Giudice del lavoro: chi è e quali sono le sue funzioni
Il nostro ordinamento prevede, nell’ambito della giurisdizione civile, la competenza del Giudice del lavoro per le controversie in materia di lavoro e previdenza. In questa guida scopriamo di più sull’importante figura del Giudice del Lavoro.
- Il Giudice del lavoro è competente a giudicare nelle controversie di lavoro e di previdenza e assistenza obbligatoria.
- Per rivolgersi al Giudice del lavoro è necessario depositare un ricorso ex art 414 c.p.c. presso la cancelleria del Tribunale competente per territorio, nei tempi previsti dalla legge.
- Se il reddito è inferiore alla soglia prevista per legge non è necessario il pagamento del contributo unificato per adire il Giudice del lavoro.
Il Giudice del lavoro è un magistrato che esercita le proprie funzioni presso il Tribunale ordinario, oppure presso le Corti d’Appello o ancora in Cassazione.
Tuttavia, se nel primo grado di giudizio il Giudice del lavoro è un giudice monocratico, nel senso che segue lo svolgimento del processo ed emette la sentenza da solo, nel secondo e nel terzo grado di giudizio, quindi in Corte d’Appello e in Cassazione, esercita le sue funzioni all’interno di un Collegio, cioè con una pluralità di giudici.
Analizziamo più nel dettaglio quelle che sono le sue funzioni a livello legislativo, quando può essere utile la sua presenza per una causa di lavoro e quali sono i tempi di un ipotetico processo e i costi da sostenere.
A cosa serve il Giudice del lavoro?
In virtù di quanto previsto dall’art. 409 c.p.c. e dall’art. 444 c.p.c., il Giudice del lavoro è competente a decidere le controversie in materia di:
- rapporti di lavoro subordinato privato, anche se non inerenti all’esercizio di una impresa;
- rapporti di agenzia, di rappresentanza commerciale ed altri rapporti di collaborazione che si concretino in una prestazione di opera continuativa e coordinata, prevalentemente personale, anche se non a carattere subordinato. La collaborazione si intende coordinata quando, nel rispetto delle modalità di coordinamento stabilite di comune accordo dalle parti, il collaboratore organizza autonomamente l’attività lavorativa;
- rapporti di lavoro dei dipendenti di enti pubblici che svolgono esclusivamente o prevalentemente attività economica;
- rapporti di lavoro dei dipendenti di enti pubblici ed altri rapporti di lavoro pubblico, sempreché non siano devoluti dalla legge ad altro giudice;
- previdenza e assistenza obbligatoria.
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Giudice del Lavoro: competenza
Per rivolgersi al Giudice del Lavoro è necessario depositare un ricorso redatto ai sensi dell’art. 414 c.p.c.. Bisogna dunque contattare un avvocato al quale conferire una procura al fine di redigere e depositare il ricorso – che si occuperà di tutte le fasi della controversia. Inoltre, è importante capire qual è il Tribunale competente per territorio per l’instaurazione della controversia.
Ai sensi dell’art. 413 c.p.c., la competenza territoriale in materia di controversia del lavoro può essere individuata in tre fori alternativi, ed è prevista una disciplina particolare per i contratti di agenzia e i rapporti di collaborazione.
In particolare, sarà competente per territorio il Giudice:
- nella cui circoscrizione è sorto il rapporto di lavoro;
- del luogo in cui si trova l’azienda o una sua dipendenza dove era addetto il lavoratore;
- del luogo dove il lavoratore prestava la sua opera al momento della fine del rapporto.
Nel caso in cui la controversia verta in materia di contratti di agenzia, rappresentanza o collaborazione, è competente il Giudice nella cui circoscrizione si trova il domicilio dell’agente, del rappresentante di commercio ovvero del titolare degli altri rapporti di collaborazione di cui all’art. 409 n. 3.
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Cosa fa un Giudice del lavoro
Come abbiamo visto, il Giudice del lavoro è colui che si occupa di dirimere le controversie in materia di rapporti di lavoro e in materia di previdenza e assistenza obbligatoria. In concreto, nelle controversie di lavoro, il Giudice del lavoro, dopo che il ricorso è stato depositato presso la cancelleria del Tribunale, fissa la prima udienza con decreto. Tale decreto deve essere notificato dal ricorrente al convenuto entro 30 giorni dalla data d’udienza.
Alla prima udienza il Giudice, verificata la regolarità del contraddittorio, interroga liberamente le parti. Nel corso dell’udienza tenta la conciliazione della lite, formulando una proposta transattiva.
Se la conciliazione non riesce e il giudice ritiene la causa matura per la decisione, o se sorgono questioni relative alla giurisdizione o alla competenza o ad altre pregiudiziali la cui decisione può definire il giudizio, il giudice invita le parti alla discussione e pronuncia sentenza (anche non definitiva) dando lettura del dispositivo, come previsto dall’art. 420 c.p.c.
Sempre nel corso della prima udienza, il Giudice ammette i mezzi di prova proposti dalle parti disponendo, con ordinanza resa nell’udienza, per la loro immediata assunzione.
Successivamente, dunque, il Giudice del lavoro si occupa della fase istruttoria: ascolta e interroga i testimoni e analizza la documentazione allegata dalle parti negli atti introduttivi. Conclusa la fase istruttoria, il Giudice invita le parti alla discussione della causa e infine decide il giudizio con sentenza.
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La sentenza del Giudice del lavoro è impugnabile?
Le sentenze rese dal Giudice del lavoro sono impugnabili dinanzi alla Corte d’Appello competente per distretto entro 30 giorni dalla notificazione della sentenza, se la parte vincitrice notifica la sentenza, oppure entro 6 mesi dalla sua pubblicazione.
Quanto tempo ci vuole per avere una risposta dal Giudice del lavoro?
A seconda della controversia, esistono diversi termini di prescrizione e di decadenza per poter adire il Giudice del lavoro. Per esempio:
- per i giudizi in materia di licenziamento, il termine di decadenza è di 180 giorni dall’impugnativa stragiudiziale del licenziamento – che va effettuata entro 60 giorni dal licenziamento;
- in materia di crediti di lavoro il termine di prescrizione è di 5 anni dalla cessazione del rapporto di lavoro.
Per le controversie in materia di risarcimento del danno contrattuale (come nel caso di dequalificazione professionale) o di riconoscimento al diritto alla qualifica superiore (senza però il diritto alle differenze retributive che si prescrive in 5 anni), invece, si hanno 10 anni di tempo per rivolgersi al Giudice del lavoro.
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Quanto costa andare dal Giudice del lavoro?
L’instaurazione di un giudizio di lavoro segue particolari criteri per la determinazione del contributo unificato da pagare al momento del deposito del ricorso.
Nello specifico, possono usufruire dell’esenzione dal contributo unificato i soggetti che hanno un reddito familiare inferiore a € 38.514,03. La somma viene rivalutata annualmente.
Chi ha un reddito superiore a tale cifra, invece, è tenuto a pagare un contributo unificato determinato a seconda del valore della causa e ridotto della metà.
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Come si diventa Giudice del lavoro?
Come abbiamo detto, il Giudice del lavoro è un magistrato ordinario, dunque si tratta di un laureato in giurisprudenza che ha superato il concorso d’accesso alla magistratura e ha effettuato l’apposito tirocinio al fine di diventare magistrato ordinario a tutti gli effetti.
Qual è il suo stipendio? Il compenso percepito dal Giudice del lavoro dipende dall’anzianità di servizio, dalle funzioni che svolge e dall’assegnazione presso il Tribunale ordinario, Corte d’Appello o Corte di Cassazione.
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