipendente commette un comportamento colpevole, tale da compromettere il rapporto fiduciario con l’azienda, ma non grave a tal punto da giustificare un licenziamento per giusta causa.
In questo articolo analizzeremo cos’è il licenziamento per giustificato motivo soggettivo, quali comportamenti possono determinarlo, come funziona dal punto di vista procedurale e quali sono le conseguenze per il lavoratore, ponendo particolare attenzione al termine di preavviso.
Cos’è il licenziamento per giustificato motivo soggettivo
Il licenziamento per giustificato motivo soggettivo è disciplinato dall’articolo 3 della Legge n. 604 del 1966 ed è una delle diverse tipologie di licenziamento cui può essere soggetto un dipendente. Si configura quando il lavoratore tiene un comportamento colpevole, ma non è tale da integrare la fattispecie del licenziamento per giusta causa.
È di fondamentale importanza comprendere gli elementi che lo contraddistinguono affinché il lavoratore possa tutelarsi nelle opportune sedi qualora sia ritenuto illegittimo, per esempio con il supporto di un avvocato specializzato in diritto del lavoro.
Il licenziamento per giustificato motivo soggettivo è legato a inadempimenti contrattuali o comportamenti scorretti del lavoratore che rompono il vincolo fiduciario, ma che richiedono comunque il rispetto del periodo di preavviso. In sostanza, è un licenziamento strettamente connesso con la condotta del dipendente.
È importante distinguere questa forma di licenziamento da:
- licenziamento per giusta causa, che comporta la cessazione immediata del rapporto senza preavviso per gravi violazioni contrattuali. È un licenziamento in tronco, che non prevede preavviso, né indennità;
- licenziamento per giustificato motivo oggettivo, legato a ragioni economiche o organizzative dell’azienda, non al comportamento del lavoratore.
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Cause di licenziamento per giustificato motivo soggettivo
I casi concreti che possono giustificare un licenziamento per motivo soggettivo sono numerosi e variano in base alla gravità e alla frequenza del comportamento.
Alcuni esempi comuni includono:
- assenze ingiustificate dal lavoro, se ripetute o prolungate senza una giustificazione valida;
- ritardi frequenti e non motivati, che influiscono sull’organizzazione aziendale;
- comportamenti insubordinati, come il rifiuto reiterato di eseguire ordini legittimi;
- violazione del codice disciplinare aziendale;
- uso improprio degli strumenti aziendali – un esempio, è l’utilizzo del computer o dell’auto aziendale per fini personali in violazione delle regole interne;
- comportamenti scorretti verso colleghi o clienti, come atteggiamenti aggressivi o maleducati;
- negligenza o imperizia grave nell’esecuzione delle mansioni.
Ad ogni modo, la valutazione va sempre fatta caso per caso e spesso i casi che potrebbero portare ad un licenziamento per motivi soggettivi presentano dei confini piuttosto labili. La gravità dell’addebito deve essere accertata tenendo conto del tipo di rapporto, dell’anzianità del dipendente, della recidiva e del danno eventualmente arrecato all’azienda.
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Procedura e decorrenza del licenziamento GMS
Il datore di lavoro che intende procedere con il licenziamento per giustificato motivo soggettivo deve rispettare una precisa procedura prevista dalla legge e dai contratti collettivi. Il primo passo è la contestazione dell’addebito: il datore deve comunicare per iscritto al lavoratore, in modo chiaro e dettagliato, i fatti a lui imputati. Questo atto segna l’inizio del procedimento disciplinare.
A questo punto, il lavoratore ha diritto a difendersi: può presentare una giustificazione scritta o richiedere un colloquio difensivo, anche con l’assistenza di un rappresentante sindacale. Deve farlo entro un termine stabilito, che è solitamente di 5 giorni. Solo dopo aver esaminato le difese, il datore può decidere di procedere con il licenziamento, sempre con comunicazione scritta e motivata.
Il licenziamento decorre dalla data indicata nella lettera. Tuttavia, il rapporto di lavoro non termina immediatamente, ma alla scadenza del periodo di preavviso, salvo che il datore decida di non farlo svolgere – in tal caso dovrà corrispondere l’indennità sostitutiva di preavviso.
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Licenziamento per motivo soggettivo: con o senza preavviso?
Il preavviso è un elemento essenziale nel licenziamento per giustificato motivo soggettivo. A differenza del licenziamento per giusta causa, che ha effetto immediato, in questo caso il datore deve rispettare il termine di preavviso previsto dal contratto collettivo nazionale applicabile al settore di riferimento.
Diversamente, come abbiamo visto, si incorre nel pagamento di una indennità dovuta per il mancato rispetto delle disposizioni legislative. Essa consiste in una somma pari alla retribuzione che avrebbe percepito durante tale periodo.
La durata del preavviso varia in base a:
- la qualifica del dipendente (operaio, impiegato, quadro, dirigente);
- l’anzianità di servizio;
- il livello di inquadramento.
Facciamo un esempio pratico: per un impiegato con oltre 5 anni di anzianità, il preavviso può variare da 30 a 60 giorni, a seconda del contratto collettivo.
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Il licenziamento per giustificato motivo soggettivo dà diritto alla NASpI?
Rispetto alla giusta causa, il licenziamento per GMS consente l’applicazione del preavviso e garantisce comunque al lavoratore la possibilità di accedere alla NASpI (Nuova Assicurazione Sociale per l’Impiego), purché ricorrano i requisiti contributivi.
La norma prevede che il lavoratore abbia diritto all’indennità di disoccupazione se perde involontariamente il lavoro e rientra in questa ipotesi anche il licenziamento disciplinare per motivi soggettivi.
Per accedere alla NASpI, il lavoratore deve:
- essere stato licenziato, anche per motivi disciplinari (esclusa la giusta causa in caso di dolo accertato penalmente);
- avere almeno 13 settimane di contribuzione nei 4 anni precedenti l’inizio della disoccupazione;
- aver maturato 30 giornate di lavoro effettivo nei 12 mesi precedenti.
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Il licenziamento per GMS può essere impugnato?
Il lavoratore che ritiene il licenziamento illegittimo può impugnarlo entro 60 giorni dalla ricezione della lettera, mediante atto scritto (anche tramite email o PEC). Entro i successivi 180 giorni, deve poi:
- depositare il ricorso in tribunale;
- o richiedere un tentativo di conciliazione sindacale o amministrativa.
Se il giudice accerta che il motivo soggettivo non sussiste, può disporre:
- la reintegrazione nel posto di lavoro (per esempio, se la violazione è manifestamente insussistente);
- oppure, un risarcimento in denaro (indennità da 2 a 24 mensilità).
Per evitare contenziosi, è fondamentale che il datore segua correttamente la procedura prevista per i provvedimenti disciplinari. Allo stesso modo, il lavoratore ha diritto a difendersi e ad agire in giudizio se ritiene il licenziamento infondato o sproporzionato.
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