Chiamata alle armi: fino a che età può arrivare
La lettura della Costituzione italiana diventa fondamentale per comprendere quali siano i casi in cui la chiamata alle armi potrebbe essere legittima e necessaria.
- Com’è noto la leva militare non è più obbligatoria in Italia.
- Nonostante l’Italia ripudi la guerra, ci sono alcuni casi in cui potrebbe essere necessario intervenire.
- Si tratta della guerre difensive o in supporto di un altro Stato Nato.
Dallo scoppio del conflitto tra Russia e Ucraina, avvenuto nel febbraio del 2022, il concetto di “chiamata alle armi” è tornato in auge. In molti si sono chiesti cosa potrebbe accadere se dovesse scoppiare la terza guerra mondiale.
In Italia non esiste più la leva obbligatoria, così come in molti altri Paesi del mondo occidentale. Quali sarebbero allora gli obblighi nel caso di guerra, in particolare per chi ha fatto il servizio militare?
La chiamata alle armi potrebbe davvero diventare realtà? In quali circostanze? E quali sono i casi il cui è possibile rispondere con un rifiuto? Sono collegati a un limite di età massima che possono avere i soldati? Scopriamolo.
Chiamata alle armi: l’Italia potrebbe entrare in guerra?
Se scoppia la terza guerra mondiale, chi viene arruolato? L’art. 11 della Costituzione della Repubblica italiana recita che l’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali.
Il nostro Paese, dunque, è contrario alla guerra intesa come strumento che offende la libertà di un altro Stato. Tuttavia, il discorso è diverso nell’ipotesi in cui si facesse riferimento a una guerra di tipo difensivo.
A questo proposito, si può citare l’art. 52 della Costituzione, il quale stabilisce che La difesa della Patria è sacro dovere del cittadino. Nell’ipotesi, dunque, in cui l’Italia dovesse essere attaccata, le Camere delibererebbero lo stato di guerra e al Governo sarebbero conferiti i poteri necessari (art. 78 della Costituzione).
In pratica, in base al Codice militare, la chiamata alle armi è possibile quando:
- l’entrata in guerra sia stata deliberata dal Parlamento;
- nell’ipotesi in cui un Paese della Nato dovesse essere attaccato: in questo caso, in presenza di una grave crisi internazionale, l’Italia potrebbe essere chiamata a difenderlo.
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Chiamata alle armi per attacco a uno Stato Nato
L’Italia è uno dei Paesi membri della Nato. Quali sono gli accordi militari tra gli Stati che ne fanno parte, ovvero cosa può succedere se uno di essi dovesse subire un attacco militare da parte di un’altra nazione?
La regola generale, ovvero l’art. 5 del Trattato, prevede che, nell’ipotesi di attacco a uno degli Stati membri, tutti gli altri dovrebbero intervenire in sua difesa, perché lo si intenderebbe come un’invasione verso tutti gli altri componenti dell’alleanza.
Per attacco armato non si intende soltanto un bombardamento o l’invasione del territorio di un altro Stato, ma anche un attacco contro le forze, le navi e gli aerei che possono trovarsi in questi territori o in altri territori in Europa o nel mar Mediterraneo.
Nel caso specifico della guerra tra Russia e Ucraina, l’Italia non è intervenuta con le proprie forze militari in difesa dell’Ucraina in quanto quest’ultima non è un Paese membro della Nato. Tuttavia, potrebbe intervenire, in caso di attacchi da parte dei russi, il corpo militare multinazionale della Nato, in cui sono presenti più di 4.000 soldati italiani.
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Chiamata alle armi: quando potrebbe servire la leva obbligatoria
La leva obbligatoria, quindi l’obbligo di fare il militare, è stata abolita nel 2004 per tutti i nati a partire dal 1° gennaio 1986. Questo significa che, dal 1° gennaio 2005, fanno parte dell’esercito italiano soltanto le persone che hanno scelto di fare il militare volontariamente.
Ci sono alcune ipotesi – considerate gravissime – in cui la leva potrebbe essere riattivata e li abbiamo già enunciati qualche riga fa:
- se l’entrata in guerra dell’Italia è il risultato di una deliberazione del Parlamento;
- nel caso di una grave crisi internazionale, che potrebbe coinvolgere non direttamente l’Italia, ma un altro Stato della Nato.
La leva obbligatoria sarebbe a quel punto ripristinata se:
- i nostri militari fossero insufficienti nel numero;
- la mancanza di militari non potesse essere colmata con i volontari in ferma permanente (ex militari), ovvero coloro che abbiano terminato il servizio da non più di 5 anni.
La legge prevede inoltre che per
colmare le vacanze di organico, non possono essere richiamati in servizio gli appartenenti alle Forze di polizia ad ordinamento civile ed al Corpo nazionale dei vigili del fuoco.
In questa ipotesi, dunque, sarebbero chiamati alla leva gli adulti e i giovanissimi che non hanno mai fatto il militare. La chiamata alle armi sarebbe disposta con la deliberazione del Consiglio dei Ministri, alla quale seguirebbe un decreto del Presidente della Repubblica. La chiamata sarebbe rivolta, senza alcuna differenza, anche alle donne.
Chiamata alle armi: età massima e donne
In una situazione di emergenza come quella appena descritta, la chiamata alle armi potrebbe avvenire tramite le cosiddette liste di leva. Si tratta di una formalità rimasta in vigore anche dopo l’abolizione del servizio militare obbligatorio.
A queste liste vengono iscritti, dalle anagrafi di ogni Comune italiano, tutti i cittadini maschi che hanno compiuto 17 anni di età. Potranno essere chiamati alle armi tutti cittadini che hanno un’età compresa tra i 18 e i 45 anni.
Chi ha un passato nelle Forze armate, in caso di bisogno o su domanda presentata personalmente, sarà inoltre possibile essere richiamati fino al 56° anno di età (e anche oltre in base ai casi e alle proprie condizioni fisiche).
Nella remota ipotesi di ripristino della leva obbligatoria, si attingerebbe in primo luogo ai nomi presenti su tali liste. Dopo la chiamata, ci sarebbe una visita medica dalla quale verrebbero fuori le etichette riportate in tabella.
Esito chiamata alle armi | Cosa significa |
Idoneo | Si va in guerra |
Rivedibile | Il cittadino è momentaneamente inabile, quindi seguirà una seconda visita |
Riformato | Il cittadino non sarà mai arruolato in quanto viene considerato non idoneo in modo permanente al servizio militare |
Chiamata alle armi: il rifiuto è possibile?
La chiamata alle armi non può essere rifiutata poiché, in base all’art. 52 della Costituzione, il servizio militare è obbligatorio nei modi e nei limiti stabiliti dalla legge, quindi il rifiuto costituisce un reato.
Non è possibile rifiutare la chiamata alle armi per obiezione di coscienza. Gli unici casi che possono essere accettati sono:
- gravi motivi di salute;
- una gravidanza.
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Chiamata alle armi – Domande frequenti
La chiamata alle armi in caso di guerra iniziava all’età di 17 anni.
Le lista di leva, che esistono ancora oggi nonostante la leva non sia più obbligatoria, sono delle liste in cui vengono scritti tutti i nomi dei cittadini maschi che compiono 17 anni. Vengono tenute dalle anagrafi di ogni Comune.
Il rifiuto della chiamata alle armi rappresenta un reato perché si va contro a un dovere sancito dalla Costituzione della Repubblica italiana.
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