Usurpazione di funzioni pubbliche vs rifiuto e omissione di atti d’ufficio

Il body shaming è un comportamento di derisione e offesa nei confronti dell’aspetto fisico di un’altra persona, volto a metterne in evidenza i difetti.
Può essere praticato con:
Può essere vittima di body shaming una qualsiasi persona che abbia delle caratteristiche fisiche le quali, agli occhi di chi deride e umilia, sono considerate “sbagliate” rispetto ai canoni estetici della società di oggi.
Il body shaming colpisce indipendentemente dal sesso e dall’età di chi ne è vittima: la sua gravità è stata accentuata dai social network, strumenti che riescono a raggiungere in modo molto più veloce gli altri, influenzandone in modo negativo la vita privata. Per questo motivo è stato necessario introdurre delle tutele giuridiche per difendersi.
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Il body shaming, quindi il riuscire a far vergognare qualcuno del proprio corpo con un atteggiamento derisorio, non è di per sé un reato: sappiamo benissimo tutti che il bullismo esiste dalla notte dei tempi e che quello che cambia è, al massimo, in modo in cui si sceglie di fare male a qualcun altro.
Nonostante ciò, ci sono dei casi in cui il body shaming diventa reato, ovvero quando integra gli elementi tipici di altri reati. Ne sono un esempio:
La diffamazione è un reato disciplinato dall’articolo 595 del Codice penale: il body shaming si può trasformare in diffamazione nel momento in cui si offende l’aspetto fisico di un’altra persona pubblicamente.
La diffamazione ha luogo nel momento in cui si esprimono giudizi ingiuriosi nei confronti di una persona assente, minando la reputazione che ha in un contesto sociale, anche attraverso l’utilizzo dei social network. La diffamazione diventa aggravata nel momento in cui il commento irrispettoso è pubblico, quindi può essere letto da tutti.
Il body shaming:
In altre circostanze, il body shaming può trasformarsi in stalking, reato disciplinato dall’articolo 612-bis del Codice penale. Ciò si verifica nel momento in cui le frasi denigratorie diventano costanti nel tempo.
La vittima maturerà, in tale ipotesi, uno stato d’animo di agitazione o sarà costretta a modificare le proprie abitudini di vita per evitare la persona che la sta insultando, facendola vergognare del proprio corpo.
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Nei casi di maggiore gravità, il body shaming può integrare il reato di istigazione o di aiuto al suicidio, che trovano disciplina giuridica nell’articolo 580 del Codice penale.
In tale articolo si legge che:
“Chiunque determina altri al suicidio o rafforza l’altrui proposito di suicidio, ovvero ne agevola in qualsiasi modo l’esecuzione, è punito, se il suicidio avviene, con la reclusione da cinque a dodici anni. Se il suicidio non avviene, è punito con la reclusione da uno a cinque anni, sempre che dal tentativo di suicidio derivi una lesione personale grave o gravissima.
Le pene sono aumentate se la persona istigata o eccitata o aiutata si trova in una delle condizioni indicate nei numeri 1 e 2 dell’articolo precedente. Nondimeno, se la persona suddetta è minore degli anni quattordici o comunque è priva della capacità d’intendere o di volere, si applicano le disposizioni relative all’omicidio”.
Nel momento in cui il body shaming integra uno dei reati sopra citati, è necessario sporgere querela rivolgendosi alle forze dell’ordine. Una volta ricevuta la segnalazione, queste ultime avvieranno le indagine.
L’autore del body shaming:
Nei casi in cui, invece, il body shaming non integra lo stalking o la diffamazione, è comunque possibile riuscire a tutelarsi, sebbene in modo differente. In questa evenienza, si potranno sfruttare gli strumenti legali contro il cyberbullismo (legge n. 71 del 29 maggio 2017).
Le forme di protezione delle quali si potrà godere nei casi in cui il body shaming assuma la forma del cyberbullismo – che è un illecito – sono:
Il minore che ha già compiuto 14 anni potrà adoperare tali strumenti di tutela in prima persona.