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Maternità e Gestione separata INPS: requisiti e come richiederla

Quando si riceve l'indennità di maternità nel caso in cui si fosse iscritti alla Gestione separata INPS? In questa guida ti spieghiamo cosa spetta a questa categoria di lavoratrici autonome.

maternità e gestione separata
  • Anche la madre lavoratrice autonoma, o professionista, riceve tutela in caso di maternità, se iscritta alla Gestione separata INPS.
  • La tutela per maternità consente di ottenere un’indennità per cinque mesi, di cui due prima del parto e tre successivi al parto, oppure uno prima del parto e quattro dopo il parto.
  • Anche il padre può ricevere tutela per maternità, ma questa è riconosciuta solo in casi eccezionali, quando la madre non può usufruirne. 

La tutela della maternità, ad oggi, è un diritto imprescindibile di qualsiasi lavoratrice, anche delle lavoratrici autonome e libere professioniste, come medici, ingegneri, copywriter, ecc. È necessario, tuttavia, essere iscritte alla cosiddetta Gestione separata INPS

La Gestione separata è un fondo di previdenza, che consente di assicurare l’indennità di anzianità, l’invalidità e quant’altro, ai liberi professionisti e non solo. Dunque, è necessario anche aver versato per un periodo minimo di tempo i contributi all’INPS. È proprio su tale periodo minimo che il legislatore è intervenuto recentemente, al fine di facilitare l’accesso a questo beneficio. 

Nel seguente articolo ti spiegheremo che cos’è la Gestione separata INPS, indicando anche le novità in tema di tutela per la maternità. Inoltre, ti diremo quali sono i requisiti per accedere a questo beneficio, oltre che le modalità di erogazione, la durata e l’entità dell’indennizzo.

Provvederemo poi a fare delle differenze rispetto alle lavoratrici dipendenti e analizzeremo anche l’indennizzo spettante al padre, previsto quando la madre non può usufruire del beneficio.

Maternità e Gestione separata

Cosa accede in caso di maternità se sei iscritta alla Gestione separata INPS, cioè se svolgi, essenzialmente, un’attività di lavoro autonomo? Anche in questo caso, infatti, puoi prenderti un periodo di riposo e ricevere un’indennità di maternità. Talvolta, anche il padre riceve un’indennità.

La maternità deve essere, in ogni caso, tutelata con indennità, anche se la madre non si è effettivamente astenuta dall’attività lavorativa. L’indennità è riservata sia alle lavoratrici sia ai lavoratori, iscritti alla Gestione Separata INPS. Questa spetta ai:

  • non pensionati;
  • non iscritti ad altre forme previdenziali obbligatorie nel caso in cui si è in possesso dei requisiti previsti dalla legge.

Giacché il lavoro è di tipo autonomo, è possibile che la donna continui a lavorare, differentemente da quanto accade per le lavoratrici non autonome, che, invece, non hanno tale possibilità, anche per evitare abusi del datore di lavoro. La lavoratrice dipendente, infatti, percepisce l’indennità solo al momento in cui interrompe completamente il lavoro.

Ciò ovviamente consente alla lavoratrice autonoma di ottenere un margine di guadagno più alto rispetto alla lavoratrice dipendente, giacché l’indennità comunque viene corrisposta per 5 mesi indipendentemente dal fatto che lavori o meno. 

Rispetto alla Gestione separata 2023 sono state introdotte alcune significative novità. È stato per esempio previsto che si possa accedere alla tutela per la maternità se è stato versato almeno un mese intero di contributi INPS presso la Gestione separata nei 12 mesi precedenti all’inizio della maternità. In precedenza, invece, era richiesto che la madre lavoratrice avesse versato i contributi per almeno 3 mensilità

Ti consigliamo anche di leggere: La maternità surrogata diventerà davvero reato universale?

maternità e gestione separata INPS 2023
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Che cos’è la Gestione separata INPS

Con Gestione separata si intende un fondo di previdenza e assistenza dell’INPS, che si occupa di assicurare agli iscritti le prestazioni di invalidità, pensione anticipata o supplementare, il supplemento di pensione, la pensione di vecchiaia e quella per i familiari defunti prima di poter riscuotere l’indennità. 

Sono tenuti ad iscriversi alla Gestione Separata:

  • i liberi professionisti che non abbiano una cassa previdenziale di categoria;
  • chi fornisce una collaborazione coordinata e continuativa;
  • i venditori a domicilio che lavorano in modo autonomo;
  • chi frequenta un dottorato con una borsa di studio, ha un assegno di ricerca o è un medico con un contratto specialistico;
  • i volontari del servizio civile;
  • i lavoratori autonomi occasionali quando superano la soglia dei 5.000 euro annui e devono quindi aprire partita IVA.

Approfondisci l’argomento leggi anche: Indennità di maternità lavoratrici autonome: come funziona

Indennità di maternità/paternità per lavoratrici e lavoratori iscritti alla Gestione Separata

Come dicevamo, ad alcune lavoratrici autonome iscritte a Gestione separata è riconosciuta un’indennità di 5 mesi. Durante questi 5 mesi, la lavoratrice potrà ricevere l’erogazione di una somma a titolo di indennità di maternità. In alcuni casi, tale indennità spetta anche al padre.

Dunque, le categorie di lavoratrici che possono accedere all’indennità sono:

  • lavoratrici iscritte alla Gestione separata Legge 8 agosto 1995, n.35 di cui all’articolo 2, comma 26;
  • lavoratrici iscritte alle Gestioni autonome INPS Decreto Legislativo n. 151 del 2001.

Le libere professioniste di cui all’articolo 70 del Decreto Legislativo n. 151 2001 non gestite dall’INPS, la ricevono invece dalle specifiche Casse previdenziali di appartenenza.

Ti consigliamo anche di leggere: Che differenza c’è tra maternità obbligatoria, facoltativa e anticipata

Quanto dura l’indennità di maternità?

Come per le lavoratrici dipendenti, anche per le lavoratrici iscritte a Gestione separata, l’indennità di maternità è di cinque mesi. Questi si ripartiscono in due prima del parto e tre dopo il parto. Tuttavia, è anche possibile che la madre possa beneficiare dell’indennità per il mese antecedente al parto e per i quattro mesi successivi.

Per i mesi antecedenti al parto, si riceve la medesima indennità, pari all’80% della retribuzione giornaliera, ma la madre deve accertare il proprio stato grazie all’intervento di un medico che attesti la gravidanza. L’accertamento deve essere effettuato da un medico dell’ASL. Questo può anche dichiarare eventuali gravi complicanze che consentono alla madre di ottenere un indennizzo ulteriore per questo periodo in cui deve stare a riposo. 

L’indennità deve essere corrisposta alle lavoratrici autonome anche se l’attività lavorativa non è sostanzialmente cessata. Al padre, invece, l’indennità è riconosciuta se la madre non né può usufruire. In tal caso si parla di congedo di paternità. Il diritto all’indennità è riconosciuto anche in caso di affidamento e adozione.

Ti consigliamo di approfondire l’argomento leggendo il seguente articolo: Nuovo congedo parentale INPS 2023: come funziona, durata, novità

maternità e gestione separata durata

Maternità gestione separata INPS: requisiti

Per accedere all’indennità di maternità, è necessario che si possiedano alcuni specifici requisiti. Questi requisiti sono:

  • il periodo di riferimento di dodici mesi precedenti all’inizio del periodo di indennizzo, durante il quale deve essere verificata la presenza di un mese di contributi;
  • l’obbligo che il mese di contribuzione sia stato calcolato con un’aliquota piena, che nel 2019 era del 33,72% per i lavoratori autonomi senza DIS-COLL e del 25,72% per i professionisti.

La prestazione di maternità è erogata ai dipendenti anche in assenza di pagamenti da parte del datore di lavoro. Tuttavia, questa automaticità delle prestazioni non si applica ai liberi professionisti iscritti alla Gestione, poiché sono responsabili di effettuare i versamenti contributivi autonomamente (come indicato nella circolare n. 42/2016).

LEGGI ANCHE: Trascrivibilità dell’atto di nascita estero di un bambino nato attraverso la pratica della “gestazione per altri”

Tutela maternità lavoratrici autonome: regole

Tendenzialmente, le regole e le modalità per esercitare la tutela per maternità sono le stesse che vengono riconosciute in caso di lavoro dipendente. Tali modalità sono disciplinate dall’art. 64 TU, che, come dicevamo in precedenza, prevede la possibilità di usufruire dell’indennizzo o per due mesi prima della data presunta del parto e i tre mesi dopo la data effettiva del parto, oppure per il mese antecedente al parto e i quattro mesi successivi.

In alcuni casi, però, è possibile che il periodo sia più lungo di cinque mesi. Ciò accade se:

  1. la data del parto effettiva è successiva alla data presunta del parto;
  2. i giorni intercorrenti tra le due date sono indennizzati in aggiunta;
  3. la data del parto è antecedente alla data presunta del parto.

Per quanto riguarda i giorni non goduti prima del parto, possono essere goduti dopo il parto, soprattutto nel caso in cui il parto avvenga prima della data che era stata prognosticata. Quindi, se residuano dei giorni di indennità pre parto, comunque sono goduti dalla madre. 

Può essere poi rinviato anche il periodo di inizio della maternità:

  • al mese prima della data presunta del parto (cosiddetta flessibilità), se la prosecuzione dell’attività lavorativa all’ottavo mese di gestazione non arrechi pregiudizio alla salute della lavoratrice o del nascituro;
  • alla data effettiva del parto (o alla data presunta del parto) per fruire dei cinque mesi di maternità dopo la data del parto (o dopo la data presunta del parto), se la prosecuzione dell’attività lavorativa non arrechi pregiudizio alla salute della lavoratrice o del nascituro.

Ti consigliamo anche di leggere: Che cosa sono le quote rosa e cosa succede in caso di mancato rispetto

maternità e gestione separata regole

Quanto spetta di maternità gestione separata

La tutela per maternità implica l’erogazione di una somma a titolo di indennizzo. Questa indennità è pari all’80% di 1/365 del reddito della madre lavoratrice, percepito in base all’attività autonoma svolta, entro un limite individuato dalla legge annualmente. 

Per le lavoratrici con contratto di collaborazione coordinata e continuativa, questo importo sarà quello individuato dal committente nella dichiarazione necessaria al versamento dei contributi in favore della lavoratrice. Per le lavoratrici autonome, invece, il reddito è quello che viene dichiarato dalla lavoratrice stessa. 

Per quanto riguarda i lavoratori autonomi artigiani, commercianti e pescatori, sono previsti altri limiti annui. I limiti reddituali sono diversi a seconda della categoria di appartenenza:

  • artigiani: 53,95 euro corrispondenti al limite minimo di retribuzione giornaliera;
  • commercianti: 53,95 euro corrispondenti al limite minimo di retribuzione giornaliera;
  • pescatori: 29,98 euro corrispondenti al limite giornaliero del salario convenzionale.

Approfondisci la questione leggendo anche: Congedo di maternità anticipata: quando si richiede

Pagamento indennità maternità gestione separata

Come si riceve l’indennità per le lavoratrici autonome iscritte alla gestione separata INPS? In primo luogo, la lavoratrice deve presentare all’ente previdenziale il proprio IBAN bancario, dopo aver fatto istanza per ottenere l’indennità di maternità.

Quindi, è sufficiente che indichi l’IBAN o un carta qualsiasi, anche postale, con IBAN. L’ente previdenziale procede poi ad erogare l’indennizzo accreditandolo direttamente sul conto corrente della lavoratrice. Le lavoratrici dipendenti, invece, ricevono con anticipo l’indennità dal datore di lavoro, che poi viene compensato dall’INPS.

È possibile presentare domanda:

  • accedendo al sito internet dell’INPS;
  • chiamando il call Center INPS al numero 803164, che è un numero gratuito se chiamato da telefono fisso, o al numero 06164164 da cellulare – in questo caso è a pagamento;
  • rivolgendoti ad un patronato che possa eventualmente aiutarti a presentare domanda. 

Ti potrebbe essere utile anche leggere: CAF, patronato e sindacato: che differenza c’è

maternità e gestione separata come funziona il congedo di paternità

Gestione separata INPS: quando il padre riceve l’indennità?

Nei paragrafi precedenti abbiamo affermato che anche il padre, talvolta, riceve l’indennità di paternità della Gestione separata INPS, quando la madre non ne può usufruire. Il padre, quindi, non sempre può ottenere il beneficio in esame.

In pratica, accede a questo beneficio:

  • quando la madre è morta o gravemente inferma;
  • se la madre ha abbandonato il figlio;
  • in caso di mancato riconoscimento del neonato da parte della madre o l’ottenimento dell’affidamento esclusivo del figlio da parte del padre.

Anche in queste ipotese, il padre riceve il pagamento dell’indennizzo non usufruito dalla madre per un periodo di cinque mesi. L’ente previdenziale provvede a versare direttamente l’indennità sul conto corrente del padre o carta prepagata, purché sia dotata di IBAN, oppure con bonifico all’ufficio postale.

Approfondisci l’argomento leggendo anche: Quando si può chiedere il congedo di paternità

Maternità e Gestione separata INPS – Domande frequenti

Che cos’è la Gestione separata INPS?

Con Gestione separata si intende un fondo di previdenza e assistenza dell’INPS, che si occupa di assicurare agli iscritti le prestazioni di invalidità, pensione anticipata o supplementare, e così via.

Quando le lavoratrici autonome possono accedere alla tutela per la maternità?

La lavoratrice autonoma accede all’indennità per maternità della Gestione separata INPS se è iscritta alla Gestione separata e nei precedenti 12 mesi ha versato contributi per un periodo equivalente a un mese.

Quando il padre riceve l’indennità se iscritto alla gestione separata INPS?

Il padre può ricevere l’indennità per maternità quando la madre non può beneficiarne. In particolare quando la madre è morta o gravemente inferma, oppure abbia abbandonato il figlio o non lo abbia riconosciuto.

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Avv. Clelia Tesone
Avvocato civilista
Laureatasi in Giurisprudenza con la votazione di 110 e Lode presso l’Università degli Studi di Napoli “Federico II” e con approfondita conoscenza delle materie del Diritto Civile e del Diritto Amministrativo. Ha brillantemente conseguito l’abilitazione alla professione di avvocato, a seguito dell’espletamento della pratica forense in diritto civile e il tirocinio ex art. 73 d.l. 69/2013 presso la Procura della Repubblica di Napoli Nord.
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