Ho ricevuto un decreto ingiuntivo: cosa devo fare
Il decreto ingiuntivo è una procedura semplificata per ottenere il pagamento del credito entro termini brevi. È possibile adempiere entro il termine intimato dal decreto o procedere ad opposizione. Se il debitore non procede in tal senso, il creditore può pignorare i suoi beni.
- Il decreto ingiuntivo è una procedura semplificata mediante la quale il creditore può ottenere il pagamento di quanto gli spetta.
- Può essere bloccato con l’opposizione, che consente di aprire un giudizio a cognizione piena.
- Qualora il debitore decida di adempiere, è possibile ricorrere a rateizzazione e saldo con stralcio.
Il decreto ingiuntivo è uno strumento mediante il quale viene garantito al creditore in tempi celeri l’adempimento ad un credito. Si tratta di un’intimazione effettuata dal giudice al debitore, con indicazione della somma da pagare e il termine.
Nel caso in cui il debitore non provveda al pagamento, il soggetto può subire un’azione esecutiva sui propri beni. Il creditore quindi potrà soddisfarsi mediante pignoramento e liquidazione dei suoi beni con vendita forzata o assegnazione forzata.
Se per caso hai ricevuto un decreto ingiuntivo e non sai cosa fare, continua a leggere questa guida: cercheremo di spiegarti brevemente come funziona il decreto ingiuntivo e come puoi procedere al pagamento.
Decreto ingiuntivo: cos’è
Il decreto ingiuntivo è il principale strumento di tutela che viene garantito al creditore, laddove il debitore risulti essere inadempiente. Tramite suddetto strumento si ricorre al giudice, il quale ingiunge al debitore di:
- pagare una somma di denaro;
- consegnare una determinata quantità di cose fungibili;
- consegnare una quantità di cose determinate.
Il decreto ingiuntivo consiste in un procedimento semplificato che comporta numerosi vantaggi. Il principale è quello della celerità, infatti consente di ottenere in tempi abbreviati sia l’adempimento, sia eventualmente un titolo esecutivo.
Deve essere richiesto dal creditore per un credito liquido ed esigibile che ha ad oggetto beni mobili fungibili. Non possono essere oggetto di decreto:
- i crediti di fare e non fare;
- i crediti per il rilascio di cose immobili;
- i crediti aventi ad oggetto una quantità indeterminata di denaro o di cose fungibili.
È necessario che sussista una prova scritta di questo credito. Questa può essere data tramite scrittura privata, polizza, promessa unilaterale o telegramma.
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Cosa succede dopo aver ricevuto un decreto ingiuntivo
Il procedimento per decreto ingiuntivo prevede due fasi. La prima è quella monitoria: è una fase necessaria a carattere sommario. Il ricorso deve essere depositato in cancelleria con i documenti che provano gli elementi probatori. Il creditore deve procedere a notificare ricorso e decreto entro 60 giorni, altrimenti il decreto perde efficacia.
Dopodiché può accadere che il debitore decida di adempiere nel termine indicato nel decreto stesso. Il debitore potrebbe però non adempiere nel termine indicato – in genere 40 giorni. In questo caso, il creditore deve notificare l’atto di precetto e procedere ad atto di pignoramento.
Potrebbe anche accadere che il debitore faccia opposizione al decreto ingiuntivo. L’opposizione è introdotta con atto di citazione, con cui si apre la fase a cognizione eventuale. Il giudice può valutare il decreto e comportarne l’integrale caducazione. Potrebbe anche decidere di rigettare l’opposizione o di ridurre la somma da pagare.
L’opposizione deve essere presentata entro:
- 40 giorni decorrenti dalla notifica del decreto;
- 50 giorni se l’intimato risiede in un Paese dell’Unione europea;
- 60 giorni se l’intimato risiede in un Paese al di fuori dell’Unione europea – il termine non può essere inferiore a 30 né superiore a 120 (art. 641 c. 2 c.p.c.);
- tra i 10 e i 60 giorni quando sussistono giusti motivi.
Per approfondire l’argomento, ti invitiamo a leggere: Che differenza c’è tra decreto ingiuntivo e precetto
Decreto ingiuntivo e conseguenze penali
Il mancato adempimento all’onere di pagare in seguito a decreto ingiuntivo potrebbe anche comportare conseguenze penali. Infatti, l’art. 641 cp prevede il c.d. reato di insolvenza fraudolenta. Questo prevede che chiunque, dissimulando il proprio stato d’insolvenza, contrae un’obbligazione col proposito di non adempierla, qualora l’obbligazione non sia effettivamente adempiuta.
Si consuma predetto reato nel caso in cui, non solo il soggetto ha contratto un’obbligazione a cui non si adempie, ma anche nel caso in cui il soggetto sapeva che non avrebbe potuto adempiere. Si nasconde, quindi, al creditore la propria incapacità di adempiere, inducendolo a contrarre l’obbligazione.
Dunque, è necessaria una condotta che si ritiene fraudolenta, non è sufficiente il mero inadempimento. Per esempio, un soggetto, per ottenere un credito, potrebbe fingere di avere una situazione patrimoniale che consenta di pagare il prestito. Ove però risulti che già alla stipula del contratto egli sapeva di non avere tale possibilità, incorre nel reato di cui all’art. 641 c.p.
Diverso è il caso del proprietario di un negozio che acquista da fornitori, avendo la prospettiva di futuri pagamenti dai suoi clienti, che poi non sono conseguiti. In questa ipotesi, non si può configurare il reato, perché l’imprenditore non poteva sapere della futura insolvibilità.
La norma prevede che, se si commette il reato di insolvenza fraudolenta, si rischia la reclusione fino a due anni e una multa di 516 euro. La sanzione della reclusione, anche se erogata nel massimo, comporta con ogni probabilità la sospensione condizionale della pena.
Dunque, le principali conseguenze della condotta sono indirette, cioè l’indicazione nel casellario giudiziario, o al più, il pagamento della sanzione pecuniaria.
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Decreto ingiuntivo: cosa possono pignorare
In caso di inadempimento a seguito di decreto ingiuntivo, il creditore provvede a notificare il precetto e procedere al pignoramento. Tramite la notifica dell’atto di pignoramento si dà avvio alla fase esecutiva, che consente di soddisfare in via coattiva il credito.
Il creditore potrà infatti rivalersi sui beni del debitore, procedendo alla vendita o all’assegnazione forzata. In tal modo ottiene liquidità, procede a trattenere il valore del credito e a restituire l’eccedenza.
Il pignoramento produce anche l’effetto di vincolare i beni. Non potranno essere alienati, né se ne potrà disporre successivamente in alcun altro modo. Eventuali atti sono relativamente inefficaci, cioè non producono effetti nei confronti del creditore.
Possono essere pignorati:
- beni immobili: può essere pignorato qualsiasi tipo di immobile. Tra privati anche la prima casa, sebbene in genere si tenda ad evitare questa procedura. L’Agenzia delle entrate può procedere infatti al pignoramento della prima casa, ma solo se ricorrono certe condizioni e se ha concesso un termine per adempiere al debitore;
- beni mobili, che vengono in genere direttamente alienati a terzi;
- beni presso terzi, come conti correnti bancari e postali, stipendio e pensione. In questo caso però sono previste specifiche regole, ad esempio può essere pignorato solo 1/5 dello stipendio, mentre, per quanto riguarda la pensione è previsto il pignoramento di una somma corrispondente tale da garantire la pensione minima. Si deve garantire al debitore la possibilità di conservare parte delle entrate che gli consentano il soddisfacimento dei bisogni quotidiani.
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Come pagare un decreto ingiuntivo
Il debitore, se decide di pagare, ha 40 giorni per adempiere. Esistono diverse modalità con cui procedere al pagamento delle somme dovute. Si dovrebbe procedere ad un unico versamento al creditore.
Tuttavia, le parti possono anche accordarsi su altre modalità, come la rateizzazione o il saldo con stralcio, come vedremo nei successivi paragrafi. Queste modalità non sono diritti attribuiti dalla legge, ma soluzioni convenzionali.
Di seguito approfondiremo le questioni relative alla:
- 1. rateizzazione di un debito;
- 2. modalità nota come saldo e stralcio.
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1. Si può rateizzare il decreto ingiuntivo?
Come abbiamo evidenziato nei paragrafi precedenti, è necessario pagare la somma intimata entro uno specifico termine che non può essere superiore a 40 giorni. Tuttavia, potrebbe anche accadere che debitore e creditore giungano ad un accordo. Anche tra i privati è ammissibile la conclusione di un atto di transazione con cui le parti si accordano per il procedimento rateale. Questo non è un diritto del debitore, ma è una mera facoltà.
In genere, la pubblica amministrazione concede sempre le dilazioni di pagamento. Infatti, è possibile chiedere la rateizzazione:
- per somme non superiori a 120 mila euro, accedendo al sito dell’Agenzia delle entrate nell’Area Riscossione mediante il servizio “Rateizza adesso”, disponibile nell’area riservata;
- oppure è possibile compilare un modulo e inviarlo tramite PEC.
2. È possibile il Saldo e stralcio dopo decreto ingiuntivo?
Si può procedere alla rateizzazione del decreto ingiuntivo anche mediante il sistema saldo e stralcio. In questa ipotesi, si procede ad un accordo tra le parti in cui il creditore si accontenta di ricevere una parte consistente della somma che gli è dovuta e rinuncia a quella residuale.
Ovviamente, entrambi i soggetti hanno un vantaggio. Il creditore ha la certezza del pagamento della somma, il debitore riduce il proprio debito.
La parte che deve essere versata può essere sia rateizzata sia pagata in un’unica soluzione. Non è espressamente prevista una norma che disciplini la rateizzazione, che comunque si ritiene essere libera espressione dell’autonomia negoziale delle parti.
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A chi si paga il decreto ingiuntivo?
Il debitore che decide di adempiere, dovrà versare la somma dovuta al creditore, alla quale si aggiungono le spese sostenute da pagare, ossia:
- la parcella anticipata dell’avvocato;
- le spese derivanti dal contributo unificato (l’imposta per l’accesso alla giustizia);
- i bolli e i diritti per le notifiche;
- l’imposta di registro e le copie della cancelleria.
Nonostante il decreto ingiuntivo sia stato richiesto dal creditore, è il debitore a dover rimborsare le spese sostenute. Il creditore, infatti, anticipa queste somme per tutelare il proprio diritto, ma il responsabile è il debitore.
Se il debitore paga prima della notifica del ricorso, ma dopo il deposito della richiesta in cancelleria, paga solo le spese processuali e non anche per il legale. Potrebbe anche accadere che il creditore non anticipi le spese legali e gli altri contributi: in questo caso, provvederà direttamente il debitore a sostenere tali costi.
Come puoi vedere, la disciplina del decreto ingiuntivo potrebbe essere complessa e potresti avere la necessità di consultare un professionista. Per questa ragione, se ne avessi bisogno, ti invitiamo a contattare uno degli avvocati specializzati presenti su deQuo.
Decreto ingiuntivo – Domande frequenti
In primo luogo, chi riceve un decreto ingiuntivo rischia il pignoramento dei propri beni, ma anche una responsabilità penale.
Se l’adempimento non interviene entro 40 giorni dalla notifica del decreto, il creditore può procedere a pignoramento.
Per pagare un decreto ingiuntivo si hanno a propria disposizione 40 giorni, salvo diverso accordo dei creditori per procedere al pagamento rateale
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