Reati doganali: quando si configurano e cosa si può rischiare
I reati doganali sono stati oggetto di alcune modifiche sia nel 2016 che nel 2020, soprattutto per far fronte alle esigenze individuate dalla direttiva comunitaria "PIF". Vediamo come sono cambiati e quali implicazioni ci sono rispetto alla responsabilità l. 231 degli enti.
- I reati doganali sono principalmente previsti dal c.d. TULD, cioè il D.P.R. 23 gennaio 1973. Tuttavia, alcune disposizioni sono individuabili anche nel TU 504 del 1995.
- Il principale tra i reati doganali è il contrabbando, ma possono anche essere individuate altre fattispecie, come la contraffazione.
- Nel 2016 il legislatore ha depenalizzato alcuni reati doganali, che sono stati in seguito reintrodotti nel 2020, in attuazione di una direttiva comunitaria – la direttiva “Pif”.
I reati doganali sono una categoria di reati ove la condotta illecita è finalizzata ad evadere i diritti di confine. Sono quindi reati che potenzialmente possono pregiudicare non solo l’economia nazionale, ma anche quella europea. Proprio per questa ragione, spesso il legislatore nazionale e quello comunitario sono intervenuti su questi reati.
Nel seguente articolo ti spiegheremo quali sono i principali reati doganali. Ci soffermeremo in particolare su contrabbando e contraffazione. Inoltre, ci dedicheremo ad esaminare anche alcune vicende che hanno interessato i suddetti reati.
Ricordiamo, a tal proposito, che il legislatore è di recente intervenuto al fine di reintrodurre il reato di contrabbando semplice e ha anche previsto che tale illecito possa essere uno dei reati presupposto per la responsabilità degli enti e delle persone giuridiche in generale.
Reati doganali: elementi comuni
I reati doganali sono disciplinati dal c.d. TULD, cioè il D.P.R. 23 gennaio 1973, che prevede, in primo luogo, i reati di contrabbando – disciplinati agli artt. 282 ss, norme che disciplinano anche tentativo, recidiva, abitualità e professionalità nel contrabbando.
Gli altri reati sono disciplinati dall’artt. 25 all’art. 216 e puniscono:
- il rifiuto, l’inattendibilità della dimostrazione circa la legittima provenienza di merci estere, soggette a diritti di confine;
- l’importazione ed esportazione temporanea di veicoli ad uso privato.
Tali reati, sebbene distinti tra loro, presentano alcuni caratteri comuni, in particolare il bene giuridico protetto. Come accade spesso, questi sono reati plurioffensivi, che consentono:
- di tutelare il diritto dello Stato alla tempestiva ed integrale percezione dei diritti di confine, che ai sensi dell’art. 34 T.U. includono i dazi all’importazione e all’esportazione;
- i prelievi ed altre imposizioni alle importazioni o alle esportazioni previsti da regolamenti comunitari;
- di garantire i diritti di monopolio, le sovraimposte di confine e altre imposte in favore dello Stato.
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Reati di contrabbando
Tra i reati doganali, certamente, il più noto è il contrabbando, rispetto al quale si è molto discusso se si tratti di un reato permanente oppure di un reato a consumazione istantanea. Il dibattito, in realtà, è di utilità pratica, perché consente di stabilire da quando decorre la prescrizione, se è possibile applicare la disciplina della flagranza di reato, quando è possibile configurare il concorso di persone.
I reati istantanei sono illeciti la cui offesa al bene giuridico viene ad esistenza e si esaurisce nel momento in cui l’agente realizza il fatto tipico, mentre si dicono reati permanenti quelle fattispecie in cui l’offesa perdura, come effetto della condotta volontaria del reo. Dall’analisi delle fattispecie incriminatrici sembra possibile concludere a favore della tesi della natura istantanea.
Altra caratteristica del reato di contrabbando è che, nella stessa norma, sono contenute più disposizioni che sembrano individuare illeciti diversi. Quindi, un’ulteriore questione sorta è se siano reati a natura unitaria o una pluralità di reati di contrabbando, cioè se nello stesso articolo c’è un unico reato, magari aggravato, oppure se si tratta di una serie di fattispecie incriminatrici aventi carattere autonomo, dove i reati sono accomunati da un medesimo nomen juris.
Sul punto, sembra preferibile la tesi unitaria dell’illecito. L’art. 292 T.U. prevede una nozione generica di contrabbando, a cui poi seguono alcune fattispecie singole specifiche.
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Tipologie di contrabbando
Come dicevamo, il contrabbando è il reato più rappresentativo della categoria dei reati doganali. Il contrabbando, però, assume diverse forme e si sostanzia in una serie di varianti:
- Contrabbando nel movimento delle merci attraverso i confini di terra e gli spazi doganali;
- Contrabbando nel movimento delle merci nei laghi di confine;
- Contrabbando nel movimento marittimo delle merci;
- Contrabbando nel movimento delle merci per via aerea;
- Contrabbando nelle zone extradoganali;
- Contrabbando per indebito uso di merci importate con agevolazioni doganali;
- Contrabbando nel cabotaggio e nella circolazione;
- Contrabbando nell’esportazione di merci ammesse a restituzione di diritti;
- Contrabbando nell’importazione o nell’esportazione temporanea.
Associazione finalizzata al contrabbando
Il T.U.L.D., che disciplina i reati doganali, ha anche previsto un reato associativo, che presenta dei tratti distintivi dalle fattispecie descritte dal codice penale.
Il reato di associazione finalizzata al contrabbando è disciplinato all’Art. 291-quater Testo Unico come segue:
Quando tre o più persone si associano allo scopo di commettere più delitti tra quelli previsti dall’articolo 291-bis, coloro che promuovono, costituiscono, dirigono, organizzano o finanziano l’associazione sono puniti, per ciò solo, con la reclusione da tre a otto anni,.
Al contrario, chi partecipa all’associazione è punito con la reclusione da un anno a sei anni.
Si tratta di un reato comune, che può essere posto in essere da qualsiasi cittadino, senza che sia necessaria una specifica qualifica.
Per quanto riguarda, invece, l’elemento soggettivo, è richiesto il dolo specifico, poiché la condotta è rappresentata dall’attività diretta a costituire un’associazione criminale finalizzata al contrabbando di tabacchi lavorati esteri, indipendentemente dalla realizzazione di tale reato fine.
Inoltre, la condotta associativa deve essere posta in essere al fine di realizzare una serie indeterminata di delitti di contrabbando, indipendentemente dal perfezionamento dell’illecito.
Rapporto con gli altri reati di associazione
Come dicevamo, il reato citato presenta alcuni profili di continuità con i reati associativi codicistici. Ci si chiede che rapporto c’è con l’Art. 416 c.p. – delitto di associazione per delinquere. In questo caso, si ritiene sia applicabile la norma speciale contenuta nell’art. 291- quater.
Se l’associazione compie anche altri delitti, diversi dal contrabbando, in questo caso si avrà un concorso formale di norme tra l’art. 291-quater e il 416 c.p.
Rispetto all’Art. 416-bis c.p. – associazione per delinquere di stampo mafioso – non è possibile individuare un chiaro rapporto di specialità tra le due disposizioni. Ciò comporta che, se sono astrattamente applicabili entrambe le norme, c’è concorso di reati – quindi, si applicano entrambe.
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Reati doganali: il reato di contraffazione
Un altro reato piuttosto comune tra i reati doganali è il reato di contraffazione. La contraffazione consiste nella condotta di chi realizza ex novo un bene o un prodotto, servendosi di un apparecchio di verificazione della produzione dei prodotti. Si distingue dalla alterazione di dispositivi conformi alle prescrizioni.
Tale reato è disciplinato all’art. 46 T.U.L.D. e prevede la reclusione da uno a cinque anni per coloro che agiscono al fine di sottrarre prodotto all’accertamento, ovvero a chiunque:
- contraffà, altera, rimuove, guasta o rende inservibili misuratori, sigilli, bolli, punzoni, marchi di verificazione od altri congegni, impronte o contrassegni prescritti dall’amministrazione finanziaria o apposti dalla Guardia di finanza;
- fa uso di sigilli, bolli, punzoni, marchi di verificazione o altre impronte o contrassegni prescritti dall’amministrazione finanziaria o apposti dalla Guardia di finanza contraffatti od alterati, ovvero senza autorizzazione.
La norma punisce anche chi detiene, senza autorizzazione, congegni, sigilli, bolli o punzoni identici a quelli usati dall’amministrazione finanziaria o dalla Guardia di finanza, anche se contraffatti. In questo caso, il soggetto è punito con la reclusione da uno a sei mesi. La pena è della reclusione da un mese ad un anno se il fatto è commesso da un fabbricante.
Sono reati a dolo specifico, perché finalizzati a sottrarre il prodotto all’accertamento fiscale, non essendo sufficiente, al realizzarsi della fattispecie, il mero utilizzo o realizzazione di congegni contraffatti o alterati.
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Reati doganali e fabbricazione clandestina di alcol e sostanza alcoliche
Tra gli altri reati doganali, troviamo anche la fabbricazione clandestina di alcol e sostanze alcoliche, previsto dall’art. 41 del T.U. 504 del 1995. In particolare, si parla di fabbricazione quando la produzione sia eseguita in locali o con apparecchi non previamente denunciati o verificati, ovvero costruiti o alterati in modo che il prodotto possa essere sottratto all’accertamento.
In particolare, per stabilire se si tratti di fabbricazione clandestina, si procede all’esame di alcune parti. Sono rilevanti ai fini della prova della fabbricazione clandestina di alcol:
- la caldaia per la distillazione;
- il recipiente di raccolta delle flemme;
- lo scaldavino;
- il deflemmatore ed il refrigerante.
Per tale attività di fabbricazion,e è prevista una pena consistente nella reclusione da sei mesi a tre anni e la multa dal doppio al decuplo dell’imposta evasa, non inferiore in ogni caso a 7.746 euro.
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Violazione accise
Alcuni reati doganali, sempre in tema di fabbricazione e commercio di sostanze alcoliche, si sostanziano in condotte finalizzate a sottrarre un soggetto dal pagamento delle accise rispetto ad alcuni beni.
Per esempio, l’art. 43 T.U, prevede che siano puniti coloro che:
- sottraggono con qualsiasi mezzo alcole o bevande alcoliche all’accertamento o al pagamento dell’accisa;
- detengono alcol denaturato in condizioni diverse da quelle prescritte o lo destinano ad usi diversi da quelli per i quali è stata concessa l’esenzione.
Per questi soggetti, è prevista la reclusione da sei mesi a tre anni e la multa dal doppio al decuplo dell’imposta evasa, non inferiore in ogni caso a 7.746 euro.
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Reati doganali: che cos’è l’OLAF?
Sempre in tema di reati doganali, dobbiamo segnalare il ruolo assunto dall’OLAF. Di cosa si tratta? Con l’acronimo si intende l’Ufficio europeo per la Lotta Antifrode, istituito dalla Commissione Europea (Commissione Prodi), con Decisione n. 352 del 28 aprile 1999, per contrastare le frodi, la corruzione e qualsiasi attività illecita lesiva degli interessi finanziari dell’Unione europea.
Questo ufficio è spesso impegnato nella lotta per contrastare i reati doganali, che, comunque, comportano non pochi effetti negativi in danno degli interessi europei.
Svolge tre principali funzioni:
- tutelare gli interessi finanziari dell’Unione europea (UE) svolgendo indagini sulle frodi, la corruzione e ogni altra forma di attività illecita;
- individuare i fatti gravi connessi all’esercizio di attività professionali da parte dei membri e del personale delle istituzioni e degli organi dell’UE che possono condurre a procedure disciplinari o penali, e svolgere indagini al riguardo;
- assistere le istituzioni dell’UE, in particolare la Commissione europea, nell’elaborazione e attuazione della legislazione e delle strategie antifrode.
Quindi, indaga sulle frodi, con il principale limite che non può indagare rispetto a tutte quelle condotte che comunque non comportano un danno per gli interessi dell’Unione europea.
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Depenalizzazione e direttiva PIF e responsabilità 231
Nel 2016, il legislatore ha deciso di introdurre una depenalizzazione di molti reati doganali, con il Decreto depenalizzazione. In questo caso ha previsto la trasformazione di tutti i reati doganali puniti con la sola sanzione della multa o ammenda in illeciti amministrativi, ad eccezione del contrabbando aggravato.
Tuttavia, nel 2020, si è resa necessaria una nuova misura in attuazione della c.d. direttiva “PIF”. La direttiva in esame ha previsto un inasprimento delle violazioni doganali, quando queste ledono direttamente gli interessi dell’Unione europea.
Ciò ha reso necessaria una ricriminalizzazione di alcuni reati prima depenalizzati, con l’introduzione di una soglia di rilevanza penale. Si è previsto, infatti, che quando i diritti di confine sono superiori alla soglia di 10 mila euro, i reati doganali devono essere comunque perseguiti – anche il c.d. contrabbando semplice.
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Il legislatore è intervenuto quindi con il D.Lgs. 75/2020, introducendo alcuni reati doganali Inoltre, sempre con il medesimo decreto, è stato previsto che alcuni reati, tra cui il contrabbando semplice, possano costituire reato presupposto della responsabilità degli enti, ai sensi della l. 231/2001.
La disciplina in questione prevede che, se è compiuta una serie di reati presupposti da alcuni soggetti appartenenti ad enti o altre organizzazioni complesse – come le società – è possibile configurare un illecito, formalmente amministrativo, dell’ente stesso.
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Reati doganali – Domande frequenti
I principali reati doganali sono contrabbando e contraffazione. In realtà, con contrabbando non si intende un unico reato, ma molteplici fattispecie.
Nel 2016, il legislatore, con il decreto depenalizzazione, ha depenalizzato i reati doganali per i quali era prevista la sola pena della multa o dell’ammenda, trasformandoli in illeciti amministrativi.
Dolo il D.Lgs 75/2020, in attuazione della direttiva PIF, il contrabbando semplice è nuovamente reato e costituisce illecito presupposto per la responsabilità 231 degli enti e società.
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