Il cognome del padre al figlio non sarà più automatico: la svolta in Italia

Lavori edili, idraulici, condominiali: sono tante le tipologie di lavori di ristrutturazione o riparazione che si possono fare nella propria abitazione nel corso di una vita intera.
Cosa succede in caso di lavori fatti male? Chi paga? Ma soprattutto, una domanda che in molti si pongono è “Posso non pagare?”.
I lavori fatti male in casa, anche quando ci si è affidati a un’impresa che si occupa di ristrutturazione, sono spesso il risultato della fretta e dell’incuria da parte di chi li ha realizzati.
Ecco cosa bisogna sapere su:
Per capire chi è tenuto a pagare un lavoro che non è stato eseguito nel migliore dei modi, è necessario individuare il responsabile. Solitamente, si tratta dell’impresa alla quale sono stati affidati i lavori: il problema è che nel momento in cui si verifica un danno sono in pochi i soggetti che si prendono la responsabilità di un errore.
Nel caso di una ditta, spesso la colpa viene attribuita al progettista o all’architetto, che a sua volta dirà che è stata l’impresa a non aver compreso il progetto per la realizzazione del lavoro.
Come si esce da questo impasse? La soluzione più indicata è una perizia sui lavori mal eseguiti, effettuata da un professionista che avrà il compito di rilevare la responsabilità di una difformità o di un vizio d’opera.
Alla perizia segue di solito una relazione tecnica sui lavori eseguiti male nella quale sarà indicato il responsabile dei lavori, ovvero colui che dovrà pagare.
Nel momento in cui si sceglie di affidarsi a un professionista – a prescindere dal fatto che si tratti di un singolo o di un’impresa edile – è necessario chiedere delle garanzie.
Nello specifico:
A questo punto, è lecito chiedersi “posso non pagare un lavoro fatto male?”: per legge chi non riceve quello che aveva richiesto può non pagare. Si parla di “eccezione di inadempimento” e si trova espressa nel Codice Civile nella seguente massima “Non è obbligatorio adempiere a chi è inadempiente”.
In questa circostanza, è anche possibile chiedere il risarcimento per l’inadempienza da parte del professionista se si riesce a dimostrare di aver subito un danno di tipo economico, oppure di tipo morale (anche se risulta più complicato). Questa regola è valida nel caso in cui un lavoro non venga mai realizzato. Come funziona, invece, per un lavoro fatto male?
Quando ci si affida a qualcuno per l’esecuzione di un lavoro, si instaura prima di tutto un rapporto di fiducia nei confronti del professionista. Come ci si comporta nel caso in cui il lavoro non è stato eseguito nel migliore dei modi?
Per non pagare un lavoro fatto male si deve essere nelle condizioni di poter dimostrare che si è verificato un inadempimento essenziale, ovvero un errore abbia reso l’oggetto sul quale sono stati effettuati i lavori inservibile.
L’inadempimento essenziale è una forma di inadempimento a tutti gli effetti. In questi casi, ci sono tre ipotesi differenti:
L’inadempimento è essenziale, quindi grave | In questa evenienza, il lavoro è inservibile e di conseguenza il professionista può non essere pagato |
L’inadempimento è irrisorio | In questo caso bisogna pagare, perché anche se nel lavoro c’è un vizio, non è così grave da rendere l’oggetto inservibile |
L’inadempimento non è essenziale, ma rende il lavoro parzialmente inservibile | In questo terzo caso, è possibile richiedere al professionista una riduzione del prezzo o, nel caso di pagamento anticipato, una restituzione di una parte della somma già versata |
Se committente ed esecutore dell’opera non riuscissero a mettersi d’accordo in autonomia in caso di lavoro eseguito male, sarà il giudice a decidere se un inadempimento sia essenziale oppure no.
Per cercare di evitare una causa legale, che spesso comporta ulteriori spese e che potrebbe prolungare ulteriormente la risoluzione della controversia, è possibile:
È dunque possibile contestare un lavoro eseguito male, ricordando che il Codice Civile prevede delle garanzie per l’appaltatore. Per esempio:
Qualora si dovesse scoprire un difetto presente in un lavoro mal eseguito, si dovrebbe far eseguire la perizia tecnica dalla quale deriverebbe la consapevolezza dell’errore: da questo momento, si avrebbero a disposizione 60 giorni di tempo per poter fare la contestazione.
Ricapitolando quanto detto a proposito dei tempi per contestare un lavoro fatto male:
La contestazione per lavori fatti male deve essere inviata tramite raccomandata con ricevuta di ritorno, oppure via PEC, alla sede legale della ditta o del professionista che ha eseguito i lavori. Non è necessario l’intervento di un avvocato.
Di seguito è presentato un esempio di lettera di contestazione da poter utilizzare in caso fossero stati eseguiti lavori non a regola d’arte nella propria abitazione.
Spett.le ditta ___
Sede legale Via ___
Raccomandata a.r.
Con riferimento al contratto concluso in data ___avente ad oggetto lavori di ristrutturazione all’interno dell’immobile sito in ___ di proprietà dello scrivente e dallo stesso commissionativi, sono a contestare la non corretta esecuzione a regola d’arte dei seguenti lavori:
(Inserire l’elenco dei lavori da contestare)
Tanto premesso, vi intimo e diffido a voler porre rimedio agli errori commessi, comunicandomi l’inizio dei lavori, che comunque dovranno intervenire entro e non oltre 15 giorni dal ricevimento della presente. Con riserva, in difetto, di ricorrere presso le competenti sedi giudiziarie.
Distinti saluti
Luogo
Firma
Data
Il committente che ha riscontrato degli errori nell’esecuzione di un
lavoro in casa propria, può:
Esiste anche la possibilità di potersi rivolgere al tribunale al fine di chiedere un accertamento tecnico preventivo, che sarà eseguito da un consulente nominato dal giudice:
Se questa strada dovesse risultare impraticabile, si avranno a disposizione due anni dalla consegna del lavoro per fare causa, durante la quale verrà eventualmente presa in considerazione la relazione tecnica redatta dal perito designato dal giudice.