A quale età i figli possono decidere con quale genitore stare?
Cosa succede se un figlio non vuole stare con un genitore in seguito a una sentenza di divorzio? Qual è l’età per decidere? Scoprilo nella nostra guida.
- Il Giudice ha il dovere di ascoltare il minore nelle sentenze che lo riguardano, come quella relativa alla scelta del genitore collocatario.
- La volontà del minore sarà considerata in relazione alla sua capacità di discernimento.
- Quest’ultima viene valutata dal Giudice con il supporto di un consulente tecnico d’ufficio.
Una delle questioni più delicate da affrontare nel corso di una sentenza di divorzio è quella relativa all’affidamento dei figli e alla scelta del genitore collocatario, ovvero quello con il quale il minore andrà a vivere.
Potrebbe accadere che il figlio o la figlia abbiano una preferenza e vogliamo stare con un genitore in particolare. Facendo qualche ricerca online, sono in molti a chiedersi: Quando i bambini possono scegliere con chi stare? E a quale età possono decidere? A 11 anni, a 14 anni?
Approfondiamo la questione più da vicino, esaminando cosa dice la legge in materia, quali sono i casi in cui il giudice deve sentire il minore e a cosa deve prestare attenzione.
A quale età un bambino può essere ascoltato da un giudice?
La legge prevede che il Giudice debba sentire il minore che abbia compiuto 12 anni in tutte le questioni che lo riguardino: dall’affidamento alla collocazione fino all’assegno di mantenimento, fermo restando che il Giudice non è sempre tenuto a tenere in considerazione la volontà del minore per prendere una determinata decisione.
Mettiamo il caso di una situazione in cui uno la madre sia un soggetto violento, ma il minore abbia comunque l’intenzione di voler andare a vivere con lei. Il Giudice potrebbe stabilire che la scelta migliore sia quella di affidare al padre il ruolo di genitore collocatario.
Nei casi citati, sentire il minore rappresenta comunque un obbligo, in assenza del quale la sentenza potrà essere considerata nulla. Il Giudice può anche decidere di ascoltare un minore che abbia meno di 12 anni qualora ritenga che abbia capacità di discernimento.
In ogni caso, dato che si tratta di un momento molto difficile e stressante della vita del minore, il Giudice dovrà fare in modo che la decisione definitiva sul suo collocamento permetta di tutelarne la salute fisica e psicologica. L’interesse del minore deve dunque essere messo al primo posto.
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Minore e capacità di discernimento
La capacità di discernimento è legata sicuramente all’età: un minore di età compresa tra 0 e 10 anni avrà sicuramente più bisogno di mantenere un legame con entrambi i genitori: ecco perché in genere si prevede l’applicazione dell’affidamento congiunto.
A grandi linee, possiamo dire che un minore di età compresa tra gli 11 e i 14 anni avrà sviluppato una maggiore autonomia e sarà in grado di esprimere con più convincimento le proprie preferenze: quindi il Giudice potrà ascoltarle, ma non è detto che le metta in atto nel prendere una decisione finale.
Quando il minore ha raggiunto l’età di 15-17 anni, invece, sarà ascoltato di più dal Giudice, proprio perché, in considerazione dell’età, riuscirà a manifestare la propria volontà con maggiore certezza e chiarezza. A 18 anni, poi, acquista piena capacità di agire, quindi potrà scegliere liberamente con quale genitore vivere.
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A 12 anni si può decidere con quale genitore stare?
Possiamo quindi rispondere alla domanda iniziale, ovvero a che età i figli possono decidere con quale genitore andare a vivere dopo la sentenza di divorzio? In realtà, la legge non stabilisce un’età precisa a partire dalla quale il bambino potrà scegliere del suo futuro.
Il Giudice dovrà valutare, caso per caso, l’effettiva capacità di discernimento del bambino, quindi verificare che sia in grado di esprimere la propria volontà, di comprendere quali siano le implicazioni di un’eventuale scelta e che la decisione non sia influenzata, quindi che non ci siano pressioni psicologiche o ricatti emotivi da parte di uno dei due genitori.
Il minore deve infatti essere messo nelle condizioni di poter esprimere ciò che pensa e i suoi sentimenti, senza che la presenza dei genitori possa in qualche modo manipolarlo. Questi ultimi devono, infatti, mostrare grande sensibilità e comprensione assoluta.
Ci sono quindi alcuni fasi:
- la prima consiste nel colloquio diretto tra il giudice e il bambino, che dovrà avvenire in un ambiente neutro, senza i genitori (che potranno comunque assistere al colloquio da dietro un vetro oscurato);
- la seconda è una consulenza psicologica, nel corso della quale un consulente tecnico d’ufficio nominato dal Giudice avrà il compito di valutare la maturità del bambino e la sua capacità di discernimento, attraverso la redazione di una perizia.
Si potrà eventualmente richiedere il supporto dei servizi sociali. A questo proposito, leggi la nostra guida su Chi può rivolgersi ai servizi sociali e quando si attivano
Mio figlio vuole andare a vivere con il padre: cosa succede?
I figli minorenni possono rifiutare di vedere il padre? Potrebbe accadere che il minore non voglia assolutamente andare a vivere con il padre e che, dunque, chieda al Giudice di andare a vivere con la madre.
Tenendo conto di quanto indicato nei precedenti paragrafi, se secondo il Giudice il minore ha capacità di discernimento, allora le sue richieste potrebbero essere accolte e così la madre diventerebbe il genitore collocatario (o il padre, in caso di richiesta inversa).
Il Giudice dovrà poi stabilire la tipologia di affidamento – quindi se condiviso o esclusivo – e la ripartizione dei giorni della settimana o i periodi dell’anno in cui il minore dovrà stare con il genitore non collocatario.
Queste decisioni, comunque, non sono definitive, ma potrebbero subire delle modifiche nell’ipotesi in cui le circostanze dovessero cambiare, quindi il bambino avesse esigenze differenti rispetto a quelle manifestate in precedenza, oppure se il genitore collocatario non dovesse essere più adeguato al suo ruolo, per esempio a causa di una malattia o per violazioni dei provvedimenti del Giudice (es. si rifiuta di far vedere il minore all’altro genitore).
Potrebbe infine accadere che il minore non voglia stare con nessuno dei genitori: in questa ipotesi, il Giudice potrebbe eventualmente disporre che il minore venga affidato a un soggetto terzo, come un nonno o un altro familiare.
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A quale età un figlio può decidere con quale genitore stare – Domande frequenti
Un minore di 14 anni viene in genere considerato con una maturità adeguata per prendere decisioni che lo riguardino, come per esempio quella relativa al collocamento.
Il bambino avrà il diritto di essere ascoltato dal Giudice, che dovrà valutare la maturità del minore e la sua capacità di discernimento.
La legge non prevede un’età precisa a partire dalla quale il minore può decidere con quale genitore stare, ma di volta in volta vengono valutate le sue preferenze, lo sviluppo raggiunto e la capacità di discernimento.
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