Atti giudiziari chiari, sintetici e digitali dal 1° settembre
Il legislatore ha recentemente introdotto il D.M. 110/2023, con l'obiettivo di rendere più sintetici e chiari gli atti giudiziari e procedere a una loro digitalizzazione. Cosa ha previsto la normativa? Te lo spiegheremo nel seguente articolo.
- Il Recente D.M. 110 del 2023 ha introdotto alcune norme circa la redazione degli atti giudiziari.
- Con atti giudiziari si intendono sia atti dei difensori sia del giudice, i quali, dunque, dovranno essere redatti secondo specifici indici.
- L’obiettivo principale è rendere gli atti giudiziari più intellegibili, sintetici e chiari, in modo tale da facilitare il processo e renderlo più celere.
Da alcuni anni, il legislatore sta puntando ad una semplificazione del processo, civile e penale, per renderlo più veloce e, soprattutto, garantire una tutela effettiva e un’amministrazione della giustizia efficiente per i cittadini.
Il nuovo decreto ministeriale, il n. 110 del 2023, ha previsto una serie di indici per la redazione degli atti giudiziari, in particolare in relazione alla loro lunghezza, struttura grafica e contenutistica. In tal modo, si tenta di rendere gli atti il più omogenei possibili ed evitare i lunghissimi documenti che sono di difficile comprensione, anche per gli addetti ai lavori.
In questo articolo ti spiegheremo tutte le novità introdotte. Indicheremo anche i criteri di redazione, gli elementi degli atti giudiziari richiesti, i limiti e le esclusioni. Procederemo poi ad un’analisi critica della normativa in esame, al fine di indicarne punti deboli e punti di forza.
- Atti giudiziari chiari e digitali: le nuove frontiere della giustizia italiana
- La riforma del processo secondo Nordio
- Atti chiari e digitali: cosa cambia dal 1° settembre
- Atti giudiziari e parole chiave
- Le regole per redigere gli atti giudiziari
- Atti giudiziari e limiti massimi di lunghezza
- Atti giudiziari e indicazioni redazionali
Atti giudiziari chiari e digitali: le nuove frontiere della giustizia italiana
È cosa ormai nota che il legislatore italiano abbia intrapreso una nuova strada nella gestione della giustizia. I principali problemi che hanno afflitto nel tempo l’ordinamento giudiziario sono la lentezza dei giudizi e, anche, la complessità degli stessi, resi ancora più difficoltosi dalla procedura, sia civile sia penale, assai farraginosa.
Già con il Governo di Mario Draghi, la guardasigilli Marta Cartabia ha avviato un procedimento di riforma della giustizia. L’obiettivo era proprio di semplificare e accelerare i tempi della giustizia.
La Riforma Cartabia ha toccato sia il processo civile, con il rito unico in materia di separazione e divorzio e le novità in tema di procedimento esecutivo, sia il processo penale.
Per approfondire l’argomento ti consigliamo anche di leggere: Riforma Cartabia: cosa cambia e da quando sarà in vigore
Vuoi una consulenza legale sull'argomento? Chiedi Gratis ad un Avvocato
- +3000 avvocati pronti ad ascoltarti
- Consulenza Legale Online - Telefonica, in webcam, scritta o semplice preventivo gratuito
- Anonimato e Riservatezza - La tua consulenza verrà letta solo dall'avvocato che accetterà di rispondere
La riforma del processo secondo Nordio
Anche l’attuale Ministro Nordio intende intervenire su più fronti al fine di rendere più efficiente la giustizia italiana. Si ricorda, a tal proposito, che uno degli obiettivi centrali del Piano nazionale di ripresa e resilienza è proprio quello di smaltire l’arretrato nei tribunali.
Questo obiettivo è sicuramente tra i più attenzionati dall’Unione europea, in considerazione delle precedenti condanne da parte delle istituzioni comunitarie circa i tempi dei procedimenti.
Tra gli interventi che si è inteso introdurre vi è la digitalizzazione degli atti giudiziari, che si correla anche all’ulteriore obiettivo di digitalizzazione della pubblica amministrazione. L’intento principale è favorire il rapido accesso agli atti giudiziari e velocizzare, grazie all’uso della tecnologia, anche il processo.
Inoltre, si è chiesto di ridurre drasticamente la lunghezza degli atti. Uno dei problemi che affligge il sistema giudiziario è la prassi, di giudici e avvocati, di redigere atti lunghi, complessi e di scarsa comprensione.
Già da alcuni anni, anche al concorso per Magistrato ordinario, invece, si preme sul concetto di sintesi, valore necessario sia per trovare soluzioni ai questioni logiche e ragionate, sia per rendere più veloce la lettura degli atti stessi, quindi incidendo sull’intero procedimento.
Ti consigliamo anche di leggere: Riforma della giustizia approvata dal CdM: cosa cambia?
Atti chiari e digitali: cosa cambia dal 1° settembre
Dal 1° settembre è entrato in vigore il D.M. 7 agosto 2023, n. 110, che ha introdotto sensibili modifiche a quello che è un modus operandi storico della giustizia italiana. Infatti, ciò che più sorprende del modello previsto è la previsione di limiti ad atti e consigli per la redazione, che cercano di realizzare una virata significativa nello stile adottato da avvocati e magistrati.
Ciò, tuttavia, si scontrerà non poco con una prassi ormai consolidata, oltre al fatto che i limiti imposti lasciano comunque un ampio margine di manovra, anche alla luce della valutazione che, in via aprioristica, non è possibile prevedere uno schema che vada bene in ogni contesto.
L’obiettivo primario del D.M., oltre alla sinteticità, è anche e soprattutto la chiarezza. Oggi, infatti, occorre essere molto chiari nell’esposizione delle premesse e delle conseguenze che si traggono dalle stesse, cercando di seguire un percorso logico e scorrevole.
In tal modo, si intende garantire il c.d. giusto processo, disciplinato dall’art. 111 cost. e che si fonda su alcuni capisaldi:
- efficienza ed effettività della giustizia, al fine di garantire una tutela a diritti azionati in giudizio;
- celerità del procedimento;
- contraddittorio tra le parti e garanzia del diritto di difesa.
LEGGI ANCHE Tribunale ordinario: cos’è e quali sono le sue funzioni
La lunghezza degli atti giudiziari
Il decreto ministeriale concentra principalmente l’attenzione sulla lunghezza degli atti giudiziari, proprio per garantire anche chiarezza e sinteticità. La prima critica che, però, vogliamo evidenziare è che la lunghezza non è sinonimo di sinteticità e chiarezza.
Un testo molto lungo potrebbe infatti comunque risultare prolisso, per il concetto che si intende esporre, così come un testo molto breve potrebbe essere inadeguato ad esporre altro.
Proprio per questa ragione, il criterio utilizzato dal legislatore ha fatto storcere il naso agli addetti del settore, che ben conoscono le insidie del diritto italiano e sanno che una lunghezza standard non è sinonimo di efficienza e chiarezza della comunicazione.
LEGGI ANCHE: Sostituto procuratore: chi è e la differenza con il Pubblico Ministero
Atti giudiziari e parole chiave
Tra le altre regole interessanti sulla redazione degli atti giudiziari contemplate dal DM vi quella delle parole chiave. Molto raramente, a chi segue la pratica forense o i tirocini in tribunale, viene insegnato un concetto che, a chi scrive online, invece, è molto chiaro. Individuare poche e significative parole chiave da ripetere nel testo.
Da un punto di vista della comunicazione, infatti, serve a rendere più incisivo il messaggio da trasmettere a chi legge. Il D.M. richiede che il testo contenga al massimo 20 parole chiave, che già sembrano molte a chi scrive. In tal modo, si ritiene che sia più semplice delimitare l’oggetto e le tematiche centrali che devono essere trattate.
Tale regola deve valere per i giudici, nella redazione delle sentenze, ma in particolare per gli avvocati, nella stesure di atti di citazione, memorie ,ecc. Proprio questi ultimi, infatti, devono specificare con precisione le questioni da sottoporre all’attenzione del giudice, individuando i profili salienti. Tale obiettivo deve, in primo luogo, essere perseguito mediante le parole chiave.
Potrebbe anche interessarti leggere: Tassazione atti giudiziari: cos’è e come si calcola la registrazione
Le regole per redigere gli atti giudiziari
Il D.M. prevede una serie di regole piuttosto semplici e brevi, trasfuse in soli dodici articoli, pubblicati in Gazzetta ufficiale lo scorso 11 agosto. Sono regole che dovranno essere applicate agli atti giudiziari prodotti a partire dal 1° settembre 2023. La prima regola riguarda la sinteticità che, come abbiamo a più riprese evidenziato, è un valore fondamentale che progressivamente si sta affermando nel mondo giuridico.
Cosa si intende per atto sintetico? Un atto giudiziario è sintetico quando riesce a descrivere in poche e semplici parole concetti complessi, ponendoli in rapporto di consequenzialità. Dunque, sintetico significa non solo un atto breve, ma anche un atto che sia dotato della capacità di cogliere in modo efficiente i nodi problematici delle questioni affrontate.
Tutti gli atti civili, quindi citazioni, ricorsi, comparse di risposta, memorie difensive, devono indicare:
- l’intestazione;
- le parti coinvolte;
- una serie di parole chiave.
Questi atti devono dunque presentare una sorta di abstract iniziale con la specificazione delle parole chiave.
Ti potrebbe anche interessare leggere: Accesso giustizia: come funziona il Portale dei Servizi Telematici del Ministero della Giustizia
Atti giudiziari e limiti massimi di lunghezza
Il D.M. ha anche previsto limiti massimi degli atti giudiziari. In particolare:
- 80.000 caratteri (circa 40 pagine) per atto di citazione, ricorso, comparsa di risposta e memorie difensive, atti di intervento e chiamata di terzi, comparse e note conclusionali e atti introduttivi ai giudizi di impugnazione;
- 50.000 caratteri (circa 26 pagine) per le memorie, le repliche e tutti gli atti del giudizio;
- 10.000 caratteri (circa 5 pagine) per le note di udienza.
Non rientrano nei limiti massimi dimensionali:
- indice e sintesi dell’atto;
- indicazioni, dichiarazioni e avvertimenti previsti dalla legge;
- data e luogo, sottoscrizioni delle parti e difensori;
- relazioni di notifica e richieste;
- riferimenti giurisprudenziali riportati in note.
I limiti possono, poi, essere superati laddove si motivi la complessità della questione esposta.
Scopri di più a proposito di Come trovare clienti se sei un avvocato: 10 cose da fare assolutamente
Atti giudiziari e indicazioni redazionali
Il legislatore si è anche preoccupato di individuare delle tecniche redazionali degli atti giudiziari. In particolare, si prevede che:
- il carattere deve avere dimensione 12;
- l’interlinea deve essere di 1,5;
- i margini totali di 2,5 cm.
Quindi, il legislatore richiede, non solo una chiarezza contenutistica, ma anche visiva, anche perché più il testo è visivamente è chiaro, più è facile leggerlo.
Analoghe indicazioni sono previste anche per i giudici e i magistrati in genere, per la redazione dei loro atti. Anche il giudice è tenuto a redigere il provvedimento in modo chiaro e sintetico, che tenga conto anche della complessità della materia e della questione controversa.
Tutti gli atti giudiziari, del giudice o degli avvocati, dovranno poi essere digitalizzati.
Potrebbe interessarti anche Polizza RC Avvocati: cosa copre e quanto costa
Atti giudiziari – Domande frequenti
Per atti giudiziari si intendono tutti gli atti del procedimento e processo, sia esso penale che civile. Sono considerati atti giudiziari sia quelli del difensore sia quelli del giudice.
Il decreto ministeriale sugli atti giudiziari ha affermato che tutti gli atti prodotti a partire dal 1° settembre 2023 dovranno essere redatti secondo i criteri di sinteticità e chiarezza, stabilendo struttura e limiti massimi di lunghezza.
Tutti gli atti giudiziari dovranno essere digitali e digitalizzati, ciò significa che dovranno essere caricati su apposite piattaforme telematiche facilmente accessibili.
Vuoi una consulenza legale sull'argomento? Chiedi Gratis ad un Avvocato
- +3000 avvocati pronti ad ascoltarti
- Consulenza Legale Online - Telefonica, in webcam, scritta o semplice preventivo gratuito
- Anonimato e Riservatezza - La tua consulenza verrà letta solo dall'avvocato che accetterà di rispondere