Tradimento del marito: cosa puoi fare in caso di infedeltà coniugale
Il tradimento di un marito è sempre un evento molto doloroso e causa di sofferenze psichiche, talvolta anche fisiche. Il legislatore mette a disposizione molteplici rimedi: separazione e divorzio con addebito, assegno di mantenimento e, da ultimo, risarcimento del danno.
- Il tradimento comporta una serie di conseguenze legali, quali la separazione o il divorzio con addebito e il risarcimento del danno subito.
- Il concetto di tradimento è soggetto ad evoluzione interpretativa: può venire infatti in rilievo anche una forma di infedeltà finanziaria.
- Per tutelarsi efficacemente è necessario rivolgersi ad un avvocato che saprà indirizzarti al meglio.
Il tradimento di un marito è un evento doloroso che può degenerare anche nella crisi matrimoniale. Ciò significa che la prima conseguenza del tradimento è la rottura del vincolo matrimoniale, la quale può essere realizzata con separazione e divorzio.
La moglie tradita ha molteplici strumenti a propria disposizione, oltre ai rimedi tradizionalmente riservati dal diritto di famiglia. Recentemente la Cassazione ha infatti ammesso anche il risarcimento del danno nei rapporti familiari, a lungo escluso dall’interprete.
Per molto tempo si è detto infatti che l’applicazione del regime della responsabilità civile potesse ulteriormente pregiudicare la famiglia. Ad oggi, invece, si afferma che tale esigenza di tutela non può sottrarre alla moglie il rimedio risarcitorio, privandola totalmente di questo diritto.
Se hai scoperto il tradimento di tuo marito, nella nostra guida ti spiegherò quali sono gli strumenti legali a tua disposizione per essere risarcita e procedere con il divorzio.
Cosa dice la legge sul tradimento?
Se tuo marito ti ha tradito, sappi che l’ordinamento mette a disposizione una serie di strumenti che possono garantirti tutela efficientemente. Tradizionalmente, gli strumenti che il legislatore concede sono la separazione con addebito e l’assegno di mantenimento erogato in sede di separazione e divorzio.
Oggi tale assegno può essere erogato in due casi:
- se c’è una sperequazione economica tra coniugi, conseguente a tue scelte. Per esempio si attua laddove tu abbia realizzato delle rinunce lavorative e professionali al fine di adempiere a dei bisogni della famiglia;
- per esigenze assistenziali, ovvero se non hai i mezzi sufficienti che possano garantirti una vita libera e dignitosa.
In caso di violazione, poi, dei doveri coniugali, è possibile chiedere la separazione con addebito. Tale procedura è solo giudiziale e comporta la perdita di diritti patrimoniali e successori del coniuge responsabile della crisi coniugale.
Tra gli obblighi che l’art. 143 cc contempla vi è anche quello di fedeltà, quindi la separazione può essere imputata al marito infedele quando il tradimento è stato causa della crisi coniugale.
Infine, più di recente, la Cassazione ha anche ammesso il risarcimento dei danni tra coniugi. In questo caso, devono però ricorrere anche delle condizioni che ti indicheremo di seguito.
Per approfondire l’argomento puoi anche leggere: Infedeltà coniugale: quali sono le conseguenze legali?
Vuoi una consulenza legale sull'argomento? Chiedi Gratis ad un Avvocato
- +3000 avvocati pronti ad ascoltarti
- Consulenza Legale Online - Telefonica, in webcam, scritta o semplice preventivo gratuito
- Anonimato e Riservatezza - La tua consulenza verrà letta solo dall'avvocato che accetterà di rispondere
Cosa succede se il marito tradisce la moglie
Una delle condotte più comuni è cacciare il marito di casa. Forse ti starai chiedendo se da un punto di vista legale questo sia ammissibile. Recentemente, la Corte di Cassazione si è occupata della questione. A tal proposito, si è evidenziato che uno dei doveri fondamentali tra i coniugi è quello di convivere. Questo dovere viene meno solo quando vi è una disposizione del giudice o quando si verifichino situazioni di particolare gravità.
Quindi cacciare il marito di casa comporta in primo luogo la violazione del dovere di cui all’art. 143 cc, che potrebbe:
- essere causa di responsabilità in sede di separazione con addebito;
- comportare l’onere di risarcire il danno al marito infedele.
Inoltre, la condotta può anche causare una responsabilità penale. Infatti, se il marito è costretto a lasciare l’abitazione potrebbe essere integrato il reato di violenza privata. Nei casi più gravi, anche in considerazione delle modalità, possono configurarsi altri reati, come le lesioni personali.
Laddove il marito tradisca la moglie (o viceversa), questa deve in primo luogo rivolgersi a un avvocato matrimonialista. Questo ti saprà indicare chiaramente quali siano i possibili risvolti della crisi coniugale.
L’avvocato matrimonialista, anche definito divorzile, è un professionista forense specializzato in diritto di famiglia, cioè che abbia specifiche competenze ed esperienza:
- nella gestione della crisi coniugale;
- in separazioni e divorzi;
- nell’affido di figli minori;
- nelle unioni civili;
- in convivenze di fatto e registrate.
Proprio per questa ragione che ti invitiamo a contattare uno degli avvocati specializzati in diritto di famiglia presenti su deQuo, ai quali potrai richiedere un preventivo gratuito o una consulenza legale diretta.
Tradimento marito: cos’è l’infedeltà finanziaria
Ti sei mai chiesta quanti tipi di infedeltà esistono? Tecnicamente la parola infedele significa
Colpevole di un comportamento contrario ad un impegno di fedeltà
Quindi, possono esistere molteplici modalità con le quali tuo marito si rende infedele, cioè tradisce la tua fiducia ed affidamento nel vostro rapporto.
Recentemente si sente spesso parlare della c.d. infedeltà finanziaria, ossia quell’insieme di comportamenti volti a nascondere l’effettivo reddito percepito, i risparmi a disposizione, o a porre in essere anche condotte fraudolente, consistenti in vere e proprie truffe.
Tra le condotte che consistono nell’infedeltà finanziaria ci sono:
- nascondere risparmi o redditi percepiti;
- possedere segretamente una carta di credito;
- non comunicare eventuali promozioni o bonus maturati;
- nascondere l’entità dello stipendio percepito o eventuali aumenti;
- impiegare risorse, anche comuni, senza che l’altro lo sappia;
- essere dediti al gioco d’azzardo, senza che il coniuge ne abbia conoscenza;
- fare acquisti in segreto;
- essere titolari di debiti che non vengono rivelati all’altro.
Il concetto di infedeltà finanziaria non è conosciuto dal codice civile. Ciò non toglie che possa acquisire in altro modo rilevanza. L’art. 143 cc, come dicevamo, cita tra gli obblighi dei coniugi il dovere di fedeltà. Sicuramente questo fa, in primo luogo, riferimento a forme di infedeltà più classiche e note.
Tuttavia, si ritiene che nulla ostacoli un’interpretazione evolutiva del concetto, che faccia rientrare anche l’infedeltà finanziaria nella previsione del 143 cc, con tutte le conseguenze che ne derivano.
LEGGI ANCHE Nuova convivenza dopo separazione: come funziona
La moglie può chiedere il risarcimento dei danni al marito traditore?
Come anticipato nelle righe iniziali, la moglie potrebbe eventualmente chiedere anche il risarcimento in caso di tradimento del marito. Un tempo era esclusa una responsabilità endofamiliare sulla base dell’idea che la famiglia fosse un’istituzione da proteggere. Si riteneva che l’inserimento all’interno dei rapporti familiari degli strumenti ordinari della responsabilità civile potesse incrinare la stabilità della famiglia, minare l’interesse istituzionale di cui la famiglia era portatrice.
Infatti, i rimedi di diritto familiare erano considerati esaustivi e la violazione di doveri coniugali trovava adeguata risposta negli istituti della separazione e del divorzio con addebito e dell’assegno divorzile. Poi si è avuto anche in quest’ambito un’evoluzione coerente, il superamento della visione istituzionale, dell’idea che la famiglia sia portatrice di un interesse suo proprio.
Ciò ha certamente portato a respingere l’idea che il componente della famiglia, il coniuge vittima di un illecito, ancorché questo illecito sia maturato in un contesto endofamiliare, perda quelli che sono i rimedi ordinari di responsabilità civile. Inizia ad essere criticata l’idea per cui il danno diventi non risarcibile solo perché la condotta che l’ha provato è maturata in un contesto familiare.
Escludere un rimedio risarcitorio a tutela dell’interesse individuale, significa sacrificare irragionevolmente un interesse individuale in nome di un concetto istituzionale di famiglia che non esiste più.
Tuttavia, la giurisprudenza ha sostenuto che dovessero comunque ricorrere una serie di condizioni, ovvero:
- il divieto di danni bagatellari;
- i requisiti della responsabilità extracontrattuale.
LEGGI ANCHE Quando le vessazioni si configurano in un reato?
1. Divieti danni bagatellari
In materia di risarcimento del danno non patrimoniale, la giurisprudenza pone un duplice filtro, di serietà e gravità della violazione, volendo escludere la risarcibilità dei danni bagatellari.
In nome del dovere di solidarietà sociale, c’è anche un dovere di tolleranza sociale: si devono tollerare quelle compromissioni non gravi, non serie o da cui non derivano conseguenze serie dei propri diritti della personalità.
Quindi il danno non patrimoniale è risarcibile anche in casi non espressamente previsti dalla legge sulla base di una lettura costituzionalmente orientata, se la violazione è grave e le conseguenze che ne derivano sono serie. Un filtro della gravità trova giustificazione sul principio di tollerabilità sociale che grava su tutti i cittadini anche se non ci sono rapporti qualificati.
Tale dovere di solidarietà però si rafforza laddove vengano in considerazione rapporti come quello familiare. In particolare, nell’ambito del rapporto tra i coniugi si parla molto spesso di solidarietà coniugale, che prosegue anche dopo la separazione e il divorzio.
2. Requisiti della responsabilità extracontrattuale
Quando la Cassazione ha sdoganato l’illecito civile endofamiliare, ha puntualizzato che il rimedio risarcitorio scatta in base alle norme generali dell’illecito aquiliano. La tutela si incentra non sulla violazione del dovere, ma sulla lesione del diritto, non del dovere coniugale di fedeltà che fa nascere automaticamente una responsabilità.
È necessario che si provi un rapporto di causalità tra la violazione del dovere con una condotta giuridicamente non consentita, ma non dannosa. Quindi, occorre provare il danno evento e il danno conseguenza. Il danno evento non è la pretesa all’osservanza dei doveri coniugali, che non è autonomo diritto della personalità – infatti, il dovere di fedeltà non è diritto di personalità. Ai doveri coniugali non corrisponde un diritto all’osservanza del dovere.
Dunque, l’infedeltà può essere fonte di responsabilità civile a condizione che si dimostri che la violazione del dovere ha causato un danno evento, cioè ha leso la salute e il diritto alla reputazione, per le modalità con cui è stata realizzata, da cui è derivato un danno conseguenza. Trattandosi di danno non patrimoniale è liquidato in via equitativa o, se è danno alla salute, con sistema tabellare.
Per approfondire leggi anche: Danno non patrimoniale: evoluzione calcolo e tabelle
Può l’amante concorrere nell’illecito?
Possiamo anche chiederci se si configura una responsabilità anche a carico dell’amante. In generale, la questione è stata trattata solo dalla giurisprudenza di merito, la quale esclude la responsabilità dell’amante, in quanto non c’è una forma di concorso nella violazione dei doveri coniugali, quindi non partecipa alla realizzazione del danno evento.
Tuttavia, non si esclude che possa porre in essere altre condotte illecite. Un caso particolare è stato oggetto di intervento della Cassazione. Si tratta dell’ipotesi in cui l’amante ha rivelato il rapporto incestuoso alla moglie.
Nella pratica, le particolari modalità con cui il tradimento è stato rivelato hanno integrato molestie e il reato di atti persecutori, che come sappiamo necessità di soli due atti e il verificarsi di un evento, connesso allo stato di ansia della moglie. Quando la condotta configura reato, ovviamente è possibile anche richiedere il risarcimento del danno all’amante.
Diritti di una moglie tradita: separazione con addebito
Uno dei principali strumenti con il quale la moglie tradita può tutelare il suo diritto è la separazione con addebito. Infatti, a questo rito è possibile ricorrere ogniqualvolta si ritiene che l’altro coniuge abbia violato doveri coniugali. In questo modo, si consente di addossare al marito traditore la fine del rapporto matrimoniale.
Non è sufficiente che vi sia stato il tradimento, ma è necessario che siano presenti alcune condizioni. L’art. 143 cc, infatti, prevede tra i doveri coniugali:
- l’obbligo reciproco alla fedeltà;
- l’obbligo all’assistenza morale e materiale, quando si abbandona per esempio il coniuge gravemente malato;
- l’obbligo alla collaborazione nell’interesse della famiglia;
- l’obbligo alla coabitazione..
È possibile accedere alla separazione con addebito quando c’è crisi coniugale tale da:
- rendere intollerabile la prosecuzione della convivenza,
- oppure recare pregiudizio all’educazione della prole.
Tale pronuncia ha poi carattere eventuale, in quanto è subordinata all’istanza di parte. Analizziamo più nel dettaglio:
- quando il tradimento è causa di separazione con addebito;
- che cosa comporta la pronuncia con addebito;
- come può essere chiesta la pronuncia con addebito.
Ti consigliamo inoltre, per approfondire, di leggere anche: Rito unico separazione e divorzio: quali sono le novità all’orizzonte
1) Quando il tradimento è causa di separazione con addebito?
Non sempre il tradimento è causa di addebito, ma lo diviene solo in caso di una specifica condizione. In primo luogo, è necessario un nesso di causalità tra il tradimento e la crisi coniugale. Questo manca laddove la crisi sia insorta precedentemente al tradimento, che risulta, in sostanza, essere una conseguenza e non una causa della crisi.
Quindi, la moglie deve dimostrare che senza l’infedeltà del marito, il rapporto sarebbe proseguito e non entrato in crisi. Non incide sulla condizione per la separazione con addebito la durata della relazione. Può essere anche breve ed occasionale, purché, appunto, sia stata determinante.
Talvolta, la giurisprudenza ha anche considerato determinante condotte non consistenti di tradimento fisico, che potrebbe essere perfino fittizio. A tal proposito si parla spesso di tradimento apparente, quando per esempio:
- il marito abbia dichiarato di avere avuto una relazione al solo fine di ferire la moglie;
- si manifestano atteggiamenti non consoni al relativo stato di coniugato in pubblico, anche se poi non è realizzato alcun tradimento;
- anche la mera modifica dello stato sentimentale su Facebook può concorrere, sebbene non fondare esclusivamente, a delineare una giusta ragione per chiedere la separazione con addebito;
- in presenza di uno scambio di messaggi tramite social network o app di messaggistica con soggetti terzi;
- ricercare incontri sentimentali sul web o tramite app di incontro.
2) Che cosa comporta la pronuncia con addebito?
La pronuncia con addebito comporta una serie di conseguenze patrimoniali. Infatti, il coniuge perde:
- il diritto al mantenimento;
- i diritti successori, che comunque si perdono nel caso in cui si proceda a divorzio dopo la separazione.
Tuttavia, alcuni diritti comunque sono conservati. Per esempio, può essere predisposto un assegno vitalizio a carico dell’eredità in favore dell’ex coniuge.
Il marito traditore non perde neanche la pensione di reversibilità, la quale viene erogata sul mero presupposto del rapporto coniugale, che è comunque preservato anche dopo la separazione. In tal senso, la Cassazione ha equiparato il coniuge con il coniuge separato:
va riconosciuta al coniuge separato per colpa o con addebito, equiparato sotto ogni profilo al coniuge superstite (separato o non) e in favore del quale opera la presunzione legale di vivenza a carico del lavoratore al momento della morte.
Non viene meno neanche il diritto agli alimenti, che ricordiamo sono riconosciuti se l’ex coniuge è in stato di bisogno. L’assegno di alimenti deve essere circoscritto a quanto necessario a garantire il soddisfacimento delle esigenze primarie.
3. Come può essere chiesta la separazione con addebito?
La separazione con addebito dal marito può essere chiesta solo in caso di separazione giudiziale, non anche consensuale.
Si ha separazione giudiziale quando i coniugi non si accordano in separata sede sulle questioni patrimoniali e non. La domanda può essere proposta:
- nel ricorso introduttivo, dal coniuge che chiede la separazione;
- tramite domanda riconvenzionale, se il coniuge è convenuto in giudizio;
- quando il procedimento era bifasico, anche mediante memoria integrativa.
Con la domanda devono anche essere introdotte le prove del nesso di causalità tra il tradimento e l’addebito. La prova può essere offerta sia con documenti sia con testimonianze.
Per approfondire, ti consigliamo di leggere anche: Separazione giudiziale dei coniugi: come funziona
Tradimento del marito – Domande frequenti
In caso di tradimento di tuo marito ti consigliamo di rivolgerti ad uno degli avvocati presenti su deQuo per riuscire a trovare la soluzione legale più adatta alle tue necessità.
No, anche in caso di tradimento da parte del marito potresti incorrere in responsabilità con addebito in sede di separazione e in responsabilità penale con risarcimento del danno.
Rivelare il tradimento del marito alla moglie anche integrare altri reati, come quello di molestia, il quale può configurarsi anche solo tramite un SMS ricevuto dall’amante.
Vuoi una consulenza legale sull'argomento? Chiedi Gratis ad un Avvocato
- +3000 avvocati pronti ad ascoltarti
- Consulenza Legale Online - Telefonica, in webcam, scritta o semplice preventivo gratuito
- Anonimato e Riservatezza - La tua consulenza verrà letta solo dall'avvocato che accetterà di rispondere