Spiare WhatsApp: cosa si può rischiare dal punto di vista legale
Cosa si può rischiare a spiare applicazioni come WhatsApp con l'utilizzo di "app di spionaggio"? Ecco quali sono i reati che si potrebbero commettere e le pene previste dalla legge.
- Una delle pratiche più diffuse dei nostri tempi è quella di spiare le altre persone sui social network.
- WhatsApp, app di messaggistica istantanea diffusa a livello planetario, è territorio fertile per simili pratiche.
- In alcuni casi, però, si rischia di commettere pratiche illegali, quasi senza rendersene conto.
WhatsApp è una delle app di messaggistica istantanea più diffuse, oggi disponibile anche nella sua versione desktop – WhatsApp Web. Le sue caratteristiche – come per esempio la possibilità di vedere quando una persona è online – la rendono una piattaforma spesso utilizzata per verificare cosa stiano facendo gli altri.
Facciamo un esempio per inquadrare la questione: in un rapporto di coppia, potrebbe capitare che uno dei partner sia più fragile emotivamente e abbia il timore di essere tradito. Queste vulnerabilità possono, a volte, tradursi nel controllo ossessivo degli accessi del partner, ma non solo.
A questo proposito, si sono infatti diffuse negli anni anche diverse app che permettono di spiare il cellulare di un’altra persona. Cosa succede qualora si decidesse di spiare WhatsApp – o altre applicazioni per chattare – con l’utilizzo di queste applicazioni? Quali sono i reati che si possono configurare, per la violazione della privacy altrui? Vediamolo insieme.
Spiare WhatsApp: come si può fare?
Supponiamo che il partner abbia lasciato il telefono incustodito da qualche parte in casa. Se, in un momento di sfiducia, si decidesse di sbirciare i messaggi dell’altro, allora non si starebbe commettendo un reato.
Diverso è, invece, il caso in cui si inizia a spiare WhatsApp e il resto delle applicazioni di messaggistica presenti sullo smartphone altrui – come Telegram o Messenger – utilizzando delle app che garantiscono di poter spiare il cellulare di qualcuno in modo legale.
Si tratta, tra l’altro, di applicazioni che molto spesso nascondono pericoli per la sicurezza dello smartphone, quindi installarle sul telefono altrui potrebbero anche esporlo ad altri rischi.
Tali applicazioni, però, non sono legali perché si basano su sistemi che violano la privacy: spiare WhtasApp in questo modo si configura pertanto in una condotta penalmente perseguibile.
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Spiare WhatsApp: cosa si rischia
La condotta appena descritta non è solo potenzialmente pericolosa per l’applicazione scaricata quindi, ma può avere anche delle conseguenze penali.
Per esempio, ai sensi dell’art. 615 cp, titolato Detenzione, diffusione e installazione abusiva di apparecchiature, codici e altri mezzi atti all’accesso a sistemi informatici o telematici, è previsto che:
Chiunque, al fine di procurare a sé o ad altri un profitto o di arrecare ad altri un danno, abusivamente si procura, riproduce, diffonde, comunica o consegna codici, parole chiave o altri mezzi idonei all’accesso ad un sistema informatico o telematico, protetto da misure di sicurezza, o comunque fornisce indicazioni o istruzioni idonee al predetto scopo, è punito con la reclusione sino a un anno e con la multa sino a cinquemilacentosessantaquattro euro.
La multa è inoltre incrementata da 1 a 3 anni e la multa da 5.164 a euro 10.329 euro se ricorre taluna delle circostanze di cui ai numeri 1) e 2) al quarto comma dell’articolo 617 quater (Intercettazione, impedimento o interruzione illecita di comunicazioni informatiche o telematiche).
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Art. 617 bis cp
L’art. 617 bis del Codice penale disciplina invece la Detenzione, diffusione e installazione abusiva di apparecchiature e di altri mezzi atti a intercettare, impedire o interrompere comunicazioni o conversazioni telegrafiche o telefoniche.
In questo caso, si può rischiare la reclusione da 1 a 4 anni. È poi prevista una maggiorazione da 1 a 5 anni quando lo stesso reato viene commesso:
- da anno di un pubblico ufficiale nell’esercizio o a causa delle sue funzioni;
- oppure da un pubblico ufficiale o un incaricato di un pubblico servizio con abuso di poteri o violazione dei doveri riguardanti la sua funzione o servizio;
- o ancora da chi esercita in modo abusivo la professione di investigatore privato.
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Violazione della privacy e tradimento
Diverse sentenze del Tribunale di Torino e Roma hanno confermato il fatto che, quando si abita con qualcuno, quindi nell’ipotesi di matrimonio (di unione civile o convivenza more uxorio) – il diritto alla privacy viene leggermente attenuato.
Se, per esempio, si scoprisse il tradimento del partner approfittando della sua assenza per leggere i messaggi sul suo telefono, gli stessi messaggi potrebbero diventare delle prove – si pensi all’ipotesi di una separazione con addebito.
Nel caso di utilizzo di un app di “spionaggio”, invece, ci sarebbe una violazione della privacy altrui, ovvero di uno dei diritti fondamentali dell’uomo – a sostegno dei quali il nuovo Regolamento Europeo sulla GDPR ha introdotto delle regole più ferree da rispettare.
Nell’ipotesi in cui ci si rendesse conto di avere il telefono sotto controllo, il miglior consiglio è quello di cercare supporto tecnologico da qualcuno che sia in grado di “ripulire” lo smartphone e poi di rivolgersi a un avvocato che possa esporre e far prendere consapevolezza di tutte le soluzioni legali utili per difendere i propri diritti.
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