Denuncia per appropriazione indebita: cosa fare in caso di accusa ingiusta
Cosa succede se ti appropri di un bene di cui hai il possesso, ma che appartiene ad altri? Quali sono le conseguenze del reato di appropriazione indebita? Vediamo quando si configura il delitto, quando si prescrive e come difendersi in caso di querela ingiusta.
- Il reato di appropriazione indebita è posto in essere da chi ha legittimamente il possesso di beni altrui.
- È un reato che è procedibile a querela della persona offesa, da presentare nel termine di 3 mesi.
- Non è possibile fare querela nei confronti di chiunque, in quanto sono esclusi i parenti conviventi, come i fratelli.
L’appropriazione indebita di un bene altrui è una casistica molto comune. Per esempio, avviene nel caso dell’amministratore di condominio che ha la disponibilità del conto corrente con somme versate dai condomini, il cui utilizzo potrebbe condurre a condotte scorrette.
Il reato di appropriazione indebita è una condotta molto grave che prevede pene anche considerevoli. Nei prossimi paragrafi ti spiegheremo quando è integrato il reato di appropriazione, quali sono i casi in cui è possibile presentare querela e le conseguenze della condotta.
- Appropriazione indebita: cos’è
- Appropriazione indebita: cosa succede in caso di restituzione del bene
- Appropriazione indebita e consumazione prolungata
- Denunciare un fratello per appropriazione indebita
- Lettera di diffida per appropriazione indebita
- È ammessa querela tardiva per appropriazione indebita?
- Cosa si rischia con una denuncia per appropriazione indebita?
- Quanto dura un processo per appropriazione indebita?
- Come difendersi da una denuncia per appropriazione indebita
Appropriazione indebita: cos’è
Commette il reato di appropriazione indebita chiunque, per procurare a sé o ad altri un ingiusto profitto, si appropria di danaro o di cosa mobile altrui di cui abbia a qualsiasi titolo il possesso. Il reato tutela il diritto di proprietà, volto a prevenire forme di abuso del possesso. Quindi, il principale presupposto del reato è il previo possesso. Non rileva che sia un possesso mediato, cioè esercitato tramite terzi.
Tale norma completa la fattispecie criminosa del furto. Entrambe le norme, infatti, tutelano cose mobili altrui, ma mentre il furto implica nell’autore la mancanza del possesso, consistendo nel fatto di procurarselo, tramite impossessamento, l’appropriazione presuppone che l’agente già possegga le cose medesime. Il delitto si consuma nel momento in cui avviene l’appropriazione del denaro o della cosa mobile altrui.
L’elemento soggettivo del reato in esame è il dolo specifico: infatti, occorre la coscienza e la volontà di appropriarsi di cosa mobile altrui accompagnata dallo scopo di procurare a sé o ad altri un ingiusto profitto; il dolo è escluso, pertanto, ogni qual volta il profitto ottenuto non sia ingiusto. La volontà di restituire la cosa in un momento successivo all’appropriazione non esclude il dolo e, quindi, non esclude la punibilità.
L’appropriazione indebita è aggravata se il fatto è commesso su cosa posseduta a titolo di deposito necessario. Per approfondire l’argomento ti consigliamo anche di leggere: Reato di appropriazione indebita: significato, esempio, pena
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Appropriazione indebita: esempio
Un esempio piuttosto comune in giurisprudenza di appropriazione indebita è il caso dell’amministratore di condominio. Quest’ultimo, giacché è tenuto a gestire il fondo del condominio per adempiere alle varie attività, ha la diretta disponibilità del conto corrente e delle somme su esso versate.
Qualora si appropri di tali somme, per scopi personali, come acquistare beni per sé o anche solo trasferendo le somme sul proprio conto corrente, realizza appropriazione indebita.
L’appropriazione, se condotta da un pubblico ufficiale, invece, integra il reato di peculato. In questo caso, è il pubblico ufficiale che, avendo la disponibilità di beni altrui per ragioni connesse al proprio servizio, si appropria di tali beni in modo indebito.
Appropriazione indebita: cosa succede in caso di restituzione del bene
Il reato di appropriazione indebita è una fattispecie tendenzialmente a consumazione istantanea. Ciò significa che nel momento in cui il soggetto si appropria del bene che è nella sua disponibilità, si consuma il reato. Per tale ragione, da questo momento in poi risulta punibile.
Cosa succede se si restituisce il bene sottratto? Sul punto dobbiamo evidenziare che il nostro ordinamento conosce sia il recesso attivo sia la desistenza, disciplinati dall’art. 56 cp. In base all’art. 56.3, se il colpevole volontariamente desiste dall’azione, soggiace soltanto alla pena per gli atti compiuti, qualora questi costituiscano per sé un reato diverso (desistenza volontaria).
Alla luce dell’art. 56.4, invece, se volontariamente impedisce l’evento, soggiace alla pena stabilita per il delitto tentato, diminuita da un terzo alla metà (recesso attivo, o pentimento operoso, o ravvedimento attuoso).
Nel primo caso, la condotta non è punibile, mentre nel secondo vi è una riduzione di pena per il tentativo. Nei fatti, la condotta di restituzione del bene sottratto si pone in un momento diverso da entrambe le ipotesi, cioè quando il reato è ormai consumato. Quali sono le conseguenze?
La punibilità della condotta non può essere esclusa, né trova applicazione la disciplina del tentativo. Tuttavia, il giudice, chiamato ad individuare la sanzione, può valutare positivamente la condotta dell’agente. Si può applicare uno sconto di pena per aver tentato di rimuovere gli effetti negativi del reato, valutando positivamente la condotta dell’agente.
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Appropriazione indebita e consumazione prolungata
Il reato di appropriazione indebita è un reato a consumazione istantanea. Ciò implica che al momento dell’appropriazione, cioè quando il soggetto che ha il possesso si comporta come il proprietario, il reato è consumato.
Tuttavia, potrebbe accadere che, per esempio, il soggetto riceva periodicamente da altri somme di denaro o altre cose in base ad un rapporto pregresso.
In questo caso, se periodicamente incamera le somme, la condotta può essere qualificata:
- come appropriazione indebita a consumazione prolungata, cioè la condotta continua a sorreggere l’offesa che si protrae nel tempo;
- oppure è integrata una pluralità di reati, quindi al più, è possibile configurare una forma di continuazione.
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Denunciare un fratello per appropriazione indebita
Il reato di appropriazione indebita prevede una causa di non punibilità. In particolare, non è punibile chi si macchia del delitto di appropriazione indebita in danno:
- del coniuge non legalmente separato o della parte dell’unione civile tra persone dello stesso sesso;
- di un ascendente o discendente, di un affine in linea retta, dell’adottante o dell’adottato;
- di un fratello o sorella con lui conviventi.
La ratio della previsione è quella di tutelare il rapporto familiare da eventuali azioni nei confronti del prossimo congiunto. Quindi la norma risponde ad un’esigenza diversa ed estranea al reato stesso.
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Lettera di diffida per appropriazione indebita
Il soggetto che subisce l’appropriazione indebita può rivolgersi ad un avvocato per procedere ad inviare all’autore del reato una lettera di diffida, prima ancora di procedere a querela. Con la diffida si chiede, in pratica, la restituzione del bene. Tale diffida deve essere effettuata nel termine della querela, altrimenti il soggetto perde la possibilità di far valere in sede penale il proprio diritto leso.
Di seguito un esempio facsimile di lettera di diffida in caso di occupazione di un immobile o di un bene mobile:
Mittente:
RACCOMANDATA A.R.
OGGETTO: diffida per occupazione ……………………..
Al Sig. ______________________ ______________________ ______________________
Egr. ………….
La presente per rappresentarle che la Sua condotta è gravemente lesiva dei miei diritti.
In particolare da ……. (specificare il periodo) Lei occupa in modo permanente con ………………………………….. (ad esempio con il suo camper, con la sua auto, con svariati oggetti, ecc.) un …………………………………. (ad esempio un terreno, un cortile, un vano, ecc.) di mia proprietà, come risulta dalla visura catastale che le allego in copia.
Malgrado i solleciti verbali e scritti inoltrati alla Sua attenzione, lei non ha mai provveduto a ………. (ad es. a rimuovere il camper o gli oggetti di sua proprietà) con notevole pregiudizio nei miei confronti. Per quanto sopra premesso, formalmente La
DIFFIDO
dal reiterare l’illecita condotta sopra descritta, provvedendo allo sgombro immediato di tutti gli oggetti di sua proprietà posti nel ………… In caso contrario, mi vedrò costretto ad adire le vie legali, ricorrendo all’autorità giudiziaria competente, sia civile che penale, per la tutela delle mie ragioni e, nello specifico, per ottenere il risarcimento dei danni patiti.
Luogo e data
In fede
Per approfondire leggi anche: Quanto costa una lettera di diffida dell’avvocato?
È ammessa querela tardiva per appropriazione indebita?
In caso di appropriazione indebita, è necessario procedere a presentare querela nel termine di 3 mesi dalla conoscenza del fatto. Nel 2018 è stata abrogata, infatti, la disposizione che prevedeva la querela d’ufficio del soggetto agente.
La querela è una condizione di procedibilità dell’azione penale: ciò significa che, in assenza di essa, il PM non potrà procedere ad agire nei confronti dell’autore del reato.
Può essere presentata a specifici soggetti, cioè:
- al Pubblico Ministero;
- alla Polizia giudiziaria – ai Carabinieri o alla Polizia;
- all’Ufficio consolare, nel caso in cui si fosse residenti all’estero.
Nell’atto devono essere indicati:
- la descrizione del fatto;
- le informazioni sull’autore;
- la presenza di eventuali prove;
- la manifestazione di volontà da parte del querelante a far punire il colpevole;
- la sottoscrizione da parte di chi querela o del suo avvocato.
Il termine per presentare la querela è tassativo. Quindi, trascorso il termine di tre mesi, la querela è tardiva. Questa non sarà produttiva di effetti e si intende come non presentata dall’agente.
La querela potrà comunque essere ritirata dalla parte anche in corso di giudizio. Tuttavia, l’autore della querela potrebbe anche incorrere in responsabilità penale, soprattutto ove lo stato del procedimento sia avanzato.
Per saperne di più leggi anche Che differenza c’è tra appropriazione indebita, furto e ricettazione
Appropriazione indebita: prescrizione
Ogni reato si estingue per prescrizione, cioè se trascorso un certo periodo di tempo non è esercitata azione penale. Dopo tale scadenza, l’autore non può più essere perseguito. Tale termine, in genere, coincide con la pena massima irrogabile.
Tuttavia, sono previsti dei minimi oltre i quali non è possibile scendere:
- 6 anni per i delitti;
- 4 anni per le contravvenzioni.
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Nel caso dell’appropriazione indebita il termine è di 6 anni. Si ricorda poi che, con la Riforma Cartabia, il termine della prescrizione può decorrere fino alla sentenza di primo grado, dopodiché il reato è sospeso. Quindi, la prescrizione resta bloccata in primo grado.
Cosa si rischia con una denuncia per appropriazione indebita?
L’art. 646 cp prevede una sanzione molto grave, che è stata modificata nel 2018 dalla legge anticorruzione – la quale ha previsto un irrigidimento della sanzione erogata. In origine, infatti, l’art. 646 cp aveva previsto la reclusione fino a 3 anni e la multa fino a 1032 euro.
Oggi invece sono applicate la:
- reclusione da 2 a 5 anni;
- multa da 1.000 euro a 3.000 euro.
Inoltre, all’ultimo comma si dispone che Se il fatto è commesso su cose possedute a titolo di deposito necessario, la pena è aumentata.
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Quanto dura un processo per appropriazione indebita?
Uno dei problemi principali in Italia è la durata dei processi. Infatti, in media:
- il processo di primo grado dura 4 anni;
- il processo di appello dura 3 anni.
Per i reati meno complessi, come l’appropriazione indebita, questa è la durata stimata, ma per reati più articolati, i tempi potrebbero essere maggiori. Tale prassi contrasta con il principio di ragionevole durata del processo, che è stabilità dalle fonti sovranazionali, come l’art. 6 CEDU.
Dunque, il legislatore è intervenuto sul punto cercando di contenere il fenomeno. La sopra-citata Riforma Cartabia ha infatti previsto che:
- il giudizio di appello non possa durare più di 2 anni;
- il giudizio in Cassazione non possa durare più di 1 anno.
Trascorso questo termine, il processo è dichiarato improcedibile per superamento della durata massima del giudizio di impugnazione.
Come difendersi da una denuncia per appropriazione indebita
Il reato di appropriazione indebita, come hai potuto constatare dalla lettura dei precedenti paragrafi, è un delitto molto grave. Trattandosi di un reato doloso, potresti difenderti provando di non aver avuto l’intenzione di procedere ad appropriarti del bene che ti è stato dato in possesso.
Potresti anche provare la mancanza degli altri presupposti, come la mancanza stessa del possesso. Tuttavia, ciò potrebbe non escludere la tua responsabilità e l’assenza del possesso potrebbe comunque comportare una responsabilità per furto.
Puoi scoprire se ci sono indagini a tuo carico, proponendo istanza scritta alla Procura della Repubblica, ai sensi dell’art. 335 cpc: può provvedere a farlo sia l’indagato, sia il suo legale.
La Procura può rispondere indicando numero di registro e PM responsabile. La richiesta potrebbe anche avere anche esito negativo, ma ciò non significa che non vi siano procedimenti pendenti; infatti, il PM potrebbe decidere di segretarlo e non comunicare la sua esistenza.
Proprio per questa ragione, sarebbe meglio provare a difendersi richiedendo l’assistenza di un professionista. Se hai quindi bisogno di una consulenza legale sul reato di appropriazione indebita, contatta direttamente online uno degli avvocati penalisti disponibili su deQuo.
Appropriazione indebita – Domande frequenti
Sarà necessario presentare un’istanza con la quale richiedere se ci sono delle iscrizioni a proprio carico nel registro delle notizie di reato, ai sensi dell’art. 335 cpp.
In caso di denuncia per appropriazione indebita si incorre in una sanzione penale consistente nella reclusione da 2 a 5 anni e in una multa da 1.000 euro a 3.000 euro.
Si, è possibile ritirare la querela per appropriazione indebita, tramite la procedura nota come remissione della querela.
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