Rissa: significato, caratteristiche, procedibilità, pena
Quando si configura il reato di rissa? Quali sono i presupposti alla base, quando si parla di rissa aggravata e qual è la differenza rispetto all'aggressione? Vediamolo insieme.
Gli episodi di cronaca sono pieni di racconti in cui, per i motivi più disparati, scoppiano delle risse che, in alcuni casi, possono sfociare in reati quali quello di lesioni personali o persino di omicidio.
Analizzando la questione da un punto di vista giuridico, le risse sono un reato o sono state depenalizzate? Cosa prevede attualmente il codice penale? Partiamo proprio dall’articolo 588 cp per inquadrare la fattispecie.
Rissa: è un reato?
La rissa è disciplinata all’articolo 588 del Codice penale. La troviamo nel libro secondo Dei delitti in particolare, al Titolo XXI – Dei delitti contro la persona, al Capo I – Dei delitti contro la vita e l’incolumità individuale.
Il reato prevede che chiunque partecipa a una rissa viene punito con una multa fino a 2.000 euro. Nel caso in cui, però, la rissa provochi l’uccisione di un uomo o una lesione personale, la pena per chi ha partecipato alla rissa è della reclusione da 6 mesi a 6 anni. Si parla in questo caso di rissa aggravata.
La stessa pena viene applicata anche qualora l’uccisione o la lesione personale avvenga immediatamente dopo la rissa e in conseguenza di essa.
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Rissa: quante persone
La dottrina non è d’accordo in merito al numero minimo di persone che devono essere presenti per poter parlare di rissa. Alcuni ritengono che siano sufficienti due persone, mentre altri concordano sul fatto che i partecipanti devono essere almeno 3.
La norma in questione tutela la vita e l’incolumità delle persone, ma una parte della dottrina ritiene che costituisca una garanzia anche per la tranquillità pubblica e l’ordine pubblico.
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Quando si configura la rissa?
Affinché il reato di rissa possa configurarsi è sufficiente che vi siano dei gruppi contrapposti che hanno la volontà reciproca di arrecare un’offesa agli altri. Devono parteciparvi almeno 3 persone.
Si tratta, inoltre, di un reato di pericolo, dato che è sufficiente la mera partecipazione alla violenza. Il delitto però non sussiste quando tra i gruppi contrapposti vi sia mera resistenza passiva.
Non configura invece il reato di rissa la condotta di quell’individuo che interviene nella rissa, non per partecipare, ma per fare smettere i corrissanti di litigare.
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Reato di rissa: caratteristiche
La rissa è anche un reato plurisoggettivo proprio: può essere commesso da chiunque e il suo elemento costitutivo è rappresentato dalla presenza di 3 soggetti. Ogni soggetto è considerato autore del reato.
Il reato sussiste nel momento in cui si verificano atti di natura violenta tra due parti contrapposte, che agiscono in modo simultaneo l’una contro l’altra, per un dato tempo. Tali condotte devono essere pericolose per la vita o l’integrità personale. La violenza fisica deve quindi essere reciproca.
Ne consegue che:
- non si possa considerare soggetto attivo del reato colui che effettivamente rimane per tutto il tempo inattivo;
- che si possa partecipare a una rissa intervenendo in qualsiasi momento o andare via prima che termini.
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L’elemento psicologico è rappresentato sia dalla volontà del singolo attivo di partecipare con la propria condotta, sia dalla consapevolezza di voler prendere parte alla rissa, consci del comportamento altrui.
La partecipazione a una rissa può essere:
- necessaria, quando devono esserci almeno 3 soggetti per la configurazione del reato;
- non necessaria, ovvero quando il numero minimo di 3 è già stato raggiunto e un dato soggetto contribuisce al protrarsi della rissa.
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Rissa e legittima difesa
Dottrina e giurisprudenza sono concordi in merito all’incompatibilità tra il reato di rissa e la legittima difesa (art. 52 cp). La rissa, infatti, non si configura quando la violenza tra due gruppi deriva da una reazione a una precedente aggressione ingiusta. La rissa si configura, invece, qualora la reazione difensiva sia sproporzionata rispetto all’offesa ricevuta.
Sulla compatibilità tra rissa e legittima difesa è intervenuta la Cassazione, con la sentenza n. 33112/2020, secondo la quale la legittima difesa è configurabile durante una colluttazione tra gruppi contrapposti quando coloro che si difendono mettono in atto una posizione totalmente passiva, per parare i colpi degli avversari.
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Differenza tra rissa e aggressione
L’aggressione non integra il reato di rissa. Si tratta infatti di una circostanza in cui non si ha una violenza fisica tra due gruppi, ma c’è soltanto un soggetto che agisce in modo violento verso altri.
L’aggressione può invece integrare il reato di percosse, disciplinato all’art. 581 cp, nel quale si legge:
Chiunque percuote taluno, se dal fatto non deriva una malattia nel corpo o nella mente è punito, a querela della persona offesa, salvo che ricorra la circostanza aggravante prevista dall’articolo 61, numero 11-octies), con la reclusione fino a sei mesi o con la multa fino a euro 309 [c. nav. 1151].
Tale disposizione non si applica quando la legge considera la violenza come elemento costitutivo o come circostanza aggravante di un altro reato.
Approfondisci leggendo Reato di percosse: significato, pena, procedibilità
Reato di rissa: procedibilità
Il reato di rissa rientra tra i reati procedibili d’ufficio, quindi può essere denunciato da chiunque sia venuto a conoscenza del reato o vi abbia assistito.
A questo proposito, leggi le nostre guide su:
- Cosa vuol dire reati perseguibili d’ufficio?
- Denuncia e querela: che differenza c’è?
- Reati sessuali perseguibili a querela e procedibili d’ufficio
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