Screditare una persona è reato?
Quali sono i casi in cui screditare una persona rappresenta un reato? Quando si tratta invece di un illecito civile? Vediamo come funziona nel nostro sistema giuridico analizzando la differenza tra ingiuria e diffamazione.
Quando si offende un’altra persona faccia a faccia la si sta ingiuriando: in questo caso non si commette un reato, ma un illecito civile poiché l’ingiuria è stata depenalizzata nel 2016 (con il D.lgs. n. 7 del 15 gennaio 2016).
Cosa cambia, invece, quando si scredita una persona alle sue spalle? In questa ipotesi ci troviamo di fronte a quella che prende il nome di diffamazione. A differenza dell’ingiuria, la diffamazione è un reato: ecco quali sono le conseguenze penali alle quali si può incorrere.
Il reato di diffamazione
La diffamazione, che consiste nell’offendere e nello screditare una persona che non è presente, è un reato, punibile con la multa oppure con la reclusione. In sede civile, la persona offesa potrebbe richiedere anche il risarcimento danni.
Il reato di diffamazione trova disciplina giuridica nell’articolo 595 del Codice penale, nel quale si legge che: Chiunque, fuori dei casi indicati nell’articolo precedente, comunicando con più persone, offende l’altrui reputazione, è punito con la reclusione fino a un anno o con la multa fino a euro 1.032.
In aggiunta:
- nei casi in cui l’offesa consista nell’attribuzione di un fatto determinato, la pena è della reclusione fino a due anni, ovvero della multa fino a euro 2.065;
- nelle ipotesi di diffamazione a mezzo stampa o con qualsiasi alto mezzo di pubblicità o in atto pubblico, si rischia la reclusione da sei mesi a tre anni o della multa non inferiore a euro 516.
Se l’offesa è recata a un Corpo politico, amministrativo o giudiziario, o ad una sua rappresentanza o ad una autorità costituita in collegio, infine, le pene sono aumentate.
Qualora fossi stato denunciato per diffamazione o avessi ricevuto un’offesa alla tua dignità personale e avessi bisogno di un avvocato, invia una richiesta di preventivo gratuito o di consulenza legale online a uno degli avvocati iscritti su deQuo.
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Procedibilità
Chi è vittima di diffamazione ha la possibilità di sporgere querela entro 3 mesi dal momento in cui è venuta a conoscenza dei fatti. Il processo avrà l’obiettivo di punire il colpevole con le conseguenze penali stabilite dalla legge.
Nel caso in cui si volesse ottenere anche il risarcimento per i danni subiti ci si dovrà, tramite il supporto di un avvocato:
- costituire parte civile nel processo penale;
- o, in alternativa, agire in via civile affinché il risarcimento venga accertato e liquidato.
L’ammontare del risarcimento sarà stabilito di volta in volta a seconda del danno che è stato subito a causa della diffamazione, che in genere è di tipo morale, ma potrebbe provocare anche ripercussioni di tipo economico.
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Diffamazione su Internet
Le offese a un’altra persona possono essere espresse anche su Internet, per esempio durante una conversazione in chat. In questo caso, si commettere un illecito civile corrispondente a un’ingiuria detta dal vivo.
Diverso è il caso in cui si offenda pubblicamente qualcuno, per esempio scrivendo un commento pubblico su Facebook: in questa evenienza si rischia di incorrere nel reato di diffamazione aggravata.
Il costo di una diffamazione nel caso in cui si dovessero pagare i danni procurati a qualcun altro non è fisso, ma dipende da fattori quali la gravità dell’offesa (che potrebbe portare alla vittima anche danni di tipo patrimoniale) o la notorietà di chi la subisce.
Si potrebbe partire, dunque, da somme che vanno dai 1.000 ai 10.000 euro, ma nei casi peggiori si potrebbero dover rimborsare fino a 50.000 euro.
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Quando un’offesa non è reato
Il caso nel quale offendere un’altra persona non rappresenta un reato è quello dell’ingiuria, che si differenzia dalla diffamazione perché l’altro viene screditato dal vivo e non a sua insaputa.
L’ingiuria oggi è un illecito civile che prevede:
- il risarcimento alla vittima del danno che le è stato procurato;
- il pagamento di una sanzione che va da un minimo di 100 euro fino a un massimo di 8.000 euro, dovuto dopo l’esito della sentenza civile di condanna.
Prima del 2016, l’ingiuria costituiva invece un reato (previsto dall’articolo 594 c.p.) che prevedeva la reclusione fino a 6 mesi, oppure la multa fino a 516 euro.
Nell’ipotesi in cui si dovesse essere ingiuriati da qualcuno, sarà possibile citarlo in tribunale e richiedere il risarcimento dei danni subiti. Sarà il magistrato che, di volta in volta, deciderà l’ammontare del risarcimento dovuto.
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Quando le offese personali sono reato di maltrattamenti
Nei casi in cui le offese personali si manifestino costantemente e siano ripetute nel tempo possono integrare anche il reato di maltrattamenti, disciplinato dall’articolo 572 del Codice penale.
Tale reato prevede la reclusione dai 3 ai 7 anni. Il termine maltrattamenti non si riferisce soltanto alle lesioni fisiche, ma anche a quelle di tipo psicologico, come gli abusi e le vessazioni morali.
Possono infatti essere considerati maltrattamenti, poiché provocano sofferenze morali, non solo le percosse e le lesioni, ma anche:
- le ingiurie;
- le minacce;
- il disprezzo;
- l’offesa alla dignità.
Approfondisci leggendo anche la nostra guida su come funziona e come viene punita la diffamazione su Internet
Screditare una persona – Domande frequenti
I rischi derivanti dall’insultare una persona cambiano a seconda che si tratti di un’ingiuria o di diffamazione: ecco quali sono le differenze.
Gli insulti non rappresentano un reato quando costituiscono un’ingiuria che, dal 2016, è un illecito civile.
La diffamazione, che è un reato, non si verifica nel momento in cui si offende un’altra persona faccia a faccia, e non alle sue spalle.
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