Come diventare avvocato in Italia
Diventare avvocato è difficile? Come capire se si è portati? Dal titolo di studio al praticantato fino all'esame di abilitazione e alla necessità di dover aprire la partita IVA: ecco come funziona la professione di avvocato in Italia.
Fino a qualche tempo fa la figura dell’avvocato rivestiva grande prestigio sociale ed era il sogno di molti: la situazione è parecchio cambiata nel corso degli ultimi anni, sia in termini di onorario sia per quel che riguarda le attività che possono essere svolte da questo professionista.
Per esempio, le separazioni e i divorzi, prima appannaggio degli avvocati in Tribunale, sono procedure che oggi possono essere svolte in molto meno tempo e pagando costi sensibilmente più bassi anche in Comune, grazie alla separazione senza avvocato e al divorzio breve.
Ciononostante, anche per la rilevanza che avvolge ancora questa figura grazie ai film e alle serie TV, diventare avvocato resta un desiderio per tanti. Ecco perché abbiamo scelto di parlare del percorso che dovrai seguire se ti piacerebbe svolgere questa tanto difficile quanto affascinante attività, che potrebbe anche regalarti le migliori soddisfazioni nella tua vita.
Cosa studiare per diventare avvocato
Che scuola superiore devi fare per diventare avvocato? A differenza di quello che si è soliti pensare, per fare l’avvocato non è necessario avere frequentato un istituto di istruzione secondaria superiore di tipo umanistico. Il discorso cambia per quel che riguarda il corso di laurea da scegliere.
Ci si dovrà infatti iscrivere alla facoltà di Giurisprudenza e perseguire una laurea in legge, seguendo un percorso di studi che ha una durata di 5 anni. Il voto di laurea non è rilevante per lo step successivo, ovvero lo svolgimento del tirocinio.
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Il tirocinio per diventare avvocato
Il tirocinio legale per diventare avvocato, che prende il nome di praticantato, è praticamente obbligatorio. A prescindere dal ramo del diritto nel quale ci si vorrà specializzare (c’è infatti differenza tra avvocato civilista, avvocato matrimonialista e così via) il tirocinio si dovrà svolgere nello studio di un avvocato iscritto all’albo da almeno 5 anni.
Il praticantato ha una durata di 18 mesi, per un minimo di 15 ore settimanali. Sarà necessario:
- partecipare a 20 udienze a semestre, quindi nel corso di 6 mesi, per un totale di 60 udienze;
- indicare nel verbale redatto dal cancelliere la propria presenza in udienza, la quale sarà verificata dallo stesso giudice.
Durante lo svolgimento del tirocinio sarà anche possibile lavorare, sia nel settore pubblico sia in quello privato: l’importante è che l’attività lavorativa non rappresenti un ostacolo al completamento del periodo di praticantato.
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Dal 28 settembre 2018, si dovrà anche svolgere un corso di formazione, i cui contenuti sono stati messi a punto dal Consiglio nazionale forense. Ai praticanti viene sottoposto un caso (di carattere interdisciplinare), che dovrà essere risolto.
Il corso dovrà avere una durata minima di 160 ore, da svolgersi durante i 18 mesi di praticantato. Terminerà con una verifica finale (preceduta da 2 intermedie), la quale dovrà essere superata per ottenere il certificato di compiuto tirocinio, indispensabile per poter fare l’esame di Stato.
Sarà anche possibile svolgere il praticantato per diventare avvocato:
- presso l’Avvocatura dello Stato, un ente pubblico o un ufficio giudiziario: in questo caso potrà avere una durata massima di soli 12 mesi e i 6 restanti dovranno essere completati presso lo studio di un avvocato;
- in un altro Paese dell’Unione europea, per un periodo non superiore a 6 mesi;
- presso due avvocati diversi nello stesso momento, con l’autorizzazione del Consiglio dell’Ordine competente.
Il praticantato non è retribuito, ma per ogni spesa sostenuta di propria tasca si avrà diritto a ricevere un rimborso spese. Dopo 6 mesi di tirocinio, lo studio potrà decidere di dare al praticante un’indennità o un compenso per l’apporto professionale ricevuto.
Dopo un anno di praticantato, il tirocinante consegue l’abilitazione al patrocinio, con la quale potrà prendere parte come difensore alle cause che sono competenza del Giudice di pace e dinanzi al Tribunale in composizione monocratiche, per le cause civili di poco valore.
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Esame per diventare avvocato: come funziona
Si può diventare avvocato senza esame di abilitazione? La risposta è negativa. Per diventare avvocato a tutti gli effetti, si dovrà superare l’esame di abilitazione professionale, che potrà essere ripetuto all’infinito – non esiste infatti un limite massimo di tentativi, né limiti di età per svolgere il tirocinio o diventare avvocato. Quindi, per esempio, si può diventare avvocato pure a 45 anni.
L’esame professionale per diventare avvocato è composto da 3 prove scritte e da una orale. Lo scritto si supera ottenendo un punteggio minimo di 30 in tutte e 3 le prove. Queste ultime consistono in due pareri motivati, in ambito civile e penale, e nella redazione di un atto giudiziario.
L’esame orale per diventare avvocato consiste nella discussione davanti a una Commissione esaminatrice in 5 delle seguenti materie a scelta del candidato:
- diritto amministrativo;
- diritto civile;
- diritto commerciale;
- diritto comunitario;
- diritto costituzionale;
- diritto del lavoro;
- diritto dell’Unione europea;
- diritto ecclesiastico;
- diritto internazionale privato;
- diritto penale;
- diritto processuale civile;
- diritto processuale penale;
- diritto tributario.
È comunque prevista obbligatoriamente la conoscenza di almeno una materia legata al diritto processuale, quindi una a scelta tra diritto processuale civile e diritto processuale penale. L’esame orale prevede anche una verifica della preparazione sul tema della Deontologia forense.
Si ricorda che secondo quanto stabilito dal Ministero è severamente vietato:
- abbandonare il posto assegnato per parlare con altri candidati o con i membri delle sottocommissioni;
- uscire dall’aula nella quale si svolge la prova scritta.
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I criteri di valutazione delle prove scritte
Stando alle regole in vigore negli ultimi anni, sono nove i criteri che saranno adottati da parte della Commissione esaminatrice per la valutazione degli elaborati scritti dell’esame di stato per diventare avvocato.
Nello specifico, si tratterà:
- della correttezza grammatica, sintattica e ortografica, nonché della padronanza del lessico non solo italiano ma soprattutto giuridico;
- della chiarezza nell’esposizione scritta, nella capacità di sintesi e di logica, della completezza delle informazioni, della non ridondanza e del rigore metodologico nel presentare le argomentazioni giuridiche;
- della capacità di risolvere concretamente problemi di natura giuridica, tramite riferimenti alla dottrina giurisprudenziale, con l’utilizzo di virgolettati nel caso in cui si decidesse di fare riferimento a massime giurisprudenziali;
- della conoscenza dei fondamenti teorici dei singoli istituti giuridici trattati in relazione al quesito da risolvere;
- della capacità di cogliere profili di interdisciplinarità;
- della coerenza tra quanto scritto e la traccia assegnata;
- della dimostrazione di essere in grado di sopraggiungere a conclusioni autonome, di argomentarle in modo adeguato, anche se in modo difforme rispetto al principale indirizzo della giurisprudenza o della dottrina;
- della padronanza delle tecniche di persuasione relative all’atto giudiziario;
- della presenza nell’elaborato scritto di tutti gli elementi previsti dall’ordinamento giuridico per la redazione di quanto richiesto specificamente dalla prova scritta.
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Esame avvocato 2022: la prova orale
I candidati che hanno superato la prova scritta prendendo almeno 30 punti in due delle tre prove scritte possono avere accesso all’esame orale per esercitare la professione di avvocato.
La prova orale si svolgerà subito dopo il termine ultimo previsto per la correzione degli elaborati scritti. L’orale sarà suddiviso in due parti:
- nella prima si dovrà illustrare e motivare il contenuto della prova scritta e ci sarà una discussione su 5 materie quali diritto civile, costituzionale, commerciale, del lavoro, penale, privato, ecclesiastico, amministrativo, tributario, processuale civile e penale, comunitario e internazionale privato;
- nella seconda parte si dovrà dimostrare la propria preparazione in merito all’ordinamento forense, ai provvedimenti disciplinari e ai diritti e doveri degli avvocati.
Il giuramento e l’iscrizione all’albo degli avvocati
Chi ha superato l’esame di abilitazione per diventare avvocato, dovrà prestare un giuramento presso il Tribunale e iscriversi al Consiglio dell’Ordine degli avvocati del proprio circondario. Al fine di procedere con il pagamento dei contributi, sarà necessaria anche l’iscrizione alla Cassa di Previdenza degli Avvocati.
Chi esercita la professione di avvocato non potrà fare il notaio, il commerciante, il giornalista professionista, il direttore di banca, l’agente di cambio, il ricevitore del lotto, l’appaltatore di un pubblico servizio o di una pubblica fornitura, e neanche accettare un lavoro dipendente pubblico o privato, fatta eccezione per quelli di carattere scientifico o letterario.
Per potersi iscrivere all’albo professionale degli avvocati, si dovrà aprire una partita IVA, avere una PEC, da comunicare al Consiglio dell’Ordine, disporre di locali per svolgere la propria attività lavorativa che abbiano almeno un’utenza telefonica, occuparsi di almeno 5 affari all’anno, partecipare a corsi di aggiornamento professionale e stipulare una polizza assicurativa che serva da copertura per le eventuali problematiche derivanti dall’esercizio della professione.
Gli avvocati potranno lavorate in autonomia, come liberi professionisti, oppure associarsi a una studio di avvocati o a una società di avvocati.
Tra le forme consentite, ci sono:
- le società di persone;
- le società di capitali;
- le società cooperative.
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Come diventare avvocato – Domande frequenti
Il percorso per diventare avvocato prevede 5 anni di studio universitario, per conseguire la laurea in giurisprudenza, 18 mesi di tirocinio e il superamento dell’esame di abilitazione.
Per intraprendere la carriera di avvocato non basterà soltanto studiare: si dovrà infatti svolgere un praticantato obbligatorio di 18 mesi e superare l’esame di Stato, il quale prevede 3 prove scritte e una orale.
Il guadagno iniziale di un giovane avvocato non è altissimo: si aggira infatti intorno ai 13.000 euro. Con gli anni e una maggiore professionalità, sarà possibile guadagnare in media 39.000 euro (con le dovute eccezioni).
No, l’iscrizione all’albo degli avvocati (e dunque alla Cassa Forense) prevede l’apertura della partita IVA per poter esercitare la propria attività professionale.
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