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Congedo di maternità, di paternità e parentale: le differenze

A quanto ammontano i giorni di congedo di maternità e di paternità? Che differenze con il congedo parentale? Scopri come funzionano le tre possibilità in vigore quando nasce un figlio.

congedo parentale
  • La nascita di un bambino comporta spese, dispendio di energie e, soprattutto, molto tempo: per questo il legislatore ha previsto il congedo di maternità, congedo di paternità e congedo parentale.
  • Tali tre sussidi hanno diversa natura, comportano l‘astensione dell’attività lavorativa da parte del genitore, quindi sia della madre sia del padre, per un tempo variabile.
  • La gravidanza e la conseguente nascita del bambino comportano una serie di incentivi, sussidi e tutele, tra cui anche il divieto di licenziamento fino ad un anno del bambino.

La nascita di un bambino è un evento molto atteso, ma nella società odierna avere figli è sempre più complicato, soprattutto alla luce delle non poche difficoltà a conciliare vita familiare e lavoro.

Da molti anni, ormai, l’ordinamento consente sia al padre sia alla madre di astenersi dall’attività lavorativa per un determinato periodo di tempo, che varia a seconda che si ricorra al congedo di maternità, congedo di paternità e congedo parentale.

Nel seguente articolo, ti spiegheremo brevemente queste tre figure. Ti indicheremo quali sono i principi e diritti che regolano la materia, soprattutto in punto di licenziamento.

Dopodiché, ci concentreremo sulle tre forme di congedo, indicandoti, passo dopo passo, quali sono i benefici che comportano e quali le differenze dal punto di vista della disciplina.

Congedo maternità e paternità: cosa sono

Il congedo di maternità e paternità sono stati introdotti per molteplici ragioni. In primo luogo, per garantire la presenza dei genitori nei primi mesi di vita del bambino. I primi mesi, infatti, sono sempre i più complessi; tuttavia, anche i genitori dovranno pur lavorare.

Dunque, il legislatore ha previsto i c.d. congedi di maternità e paternità che seguono regole in parte differenti. Tali istituti nascono anche con il proposito di tutelare le lavoratrici in gravidanza e per salvaguardarne lo stato di salute.

Inoltre, si è inteso prevenire il licenziamento della donna: infatti, è stato introdotto un divieto di licenziamento dall’inizio della gravidanza fino al primo compleanno del bambino.

Alcune tutele, invece, sono previste anche in favore del padre, come il diritto a conservare il posto di lavoro e ad essere adibiti alle stesse mansioni che il soggetto rivestiva prima del congedo.

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Altre disposizioni in favore delle madri

Oltre al congedo di maternità, il legislatore ha previsto altre misure a tutela dell’interesse della madre e della sua salute. Infatti, il datore di lavoro deve predisporre idonee misure di sicurezza per la madre, al fine di prevenire e tutelare la salute della donna.  Può anche essere disposta una provvisoria modifica delle mansioni e dell’orario di lavoro, laddove si renda necessario.

Tale variazione, però, può essere solo temporanea, non può essere a carattere permanente, in quanto si incorrerebbe in una condotta illecita. 

Inoltre, il datore di lavoro deve disporre anche la sospensione del lavoro notturno, dunque la madre non può lavorare nella fascia oraria compresa tra le ore 24:00 e le ore 6:00. Tale norma si applica anche al caso del congedo del padre. Opera fino al terzo anno di età del bambino.

Per approfondire l’argomento leggi anche: Congedo straordinario: come funziona, requisiti e domanda

congedo di maternità

Divieto di licenziamento

Altra disposizione prevista dal legislatore è il divieto di licenziamento per l’intero periodo di gravidanza fino al compimento di un anno di età del bambino. Il licenziamento è vietato anche nel caso in cui sia collettivo, cioè se il licenziamento riguarda un gruppo di lavoratori, tra cui la lavoratrice incinta

Il divieto, però, non opera nel caso di giusta causa di licenziamento, cessazione dell’attività aziendale, scadenza del termine del contratto o esito negativo del periodo di prova. 

Sono poi previste alcune norme peculiari anche in tema di dimissioni, anche allo scopo di evitare eventuali elusioni del divieto di licenziamento. Si prevede quindi che:

  • sia la madre sia il padre abbiano diritto al congedo;
  • in caso di dimissioni, devono conseguire l’indennità prevista per il licenziamento;
  • non è necessario dare preavviso di dimissioni;
  • le dimissioni o la risoluzione consensuale del contratto date durante il periodo della gravidanza fino ai primi 3 anni di vita del bambino devono essere autorizzate dall’ispettorato del lavoro – in caso contrario gli atti perdono efficacia. 

Sai che anche in caso di matrimoni si può chiedere il congedo? Scopri tutto leggendo: Come funziona il congedo matrimoniale: chi paga e come si richiede

Congedo di maternità: come funziona?

Il congedo di maternità è obbligatorio per le madri lavoratrici da prima della nascita del bambino, da 2 mesi antecedenti la nascita del bambino fino ai 3 mesi successivi al parto

La madre può anche decidere di astenersi dall’attività lavorativa per 5 mesi dopo il parto, invece che scegliere l’opzione 2+3. Le lavoratrici non impiegate in lavori faticosi o insalubri possono gestire in modo flessibile il congedo parentale.

Le lavoratrici in questione possono, quindi, astenersi dall’attività lavorativa per 1 mese antecedente al parto e i 4 mesi successivi ad esso. Nel caso in cui la madre dovesse rinunciare a tale diritto – per esempio perché non ha riconosciuto il figlio – lo stesso passerebbe al padre, con quello che si chiama “congedo di paternità alternativo“.

Per sapere di più sulla questione leggi anche: Indennità di maternità per le lavoratrici autonome

congedo di maternità

Quali madri sono obbligate al congedo maternità

Sono obbligate ad accedere al congedo per maternità:

  • lavoratrici dipendenti assicurate all’INPS anche per la maternità, comprese le lavoratrici assicurate ex IPSEMA;
  • lavoratrici apprendiste, operaie, impiegate, dirigenti con un rapporto di lavoro in corso all’inizio del congedo;
  • disoccupate o sospese, secondo quanto previsto dall’articolo 24 del citato Testo Unico maternità/paternità (TU);
  • lavoratrici agricole a tempo indeterminato o determinato che, nell’anno di inizio del congedo, siano in possesso della qualità di bracciante con iscrizione negli elenchi nominativi annuali per almeno 51 giornate di lavoro agricolo (articolo 63 del TU);
  • lavoratrici addette ai servizi domestici e familiari (colf e badanti), secondo quanto previsto dall’articolo 62 del TU;
  • lavoratrici a domicilio (articolo 61 del TU);
  • lavoratrici LSU o APU (attività socialmente utili o di pubblica utilità dell’articolo 65 del TU);
  • lavoratrici dipendenti da amministrazioni pubbliche (incluse le lavoratrici dipendenti ex INPDAP ed ENPALS) le quali sono tenute agli adempimenti previsti dalla legge in caso di maternità verso l’amministrazione pubblica dalla quale dipendono e da cui percepiscono la relativa indennità, corrispondente al trattamento economico, secondo quanto disposto dagli articoli 2 e 57 del TU.

Per approfondire il congedo obbligatorio ti consigliamo anche: Che differenza c’è tra maternità obbligatoria e facoltativa

A quanto ammonta l’indennità?

La madre ha diritto a percepire un’indennità all’80% della retribuzione media globale giornaliera, che viene calcolata sulla base dell’ultimo periodo di paga precedente l’inizio del congedo.

Dunque, il calcolo, in genere, è effettuato in base all’ultimo mese di lavoro precedente il mese di inizio del congedo. L’indennità deve essere parametrata ad un limite fissato ogni anno in base all’indice dei prezzi al consumo.

Congedo di paternità: cos’è?

Il congedo di paternità è, invece, un diverso indennizzo che viene erogato al padre che si astiene dall’attività lavorativa, dopo la nascita del figlio, l’adozione o l’affidamento di un bambino.

In questo caso, è un periodo di astensione di 10 giorni fruibile dal padre tra i due mesi precedenti al parto e i tre mesi successivi. Viene riconosciuto anche un giorno facoltativo in più di congedo di cui il papà può usufruire in alternativa alla mamma.

Questo congedo è aggiuntivo al congedo parentale alternativo al congedo di maternità. Infatti, al padre è anche attribuito un congedo alternativo a quello che viene normalmente previsto in favore della madre, nell’ipotesi di morte o di grave infermità della madre, abbandono o affidamento esclusivo del bambino.

Potrebbe anche interessarti: Bonus mamma 2025: cos’è e come funziona

congedo di paternità

A chi è riconosciuto il congedo di paternità?

Il congedo di paternità deve essere assicurato a:

  • ​​tutti i lavoratori dipendenti di Amministrazioni pubbliche, alle quali compete il riconoscimento del diritto e la relativa erogazione del trattamento economico;
  • i lavoratori domestici, per i quali non è prevista la sussistenza del requisito contributivo necessario per fruire del congedo di maternità o del congedo di paternità alternativo di cui all’articolo 28 del Testo Unico;
  • tutti i lavoratori agricoli a tempo determinato, per i quali non deve sussistere il requisito contributivo.

Puoi approfondire l’argomento leggendo anche: Quando si può chiedere il congedo di paternità

Quando spetta il congedo di paternità?

Il congedo di paternità è riconosciuto ai padri titolari di contratto di lavoro dipendente in occasione dei seguenti eventi:

  • nascita di un figlio;
  • adozione o affidamento di un minore;
  • decesso del figlio, nei primi 10 giorni di vita del bambino o dal primo giorno della 28° settimana di gestazione.

Il padre può usufruire dell’agevolazione entro i primi 5 mesi di vita del bambino, che in caso di adozione o affidamento sono calcolati dalla data di arrivo del minore in famiglia o in Italia. 

Il congedo può essere fruibile anche in caso di morte perinatale del bambino. Al padre è attribuita un’indennità che equivale al 100% della retribuzione giornaliera normalmente prevista.

LEGGI ANCHE Come funziona l’adozione in Italia: tempi e costi

Quando può essere richiesto?

Il lavoratore può usufruire del congedo per la nascita, adozione o affidamento del figlio, comunicando almeno 15 giorni prima del periodo in questione che intende astenersi dall’attività lavorativa. Nel caso in cui egli voglia usufruirne per il parto, è necessario calcolare i 15 giorni di preavviso dalla data presenta per il parto.

Che cos’è il congedo parentale?

A differenza delle ipotesi precedenti che costituiscono un congedo obbligatorio, entrambi i genitori hanno diritto di astenersi facoltativamente dal lavoro per assistere ogni figlio. 

Questa forma di congedo è particolarmente flessibile, perché la fruizione del congedo può avvenire sia a giorni sia ad ore secondo la disciplina prevista dalla contrattazione collettiva e, in via residuale, dalla legge. 

Il congedo parentale può essere riconosciuto a ciascun genitore per ogni bambino fino al dodicesimo anno di età:

  • per un periodo complessivo di 10 mesi, fruibili separatamente tra i due genitori (fino a un massimo di 6 mesi a testa), elevato a 11 se il padre si astiene dal lavoro per almeno 3 mesi, continuativi o frazionati;
  • se il genitore è single o qualora sia stato disposto l’affidamento esclusivo del figlio, il congedo si estende per un periodo massimo di 11 mesi.

Potrebbe esserti utile anche leggere: Congedo per gravi motivi familiari: come funziona

congedo parentale

Quando il congedo parentale è a ore

Come dicevamo nel precedente paragrafo, è possibile usufruire del congedo parentale anche a ore. Tale scelta potrebbe rendersi utile se è necessario coordinare le attività lavorative dei due genitori, in modo da ripartire equamente le ore di assistenza al bambino.

In questo caso, si seguono i calcoli effettuati dalla contrattazione collettiva. I contratti collettivi prevedono anche i criteri di calcolo delle ore e l’equiparazione delle stesse alla singola giornata lavorativa. 

Se non è previsto nulla dai contratti collettivi, il legislatore ha previsto la facoltà di  utilizzare il congedo in misura pari alla metà dell’orario medio giornaliero del periodo di paga quadrisettimanale o mensile immediatamente precedente a quello nel corso del quale ha inizio il congedo parentale.

Per approfondire la tematica in esame ti consigliamo anche di leggere: Nuovo congedo parentale INPS: come funziona, durata, novità

Congedo maternità, paternità, parentale: differenze

Congedo di maternitàCongedo di paternitàCongedo parentale
ObbligatorioObbligatorioFacoltativo
5 mesi di durata da distribuire tra prima e dopo il parto retribuiti tra l’80 e il 100% della retribuzione10 giorni con retribuzione al 100%30% della retribuzione media giornaliera (di cui 3 mesi indennizzabili all’80%)

LEGGI ANCHE Maternità e Gestione separata INPS: requisiti e come richiederla

Congedo di maternità, di paternità e parentale – Domande frequenti

A quanto ammontano i giorni di congedo di maternità?

La madre può decidere di chiedere il congedo di maternità per cinque mesi, secondo questi tre schemi variabili: 2 mesi prima della nascita e 3 dopo, 1 mese prima della nascita e 4 dopo, 5 mesi dopo la nascita.

A quanto ammontano i giorni di congedo di paternità?

Il congedo di paternità può essere richiesto per 10 giorni lavorativi, con un preavviso di 15 giorni. In casi eccezionali, il padre può chiedere il congedo di paternità alternativo al congedo di maternità, per esempio, se la madre è deceduta.

Fino a quando la madre non può essere licenziata?

La madre ha anche alcuni diritti accessori in caso di gravidanza, come il diritto a non essere licenziata fin quando il bambino non abbia compiuto almeno un anno di età.

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Avv. Clelia Tesone
Avvocato civilista
Laureatasi in Giurisprudenza con la votazione di 110 e Lode presso l’Università degli Studi di Napoli “Federico II” e con approfondita conoscenza delle materie del Diritto Civile e del Diritto Amministrativo. Ha brillantemente conseguito l’abilitazione alla professione di avvocato, a seguito dell’espletamento della pratica forense in diritto civile e il tirocinio ex art. 73 d.l. 69/2013 presso la Procura della Repubblica di Napoli Nord.
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