Arresto e reclusione: differenze e ambiti di applicazione
Ci sono differenze fra l’arresto e la reclusione o sono da considerarsi sinonimi? Facciamo chiarezza su queste due forme di privazione della libertà personale.
- Le pene si distinguono in pene detentive, che limitano la libertà personale e pene pecuniarie, che comportano il pagamento di una somma di denaro.
- L’arresto e la reclusione sono entrambe pene detentive, applicate in caso di reati.
- La reclusione si applica in caso di delitti, mentre l’arresto è la pena per la commissione di contravvenzioni.
Nella vita di tutti i giorni capita (ahinoi) troppo frequentemente di ascoltare notizie al telegiornale o di leggere fatti di cronaca, anche gravi, puniti con pene severe, che limitano la libertà del singolo.
In tali situazioni, sovente accade che si utilizzino termini come arresto e reclusione quali sinonimi, per indicare la condizione di privazione della libertà personale. In realtà, tali termini indicano situazioni ben diverse, in particolare da un punto di vista giuridico, poiché conseguenti a comportamenti non del tutto assimilabili.
Vi sono, infatti, sostanziali differenze tra arresto e reclusione, dovute essenzialmente alla tipologia di comportamento realizzato dall’autore e dalla conseguente gravità del fatto.
Per comprendere in che cosa l’arresto si differenzi dalla reclusione, è necessario anteporre brevi cenni su concetti di ordine generale, posti a fondamento del funzionamento del sistema penitenziario.
Cosa significa reato
Per reato si intende qualsivoglia comportamento, inteso come azione (per esempio reato di lesione – art. 582 c.p.) od omissione (reato di omissione di soccorso – art. 593 c.p.), in contrasto con la legge penale. In altri termini, il reato è un fatto, commissivo o omissivo, per il quale la legge prevede una sanzione, ovvero la pena.
Il comportamento illecito, per poter assumere rilevanza penale ed essere conseguentemente punito, necessita di specifiche componenti costitutive: si distingue tra elemento soggettivo ed elemento oggettivo. L’elemento soggettivo consiste nella coscienza e volontà del soggetto alla realizzazione del reato. L’elemento oggettivo, invece, è la condotta attiva o omissiva dell’agente dalla quale deriva l’evento dannoso o pericoloso.
Sono componenti soggettive, ai sensi dell’art. 43 c.p.:
- il dolo, che è la forma più grave di consapevolezza e si configura quando il soggetto, responsabile del fatto di reato, agisce con coscienza e volontà, perché si rappresenta e realizza l’evento voluto (per esempio, il reato di omicidio comunemente noto come volontario – art. 575 c.p.);
- la colpa, meno grave, poiché il fatto, anche se previsto, non è voluto dall’agente, ma si realizza per imprudenza, negligenza e imperizia (come nel caso dell’omicidio colposo stradale – art. 589 c.p.);
- la preterintenzione, la quale si verifica quando dall’azione o dalla omissione deriva un evento dannoso o pericoloso più grave di quello effettivamente voluto dall’agente (si pensi all’omicidio preterintenzionale conseguente al reato di lesioni personali– art. 584 c.p.).
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Quale è la differenza fra delitto e contravvenzione
Il delitto e la contravvenzione rappresentano due species all’interno del più ampio genus, ovvero il reato. Semplicisticamente, i delitti possono definirsi come reati più gravi, poiché offendono beni giuridici ritenuti importanti (per esempio, nel delitto di lesioni personali, di cui all’art. 677 c.p., il bene giuridico leso è rappresentato dall’integrità fisica della persona), contrapposti alle contravvenzioni, caratterizzate da un minor disvalore della condotta, poiché ledono interessi amministrativi dello Stato (per esempio, l’omissione di lavori in edifici o costruzioni, che minacciano rovina, disciplinato dall’art. 677 c.p., o l’omessa custodia e mal governo di animali, art. 672 c.p.).
Che differenza c’è tra delitto e reato?
Il reato è, dunque, un concetto ampio, in quanto comprensivo di due sottocategorie di illeciti aventi rilevanza penale, come il delitto e la contravvenzione. Ne consegue come sia evidente che l’interrogativo sulla differenza tra reato delitto è priva di senso, quantomeno da un punto di vista giuridico, in quanto fondata su un uso improprio di definizioni. Ciò in quanto si pone in raffronto un genus, come il reato, con la species di cui si compone, ovvero il delitto.
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Cosa sono le pene e come si distinguono
La commissione di un reato, delitto o contravvenzione, comporta l’instaurazione di un giudizio penale e l’eventuale applicazione di una pena.
La pena, pertanto, è la sanzione irrogata dall’autorità giudiziaria all’autore del reato, determinata, ai sensi dell’art. 133 c.p.p., sulla base di una serie di fattori, fra cui la gravità del reato e la capacità a delinquere del soggetto.
Le pene previste dall’ordinamento si distinguono in:
- pene detentive, come l’ergastolo, la reclusione e l’arresto, che comportano una limitazione della libertà personale del responsabile del reato;
- pene pecuniarie, come la multa (art. 24 c.p.) e l’ammenda (art. 26 c.p.), che impongono il pagamento di una somma di denaro.
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Arresto: cosa vuol dire
L’arresto, ai sensi dell’art. 17 c.p., è una pena detentiva, ovvero una pena limitativa della libertà personale che, per espressa previsione del successivo art. 25 c.p., può estendersi da un minimo di cinque giorni a un massimo di tre anni, da scontare presso specifici istituti per l’esecuzione delle pene detentive, come le case di arresto.
La grave situazione del sovraffollamento delle carceri italiane ha comportato, negli anni, una progressiva perdita della distinzione fra le tipologie dei diversi istituti penitenziari, con la conseguenza che l’arresto è scontato anche presso sezioni a parte della casa di reclusione o casa circondariale, meglio nota come carcere.
In realtà, in ossequio alla finalità rieducativa della pena, queste strutture dovrebbero essere riservate esclusivamente ai condannati per altri e più gravosi reati per i quali è prevista la pena della reclusione. Il condannato alla pena dell’arresto può essere addetto a lavori di pubblica utilità, avuto riguardo alle sue attitudini e alle sue precedenti occupazioni.
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Cos’è la reclusione: significato
La reclusione, ai sensi dell’art. 23 c.p. è, come l’arresto, una pena detentiva, poiché limita la libertà personale, per un periodo minimo di 15 giorni fino a un massimo di 24 anni. In alcuni casi, al ricorrere di determinate circostanze aggravanti o in caso di cumulo materiale delle pene irrogate per più violazioni o in casi di delitti di particolare gravità, come l’omicidio, la reclusione può essere pari a 30 anni.
La pena della reclusione deve essere scontata presso appositi istituti penitenziari, quali le case di reclusione che, come anticipato, sono adibite all’espiazione delle pene di maggiore entità e consentono lo svolgimento di attività lavorative finalizzate al successivo reinserimento in società del condannato e all’isolamento notturno.
In casi di particolare gravità, ovvero quando il delitto commesso è punito con la pena dell’ergastolo, l’isolamento può essere anche diurno (si pensi, per esempio, al regime c.d. 41 bis, cioè al c.d. carcere duro applicato ai condannati per associazioni a delinquere a stampo mafioso).
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Differenza tra arresto e reclusione
Se, come chiarito in precedenza, l’arresto e la reclusione sono entrambe pene detentive, poiché comportano una limitazione della libertà più o meno significativa della libertà personale del soggetto responsabile del reato, qual è allora la differenza tra arresto e reclusione?
Di fatto, la differenza fra arresto e reclusione riguarda la tipologia di reato (delitto o contravvenzione) a cui si applicano: l’arresto è la pena detentiva per le contravvenzioni, mentre la reclusione trova applicazione per reprimere i delitti. In ciò, si comprende anche la diversa e significativa differenza in termini di durata.
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Differenza fra multa e ammenda
Per completezza, possiamo citare un’ulteriore distinzione fra multa e ammenda. Analogamente a quanto previsto per le pene detentive, arresto e reclusione, la differenza fra multa e ammenda risiede nell’ambito di applicazione.
Ciò in quanto, entrambe sono pene pecuniarie, ma applicate a casi molto diversi e sovente “in aggiunta” alle pene limitative della libertà: la multa, infatti, si applica ai delitti, mentre l’ammenda è la sanzione pecuniaria in caso di contravvenzione.
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Come può essere l’arresto: tipologie
In merito all’arresto, possiamo inoltre aggiungere che, oltre a rappresentare una pena limitativa della libertà personale, nel nostro sistema penale è anche una misura pre-cautelare, ovvero fa parte dei provvedimenti che limitano la libertà personale dell’indagato, al fine di tutelare delle esigenze contingenti, come ad esempio il pericolo di fuga. Nel caso di misura cautelare, siamo su ambiti diversi rispetto alla reclusione.
In tal caso, quando misura pre-cautelare, l’arresto può essere di diverse tipologie distinte in base alla natura, obbligatoria o facoltativa, a seconda che l’adozione di tale misura restrittiva sia da intendersi come un obbligo (arresto obbligatorio), ovvero come una facoltà (arresto facoltativo) o, ancora, in ragione del momento in cui deve essere eseguito.
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Quale è la differenza fra arresto facoltativo e arresto obbligatorio
L’arresto obbligatorio è una misura pre-cautelare coercitiva, disciplinato dall’art. 380 c.p.p., il quale prevede che sia eseguito immediatamente dagli organi di polizia nei confronti del sospettato di aver commesso un reato di particolare gravità o per situazioni in cui sia necessario prevenire il pericolo di fuga o la reiterazione del reato. L’arresto è obbligatorio solitamente in caso di flagranza di reato, ovvero quando il soggetto, autore del reato, è sorpreso all’atto di realizzazione del delitto (un esempio può essere il reato di furto in abitazione).
L’arresto facoltativo si configura quando la privazione della libertà personale non è prevista dalla legge come obbligo, ma è subordinata a una valutazione dell’Autorità, la quale, considerato l’insieme delle circostanze, decide se necessario.
Arresto e reclusione: differenze – Domande frequenti
Si tratta di due concetti diversi sotto un profilo giuridico ma, in qualche modo assimilabili, poiché la reclusione è la pena detentiva, prevista in caso di delitti, mentre la detenzione indica lo stato di chi è trattenuto.
La gravità riguarda il reato commesso, non la pena. La reclusione è applicata per i delitti per i quali è prevista una pena più grave rispetto all’arresto.
L’ergastolo è la reclusione perpetua, mentre la reclusione può avere una durata massima fino a 30 anni.
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