Coppia non sposata con figli: vantaggi e svantaggi
I figli di una coppia non sposata hanno dei diritti in meno rispetto a quelli di una coppia sposata? E i loro genitori? Ci sono cose che non possono fare? Vediamo come stanno effettivamente le cose.
- Le persone che scelgono di non sposarsi possono formalizzare la loro unione tramite la “convivenza di fatto”.
- I loro figli avranno gli stessi diritti di quelli di una coppia sposata.
- L’unica svantaggio reale può essere l’impossibilità di adottare dei figli.
Sono sempre di più le coppie che decidono di avere dei figli senza sposarsi, con la consapevolezza che, per assicurare loro una famiglia sana e stabile, non è necessario un vincolo giuridico.
La legge, poi, oggi, prevede delle tutele legali anche per i figli che nascono fuori dal matrimonio: gli obblighi dei genitori (in termini di riconoscimento e mantenimento) sono gli stessi a prescindere dal fatto che abbiano un anello al dito, oppure no. Lo stesso vale per i diritti dei figli.
Quali sono allora i vantaggi e gli svantaggi per i figli di una coppia non sposata? Quali le differenze rispetto alle coppie che scelgono di unirsi sotto il vincolo del matrimonio? Analizziamoli, partendo dal concetto di “convivenza di fatto”.
Dopo quanti anni di convivenza si diventa coppia di fatto
Le coppie di fatto sono semplicemente quelle persone, unite da un legame affettivo, che convivono sotto lo stesso tetto. Non c’è pertanto un limite temporale superato il quale si diventa coppia di fatto. Lo si è e basta se ci si ama e si ha la residenza nello stesso immobile.
Se, però, si vuole ufficializzare la propria unione e diventare “conviventi di fatto” bisogna presentare una dichiarazione al proprio Comune di residenza (tramite un apposito modulo), e acquisire così i diritti previsti dalla legge. Non è necessario un avvocato per farlo.
In pratica, dichiarare la propria convivenza di fatto:
- è possibile quando si è uniti da un legale affettivo, e non si abbiano vincoli di matrimonio o unione civile, né rapporti di parentela, affinità o adozione;
- è utile per godere della reciproca assistenza morale e materiale: questo significa che, in caso di ricovero o malattia, il convivente potrà assistere il proprio partner presso la struttura ospedaliera nella quale è eventualmente ricoverato.
Ti consigliamo di approfondire l’argomento leggendo Coppia di fatto: cosa significa e differenza con la convivenza di fatto
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Cosa comporta dichiarare la propria convivenza di fatto
La dichiarazione al Comune della propria convivenza di fatto deve essere fatta da due persone maggiorenni che siano unite da un legame affettivo e che risultino iscritte presso lo stesso stato di famiglia. Deve essere inoltre accompagnata dalla copia del documento di identità di entrambi.
Si tratta di un passo importante per due persone che convivono, in quanto permette di accedere ad alcuni dei diritti tipici delle coppie sposate. Oltre all’assistenza in situazioni di malattia grave, si hanno:
- gli stessi diritti che spettano al coniuge nei casi che sono previsti dall’ordinamento penitenziario;
- diritti sulla casa di abitazione nell’ipotesi di morte del conduttore;
- diritti nelle attività di impresa familiare.
In più, il partner convivente di fatto può essere nominato tutore, curatore o amministratore di sostegno nell’evenienza in cui l’altro fosse interdetto o inabilitato, e avere accesso al risarcimento del danno in caso di morte del convivente per un illecito commesso da terzi.
A differenza delle coppie sposate, invece, non si avrà diritto alla pensione di reversibilità.
Coppia di fatto: eredità
Per quanto riguarda, invece, la gestione dei rapporti patrimoniali, questi non si regola automaticamente come avviene nel matrimonio, dove, in mancanza di una scelta, viene applicato in automatico il regime della comunione dei beni.
Le coppie di fatto, invece, devono esplicitare i loro rapporti sui beni altrui e su come dovranno essere gestiti nell’ipotesi di una separazione tramite quello che prende il nome di “contratto di convivenza“.
Tale contratto può essere formalizzato nella forma dell’atto pubblico o della scrittura privata autenticata, e deve essere:
- autenticato da un notaio o un avvocato;
- inviato al proprio Comune di residenza.
Questo documento, comunque, non permette al convivente di avere diritto all’eredità (che invece spetta al coniuge). La legge vieta, infatti, i patti successori e in questo caso specifico sarebbe necessario redigere un apposito testamento.
Approfondisci leggendo Diritti dei figli nati fuori dal matrimonio: riconoscimento e mantenimento
Diritti figli di una coppia non sposata
L’evoluzione del concetto da famiglia ha portato, nel tempo, anche all’evolversi della normativa in materia. Un momento fondamentale da questo punto di vista è stata l’approvazione della legge n. 2019/2012, titolata “Disposizioni in materia di riconoscimento dei figli naturali”.
Tale provvedimento ha permesso di equiparare i figli nati durante il matrimonio ai figli di una coppia non sposata, in particolar modo per quel che riguarda l’eredità. Tutti i figli sono eredi legittimi, a prescindere dal vincolo che unisce i genitori.
È comunque bene ricordare che i figli di una coppia di fatto devono essere riconosciuti dal padre, per avere la certezza che siano effettivamente i suoi. Se il padre dovesse fuggire senza riconoscere un figlio, la madre avrebbe il diritto di chiedere l’esame del DNA.
Nel caso di una coppia sposata, invece, è sufficiente che uno dei due genitori vada in Comune per dichiararne la nascita: si potrà scegliere se dargli il cognome della madre, del padre o il doppio cognome.
Entrambi i genitori esercitano la responsabilità genitoriale sui figli, quindi devono occuparsi della loro educazione, istruzione e cura. Ma cosa succede alla prole nel caso in cui i due dovessero separarsi, quindi porre fine alla convivenza?
LEGGI ANCHE Adozione di un maggiorenne: è possibile?
Genitori non sposati: a chi va il figlio?
Quello che succede nel caso di separazione di due genitori non sposati è lo stesso che avviene per i figli di persone che sono invece unite dal vincolo matrimoniale. Si svolge, quindi, un processo davanti al Tribunale ordinario.
Nel corso del processo, si stabilisce:
- chi sarà il genitore collocatario, con il quale il figlio continuerà a convivere;
- se l’affidamento sarà condiviso (formula più comune oggi) o esclusivo (applicato in presenza di condizioni particolari);
- le condizioni dell’assegno di mantenimento che dovrà essere versato dal genitore non collocatario.
Ti consigliamo di leggere anche Morte di un genitore non sposato con figli minorenni
Conviventi di fatto e adozioni
Al momento, il principale svantaggio al quale le coppie possono andare incontro se decidono di convivere senza sposarsi è che la legge non permette loro di adottare un bambino insieme.
Le adozioni, infatti:
- sono riservate alle coppie sposate (etero, quindi non a quelle gay legate da un’unione civile);
- possono essere richieste anche da una persona single, ma lo status di genitore non si estende in automatico anche al convivente di fatto, che non diventa genitore adottivo.
Se ti servono informazioni più dettagliate sul contratto di convivenza, scrivi a un avvocato esperto in diritto di famiglia e ricevi una consulenza legale personalizzata.
Diritti coppia non sposata con figlio – Domande frequenti
La convivenza di fatto non formalizzata si chiama “coppia di fatto“.
No, è necessario compilare un modulo per dichiarare la propria convivenza di fatto da inviare presso l’ufficio anagrafe del proprio Comune di residenza.
No, la convivenza di fatto termina per altri motivi, come la fine del legame affettivo tra i partner (basta inviare un apposito modulo) o la morte di uno dei due.
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