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L’assegno di mantenimento può essere pignorato?

In caso di debiti del coniuge beneficiario dell’assegno di mantenimento, il Giudice può autorizzarne il pignoramento, sia pure entro certi limiti, a differenza di quanto accade in caso di alimenti.

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  • L’assegno di mantenimento ha una funzione diversa dagli alimenti versati a chi è in stato di bisogno.
  • Se il soggetto che riceve l’assegno di mantenimento ha dei debiti nei confronti di terzi (banche, privati, Agenzia delle Entrate, ecc.), i suoi creditori possono pignorare l’assegno, ma entro certi limiti stabiliti dal Giudice.
  • La legge prevede poi degli strumenti giudiziali quando il coniuge obbligato non versa l’assegno di mantenimento.

Quando si parla di pignoramento, molti si chiedono se l’assegno di mantenimento, quello disposto dal Giudice in caso di separazione, possa essere aggredito dai creditori.

L’assegno di mantenimento dovuto al coniuge cui non è stata addebitata la separazione non ha natura alimentare. Lo afferma la Corte di Cassazione, con una sentenza del 2020. Ne consegue che esso può essere pignorato, a differenza di quanto accade per i crediti alimentari. 

In questo articolo partiremo proprio dalla differenza tra mantenimento e alimenti, esaminando altresì cosa cambia tra assegno a favore del coniuge e assegno corrisposto per il mantenimento dei figli. Vedremo, inoltre, cosa può fare il coniuge beneficiario se l’altro non versa l’assegno cui è obbligato per provvedimento del Giudice.

Partendo dalla normativa in materia, evidenziamo che, in base all’articolo 545 codice civile, non possono essere pignorati i crediti alimentari, tranne che per cause di alimenti e purché vi sia l’autorizzazione del Giudice. 

Che cos’è l’assegno di mantenimento? 

Il diritto a ricevere l’assegno di mantenimento viene riconosciuto dal Giudice che pronuncia la separazione. Esso consiste una somma di denaro tale da consentire al coniuge beneficiario il mantenimento, qualora egli non abbia adeguati redditi propri. La misura ha lo scopo di soddisfare non solo la sopravvivenza, ma più ampie esigenze dell’individuo.

L’entità di tale somministrazione è determinata in relazione alle circostanze e ai redditi dell’obbligato. Resta fermo l’obbligo di prestare gli alimenti, di cui agli articoli 433 e seguenti del codice civile. La norma pone subito una differenza tra mantenimento e alimenti

Il mantenimento è un importo di norma più elevato degli alimenti perché non mira a garantire non solo la sopravvivenza, ma anche un tenore di vita decoroso.

Gli alimenti sono, invece, una misura di sostegno dalla portata ben diversa in quanto finalizzati allo stretto necessario, e dunque a garantire al beneficiario la sopravvivenza stessa.

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L’assegno di mantenimento può essere pignorato?

L’articolo 545 cc stabilisce che solo il credito alimentare è impignorabile e nulla dice in merito all’assegno di mantenimento. Nessuna norma dispone alcunché in modo esplicito. La Corte di Cassazione, con sentenza del 2020, però, stabilisce che l’assegno di mantenimento non ha natura alimentare e di conseguenza ne ammette il pignoramento.

Esso trova fondamento nel diritto di assistenza materiale derivante dal vincolo coniugale e non dallo stato di bisogno, come nel caso dell’assegno alimentare. Diverso discorso vale per l’assegno di mantenimento a favore dei figli, che invece viene giustificato dallo stato di bisogno e che pertanto ha natura alimentare.

Quindi, l’assegno di mantenimento può essere oggetto di pignoramento da parte di qualsiasi soggetto, sia esso un istituto di credito, una finanziaria, un condominio, un locatore, ecc.

Si precisa che il pignoramento è l’atto con il quale si avvia l’azione di esecuzione forzata nei confronti di un soggetto. Questa procedura può essere esercitata al fine di aggredire l’assegno di mantenimento del debitore, oltre ad altri beni dell’individuo.

Ci sono dei limiti di pignoramento?

Anche se non sono previsti dei limiti specifici, il Giudice spesso prevede una soglia massima oltre la quale non si possa andare al fine di garantire una vita dignitosa al beneficiario. In linea di massima, l’assegno di mantenimento non è pignorabile per intero, ma solo nella misura in cui eccede quanto necessario alla sussistenza del coniuge avente diritto. Spetta al Giudice stabilire quale parte dell’assegno può eventualmente essere sottoposta a pignoramento al fine di non pregiudicare totalmente la fonte di sostentamento della persona mantenuta. 

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Cosa fare se il coniuge non versa l’assegno di mantenimento

Quando un Giudice stabilisce l’obbligo di versare un assegno di mantenimento, il coniuge obbligato deve attenersi puntualmente alla decisione. Tuttavia, non sono rari i casi in cui egli commetta ritardi o si rifiuti del tutto di pagare quanto dovuto. In queste situazioni, chi ha diritto al mantenimento può intraprendere diverse azioni legali per tutelare i propri diritti e recuperare le somme spettanti, sia che si tratti di quelle destinate al coniuge, sia che si parli di mantenimento a favore dei figli. 

Se il coniuge obbligato non paga l’assegno stabilito dal tribunale, si verifica un inadempimento che può essere perseguito sia civilmente, sia penalmente. Il beneficiario ha il diritto di tutelarsi per ottenere quanto gli spetta.

Il primo passo è sempre quello di verificare se il mancato pagamento sia occasionale o sistematico, e se vi siano giustificazioni valide (temporanee difficoltà economiche, problemi lavorativi, ecc.). Tuttavia, anche in presenza di difficoltà, l’obbligato dovrebbe chiedere una modifica giudiziale dell’assegno, non potendo semplicemente smettere di pagare.

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Cosa può fare chi non riceve l’assegno

Chi non riceve l’assegno di mantenimento può agire in vari modi, a seconda della gravità e della durata dell’inadempimento. Il primo passo consigliato è l’invio di una diffida formale tramite un avvocato, con la quale invitare il coniuge a versare le somme arretrate entro un termine preciso. Questo atto ha valore legale e può essere utile come prova in eventuali fasi successive.

In secondo luogo, è necessario effettuare alcune verifiche per individuare i beni aggredibili dal coniuge creditore. È, quindi, prioritario conoscere l’occupazione lavorativa e la situazione reddituale del coniuge obbligato. Inoltre, risulta opportuno scoprire se egli possieda veicoli, quale sia la situazione del conto corrente e se percepisca canoni di locazione come ulteriore entrata economica. Quanto sopra esposto è propedeutico all’avvio di una procedura di pignoramento.

Se la diffida non sortisce effetto, si può a questo punto procedere con un’azione esecutiva. Le principali opzioni sono:

  1. pignoramento dello stipendio;
  2. pignoramento del conto corrente;
  3. pignoramento dei beni mobili o immobili.

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Novità Riforma Cartabia assegno mantenimento non versato

La Riforma Cartabia ha introdotto un meccanismo più rapido ed efficace. Introdotta con il D.lgs. 149/2022 e in vigore dal 1° marzo 2023, ha previsto importanti modifiche procedurali anche per quanto riguarda il recupero dell’assegno di mantenimento non versato al coniuge. L’obiettivo principale è rendere le procedure più veloci, fruttuose e coordinate.

In caso di mancato ottemperamento dell’ordine del Giudice al versamento dell’assegno di mantenimento, il coniuge beneficiario può avvalersi, infatti, di un ordine diretto nei confronti del datore di lavoro del coniuge debitore. La somma dovuta viene trattenuta alla fonte (cioè dallo stipendio stesso) e versata direttamente a favore del coniuge beneficiario, senza che si debba attivare la procedura di esecuzione forzata. In questo modo, si ottiene il versamento puntuale della somma dovuta, evitando di incorrere in spiacevoli arretrati.

Con il supporto di un legale, si dovranno seguire i seguenti step:

  1. invio della lettera di costituzione in mora del coniuge obbligato che non ha provveduto al versamento dell’assegno;
  2. notifica del provvedimento del Giudice al datore di lavoro qualora il debitore rimanga inadempiente per almeno 30 giorni.

A questo punto, il datore di lavoro sarà obbligato, a partire dal mese successivo a quello in cui ha ricevuto la comunicazione, a versare direttamente l’assegno al beneficiario.

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Avv. Manuela Margilio
Esperta di diritto immobiliare, successioni, fiscalità.
Laureata in giurisprudenza a Torino. Dopo aver lavorato presso diversi studi legali, attualmente mi occupo di assicurazioni e scrivo sul web approfondendo tematiche sulle quali nel tempo mi sono specializzata.
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