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I reati di falso nell’ordinamento penale italiano

I reati di falso sono una delle categorie più note nel nostro ordinamento, tuttavia, non sempre sappiamo di cosa si tratti. Nel seguente articolo ti spieghiamo caratteristiche e differenze di questi reati.

reati di falso
  • I reati di falso sono previsti agli artt. 476, 479, 482 e 483 c.p. Vi rientrano sia i reati di falso materiale sia i reati di falso ideologico.
  • Costituiscono reato di falso quelle condotte, poste in essere da un pubblico ufficiale o un privato, che hanno ad oggetto un atto pubblico.
  • Il legislatore, infatti, nel 2016 ha abrogato l’unica fattispecie di falso in scrittura privata, che era disciplinato all’art. 485 c.p.

I reati di falso sono reati che ledono sia la fiducia e la sicurezza delle relazioni giuridica, sia l’interesse dei singoli interessati. L’ordinamento italiano conosce molteplici fattispecie di reati di falso, che si iscrivono nelle due macro-categorie di falso materiale e falso ideologico.

Nei fatti, i quattro reati che costituiscono reati di falso possono essere di varia natura e appartenere alla categoria dei reati propri o dei reati comuni. Nelle prossime righe ti spiegheremo, in primo luogo, quali sono i tratti comuni a tutte le fattispecie di falso.

Tratteremo poi i reati singolarmente, indicando a quale categoria di reato appartenga ciascuno di essi, quali siano le condotte incriminate, le differenze tra gli stessi e le sanzioni penali che ne derivano.

Reati di falso: cosa tutelano

I reati di falso tutelano un unitario bene giuridico. La dottrina e la giurisprudenza si sono a lungo interrogate sulla questione, fino a giungere ad affermare che questi reati abbiamo natura plurioffensiva.

Questa teoria presuppone che i beni tutelati siano almeno due:

  1. la fiducia e la sicurezza delle relazioni giuridiche;
  2. i singoli interessi che trovano garanzia nella genuinità e veridicità dei documenti in quanto mezzi di prova.

Prima di proseguire nella lettura, ti consigliamo di approfondire il concetto di pubblico ufficiale leggendo:  Pubblico ufficiale e incaricato di pubblico servizio: che differenza c’è

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Quando un documento è falso

L’oggetto materiale su cui incidono i reati di falso sono i documenti. In linea generale, ai fini del diritto penale, si intende documento ogni scritto, anche recepito in un programma informatico, dovuto ad una persona che contiene esposizione di fatti, dati o dichiarazioni.

La dottrina maggioritaria e la giurisprudenza hanno condotto, nel tempo, un’analisi ricognitiva sui dati strutturali comuni al concetto di documento, individuando gli elementi essenziali costitutivi tipici, ovvero:

  • la forma scritta;
  • la riconoscibilità dell’autore;
  • il contenuto di pensiero dichiarativo di scienza o di volontà.

In particolare, si sostiene che il documento, suscettibile di falsificazione, debba possedere un contenuto giuridicamente rilevante, cioè che debba essere verosimilmente destinabile alla prova i rapporti giuridici.

Ti consigliamo anche di leggere: Cosa sono i reati di vilipendio?

Atto pubblico

Tra i documenti suscettibili di essere oggetto materiale dei delitti di falsità assume particolare rilievo l’atto pubblico, inteso quale documento redatto, con le richieste formalità, da un notaio o da altro pubblico ufficiale autorizzato ad attribuirgli pubblica fede nel luogo ove l’atto è formato, secondo quanto disposto dall’art. 2699 c.c.   

Tuttavia, il concetto di atto pubblico, quando richiamato dalle norme penali, è tendenzialmente diverso dalla definizione del codice civile.

Con atto pubblico si intende qualsiasi documento proveniente da soggetti pubblici, salvo quelli che formino oggetto di specifiche ipotesi criminose, come certificati, autorizzazioni, copie e attestati.

Se l’atto, invece, è quello descritto dal codice civile, cioè è un atto fidefacente, quando la veridicità dell’atto fa fede fino a querela di falso, allora, molto spesso, è integrata una circostanza aggravante del reato di falso.

Ti consigliamo anche di leggere: Atto pubblico: definizione nel Codice Civile, esempio, requisiti

Scrittura privata 

Il concetto di scrittura privata, invece, va ricercato in senso negativo a quello di pubblica fede. Ne deriva, quindi, che è configurabile come scrittura privata qualsiasi documento che provenga da persona priva della qualifica di pubblico ufficiale o incaricato di pubblico servizio.

Come rilevato dalla giurisprudenza, ai fini della giustizia penale, la nozione di scrittura privata ha un contenuto più ampio di quello previsto nell’ordinamento civile. Non può restringersi a quegli atti che contengono dichiarazioni o manifestazioni di volontà idonee a produrre la nascita, modificazione o estinzione di un diritto soggettivo.

Il concetto di scrittura privata, nell’ambito dei reati di falso, comprende anche tutte le scritture formate da un privato, che si riferiscono a situazioni dalle quali possono derivare effetti giuridicamente rilevanti, vantaggiosi o dannosi per un determinato soggetto.

Potresti essere interessato anche a leggere: Differenza fra reati, delitti e contravvenzioni

reati di falso tipologie

Reati di falso ideologico e di falso materiale 

Possiamo ora soffermarci su un’importante differenza per affrontare poi le problematiche inerenti i reati di falso, ossia la distinzione tra falso ideologico e falso materiale.Tale distinzione è individuata facendo ricorso a un criterio interpretativo di tipo strutturale.

Si sostiene che nel falso materiale il documento sia manomesso, contraffatto, nella sua consistenza materiale, nella sua genuinità. 

Nel falso ideologico, invece, il documento, pienamente genuino, è caratterizzato da una falsità sostanziale, cioè il contenuto delle dichiarazioni o dei fatti rappresentati è falso.

Le due categorie di falso, quindi, si distinguono perché la condotta posta in essere è sostanzialmente diversa. Nel caso del falso materiale, il documento è contraffatto, mentre nel caso del falso ideologico il contenuto delle dichiarazioni non è veritiero.

I reati di falso, quindi, si dividono in queste due macro.categorie, per poi distinguersi in:

  1. falsità materiale commessa da pubblico ufficiale;
  2. falsità materiale commessa da privato;
  3. falsità ideologica commessa da pubblico ufficiale;
  4. falsità ideologica commessa da privato.

Puoi approfondire la questione leggendo anche: Reato di falso ideologico: cos’è, quando si configura e come viene punito

Falsità materiale commessa dal pubblico ufficiale in atti pubblici

L’art. 476 c.p. disciplina uno dei reati di falso, ossia la falsità materiale del pubblico ufficiale in atti pubblici. A norma dell’art. 493 c.p. la punibilità è estesa al pubblico impiegato incaricato di un pubblico servizio, che operi nell’esercizio delle proprie attribuzioni.

Avuto riguardo ai soggetti attivi del reato, l’illecito descritto dalla norma in esame è sussumibile nella categoria dei reati propri. Tuttavia, deve rilevarsi come la mera qualifica del soggetto attivo non è di per sé sufficiente, essendo necessario che egli agisca nell’esercizio delle proprie funzioni.

La condotta materiale descritta dalla norma si specifica nella formazione, in tutto o in parte, di un atto falso, o nell’alterazione di un atto vero – quest’ultima intesa quale qualsiasi modifica di un atto successiva alla sua regolare formazione. Per esempio, su un atto pubblico, già formato, se modifichi a penna un numero, in questo caso è un falso materiale. 

Quanto all’elemento psicologico del reato, si ritiene che il reato in esame sia punibile a titolo di dolo generico, consistente nella volontà di immutare il vero, anche se realizzata con la convinzione di non produrre alcun danno. Il reato è punito, nella sua forma base, con la reclusione da un anno a sei anni.

Potresti approfondire l’argomento leggendo anche: Reato di falso in atto pubblico commesso da un pubblico ufficiale

In cosa consiste la contraffazione?

La contraffazione, invece, consiste nel porre in essere, in tutto o in parte, un atto che non esisteva prima, ossia nel fare apparire come proveniente da un dato soggetto un documento redatto, invece, da un diverso autore. Anche la falsificazione di una data, di un luogo, costituiscono falsità materiale, tranne l’ipotesi in cui l’attività di documentazione abbia autonoma rilevanza giuridica.

Si ha, inoltre, contraffazione quando, pur non essendovi divergenza tra autore apparente e autore reale, la falsità investe l’intero atto nella sua realtà fenomenica, nel senso che si fa apparire come esistente un atto che, in realtà, non è mai stato formato. 

Le modalità di realizzazione della condotta, valutate in relazione al bene giuridico tutelato, lasciano propendere per la qualificazione del delitto in esame quale reato di pericolo

Il mancato riferimento a qualsiasi forma di accertamento in concreto dell’esposizione a pericolo della pubblica fede, cosa diversa dal necessario accertamento dell’idoneità della condotta richiesto dall’art. 49 c.p., induce a qualificarlo come reato di pericolo astratto. Per questo si tende a escludere l’ammissibilità del tentativo.

Ti consigliamo anche di leggere: Reato di peculato nella Pubblica Amministrazione: cos’è, esempio, pena e prescrizione

reati di falso cos'è la contraffazione

Falsificazione di un atto pubblico

Il comma 2 dell’art. 476 c.p. prevede un aggravamento di pena per il caso in cui il delitto di falso riguardi un atto pubblico fidefacente. In questo caso la pena della reclusione è aumentata da un minimo di tre anni ad un massimo di dieci.

La norma configura, peraltro, una circostanza aggravante speciale, in quanto comporta un aumento di oltre un terzo della pena base. 

Non è un’ipotesi autonoma di reato, poiché la natura dell’atto tutelato, che richiede una protezione più intensa in ragione della sua particolare efficacia probatoria, costituisce un elemento accidentale e non essenziale del delitto.

Ti consigliamo di approfondire l’argomento leggendo anche: Oltraggio a pubblico ufficiale: esempio, pena, procedibilità

Falsità materiale commessa da privato

La falsità materiale commessa da privato è uno dei reati di falso. La fattispecie in esame si differenzia dalla precedente, perché la condotta è posta in essere da un privato o da un pubblico ufficiale che non sia nell’esercizio della funzione. Quindi si tratta di un reato comune.

L’art. 482 c.p., per individuare la condotta punita, richiama l’art. 476 c.p..In forza, poi, del richiamo che il 476 c.p. fa al 493, indirettamente afferma la punibilità anche della falsità commesse dal privato in atti del pubblico impiegato incaricato di un pubblico servizio.

Gli elementi strutturali sono gli stessi del 476 c.p.. Anche per quanto riguarda l’elemento psicologico è sufficiente il dolo generico. La condotta è punita con la pena prevista dal 476, ridotta di un terzo.

Falsità ideologica commessa dal pubblico ufficiale in atti pubblici

L’art. 479 c.p. disciplina il terzo dei reati di falso che esamineremo. La norma in questione richiede che la condotta sia posta in essere da un pubblico ufficiale nell’esercizio delle sue funzioni. Si tratta dunque di un reato proprio

In virtù dell’art. 493 c.p., la norma è applicabile anche agli atti compiuti dall’incaricato di pubblico servizio. Il reato in questione è punito a titolo di dolo generico.

È, inoltre, un reato istantaneo e insussistente, non è ammissibile nella forma del tentativo, in quanto le false attestazioni realizzate prima della formazione e sottoscrizione dell’atto sono irrilevanti. Le pene per questo reato sono le stesse previste per l’art. 476 c.p.

Ti consigliamo di leggere anche: Il postino è un pubblico ufficiale o un incaricato di pubblico servizio?

Falsità ideologica commessa da pubblico ufficiale

L’art. 479 indice come punibili quattro tipi di condotte. Nella prima ipotesi, la condotta criminosa si specifica nella falsa attestazione da parte del soggetto che un fatto è stato da lui compiuto o è avvenuto in sua presenza. Al pari, integra reato la falsità ideologica avente ad oggetto la parte descrittiva dell’atto e, più precisamente, relativa all’attestazione, non conforme a verità, dell’esistenza di una situazione costituente il presupposto indispensabile, anche se implicito, del compimento dell’atto.

La seconda ipotesi prevista si concreta nell’attestazione di dichiarazioni non ricevute. Questa ipotesi di falsità è tipica di relazioni di ispezione e di verbalizzazione o rogazioni. Per esempio, un verbale di esame testimoniale da parte del giudice. Costituisce una particolare ipotesi della falsa attestazione circa i fatti avvenuti in presenza di un pubblico ufficiale.

È, inoltre, punita l’omissione o l’alterazione di dichiarazioni ricevute. Come le precedenti, anche queste ipotesi di falsità si riferiscono normalmente a relazioni di ispezione, soprattutto a verbalizzazioni. Si può avere falsità ideologica per omissione quando il pubblico ufficiale sia titolare di una posizione di garanzia, mentre per l’esistenza dell’alterazione è necessario che venga modificato il significato delle dichiarazioni stesse

Per esempio, un caso che è stato fatto rientrare in questa categoria, è il seguente. I carabinieri, in servizio di scorta e traduzione di un detenuto, non avevano seguito l’itinerario assegnato, consentendo, in questo modo, al predetto di incontrarsi con un familiare, e avevano omesso di dare atto, nella relazione di servizio, dell’avvenuta deviazione.

Da ultimo, integra il reato in esame la falsa attestazione di fatti dei quali l’atto è destinato a provare la verità. 

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reati di falso tipologie

Falsità ideologica commessa da privato in atti pubblici

Come per il falso materiale, anche il falso ideologico può essere commesso da un privato, ai sensi dell’art. 483 c.p. È un reato comune, quindi il privato non deve necessariamente avere una specifica qualifica soggettiva. È, tuttavia, punibile solo la falsa attestazione fatta a pubblico ufficiale: non è punibile, invece, la falsa attestazione a incaricato di pubblico servizio

Il fatto tipico consiste nell’attestazione o negazione di una verità, mentre non integra il reato una dichiarazione di volontà fatta allo scopo di occultare e mascherare una data situazione o operazione, cioè il contenuto del contratto o la sua portata effettiva. 

Inoltre, costituisce reato esclusivamente la dichiarazione deputata ad essere recepita in un atto pubblico al quale una specifica norma giuridica attribuisce la funzione di provare i fatti attestati dal privato al pubblico ufficiale, così collegando l’efficacia probatoria dell’atto medesimo al dovere del dichiarante di affermare il vero.

Quindi, l’art. 483 c.p. non impone alcun obbligo di veridicità delle attestazioni che i privati fanno ai pubblici ufficiali, nascendo il predetto obbligo solo quando una norma giuridica ricolleghi alcuni effetti, come per esempio quando c’è una norma che ricollega all’atto attitudine probatoria. 

Anche in questo caso l’elemento soggettivo è il dolo generico. La condotta è punita con la reclusione fino a due anni.

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Falsità in scrittura privata

Concludiamo l’esame dei reati di falso con una fattispecie, ad oggi, depenalizzata, ossia la falsità in scrittura privata. La fattispecie era prevista all’art. 485 c.p. e puniva la condotta del privato, di chi contraffaceva creando una scrittura privata falsa oppure alterava una vera. La fattispecie è stata abrogata nel 2016. 

Per approfondire l’argomento ti consigliamo anche di leggere: Depenalizzazione reati: quali sono i reati depenalizzati

Reati di falso – Domande frequenti

Quanti sono i reati di falso?

I reati di falso principali sono quattro: falsità materiale commessa dal pubblico ufficiale in atti pubblici, falsità materiale commessa dal privato in atti pubblici, falsità ideologica commessa dal pubblico ufficiale in atti pubblici, falsità ideologica commessa dal privato in atti pubblici.

Quando i reati di falso sono di falso materiale?

Costituiscono reati di falso materiale tutte le condotte volte ad alterare un documento, consistente in atto pubblico, o a costituire integralmente ex novo un falso atto pubblico.

Quando i reati di falso sono di falso ideologico?

Costituiscono reati di falso ideologico quelli in cui la condotta dell’agente non è volta ad alterare materialmente l’atto, ma l’atto ha un contenuto falso, quindi contiene dichiarazioni o dati non veritieri.

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Avv. Clelia Tesone
Avvocato civilista
Laureatasi in Giurisprudenza con la votazione di 110 e Lode presso l’Università degli Studi di Napoli “Federico II” e con approfondita conoscenza delle materie del Diritto Civile e del Diritto Amministrativo. Ha brillantemente conseguito l’abilitazione alla professione di avvocato, a seguito dell’espletamento della pratica forense in diritto civile e il tirocinio ex art. 73 d.l. 69/2013 presso la Procura della Repubblica di Napoli Nord.
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