Avvocato e cliente possono essere amici?
Esiste una qualche norma del Codice deontologico forense per la quale l'avvocato non può difendere un parente o un familiare? Vediamo come stanno effettivamente le cose.
- Molto spesso, quando si ha un problema con la legge, si fa ricorso all’amico avvocato.
- Si tratta di una prassi abbastanza consolidata, per la quale non esiste un esplicito divieto.
- Se non c’è un conflitto di interessi, inoltre, l’avvocato può anche essere un proprio familiare.
Com’è noto, l’operato di un avvocato deve rispettare quanto contenuto nel Codice deontologico forense. Ciò vale anche per quel che riguarda il rapporto che c’è tra il professionista e i propri clienti.
Si potrebbero verificare delle situazioni di incompatibilità tra i due, per le quali l’avvocato potrebbe violare le regole che è tenuto a rispettare e, pertanto, andare incontro a sanzioni.
Potrebbe per esempio esserci una relazione amorosa tra avvocato e cliente, prima del conferimento dell’incarico, oppure potrebbe succedere di innamorarsi del proprio avvocato (e di essere ricambiati).
Da questo punto di vista, cosa non possono fare gli avvocati? Possono, per esempio, occuparsi della difesa di un familiare, oppure fare causa a un parente? Facciamo chiarezza in merito.
Come si chiama il rapporto tra avvocato e cliente?
Il rapporto tra il cliente e l’avvocato si basa su un elemento fondamentale: la fiducia reciproca. L’avvocato metterà a disposizione del cliente le sue competenze e la sua etica professionale, e riceverà, in cambio, un compenso (pattuito in anticipo tramite preventivo).
L’attività di consulenza/assistenza legale deve essere svolta nel rispetto delle norme del Codice deontologico forense, tra le quali spicca, per esempio, l’art. 27, il quale regola i doveri di informazione.
Da questo punto di vista, l’avvocato ha diversi oneri nei confronti del cliente, quali per esempio quello di informarlo circa:
- le caratteristiche dell’incarico: devono essere esplicitate le attività che si intendono svolgere e le possibili soluzioni ipotizzate al problema legale presentato dal cliente;
- la prevedibile durata del processo e i costi ipotizzabili da sostenere;
- la possibilità di avvalersi del procedimento di negoziazione assistita, del procedimento di mediazione e del gratuito patrocinio a spese dello Stato;
- lo svolgimento del mandato.
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Conflitto di interessi avvocato parentela
Quando l’avvocato è in conflitto di interessi? La domanda alla base di questo articolo, ovvero se l’avvocato possa legittimamente occuparsi della difesa di un familiare o di una persona con la quale ha una relazione affettiva, si lega anche al concetto di conflitto di interessi.
Questa espressione viene utilizzata per indicare l’incompatibilità tra l’assunzione di una carica e i propri interessi personali, che potrebbero influire pesantemente e indubbiamente su eventuali decisioni, rendendo impossibile l’applicazione dell’imparzialità richiesta.
Per l’avvocato, potrebbe esserci conflitto di interesse nell’ipotesi in cui dovesse svolgere due incarichi che non siano compatibili tra loro, in relazione al fatto che abbiano interessi contrapposti:
- un avvocato che è anche amministratore di condominio, per esempio, potrebbe avere dei problemi a difendere uno dei condomini in una causa contro il condominio;
- allo stesso modo, se un avvocato ha assistito il marito nella causa di separazione, non potrà poi occuparsi della difesa della moglie nel corso della causa di divorzio.
Su questo punto, ricordiamo che l’avvocato può avviare una causa contro un ex cliente soltanto dopo che siano trascorsi due anni. Per maggiori dettagli sull’argomento, ti invitiamo a consultare il testo completo del Codice deontologico forense.
L’avvocato può difendere un familiare?
Possiamo dire che l’avvocato può occuparsi della difesa di un familiare senza incorrere in un conflitto di interessi. Se il figlio di un avvocato è innocente, per esempio, il padre può occuparsi della sua difesa.
L’avvocato non ha un interesse che è legato al vincolo familiare, ma la sua intenzione professionale è quella di fare in modo che la verità venga a galla e che il procedimento termini con esito favorevole per il suo assistito.
Non a caso, l’avvocato di famiglia, quindi una persona con la quale si ha un vincolo di parentela o affinità, è molto spesso il professionista che viene scelto dai familiari per difendersi in caso di problemi con la legge.
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Conflitto di interessi e codice deontologico forense
Nel momento in cui un avvocato accetta un determinato incarico, deve sempre fare riferimento a quanto contenuto nel Codice deontologico forense – altrimenti potrebbe andare incontro a sanzioni.
In particolare, all’art. 23 si legge che, dopo il conferimento del mandato, l’avvocato non deve intrattenere con il cliente e la parte assistita rapporti (economici, patrimoniali, commerciali o di altra natura) che possano in qualche modo influenzare il rapporto professionale.
L’art. 24, invece, disciplina proprio il “conflitto di interessi”. Viene per esempio specificato che l’attività professionale del legale deve essere indipendente: l’avvocato deve quindi difenderla da eventuali pressioni e condizionamenti, quali quelli correlati ai propri interessi personali.
L’avvocato coinvolto in un mandato nel quale è presente una situazione di conflitto di interessi, e che violi i commi 1, 3 e 5 dell’art. 24, va incontro alla sanzione disciplinare della sospensione dell’esercizio dell’attività professionale, per un periodo compreso tra 1 e 3 anni.
Come si fa a capire se un avvocato è bravo? A questo proposito, leggi Come si comporta un buon avvocato?
Divieto assunzione di incarichi contro un ex cliente
L’articolo 68 del Codice deontologico forense, invece, vieta all’avvocato di svolgere un incarico contro una persona che è già stata assistita, a meno che non siano passati almeno 2 anni.
In particolare:
- l’avvocato non può utilizzare notizie che ha acquisito da un precedente rapporto professionale;
- il professionista non può occuparsi di controversie contro uno solo coniuge qualora abbia assistito in precedenza i due coniugi congiuntamente.
Lo stesso divieto si applica sull’eventuale assistenza di minori: se l’avvocato si è prima occupato del minore in una controversia familiare, non può poi essere il legale di uno solo dei due genitori in controversie che hanno la stessa natura.
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