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Contratto a tempo determinato: significato, regole, durata, dimissioni

Cos'è un contratto a tempo determinato? Quali sono le regole che disciplinano questo contratto? Cosa succede alla scadenza? Nel seguente articolo ti illustreremo le caratteristiche salienti del contratto in questione.

contratto a tempo determinato
  • Il contratto di lavoro a tempo determinato prevede la stipulazione di un contratto da cui nasce un rapporto di lavoro a termine.
  • Il contratto a tempo determinato deve avere forma scritta, se la durata del rapporto è superiore a 13 giorni.
  • Il lavoratore a tempo determinato non può dimettersi se non espressamente pattuito nel contratto o sussista una giusta causa.

Una delle forme di contratto di lavoro più comune è il contratto a tempo determinato. Questa fattispecie si caratterizza per la temporaneità del vincolo. 

Il legislatore ha assunto un approccio diversificato nel tempo, cioè talora l’ha favorito, in altri l’ha disincentivato, a seconda delle esigenze del mercato del lavoro.

Nel seguente articolo ti spiegheremo quali sono le principali caratteristiche del contratto a tempo determinato. Analizzeremo, in primo luogo, come funziona l’istituto e le sue regole generali. Poi ci soffermeremo sui diritti del lavoratore e su cosa accade in caso di licenziamento o dimissioni.

Contratto a tempo determinato: cos’è

Il contratto di lavoro a tempo determinato è una forma di contratto di lavoro caratterizzata dalla temporaneità del vincolo. Negli ultimi anni, anche in conseguenza della pandemia, è considerevolmente incrementato il ricorso a tale strumento. Questo, infatti, offre una maggiore flessibilità al datore di lavoro, oltre a comportare una serie di vantaggi economici.

Nel 2015, con il Jobs act, il legislatore ha reso maggiormente agevole l’impiego di questa forma contrattuale. Una delle disposizioni più interessanti era quella che ha previsto la possibilità di ricorrere al contratto a tempo determinato senza una causa specifica.

Nel 2018, tuttavia, vi è stato un ripensamento da parte del legislatore, che ha introdotto delle limitazioni, al fine di incentivare forme contrattuali che garantissero una maggiore stabilità al lavoratore. 

Ad oggi, le condizioni per ricorrere al contratto di lavoro a tempo determinato sono:

  • durata massima complessiva di 24 mesi;
  • obbligo di causale dopo i primi 12 mesi di durata del contratto;
  • innalzamento del contributo aggiuntivo dovuto dai datori di lavoro di uno 0,50% ad ogni rinnovo;
  • più tempo al lavoratore che intenda impugnare il contratto in caso di irregolarità, portando il termine da 120 a 180 giorni.

Durante la pandemia, però, con il Decreto Sostegni è stato disapplicato l’obbligo di causa, proprio in considerazione delle particolari esigenze legate all’emergenza. 

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Contratto a tempo determinato: forma, durata e causa

Il contratto a tempo determinato deve necessariamente avere forma scritta, se ha ad oggetto un rapporto di durata inferiore ai 13 giorni. Se il rapporto ha una durata inferiore, non necessariamente deve avere forma scritta. 

Il datore di lavoro è tenuto all’obbligo di consegna di una copia del contratto entro cinque giorni lavorativi dall’inizio della prestazione.

Il contratto deve indicare il termine del rapporto:

  • individuando una data specifica;
  • individuando un avvenimento, quindi una data incerta, ma relativa a un evento che sicuramente si verificherà – per esempio, in caso di maternità di una lavoratrice spesso si inserisce nel contratto la dicitura “fino al rientro in servizio della lavoratrice.

Il datore di lavoro è poi tenuto ad effettuare alcune comunicazioni obbligatorie di assunzione, trasformazione e cessazione del rapporto di lavoro

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Come evidenziato nel precedente paragrafo, poi, la durata massima del contratto di lavoro è di 24 mesi, a fronte della precedente normativa che, invece, prevedeva una durata massima di 36 mesi

Il primo contratto concluso può anche essere privo di causa, purché non superi i 12 mesi, mentre, il secondo contratto dovrà essere motivato.

Quindi, in caso di nuovo contratto o proroga del precedente, il datore di lavoro dovrà specificare una delle seguenti cause:

  • esigenze temporanee e oggettive, estranee all’ordinaria attività;
  • esigenze di sostituzione di altri lavoratori. Sulla questione è anche intervenuta un’ordinanza  della Cassazione, la n. 21672 del 23 agosto 2019, nella quale si afferma che l’apposizione obbligatoria della motivazione della ragione sostitutiva ad un contratto a tempo determinato consente di assicurare la veridicità, la trasparenza  e l’immodificabilità della stessa nel corso del rapporto; 
  • esigenze connesse a incrementi temporanei, significativi e non programmabili, dell’attività ordinaria.

Tale obbligo motivazionale non sussiste per i lavori stagionali.

Contratto a tempo determinato: dimissioni 

Rispetto al contratto a tempo determinato, il legislatore ha escluso la possibilità di recesso. L’art. 2119 c.c., infatti, prevede che il contratto si risolva solo alla scadenza, salvo che le parti abbiano pattuito la facoltà di recedere prima o sussista giusta causa che giustifichi il recesso.

Se il lavoratore si dimette in assenza di giusta causa, il datore di lavoro può chiedere il risarcimento dei danni per il periodo mancante alla conclusione del contratto. Al più, il lavoratore può decidere di accordarsi con il datore di lavoro circa le conseguenza del recesso o la possibilità di esercitare il recesso. 

Approfondisci leggendo Dimissioni per giusta causa: quando si possono dare e come dimostrare

Per quanto riguarda le cause che giustificano il recesso, possiamo richiamare:

  • mancato pagamento dello stipendio;
  • molestie sessuali;
  • peggioramento delle mansioni lavorative;
  • mobbing;
  • variazioni delle condizioni lavorative a seguito di cessioni aziendali;
  • trasferimento in un’altra sede senza valide motivazioni;
  • comportamento ingiurioso effettuato dai superiori.

L’elenco è meramente esemplificativo: dunque, possono anche essere richiamate ulteriori cause. Le dimissioni si danno in via telematica e non cartacea. Quindi, il lavoratore non deve comunicare immediatamente le cause delle dimissioni. 

LEGGI ANCHE: Licenziamento per giusta causa: come funziona e quando è possibile

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Contratto a tempo determinato: licenziamento

Anche in caso di licenziamento valgono le stesse regole. Il datore di lavoro può decidere di licenziare il lavoratore con contratto a tempo determinato solo ove questo non rispetti le regole e gli obblighi scaturenti dal rapporto di lavoro. 

Il lavoratore non può essere però licenziato per giustificato motivo oggettivo o soggettivo: è necessario che vi sia una motivazione valida alla base. Questa comporta la possibilità di ricorrere al procedimento disciplinare. Devono, infatti, essere previamente contestate le violazioni al lavoratore, prima di procedere al licenziamento.

In tal modo viene instaurato un contraddittorio con il lavoratore, il quale potrà difendersi rispetto alle accuse mosse dal datore di lavoro. Se non si procede a questo iter, il lavoratore ha diritto ad un’indennità pari a tutte le mensilità perse. Anche in questo caso, il datore di lavoro deve rispettare l’obbligo di preavviso

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Contratto a tempo determinato: quanti rinnovi

Come abbiamo evidenziato nei precedenti paragrafi, il contratto a tempo determinato può avere una durata di 24 mesi. Può essere prorogato fino ad un massimo di 4 volte in questi due anni. Dunque, le proroghe vanno, in genere, di sei mesi in sei mesi

Tuttavia, dobbiamo distinguere tra proroga e rinnovo:

  • per proroga si intende l’accordo di prosecuzione del contratto senza interruzioni del rapporto. Deve riguardare la stessa attività lavorativa e riportare la causale, se sono superati i 12 mesi;
  • il rinnovo si verifica se un nuovo contratto è stipulato in data successiva alla fine del precedente. In questo caso, tra i due contratti deve intercorrere un certo lasso di tempo, devono avere ad oggetto la stessa mansione e deve avvenire tra le stesse parti. 

L’intervallo minimo è:

  1. per i contratti che hanno una durata inferiore a 6 mesi: 10 giorni;
  2. per i contratti che hanno una durata superiore a 6 mesi: 20 giorni.

Il mancato rispetto dei termini comporta la trasformazione del contratto da tempo determinato a tempo indeterminato

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Periodo di prova contratto a tempo determinato

Potresti anche chiederti se, rispetto ai contratti a tempo determinato, sia previsto un periodo di prova. La risposta è affermativa: il periodo di prova deve essere proporzionato alla durata del contratto. Al fine di calcolarlo, si dovrà tener conto anche dell’attività compiuta e delle relative mansioni. 

Il legislatore non ha previsto, in realtà, alcuna disposizione al riguardo. Si ritiene che la questione, anche quando sarà affrontata in sede legislativa, sarà risolta con il coinvolgimento dei sindacati e la stipulazione di contratti collettivi nazionali.

Ad oggi, l’orientamento prevalente afferma che la durata della prova non dovrebbe superare la metà del tempo pattuito del  rapporto nel contratto di lavoro.

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Contratto a tempo determinato e NASPI

Altra domanda che possiamo porci è se il lavoratore goda degli stessi diritti di cui godrebbe in caso di contratto di lavoro a tempo indeterminato. In particolare, ci chiediamo se in caso di disoccupazione ha diritto ad ottenere la c.d. NASPI

Quando il datore di lavoro non rinnova o proroga il contratto o non lo trasforma in contratto a tempo indeterminato, il lavoratore ha diritto alla NASPI.

È possibile ottenere la c.d. disoccupazione in caso di:

  • licenziamento;
  • dimissioni per giusta causa;
  • dimissioni nel periodo tutelato per maternità;
  • risoluzione consensuale con procedura di conciliazione presso l’ispettorato;
  • risoluzione a seguito di rifiuto al trasferimento oltre i 50 km;
  • licenziamento disciplinare;
  • licenziamento per incentivo all’esodo.

Il lavoratore ha diritto alla NASPI se ricorrono due condizioni:

  1. possiede 13 settimane di contribuzione nei quattro anni precedenti l’inizio del periodo di disoccupazione;
  2. possiede trenta giornate di lavoro effettivo nei dodici mesi precedenti 

Per approfondire l’argomento leggi anche: Differenza tra NASpI e DIS-COLL

Contratto a tempo determinato: categorie protette

Le imprese con più di 15 dipendenti devono assumere anche dipendenti che appartengono alle categorie protette. Questi possono essere assunti sia con contratto a tempo determinato sia indeterminato.

Nel primo caso, è possibile concludere una convenzione o un accordo con il datore di lavoro, adottando un programma per raggiungere una serie di obiettivi.

In particolare, si possono adottare i seguenti istituti:

  • ​​la chiamata nominativa;
  • il contratto a tempo determinato;
  • il tirocinio di orientamento o formativo;
  • il periodo di prova più lungo rispetto a quello normalmente sancito dai contratti nazionali di categoria.

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Contratto a tempo determinato e maternità

In caso di maternità, la lavoratrice che ha concluso un contratto a tempo determinato ha gli stessi diritti della madre lavoratrice che abbia concluso un contratto a tempo indeterminato in relazione a:

  • sicurezza sul lavoro: anche per la madre lavoratrice a tempo determinato devono essere adottate le stesse misure volte a prevenire rischi alla salute della donna e del bambino. Quindi, trovano applicazione le norme sui lavori defaticanti e gli orari notturni;
  • maternità obbligatoria ed indennità: le madri lavoratrici a tempo determinato possono assentarsi per lo stesso periodo previsto per le lavoratrici a tempo indeterminato. La lavoratrice ha anche diritto a percepire dall’INPS un’indennità pari all’80% dello stipendio.

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Chi ha un contratto a tempo determinato ha diritto alle ferie?

Un lavoratore ha  diritto alle ferie, se lavora sei giorni alla settimane ha diritto a 26 giorni di ferie all’anno. Dunque, matura circa 2,16 giorni di ferie al mese. Il calcolo tiene conto del numero di giorni effettivamente lavorati e della durata del contratto.

Se si tratta di un contratto di lavoro a tempo determinato di durata semestrale, il lavoratore ha diritto a 13 giorni di ferie. Se il contratto è di 3 mesi, invece, avrà diritto a 6,5 giorni di ferie

Quindi, anche in questo caso, il lavoratore a tempo determinato ha gli stessi diritti dei colleghi a tempo indeterminato. Le parti possono comunque decidere di accordarsi diversamente. 

Se il lavoratore, però, ha un contratto a tempo determinato part time, i giorni di ferie sono ridotti. Per esempio, se il contratto di lavoro è di 20 ore, questo caso il lavoratore matura 1,08 giorni di ferie al mese. Dopo 6 mesi, quindi, avrà diritto a una settimana di ferie

Chi ha un contratto a tempo determinato ha diritto alla tredicesima?

La tredicesima è una sorta di gratifica natalizia erogata nel mese di dicembre. Viene erogata anche in caso di contratto di lavoro a tempo determinato. Questa è calcolata in base ai ratei maturati durante l’anno e viene concessa nel mese di dicembre.

Per maturare il diritto, è necessario che sia trascorso un periodo di lavoro almeno di 15 giorni o quanto previsto dai Contratti collettivi di lavoro nazionali.

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Cosa succede alla scadenza di un contratto a tempo determinato?

Dopo aver lavorato presso un certo datore di lavoro con contratto a tempo determinato per un periodo superiore a sei mesi, il lavoratore, anche se il contratto è scaduto, ha diritto ad essere preferito in caso di assunzione a tempo indeterminato effettuate nei successivi 12 mesi. 

In caso di prosecuzione oltre la scadenza del contratto, cosa accade? Il contratto di lavoro potrebbe anche proseguire di fatto, senza proroga o rinnovo. Questo è ammesso per limitati periodi di tempo, ossia:

  • per 30 giorni, se il contratto aveva una durata inferiore a 6 mesi;
  • per 50 giorni in ogni altro caso.

Per questa prosecuzione, il lavoratore ha diritto all’aumento della retribuzione del:

  • 20% per i primi 10 giorni dalla scadenza;
  • 40% dopo i primi 10 giorni dalla scadenza.

Contratto a tempo determinato – domande frequenti

Quando scade un contratto a tempo determinato ho diritto alla disoccupazione?

Un contratto a tempo determinato quando scade comunque comporta il diritto del lavoratore alla disoccupazione.

Quante volte si può rinnovare il contratto a tempo determinato?

Il contratto a tempo determinato può essere rinnovato quattro volte.

Quanto dura il contratto a tempo determinato?

Normalmente, il contratto a tempo determinato ha una durata di 6 mesi, può essere prorogato fino a 24 mesi.

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Avv. Clelia Tesone
Avvocato civilista
Laureatasi in Giurisprudenza con la votazione di 110 e Lode presso l’Università degli Studi di Napoli “Federico II” e con approfondita conoscenza delle materie del Diritto Civile e del Diritto Amministrativo. Ha brillantemente conseguito l’abilitazione alla professione di avvocato, a seguito dell’espletamento della pratica forense in diritto civile e il tirocinio ex art. 73 d.l. 69/2013 presso la Procura della Repubblica di Napoli Nord.
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