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Decreto Carceri 2024: cosa prevede e analisi testo Gazzetta Ufficiale

Il Decreto Carceri 2024, recentemente convertito in legge, introduce diverse novità in materia di gestione penitenziaria, giustizia civile e penale, e gestione del personale del Ministero della Giustizia.

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  • Il decreto Carceri è legge.
  • Approvato alla Camera con 153 voti favorevoli, introduce importanti novità per migliorare la sicurezza e la sanità nelle carceri.
  • Tra le altre, troviamo anche il reato di indebita destinazione.

Il sistema penitenziario italiano è da tempo al centro di riforme e dibattiti, spinti dall’esigenza di affrontare annosi problemi come il sovraffollamento delle carceri e le condizioni sanitarie dei detenuti. Il recente Decreto Carceri (D.l. n.92 del 4 luglio 2024, conv. l. n. 112 dell’ 8 agosto 2024), noto anche come “Carcere sicuro”, prova a rispondere alla necessità di un sistema più efficiente e rispettoso dei diritti umani.

Tra queste, spiccano miglioramenti nella gestione del personale penitenziario, procedure più flessibili per la liberazione anticipata e misure specifiche per detenuti tossicodipendenti. È da sottolineare che, gli eventi registratisi nel 2024 e i numerosi casi di suicidio nelle carceri hanno suscitato una forte reazione tra i detenuti, che in molti istituti hanno dato vita a proteste.

Dalla casa circondariale di Regina Coeli a Roma, dove sono stati incendiati materassi e danneggiati alcuni tavoli, fino agli istituti di Vibo Valentia, Velletri e Trieste, le proteste si sono diffuse in tutta Italia, mettendo ancora una volta in evidenza le condizioni di vita talvolta insostenibili dei detenuti

Assunzioni di personale penitenziario

Una delle misure introdotte dal Decreto Carceri riguarda l’incremento del personale di Polizia Penitenziaria. La riforma prevede l’assunzione di 1.000 nuovi agenti entro la fine del 2024, seguiti da ulteriori 500 assunzioni per ciascuno degli anni 2025 e 2026.

L’obiettivo di tali nuove assunzioni è duplice:

  • da un lato, rafforzare la sicurezza all’interno delle carceri, riducendo i rischi legati alla gestione quotidiana dei detenuti;
  • dall’altro, migliorare la gestione delle pene alternative alla detenzione, un’area che richiede un numero adeguato di agenti per essere efficace.

La pianificazione di queste assunzioni su un arco temporale di tre anni indica una volontà del legislatore di affrontare la questione con un approccio strutturato e di lungo termine.

Approfondisci con la nostra guida su Poliziotto penitenziario: chi è, cosa fa, che funzioni svolge

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Liberazione anticipata

La liberazione anticipata è una misura che consente ai detenuti di ridurre la propria pena in base alla buona condotta. Tra le modifiche vi è la semplificazione del procedimento di concessione, che prevede un ruolo più attivo del direttore dell’istituto penitenziario.

Il direttore del carcere sarà incaricato di trasmettere al magistrato di sorveglianza tutti gli elementi di valutazione necessari per decidere sulla concessione della liberazione anticipata, rendendo il processo più snello ed efficiente. La riforma ha l’obiettivo di ridurre il carico di lavoro sui magistrati, con una gestione più rapida e funzionale del sistema penitenziario.

Per quanto riguarda la revoca della liberazione anticipata in caso di condotta non conforme del detenuto, tale previsione costituisce uno strumento di controllo e di incentivo a mantenere un comportamento corretto durante la detenzione. La revoca potrà avvenire non solo per comportamenti che costituiscono infrazioni disciplinari gravi, ma anche per condotte che, pur non essendo formalmente sanzionabili, dimostrano una mancanza di adesione al percorso rieducativo.

LEGGI ANCHE: Liberazione anticipata per buona condotta: come funziona

Modifiche al codice di procedura penale e ordinamento penitenziario

Le modifiche legislative al codice di procedura penale e alla legge sull’ordinamento penitenziario (legge n. 354 del 1975), con particolare riferimento all’esecuzione delle pene e al riconoscimento di benefici legati alla partecipazione dei detenuti ai programmi di rieducazione, sono:

  • modifica all’art. 656 c.p.c. : viene introdotto il comma 10-bis, che obbliga le autorità a indicare, nell’ordine di esecuzione della pena, le detrazioni previste dalla legge, specificando sia la pena effettiva da scontare, sia quella teorica senza le detrazioni. Inoltre, si informa il condannato che queste detrazioni non saranno applicate se non partecipa ai programmi di rieducazione durante l’esecuzione della pena;
  • modifica all’art. 54 legge Ord. Pen.: qui si cambia la formulazione di un comma, precisando che non solo la concessione del beneficio deve essere comunicata al detenuto, ma anche l’eventuale mancata concessione o revoca del beneficio stesso;
  • sostituzione dell’art. 69-bis Ord. Pen.: sono fissati dei termini per adeguare il procedimento ai nuovi requisiti di legge per la liberazione anticipata, assicurando che le informazioni necessarie siano trasmesse tempestivamente al magistrato di sorveglianza.

Per approfondire l’argomento, leggi anche: Funzione rieducativa della pena: cosa sono i benefici penitenziari

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Decreto Carceri: il ruolo del direttore dell’istituto penitenziario

L’affidamento al direttore del compito di trasmettere gli elementi necessari per la valutazione della liberazione anticipata rappresenta un cambiamento significativo rispetto alla prassi precedente, dove tale compito era prevalentemente in capo al magistrato di sorveglianza.

Infatti, il direttore, grazie alla sua conoscenza diretta e quotidiana della popolazione detenuta, è in una posizione privilegiata per valutare il comportamento dei singoli detenuti e il loro processo di riabilitazione. Questo cambiamento non solo alleggerisce il carico burocratico dei magistrati di sorveglianza, ma consente anche una valutazione più accurata e personalizzata delle richieste di liberazione anticipata, favorendo decisioni più mirate ed efficaci.

Puoi approfondire con: Sospensione condizionale della pena: come funziona

Aumento delle telefonate per i detenuti

Il Decreto Carceri 2024 introduce un’importante modifica al regime delle comunicazioni per i detenuti, aumentando il numero di telefonate mensili autorizzate. Precedentemente, i detenuti potevano effettuare fino a quattro telefonate al mese, che ora sono state incrementate a sei telefonate mensili.

Tale riforma risponde all’esigenza di rafforzare i legami familiari e di fornire un maggiore supporto psicologico ai detenuti durante il periodo di reclusione. La possibilità di mantenere un contatto più frequente con i propri cari è molto importante per il benessere mentale dei detenuti e per il loro processo di riabilitazione, contribuendo a ridurre il senso di isolamento e a favorire il reinserimento sociale. La normativa specifica che queste telefonate devono essere effettuate in conformità con le regole interne degli istituti penitenziari e ogni chiamata sarà soggetta a controlli e a monitoraggio.

LEGGI ANCHE Art. 41 bis: cos’è e cosa prevede il carcere duro

Strutture per detenuti tossicodipendenti

Il Decreto Carceri prevede l’istituzione di un albo di comunità terapeutiche idonee ad accogliere detenuti tossicodipendenti. Questa misura si propone di offrire una risposta più adeguata e mirata alle esigenze di questa particolare categoria di detenuti, che spesso necessitano di un percorso di recupero che vada oltre la semplice detenzione. Le comunità terapeutiche iscritte all’albo dovranno rispettare standard in termini di servizi offerti e capacità di supporto, garantendo un ambiente idoneo al trattamento delle dipendenze e al reinserimento sociale.

L’albo delle comunità terapeutiche stabilisce criteri rigorosi per l’accreditamento delle strutture, garantendo che i detenuti tossicodipendenti siano inseriti in contesti realmente capaci di fornire il sostegno necessario. Questa misura risponde a un’esigenza sempre più sentita di differenziare il trattamento dei detenuti in base alle loro specifiche necessità, riconoscendo che la dipendenza da sostanze richiede interventi specializzati e personalizzati.

Puoi leggere anche: Quanto dura l’ergastolo in Italia?

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Commissario straordinario per l’edilizia penitenziaria

È, altresì, prevista la nomina di un Commissario straordinario per l’edilizia penitenziaria, una figura incaricata di accelerare i lavori di ristrutturazione e costruzione delle strutture carcerarie in Italia. Il commissario avrà ampi poteri decisionali e operativi, che includono la possibilità di superare alcune procedure burocratiche ordinarie, al fine di garantire la tempestiva esecuzione dei progetti edilizi necessari. +

Questo ruolo, che avrà una durata fino al 31 dicembre 2025, è stato istituito per tentare di rispondere alle carenze infrastrutturali che affliggono il sistema penitenziario italiano, contribuendo a risolvere il problema del sovraffollamento carcerario e a migliorare le condizioni di detenzione.

I compiti del Commissario straordinario includono:

  • la gestione dei finanziamenti destinati all’edilizia penitenziaria;
  • la supervisione dei progetti di costruzione e ristrutturazione;
  • il coordinamento tra le diverse amministrazioni coinvolte. 

LEGGI ANCHE Messa alla prova: quali sono le novità della Riforma Cartabia

Stato attuale delle infrastrutture carcerarie

Le carceri italiane soffrono da anni di problemi strutturali significativi, legati sia all’età avanzata di molte strutture, sia alla mancanza di adeguati investimenti in manutenzione e ampliamento. Il sovraffollamento è una delle principali criticità, con diversi istituti che operano ben oltre la loro capacità massima, compromettendo le condizioni di vita dei detenuti.

Inoltre, molte strutture sono inadeguate per ospitare detenuti con esigenze particolari, come quelli con disabilità o problemi di salute mentale. Il ruolo del Commissario straordinario si inserisce in questo contesto con l’obiettivo di intervenire rapidamente per modernizzare e ampliare il patrimonio edilizio carcerario, rendendolo più adeguato alle attuali esigenze della popolazione detenuta.

Per saperne di più: Il sovraffollamento carcerario tra condizioni degradate e suicidi

Procedura per i medici penitenziari

La riforma prevede che il Servizio Sanitario Nazionale (SSN) possa avviare specifici concorsi pubblici per l’assunzione di medici da destinare esclusivamente agli istituti penitenziari. È importante notare che l’apertura del bando di concorso è rivolta anche a medici senza specializzazione, purché abbiano maturato una significativa esperienza pregressa nelle carceri. Questa misura risponde alla necessità di ampliare la base di medici disponibili per il sistema penitenziario, cercando di risolvere la carenza cronica di personale sanitario in ambito carcerario

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Reato di indebita destinazione 

Il Decreto Carceri introduce una nuova fattispecie di reato denominato “indebita destinazione di denaro o cose mobili”, volto a contrastare l’uso improprio dei fondi destinati al sistema penitenziario. Tale fattispecie di reato si configura quando i fondi pubblici assegnati per finalità legate alla gestione e al miglioramento delle strutture carcerarie vengono utilizzati per scopi diversi da quelli previsti o vengono gestiti in modo fraudolento. L’introduzione di questa fattispecie risponde all’esigenza di garantire che le risorse destinate al sistema penitenziario siano impiegate correttamente e in modo trasparente, evitando sprechi e abusi.

La norma prevede sanzioni severe per i responsabili, che possono includere sia funzionari pubblici sia privati, coinvolti nella gestione o nell’utilizzo dei fondi. Le pene variano in base alla gravità dell’illecito, con possibilità di reclusione e interdizione dai pubblici uffici, oltre alla confisca dei beni ottenuti attraverso l’uso illecito delle risorse pubbliche. Pertanto, la norma impone un obbligo stringente di rendicontazione e tracciabilità delle spese, obbligando le amministrazioni a fornire dettagliate giustificazioni per l’utilizzo delle risorse assegnate.

Scopri di più su Condanna penale erronea e ingiusta: cosa fare

Semplificazione del procedimento esecutivo per titoli e conti esteri

Il Decreto Carceri prevede anche modifiche volte a semplificare il procedimento esecutivo relativo ai titoli e ai conti detenuti all’estero, con l’obiettivo di rendere più efficiente la giustizia penale italiana nel recupero di beni e risorse illecitamente trasferiti o occultati all’estero.

Queste nuove disposizioni mirano a superare le difficoltà burocratiche e processuali che attualmente ostacolano il recupero di fondi al di fuori dei confini nazionali, consentendo alle autorità italiane di agire con maggiore rapidità e incisività. È prevista una procedura standardizzata e centralizzata per la richiesta di esecuzione all’estero di decisioni giudiziarie italiane, attraverso canali di cooperazione internazionale più efficaci. Ciò include l’uso di strumenti giuridici quali i mandati di sequestro e le rogatorie internazionali.

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Rinvio del Tribunale per le famiglie e i minorenni

Il testo del decreto prevede il rinvio dell’entrata in vigore del Tribunale per le persone, le famiglie e i minorenni, una delle principali riforme introdotte dalla riforma Cartabia. Inizialmente prevista per il 2024, l’operatività di questo nuovo organo giudiziario è stata posticipata al 2025, per ragioni organizzative e finanziarie. Il rinvio è stato giustificato dal governo con la necessità di garantire una preparazione più accurata e completa delle strutture e delle risorse necessarie per il corretto funzionamento del tribunale. 

Ti consigliamo di leggere anche: Carcere minorile: quanto è utile?

Patto di umanizzazione carceraria

Tale riforma si fonda sull’umanizzazione del sistema carcerario, un concetto che va oltre la semplice gestione della popolazione detenuta, mirando a trasformare le carceri in luoghi dove i diritti umani siano pienamente rispettati e dove il recupero sociale dei detenuti sia l’obiettivo principale.

Il Patto di umanizzazione carceraria annunciato dal Ministro della Giustizia Nordio sottolinea l’importanza di trattare i detenuti con dignità, riconoscendo che la privazione della libertà non deve mai comportare la privazione dei diritti fondamentali. Questo patto si traduce in una serie di misure concrete volte a migliorare le condizioni di vita all’interno delle carceri, promuovere il reinserimento sociale e ridurre il tasso di recidiva. Il concetto di umanizzazione si fonda sull’idea che le carceri non debbano essere solo luoghi di punizione, ma anche di riabilitazione e rieducazione

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