Avvocato mente al cliente: cosa si può fare?
Cosa rischia un avvocato che mente al cliente? Quali sono gli obblighi dell’avvocato verso il cliente? In caso di errore dell’avvocato, si può chiedere il risarcimento danni? Rispondiamo a queste domande, partendo dall’analisi del codice deontologico forense.
- Mentire è reato soltanto in specifiche circostanze.
- Una persona che si rivolge a un avvocato per essere difeso, potrebbe per esempio mentire all’avvocato.
- L’avvocato che mente, invece, potrebbe andare incontro, in alcuni casi, a conseguenze di tipo penale.
L’avvocato è una figura professionale che, spesso, viene mitizzata: l’uomo della legge deve sempre dire la verità, perché, per fare in modo che la giustizia faccia il suo corso, bisogna battersi affinché venga a galla.
Ma le cose stanno effettivamente così? Se ci rifletti un attimo su, in realtà l’avvocato non sempre si trova a difendere la parte offesa. Potrebbe infatti anche essere l’avvocato della persona accusata di aver commesso un illecito o un delitto.
Partendo da queste considerazioni, ci siamo chiesti: l’avvocato che mente al cliente può essere accusato di infedele patrocinio? Quali sono gli obblighi dell’avvocato verso il cliente e quali le conseguenze nel caso in cui dovesse mentire?
Rapporto avvocato-cliente codice deontologico
L’avvocato opera nel rispetto di quanto previsto dal Codice deontologico forense. Tra i suoi doveri si annoverano:
- il dovere di fedeltà (art. 10), in base al quale deve adempiere fedelmente il mandato che ha ricevuto, svolgendo la sua attività a tutela dell’interesse della parte assistita e nel rispetto del rilievo costituzionale e sociale della difesa;
- il dovere di diligenza (art. 12), per il quale l’avvocato deve svolgere la propria attività con coscienza e diligenza, assicurando la qualità della prestazione professionale;
- il dovere di segretezza e riservatezza (art. 13);
- il dovere di competenza (art. 14): l’avvocato non deve accettare incarichi che non sia in grado di svolgere con adeguata competenza;
- il dovere di aggiornamento professionale e di formazione continua (art. 15);
- doveri di lealtà e correttezza verso i colleghi e le Istituzioni forensi (art. 19).
A questi si aggiungono il dovere di informazione (art. 27), per il quale l’avvocato è tenuto a informare il cliente delle attività da espletare, precisando le relative iniziative e ipotesi di soluzione, e il dovere di corretta informazione (art. 35).
L’ultimo articolo citato stabilisce che l’avvocato debba dare informazioni sulla propria attività professionale rispettando i doveri di verità, correttezza, trasparenza, segretezza e riservatezza. Non deve inoltre dare informazioni comparative con altri professionisti, né equivoche, ingannevoli, denigratorie, suggestive.
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Avvocato che mente e infedele patrocinio
L’avvocato che viene scelto da un cliente per un problema con la legge riceve un mandato, ovvero un vero e proprio contratto. Per questo motivo, è tenuto a svolgere il suo compito con diligenza e onestà.
Qualora dovesse mentire al proprio cliente, per esempio facendogli credere di avere svolto attività delle quali non si è invece mai occupato, l’avvocato potrebbe essere denunciato dal cliente per il reato di infedele patrocinio (art. 380 cp).
Tale reato stabilisce la reclusione da 1 a 3 anni e la multa non inferiore a 516 euro per il professionista che, rendendosi infedele ai suoi doveri professionali, crea un danno alla parte da lui difesa, assistita o rappresentata.
La pena è aumentata se l’avvocato si accorda segretamente con la parte avversaria, oppure se il fatto viene commesso a danno di un imputato. La reclusione è poi aumentata da 3 a 10 anni e la multa è non inferiore a 1.032 euro se il fatto viene commesso nei confronti di un imputato per il quale è previsto l’ergastolo o la reclusione superiore a 5 anni.
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Denunciare un avvocato per infedele patrocinio
Come funziona la denuncia per infedele patrocinio? Quali sono i presupposti che dovrebbero presentarsi? L’avvocato deve innanzitutto agire in malafede, con dolo, quindi con l’intenzione di violare i propri doveri professionali.
Devono però essere presenti due elementi:
- deve essere in corso un processo, quindi non vengono prese in considerazione le menzogne dette in un momento precedente;
- il cliente deve subire un danno, che può essere sia di tipo patrimoniale, sia non patrimoniale (quindi un danno morale).
Il reato di infedele patrocinio, infatti, tutela non solo l’assistito, ma anche lo Stato, ovvero il regolare funzionamento e amministrazione della giustizia. In tali circostanze, l’avvocato potrà essere denunciato rivolgendosi all’Autorità giudiziaria.
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Richiesta risarcimento danni all’avvocato che mente
Il cliente che ha subito un danno derivante dalle bugie dell’avvocato potrebbe anche decidere di citarlo in giudizio al fine di ottenere un risarcimento, quindi di intraprendere un’azione di tipo civile.
In questa ipotesi, non è necessario che ci sia in atto un processo, in quanto l’illecito potrebbe essere stato commesso dall’avvocato prima del procedimento giudiziale, ma anche in un secondo momento, quindi al termine.
Anche in questa evenienza, però, il cliente deve aver subito un danno. Non si dovrà trattare di un danno potenziale o eventuale, né di una causa per questioni di principio. Il danno dovrà infatti essere effettivo e, dunque, dimostrabile.
In pratica, può essere rappresentato da un esito processuale peggiorativo per il cliente, derivante dalla condotta truffaldina e menzognera dell’avvocato. Si dovrà dunque dimostrare che ci sarebbe stato un risultato processuale migliore in assenza dell’errore professionale dell’avvocato.
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Mentire è reato?
La legge stabilisce che mentire costituisca un reato nel momento in cui:
- si deve testimoniare nel corso di un processo;
- si devono fornire le proprie generalità alle Forze dell’ordine.
I soggetti indagati o imputati per un reato, invece, non possono essere accusati penalmente se mentono nel corso di un processo. Questo perché chi è accusato di aver commesso un reato non è tenuto a confessare.
Pensiamo all’avvocato che si trovi a difendere una persona che ha commesso un reato. Il suo compito è proprio quello di difendere l’accusato, quindi di dimostrare la sua innocenza. In questo caso, l’avvocato non è un imbroglione, ma sta cercando di tutelare gli interessi del suo assistito. Proprio in relazione al suo dovere di lealtà, il legale non potrà spingere i suoi assistiti a confessare dinanzi al Giudice.
L’avvocato potrebbe però rischiare delle conseguenze penali nell’ipotesi in cui la sua condotta integri il reato di favoreggiamento (o concorso nel reato di favoreggiamento). Un esempio è un caso in cui menta al giudice per fare in modo che il suo cliente ottenga la scarcerazione, e quest’ultimo fuga rendendosi irreperibile per le indagini.
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Il mio avvocato non mi tutela: cosa posso fare?
Nel paragrafo iniziale abbiamo detto che l’avvocato è tenuto a rispettare una serie di doveri nei confronti del cliente. Il loro rapporto si basa fondamentalmente su un rapporto di fiducia e sul dovere di informazione.
L’avvocato, quindi, non ha l’obbligo di vincere la causa, ma di agire adempiendo ai suoi doveri di correttezza e diligenza. Qualora la sua difesa dovesse avere esiti negativi, dunque, ha ugualmente il diritto di essere pagato, a meno che il cliente non riesca a dimostrare che si sia un nesso causale tra l’esito del giudizio e la condotta del legale.
In questa eventualità, sarà possibile fare causa al legale, nel rispetto del termine di prescrizione decennale. Per farlo, sarà necessario rivolgersi a un altro avvocato: se ti interessa, puoi scrivere a uno dei legali presenti su deQuo per prendere un appuntamento.
Ad ogni modo, se viene meno il rapporto di fiducia tra avvocato e cliente, il cliente ha la possibilità di revocare il mandato al professionista per qualsiasi motivo – e l’eventuale motivazione non è comunque obbligatoria.
La revoca potrà essere effettuata in autonomia, con una richiesta inviata tramite una raccomandata A/R o consegnata a mani. Il cliente pagherà dunque all’avvocato quanto dovuto fino a quel momento e il legale restituirà tutta la documentazione relativa all’incarico che gli era stato assegnato, informando il cliente sullo stato della causa fino a quel preciso momento.
Avvocato che mente – Domande frequenti
Ai sensi di quanto previsto dal Codice deontologico forense, l’avvocato è tenuto a rispettare una serie di doveri: scopri di quali si tratta.
L’avvocato non può difendere un cliente qualora vi sia un conflitto di interessi.
L’art. 67 del codice deontologico forense prevede che l’avvocato non debba richiedere alla controparte il pagamento del proprio compenso professionale, salvo che ciò sia oggetto di specifica pattuizione e vi sia l’accordo del proprio cliente.
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