Quali tipi di conto corrente vanno inseriti nell’ISEE
L'ISEE è un indicatore che assolve molteplici funzioni. Come viene calcolato? Devono essere indicati i conti correnti bancari e postali al suo interno? Scopri cosa sapere nella nostra guida.
- L’indicatore ISEE serve a fotografare la situazione economica delle famiglie, giacché è calcolato tenendo in considerazione il reddito e il patrimonio di ciascun membro della famiglia.
- Ai fini dell’ISEE, deve essere presentata una dichiarazione sostitutiva unica, con l’indicazione di alcuni documenti necessari.
- Nell’ISEE devono essere indicati anche i conti correnti, compresi quelli temporanei, cointestati, i conti deposito, le carte con IBAN.
Quando si tratta di presentare il modello ISEE sorgono sempre tantissimi dubbi circa i documenti che devono essere presentati. Per procedere ad ottenere l’ISEE è necessario effettuare la Dichiarazione Sostitutiva Unica (DSU), presentando una serie di documenti che individuano tutti i redditi e i beni appartenenti al patrimonio del dichiarante e del suo nucleo familiare.
In questo articolo ti indicheremo quali conti devono essere indicati nella dichiarazione ISEE e anche in quali sezioni e voci. Inoltre, elencheremo le tipologie di conti correnti bancari che devono essere inseriti nell’ISEE, ti spiegheremo cos’è la giacenza media di un conto e, soprattutto, cosa accade se non è inserito il conto corrente nel modello ISEE. In via preliminare, ci sembra opportuno partire dall’analisi di a cosa serva l’indicatore ISEE e quali siano i documenti da presentare.
Che cos’è l’ISEE?
L’ISEE è l’Indicatore della Situazione Economica Equivalente. Esso è uno strumento che consente di valutare la situazione economica delle famiglie. Viene spesso adoperato per accedere a bonus, per il pagamento delle tasse universitarie e per molteplici altre agevolazioni.
Anche per accedere al reddito di cittadinanza, per esempio, era necessario presentare l’indicatore ISEE, così come lo è per l’agevolazione sulla prima casa per i giovani under 36.
Il calcolo dell’ISEE si effettua in base al patrimonio e ai redditi percepiti da chi presenta la DSU, ossia la dichiarazione sostitutiva unica che serve per ottenere il documento in questione. I redditi e il patrimonio devono essere riferiti ai 2 anni precedenti a quello in cui si richiede l’ISEE. Quindi, per ottenere l’ISEE 2023 si prendono i dati relativi ai redditi e patrimoni anche dell’anno 2021.
L’ISEE si calcola tenendo in considerazione due indici:
- l’indicatore della situazione economica, basato su reddito e patrimonio dei componenti della famiglia;
- la scala di equivalenza, che pesa il precedente indicatore sulla base della diversa composizione e delle caratteristiche del nucleo familiare.
Per approfondire l’argomento ti consigliamo anche di leggere: Come si fa l’ISEE precompilato online sul sito dell’INPS da soli
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Quali documenti servono per l’ISEE?
Al fine di ottenere l’ISEE è necessario essere in possesso di alcuni documenti da presentare con la DSU. L’ISEE serve a fotografare la situazione economica della famiglia, quindi dovranno essere presentati i documenti che certificano il possesso di case, conti correnti e altri beni mobili o immobili. Le informazioni per l’ISEE 2023 fanno riferimento alla dichiarazione dei redditi 2022, dunque ai redditi relativi al 2021.
Per la DSU, necessaria per ottenere l’ISEE, servono i seguenti documenti:
- codice fiscale e documenti di identità del dichiarante;
- codice fiscale di tutti i componenti;
- contratto d’affitto e copia dell’ultimo canone versato, in caso di affitto;
- documenti che attestano i redditi percepiti, ovvero Modello 730 o Modello Unico e Modelli CUD;
- certificazioni o altra documentazione che attesti compensi, indennità, trattamenti previdenziali e assistenziali, redditi esenti ai fini IRPEF, redditi prodotti all’estero, borse e/o assegni di studio, assegni di mantenimento per coniuge e figli;
- dichiarazione IRAP per imprenditori agricoli;
- documenti che riguardano il patrimonio mobiliare e immobiliare posseduto;
- depositi bancari o postali, libretti di deposito, titoli di stato, obbligazioni, azioni, BOT, CCT, buoni fruttiferi, fondi di investimento, forme assicurative di risparmio e qualsiasi altra forma di gestione del patrimonio mobiliare anche detenuto all’estero;
- tipologia e numero identificativo del rapporto patrimoniale, codice fiscale dell’istituto bancario o società di gestione del patrimonio, date di riferimento dei rapporti patrimoniali;
- giacenza media annua di depositi bancari e/o postali;
- patrimonio netto che risulta dall’ultimo bilancio presentato ovvero la somma delle rimanenze finali e dei beni ammortizzabili al netto degli ammortamenti, solo per lavoratori autonomi e società;
- certificati catastali, atti notarili di compravendita, successioni, e/o altra documentazione sul patrimonio immobiliare, anche se detenuto all’estero (fabbricati, terreni agricoli, aree edificabili), valore IVIE degli immobili detenuti all’estero;
- atto notarile di donazione di immobili, per le richieste di prestazioni sociosanitarie residenziali;
- certificazione della quota capitale residua dei mutui stipulati per l’acquisto e/o la costruzione degli immobili di proprietà;
- targa o estremi di registrazione al PRA e/o al RID di autoveicoli e motoveicoli con una cilindrata pari o superiore a 500cc, di navi e imbarcazioni da diporto, posseduti alla data di presentazione della dichiarazione.
In caso di disabilità, devono essere allegati anche:
- certificati di invalidità;
- spese pagate per il ricovero in strutture residenziali e per l’assistenza personale.
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Quali conti correnti devono essere indicati sulla dichiarazione ISEE?
Nell’ISEE il conto corrente deve essere indicato nel quadro FC, dove vanno inseriti anche i conti deposito e i conti correnti postali. Non solo devono essere inclusi i conti correnti bancari, ma anche:
- i conti correnti transitori;
- i conti di pagamento;
- i conti vincolati e liberi;
- i libretti al portatore e nominativi.
Devono anche essere indicate le carte prepagate ricaricabili con IBAN, perché queste consentono anche di usufruire di alcuni servizi di conto corrente, così come il conto corrente pignorato e il conto corrente con saldo in rosso.
Nel quadro FC2 devono essere indicati questi conti con il relativo saldo al 31 dicembre del secondo anno precedente, mentre, con il codice 99 devono essere indicate le carte prepagate senza IBAN.
Anche i conti correnti all’estero vanno inseriti nell’ISEE: in particolare devono essere indicati nel quadro ISEE FC2 sezione I. In tale sezione, deve essere indicato il codice 01 come identificativo del rapporto “E”. Per quanto riguarda la giacenza media va indicata con importo 0.
Nel caso in cui non siano indicati i conti correnti nell’ISEE, è possibile che l’Agenzia delle Entrate e l’INPS procedano a controlli. Le sanzioni sono pari a circa il triplo del beneficio che è stato conseguito mediante la mancata indicazione.
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1. Conto corrente transitorio
Il conto corrente si dice transitorio quando è utilizzato per mettere temporaneamente in attesa una transazione prima che sia trasferita su un conto permanente. Spesso una transazione aziendale viene divisa in due step: per questa ragione risulta necessario utilizzare un conto temporaneo.
Sono conti correnti transitori le seguenti tipologie di conto:
- Conto di assegnazione;
- Conto di compensazione spese;
- Conto stock in transito;
- WIP conto magazzino;
- Conto imposte differite;
- Conto transitorio anticipi;
- Conto di compensazione anticipi.
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2. Conti di pagamento
Il conto di pagamento si distingue dal conto corrente bancario. Introdotto dalla direttiva dell’Unione europea 2007/64/CE, esso è definito come un cono detenuto a nome di uno o più utenti di servizi di pagamento che è utilizzato per l’esecuzione delle operazioni di pagamento.
Presenta alcune caratteristiche tipiche ricorrenti:
- il saldo detenuto sul conto di pagamento non entra nella disponibilità dell’emittente. Esso resta disponibile solo per i servizi di pagamento;
- il conto non produce interessi debitori né creditori. Esso, infatti, non è uno strumento di concessione del credito e serve esclusivamente a porre in essere operazioni di transazione;
- le operazioni che vi si possono eseguire sono tutte quelle tipiche di incasso e pagamento (bonifici, addebiti diretti, Mav, Rav, F24, bollettini, giroconti, incasso pensioni, pagamenti alla PA, ecc.), senza effetti valuta, disponibilità e costi di registrazione delle transazioni.
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3. Conti deposito vincolati e liberi
Il conto deposito serve a depositare somme di denaro: a differenza del conto corrente canonico, prevede un tasso di rendimento superiore a quello dei titoli di stato.
Il conto deposito è libero quando permette di avere accesso immediato al denaro depositato, mantenendo un buon rendimento. Consente solo operazioni di prelievo e versamento, però è possibile prelevare in qualsiasi momento.
Il conto deposito vincolato, invece, è soggetto a un tasso di interesse più elevato rispetto a quello libero. I soldi depositati, però, non possono essere ritirati fin quando non scade il vincolo. Possono anche essere applicate delle penali laddove si proceda a risolvere o rescindere il contratto prima del termine.
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4. Libretti di risparmio
Per quanto riguarda i libretti di risparmio sono dei prodotti finanziari messi a disposizione dalle banche o dalla Posta. Consentono di depositare somme di denaro, ottenendo anche dei benefici, come delle carte di debito. Rappresentano una sorta di salvadanaio che viene utilizzato in prevalenza per conservare somme di denaro.
In origine esistevano due tipologie di libretti di risparmio:
- nominativi: sono quelli legati all’identità di colui che decide di concludere il contratto con l’istituto di credito. Possono anche essere cointestati;
- al portatore: sono quelli che non sono legati a chi apre il conto, ma alla disponibilità di essi. Questi non esistono più dal 31 dicembre 2018.
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ISEE e conto corrente cointestato
Anche i conti correnti cointestati devono essere indicati ai fini del calcolo dell’ISEE. Tuttavia, non è necessario tenere in considerazione l’intera giacenza. Un conto corrente si dice cointestato quando più soggetti sono titolari del conto corrente. Questi sono proprietari pro-quota delle somme in giacenza. Come incide sull’ISEE?
Come abbiamo avuto più volte modo di sottolineare, si ritiene che ogni cointestatario sia titolare di una quota presente sul conto corrente. Le quote si intendono suddivise in parti uguali se non è diversamente previsto.
Similmente, ai fini del calcolo ISEE, si deve tener conto solo della quota di spettanza, che se i cointestatari sono due è del 50%. Se i cointestatari invece sono 3, ciascuno è titolare di una quota pari al 33,3%.
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Giacenza media: come si calcola e come si indica sull’ISEE
Nell’ISEE deve essere indicata pure la giacenza media. Questa è la media degli importi a credito del correntista nell’arco dell’anno. Può anche essere preso in considerazione un periodo inferiore, da ragguagliare su base annua.
Il calcolo della giacenza media è effettuato dividendo la somma delle giacenze giornaliere per 365, o 366 se si tratta di un anno bisestile. Se il conto corrente è stato chiuso nell’anno di riferimento, va comunque dichiarato compilando la riga del quadro FC2 sezione I. In questa sezione deve essere indicata la giacenza media calcolata dalla banca.
Nel campo “saldo al 31.12, invece, deve essere indicato l’importo a 0, mentre el campo “data fine” deve essere indicata la data di chiusura del conto corrente.
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Conto corrente e ISEE – Domande frequenti
Nella dichiarazione ISEE devono essere indicati tutti i conti correnti di cui il dichiarante è intestatario, anche quelli cointestati. Devono poi essere indicati i conti correnti transitori, i conti di pagamento, i conti deposito vincolati e liberi, i libretti al portatore e nominativi.
Se non sono indicati i conti correnti nell’ISEE, è possibile che il soggetto sia sottoposto ad accertamento da parte dell’Agenzia delle entrate e dell’INPS.
La giacenza media, che deve essere indicata nell’ISEE, è la giacenza sul conto corrente relativa ad un giorno in riferimento all’intero anno o a un periodo inferiore.
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