Al coniuge separato o divorziato spetta l’eredità?
Quali sono le regole sulla successione ereditario in seguito a una separazione o un divorzio? Ecco cosa prevede la legge e cosa cambia per la pensione di reversibilità e il TRF.
- Solitamente, il/la coniuge separato/a o divorziato/a ha diritto all’eredità dell’ex in caso di morte.
- Tuttavia, questo diritto si perde nel caso in cui la separazione sia avvenuta con addebito, quindi con colpa da parte del/la coniuge.
- Ci sono poi regole specifiche che riguardano la ricezione del TFR e della pensione di reversibilità.
Com’è noto, il matrimonio trasforma i congiunti in eredi legittimari e permette loro di partecipare in prima linea alla ripartizione dei beni del coniuge defunto.
Cosa succede nel caso di separazione o di divorzio? Come cambiano le regole relative alla successione e, dunque, all’eredità?Confrontiamo quali sono le differenze presenti tra separazione e divorzio, che hanno delle ripercussioni anche sul TFR e sulla pensione di reversibilità.
Coniugi separati ma non divorziati: la separazione senza addebito
Parlando della separazione, le conseguenze sull’eredità cambiano a seconda che sia avvenuta con o senza addebito. In quest’ultimo caso, il/la coniuge separato è equiparato a quello non separato.
In pratica, ai sensi degli articoli 585 e 548 del Codice civile, il/la coniuge al quale non è stata addebitata la separazione ha gli stessi diritti successori di quello non separato.
In particolare, nell’articolo 548 c.c. si legge proprio che:
Il coniuge cui non è stata addebitata la separazione con sentenza passata in giudicato, ai sensi del secondo comma dell’articolo 151, ha gli stessi diritti successori del coniuge non separato.
Al coniuge separato senza addebito spettano anche:
- i diritti dell’abitazione della casa adibita a residenza familiare;
- l’uso dei mobili che sono presenti al suo interno, se di proprietà del defunto.
È bene ricordare che, in questa ipotesi, non è importante se la coppia fosse in comunione o separazione dei beni durante il matrimonio, in quanto l’ex ancora in vita erediterà a prescindere la sua quota ereditaria.
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Separazione con addebito
Per quanto riguarda, invece, la separazione con addebito con sentenza passata in giudicato, l’articolo 548 c.c. stabilisce invece che al coniuge responsabile delle separazione spetta, all’apertura della successione, soltanto un assegno vitalizio se in precedenza riceveva gli alimenti da parte del coniuge defunto. Tale assegno non è mai superiore rispetto alla prestazione alimentare precedentemente ricevuta.
In particolare, l’articolo prevede che tal assegno sia commisurato alle sostanze ereditarie e alla qualità e al numero degli eredi legittimi, e che non sia comunque di entità superiore a quella della prestazione alimentare goduta.
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La dottrina non è d’accordo sulla natura giuridica dell’assegno vitalizio:
- alcuni lo considerano un legato ex lege o diritto di riserva, in base al quale il/la coniuge separato/a dovrebbe essere considerato un legittimario;
- altri lo qualificano come un diritto di credito a carico dell’eredità, in base al quale il/la coniuge separato/a dovrebbe invece comportarsi come un creditore qualunque nei confronti dell’eredità stessa.
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Cosa spetta al coniuge divorziato ion caso di morte?
Il divorzio rappresenta l’annullamento di tutti gli effetti civili del matrimonio: di conseguenza vengono meno anche tutti i diritti successori e il patrimonio del de cuius sarà spartito tra gli altri eredi.
Il/la coniuge divorziato/a conserva comunque il diritto all’assegno divorzile anche dopo la morte dell’ex coniuge. Tale assegno dovrà continuare a essere versato dagli eredi nei limiti della quota di eredità percepita.
L’assegno di divorzio non dovrà più essere erogato nei casi in cui il/la coniuge divorziato/a:
- si risposi;
- stipuli un’unione civile;
- instauri una convivenza stabile.
Per approfondire la questione, ti invitiamo a contattare un avvocato esperto in successioni ed eredità, oppure un professionista specializzato in separazioni e divorzi. Su deQuo potrai entrare in contatto con loro, direttamente da casa, via chat, oppure al telefono o in videochiamata.
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A chi spetta la pensione di reversibilità?
La pensione di reversibilità spetta sia al/la coniuge separato/a, sia a quello/a divorziato/a, ma devono essere rispettate determinate condizioni.
Nello specifico, nel caso del divorzio:
- si deve percepire l’assegno di divorzio con cadenza periodica;
- non ci si deve risposare;
- il rapporto di lavoro dal quale deriva la pensione di reversibilità deve essere antecedente alla sentenza di divorzio.
In relazione alla separazione:
- la pensione di reversibilità spetta anche nei casi in cui l’ex coniuge abbia rifiutato l’eredità;
- nei casi di separazione con addebito, la reversibilità spetta solo se il giudice aveva riconosciuto il diritto agli alimenti da parte del coniuge deceduto.
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TRF in caso di separazione o di divorzio
Nel caso di separazione, i/la coniuge superstite non ha alcun diritto a ricevere il TFR dell’ex coniuge defunto/a. Per l’ex coniuge divorziato/a, invece, si ha diritto a riceverne una percentuale se:
- si ha diritto all’assegno di divorzio;
- non ci si è risposati.
La legge n. 898 del 1970 ha stabilito che l’ex coniuge ha diritto al 40% del TFR in riferimento “agli anni nei quali il rapporto di lavoro è coinciso con il matrimonio”.
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Eredità coniuge separato o divorziato – Domande frequenti
Il divorzio rappresenta la fine degli effetti civili del matrimonio, quindi ha delle conseguenze anche sulla successione: ecco quali sono.
La pensione di reversibilità in caso di divorzio spetta se si rispettano 3 condizioni: clicca per scoprire di cosa si tratta.
La regola sulla ricezione del TFR del coniuge defunto varia a seconda che si sia separati o divorziati: ecco cosa prevede la legge.
I/lal coniuge separato/ non ha diritto all’eredità dell’ex nel caso in cui la separazione sia avvenuta con addebito a suo carico, ovvero sia stato/a la causa della crisi coniugale.
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