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Quando il coerede realizza appropriazione indebita?

L'appropriazione indebita è un reato disciplinato all'art. 646 cp. Questa fattispecie può anche essere integrata nell'ambito di un rapporto civilistico, come nella successione ereditaria. Come si distingue il reato dall'illecito civile? Quando il coerede è sottoposto alla sanzione penale? Scopriamolo.

coeredi appropriazione indebita
  • L’appropriazione indebita dei coeredi si realizza quando l’erede si comporta come esclusivo proprietario dei beni in comunione ereditaria.
  • Il reato è procedibile a querela, salvo che siano integrate le aggravanti.
  • È necessario che siano integrati gli elementi costitutivi della fattispecie, possesso, altruità del bene e interversione del possesso. 

I rapporti tra fratelli sono sempre molto complessi, soprattutto se di mezzo c’è un’eredità. Infatti, potrebbero essere integrate circostanze peculiari che possono tramutarsi anche in reati.

Il defunto, per esempio, potrebbe aver lasciato nella disponibilità di uno degli eredi somme da dividere con fratelli e sorelle. Cosa accade se uno dei fratelli se ne appropria?

Nelle prossime righe cercheremo di capire quando si configura il reato di appropriazione indebita, se è possibile che si concretizzi solo una responsabilità civile e in quali sanzioni si incorre.

Mancata divisione dell’eredità

La divisione ereditaria è in genere realizzata con contratto con il quale gli eredi procedono al c.d. apporzionamento. Sulla base del loro accordo, procedono a trasformare la quota ideale sul patrimonio ereditario in una quota materiale.

Vengono quindi distribuiti i beni del patrimonio ai vari eredi in considerazione della quota che spetta loro. Per effetto della divisione si trasforma il diritto di ciascun erede da comproprietà in proprietà esclusiva.

Secondo previsione di legge, con la divisione, si realizza una fictio iuris, in quanto l’acquisto della proprietà retroagisce al momento dell’apertura della successione. In tal modo, l’erede acquista direttamente dal defunto e si garantisce la continuità nella titolarità del patrimonio.

Si distingue invece dalla divisione testamentaria. In questo caso, l’apporzionamento è fatto dal defunto nel testamento, preclude il sorgere della comunione ereditaria.

Ora, visto che la divisione è un contratto, presuppone che gli eredi giungano ad un accordo. Cosa accade se questo accordo non è raggiunto? Nel caso in cui non si giunga a divisione negoziale, è sempre possibile chiedere al giudice, quindi procedere a divisione giudiziale. Ciascuno degli eredi può fare richiesta per ottenere la divisione ereditaria. 

Il procedimento di divisione giudiziale presuppone la stima del valore del patrimonio, calcolando gli attivi e sottraendo le voci passive. In tal modo, si va a stabilire il valore netto e poi procedere alla divisione. Questa procedura in sede giudiziale è preceduta da mediazione obbligatoria. Deve essere proposta la domanda verso tutti i coeredi e i creditori.

Tale procedura di divisione prevede due fasi:

  1. quella in cui il giudice accerta che vi siano i presupposti per procedere alla divisione;
  2. la seconda in cui si determinano le quote e si attribuiscono ai condividenti.

Per approfondire l’argomento leggi anche: Come funziona l’eredità: tutto sulla successione

appropriazione indebita tra coeredi
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Conto corrente bancario cointestato tra coeredi

Talvolta può accadere che parte del patrimonio confluisca sul conto corrente bancario cointestato tra gli eredi.  Di frequente, infatti, i genitori cointestano i conti correnti con i figli. Il padre anziano, quindi, potrebbe attribuire al figlio la gestione di parte dei propri averi. Dopo l’apertura della successione e l’accettazione è aperta la procedura per ripartire le quote.

​​Con il conto cointestato, sarà possibile:

  • porre in essere operazioni per conto dell’altro titolare senza la delega;
  • disporre di un carnet di assegni per ogni titolare e di un diverso bancomat;
  • il conto può essere a firma congiunta o disgiunta; a seconda dei casi, le operazioni verranno poste in essere con autorizzazione scritta di ciascun cointestatario o separatamente da ognuno di essi.

La disciplina si differenzia a seconda che il conto corrente sia a firma congiunta o meno. Nel caso in cui sia a firma congiunta, tutti gli atti di gestione sono posti in essere con la firma di tutti i cointestatari. Alla morte di uno di essi, la banca procede a bloccare il conto.

Dovranno prima essere individuati eredi e quote. Ciò in quanto, come in vita il soggetto superstite non poteva disporre del conto cointestato, lo stesso vale anche dopo la morte di uno di essi, in quanto gli eredi del defunto subentrano in ogni diritto, compresi quelli derivanti dal contratto di conto corrente.

Se invece il conto è a firma disgiunta, ciascun titolare può porre in essere operazioni nei limiti della quota di ciascuno. In questo caso il soggetto cointestatario conserva questo diritto di disporre della propria quota anche dopo la morte del cointestatario. 

Scopri come funziona la successione del conto corrente 

Denunciare fratello per appropriazione indebita

Può poi accadere che un’eredità refluisca sul conto corrente di uno solo degli eredi. In particolare, possono verificarsi quattro ipotesi:

  1. viene trasferita la parte del patrimonio del defunto prima della sua morte, mediante bonifico in favore dell’erede, escludendo tutti gli altri eredi;
  2. il trasferimento è disposto dal defunto prima della morte, in un momento in cui non era pienamente capace di intendere e di volere, ove sia stato indotto dall’erede o da terzi in favore dell’erede, approfittando dello stato di salute dello stesso;
  3. il trasferimento sul conto corrente bancario è disposto dall’erede stesso o da terzi in favore dell’erede abilitato dal defunto tramite delega, sebbene non cointestatario del conto corrente;
  4. il trasferimento è disposto dall’erede o da terzi in suo favore, in quanto contitolare del conto corrente bancario del defunto e con firma disgiunta.

In alcuni di questi casi è possibile che si configuri il reato di appropriazione indebita di cui all’art. 646 cp, se ricorrono i relativi requisiti per configurare il reato.

Quando si può denunciare per appropriazione indebita?

Il reato di appropriazione indebita potrebbe verificarsi nella terza ipotesi in elenco, cioè quando il trasferimento su conto corrente bancario è disposto dall’erede stesso o da terzi in favore dell’erede abilitato dal defunto tramite delega, sebbene non cointestatario del conto corrente. 

In questo, caso, è comunque necessario accertare che ricorrano le condizione dell’appropriazione indebita di cui all’art. 646 cp. Quindi si deve verificare:

  • un’ingiustizia del profitto, se la condotta è finalizzata ad ottenere un beneficio non dovuto in danno del defunto o della massa ereditaria, a seconda che il trasferimento sia posto in essere prima della morte o dopo;
  • l’altruità della cosa, che in questo caso è integrata perché il bene appartiene o al defunto o è in comunione ai coeredi;
  • il possesso in senso penalistico, che è diverso dal possesso civilistico; è infatti sufficiente che il soggetto abbia la disponibilità del bene, indipendentemente dalla qualifica come detentore o possessore, quindi che sia sufficiente la disponibilità giudica.

Per fare un esempio, è integrata l’appropriazione indebita se il soggetto si trova in possesso legittimo delle somme di denaro e se si rifiuti di restituirle. In questo caso la condotta può già considerarsi appropriativa, perché il soggetto si comporta come se fosse il titolare.

Scopri anche Che differenza c’è tra appropriazione indebita, furto e ricettazione

appropriazione indebita tra coeredi

Esempi di denuncia per appropriazione indebita tra coeredi

La denuncia per appropriazione indebita da parte del fratello è possibile anche nel quarto caso, cioè quando il trasferimento è disposto dall’erede o da terzi in suo favore, contitolare del conto corrente bancario del defunto e con firma disgiunta. In questa ipotesi, è più complessa la prova dell’elemento soggettivo del dolo, problematica che non si pone nel caso precedente.

Ciò deriva dal fatto che il conto corrente è cointestato con firma disgiunta, quindi il coerede potrebbe disporre del denaro autonomamente. È dunque necessario che il coerede proceda con la consapevolezza della morte del de cuius. Inoltre, è necessario che l’atto di appropriazione abbia ad oggetto una somma superiore alla quota che gli spetta.

I contitolari di conto corrente cointestato sono in genere considerati in solido. La loro provvista è divisa in parti eguali, se non è diversamente disposto, quindi si presume che le quote siano paritarie. Il soggetto realizza quindi appropriazione solo se dispone della parte che eccede la propria quota, di cui potrebbe già disporre perché il conto è cointestato a firma disgiunta. 

Quando non si configura il reato di appropriazione indebita?

Tuttavia, non sempre si configura reato, quindi potrebbe non esserci la responsabilità penale, ma eventualmente solo civilistica.
Nella prima ipotesi infatti non è realizzato alcun reato. Può essere integrata una donazione di cose fungibili, con la quale l’erede diventa titolare della somma in questione. 

Questo caso può essere soggetto a collazione, l’operazione di riunione del patrimonio, con cui gli eredi imputano al patrimonio le donazioni ricevute in vita dal defunto. Poi sulla somma si calcolano le quote che spettano a ciascuno e, in questo modo, si assicura la parità nella divisione ereditaria. 

Nella seconda ipotesi, invece, non sussistendo l’elemento del possesso, non si configura il reato di appropriazione indebita. Possono però esserci altri reati ,come quello di circonvenzione di incapace o di truffa.

Per approfondire l’argomento leggi anche: Come tutelarsi da fratelli e sorelle?

Come difendersi dall’accusa di appropriazione indebita?

Per difendersi dall’accusa di appropriazione indebita, il soggetto deve dimostrare che manchino gli elementi costitutivi del reato.

Per esempio:

  • è possibile provare di avere conseguito dal de cuius la somma legittimamente come donazione;
  • oppure si può dimostrare che manca l’elemento soggettivo del dolo.
appropriazione indebita accusa

Cosa si rischia con una denuncia per appropriazione indebita?

L’appropriazione indebita prevede sia una sanzione detentiva sia pecuniaria, ovvero:

  • la reclusione da due a cinque anni 
  • la multa da 1.000,00 a 3.000,00 euro.

Il regime sanzionatorio è stato di recente modificato, con la riforma introdotta dalla L. n. 3/2019 (cd. spazzacorrotti). Prima dell’entrata in vigore di predetta norma, la condotta era punita con la reclusione fino a tre anni e la multa fino a 1.032,00 euro.

Quando l’appropriazione indebita è procedibile d’ufficio?

​​​​​​L’appropriazione indebita è normalmente perseguibile a querela di parte. Tuttavia, talvolta si procede d’ufficio, se nel caso concreto è integrata una delle circostanze aggravanti elencate dall’art. 61 n. 11 cp, ovvero quando l’appropriazione indebita è commessa:

  • con abuso di autorità;
  • con abuso di relazioni domestiche;
  • con abuso di relazioni d’ufficio;
  • con abuso di prestazione d’opera;
  • con abuso di coabitazione o di ospitalità.

Qual è la differenza tra peculato e appropriazione indebita?

Il reato di peculato ha elementi equivalenti all’appropriazione. Tuttavia, in questo caso la condotta è posta in essere da un pubblico ufficiale. Quindi si tratta di un reato proprio. Come nella fattispecie di cui all’art. 646 cp,  il soggetto si appropria di beni, mediante condotte che sono di interversione del possesso.

Ti consigliamo per approfondire: Reato di peculato nella pubblica amministrazione

reclusione appropriazione indebita

Come scrivere una querela per appropriazione indebita

Di seguito un esempio di querela per appropriazione indebita.

PROCURA DELLA REPUBBLICA PRESSO

Il sottoscritto ________________________ nato a _____________________ il ___________ e residente in _____________ alla via ______________________ n. _____ (C.F.: _______________________________)

ESPONE QUANTO SEGUE:

Per i fatti di cui sopra, il sottoscritto ______________, presenta formale

DENUNCIA – QUERELA

e chiede che si proceda nei confronti di ________________ per il reato di cui all’art. 646 c.p., perché, per procurare a sé o ad altri un ingiusto profitto, si appropriava di ___________.

Chiede altresì ai sensi dell’art. 408, co. II, c.p.p., di essere informato circa l’eventuale archiviazione del procedimento, alla quale sin da ora ci si oppone, nonché, ai sensi dell’art. 406, co. III, c.p.p., di essere informato circa l’eventuale richiesta di proroga dei termini per le indagini preliminari.

Con riserva di costituirsi parte civile onde ottenere il risarcimento di tutti i danni subiti e in conseguenza delle predette condotte.

Con riserva, altresì, di indicare ulteriori documenti e mezzi istruttori che si rendessero necessari ai fini dell’accertamento dei fatti denunciati.

Indica quali persone informate dei fatti: ___________ .

(Nomina quale difensore di persona offesa l’Avv. _______________ del Foro di _______________ con studio in ____________ alla via _________________ n. _____, presso il quale elegge domicilio ai fini del presente procedimento).

Produce i seguenti documenti:

Con osservanza.

Luogo, data

Firma

Querela tardiva: è ammissibile?

Come abbiamo evidenziato nel corso di questa guida, l’appropriazione indebita è soggetta a querela. Questa può essere esercitata nel termine di tre mesi dalla conoscenza del reato. Trascorso tale termine, non sarà più possibile procedere a querela, quindi non è ammessa la forma tardiva

Laddove proposta, comunque, manca la condizione di procedibilità. Il soggetto può al più provare che siano state integrate le circostanze aggravanti,: n questo caso quindi il reato sarà procedibile d’ufficio, quindi si supera la preclusione derivante dalla querela. 

Appropriazione indebita – Domande frequenti 

Come funziona l’appropriazione indebita?

L’appropriazione indebita è un reato che è posto in essere dal possessore di un bene che si comporta come proprietario al fine di procurare a sé o ad altri un ingiusto profitto.

Come difendersi da un’accusa di appropriazione indebita?

È possibile difendersi da un’accusa di appropriazione indebita dimostrando che non sono integrati gli elementi costitutivi del reato.

Quando l’appropriazione indebita è aggravata?

L’appropriazione indebita è aggravata quando è messa in atto con abuso di autorità, di relazioni domestiche, di relazioni d’ufficio, di prestazione d’opera, di coabitazione o di ospitalità.

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Avv. Clelia Tesone
Avvocato civilista
Laureatasi in Giurisprudenza con la votazione di 110 e Lode presso l’Università degli Studi di Napoli “Federico II” e con approfondita conoscenza delle materie del Diritto Civile e del Diritto Amministrativo. Ha brillantemente conseguito l’abilitazione alla professione di avvocato, a seguito dell’espletamento della pratica forense in diritto civile e il tirocinio ex art. 73 d.l. 69/2013 presso la Procura della Repubblica di Napoli Nord.
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