Denuncia per intimidazione: esempio, conseguenze, risarcimento
Quando l’intimidazione è reato? Quanto tempo si ha per denunciare una minaccia? Cosa succede a chi è stato denunciato? Scopri cosa fare e a chi rivolgersi qualora avessi subito degli atti intimidatori.
- Un’intimidazione non rappresenta sempre un reato.
- Potrebbe però configurarsi nel reato di minaccia nell’ipotesi in cui cagioni un danno ingiusto.
- In particolare, ciò avviene quando la volontà di fare del male fisico a una persona o di distruggere uno dei suoi beni possa essere concreto e prospettabile.
Prendendo in prestito le parole dal vocabolario online Treccani, per intimidazione si intende qualsiasi atto o parole di minaccia, che hanno lo scopo di incutere timore e costringere ad agire o a desistere da un’azione con lo stimolo della paura.
Le intimidazioni si possono ricevere in forma scritta oppure orale, praticamente da parte di qualunque persona. Anche i gesti possono poi avere degli obiettivi intimidatori.
Si pensi a una lite con un vicino di casa che degenera in un acceso diverbio, culminante con la frase “Questa me la paghi”. Frasi del genere potrebbero portare a sentirsi in pericolo per la propria incolumità e per quella dei propri familiari. Si potrebbe in questo caso sporgere una denuncia per intimidazione? Le parole ricevute potrebbero integrare il reato di minaccia?
Vediamo di seguito quali sono gli atti intimidatori, cosa fare se qualcuno ti minaccia, quando la minaccia non è reato e quando, invece, scatta il reato di minaccia
Intimidazione: esempi di minacce verbali
Come abbozzato nelle righe iniziali, le intimidazioni si possono ricevere in modi differenti. Per esempio, si può ricevere una lettera con contenuti piuttosto minacciosi, oppure delle aggressioni verbali.
L’intimidazione non è sempre reato, ma può diventarlo nei casi in cui diventa minaccia. Disciplinata dall’art. 612 del Codice penale, la minaccia è reato nei casi previsti dall’articolo, ovvero quando chiunque prospetta a qualcuno un ingiusto danno.
La minaccia è punita a querela della persona offesa, con una multa fino a 1.032 euro. Affinché l’intimidazione ricevuta possa essere penalmente rilevante, quindi diventare oggetto di denuncia, deve essere manifestata nella forma della minaccia.
Un esempio calzante può essere il ricevere una minaccia di morte da parte di una persona con la quale c’è stato un litigio. L’intimidazione diventa un reato in quanto compare subito il timore di poter perdere la vita.
Gli atti intimidatori, in pratica, creano una condizione di turbamento nella persona che li riceve. Ne consegue, generalmente, la paura e uno stato psicologico alterato, in cui si inizia a percepire una sensazione di pericolo.
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Circostanze aggravanti
Il caso che abbiamo citato, ovvero la minaccia di morte, rientra tra i casi di minaccia grave. Ci sono poi altre modalità con le quali poter minacciare qualcuno, che sono disciplinate dall’art. 339 cp. Si parla in questo caso di minaccia aggravata: la pena prevista, in tali circostanze, è la reclusione fino a 1 anno.
Per minaccia o intimidazione aggravata si intende quella che sia stata commessa:
- nel corso di una manifestazione in luogo pubblico o aperto al pubblico;
- con armi;
- da persona travisata;
- da più persone riunite;
- con uno scritto anonimo;
- in modo simbolico;
- per mezzo di una forza intimidatrice che deriva da associazioni segrete, reali oppure supposte.
Nel caso dello scritto anonimo, dato che non si conosce chi sia l’autore della lettera, sarà possibile procedere con una denuncia contro ignoti.
Quello che cambia nel concreto, oltre alla pena, è la procedibilità. La minaccia semplice è procedibile solo a querela della persona offesa, mentre la minaccia aggravata è perseguibile d’ufficio, quindi può essere denunciata da chiunque ne venga a conoscenza. A questo proposito leggi anche Che differenza c’è tra una denuncia e una querela?
La pena è aumentata da 3 a 15 anni qualora la minaccia venga commessa;
- da più di 5 persone riunite, con l’uso di armi;
- da più di 10 persone riunite, anche senza l’uso di armi.
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Intimidazione: cos’è la prospettazione di un danno ingiusto?
Affinché si possa parlare di minaccia, è necessario che ci sia un danno ingiusto. Cosa si intende con questo termine? In pratica, si fa riferimento a quello che una persona non meriterebbe, una conseguenza negativa che non sia considerata legittima dalla legge.
Esempi di danno ingiusto possono essere:
- l’intimidazione da parte di un datore di lavoro che minaccia il licenziamento dei propri dipendenti senza che vi sia una giusta causa;
- la prospettazione di un dolore fisico, dovuto all’azione volontaria di un’altra persona.
Il danno ingiusto, dunque, non è necessariamente qualcosa di fisico, ma si riferisce a tutto quello che non è conforme alla normativa in vigore. Una punizione non meritata e, dunque, non giustificabile legalmente.
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Un caso in cui l’espressione “La pagherai” non rappresenta una minaccia è quello in cui si tratti di una frase legata a una possibile futura azione giuridica. Non rappresenta un danno ingiusto in quanto fa riferimento alla volontà di appellarsi alla legge, quindi ai propri diritti, per ottenere giustizia.
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Denuncia per intimidazione: quando farla
Nel caso di una intimidazione che rappresenti una minaccia semplice, potrà rivolgersi alle Autorità soltanto la persona che l’ha ricevuta: avrà a sua disposizione 3 mesi di tempo per sporgere querela.
Al suo posto, potrà presentarsi soltanto un procuratore speciale, come per esempio un avvocato: se hai necessità di trovare un legale per fare una querela per atti intimidatori, ti invitiamo a rivolgerti a uno degli avvocati presenti su deQuo.
La minaccia aggravata, invece, può essere denunciata da chiunque, senza limiti di tempo. È bene però precisare che il danno ingiusto non deve solo essere prospettato, ma anche ragionevolmente realizzabile.
Per esempio, se qualcuno ti dice “Ti spacco la macchina”, ma tu non la possiedi, l’intimidazione non sarà concreta. Si tratterà soltanto di parole dette per spaventarti. Diverso è il caso opposto: sarà possibile fare denuncia in quanto la minaccia ricevuta potrebbe concretizzarsi.
Può essere denunciata anche l’intimidazione che avviene in assenza della persona alla quale è rivolta. Il reato di minaccia si configura, infatti, anche in assenza della persona offesa. Quest’ultima, infatti, potrebbe venire a conoscenza delle espressioni intimidatorie da parte di altri.
Cosa succede dopo una denuncia per intimidazione?
Dopo la denuncia per intimidazione:
- nel caso della minaccia semplice, ci sarà un procedimento davanti al Giudice di pace;
- per le minacce gravi, si procede d’ufficio: in questo caso non sarà possibile ritirare la denuncia.
Nell’ipotesi di minaccia semplice, invece, è molto più probabile che si giunga a una soluzione più pacifica tra le parti. In questa eventualità, chi ha sporto querela, potrebbe anche decidere di ritirarla.
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Denuncia per intimidazione – Domande frequenti
In base all’art. 612 del codice penale, la minaccia è un comportamento che prospetta il verificarsi di un danno ingiusto.
Quando si ricevono atti intimidatori, è possibile difendersi qualora si manifestino nella forma della minaccia, presentando una querela o una denuncia per minaccia.
Le aggressioni verbali per le quali si palesa la possibilità di subire un danno ingiusto si configurano nel reato di minaccia e possono dunque diventare oggetto di denuncia.
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