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Chi può fare ricorso alla Corte Costituzionale?

Modalità, tempistiche e possibili costi del giudizio innanzi alla Corte Costituzionale. Ecco una guida completa per sollevare una questione di legittimità costituzionale, con ricorso alla Corte.

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  • Con il ricorso Corte Costituzionale si formula una questione di legittimità costituzionale, con la quale si pone il dubbio in ordine alla conformità delle leggi rispetto ai principi contenuti nella Costituzione.
  • Il ricorso Corte Costituzionale può essere presentato, in via principale, dal giudice a quo, e in via diretta dallo Stato o dalle Regioni.
  • La Corte controlla i vizi formali e i vizi sostanziali delle norme di legge.

Negli ultimi anni si registra un netto aumento dei ricorsi alla Corte Costituzionale. Complice l’intensa attività legislativa, dettata da Bruxelles, per avere accesso ai fondi del PNRR (Piano nazionale di ripresa e resilienza), in diverse occasioni sono stati sollevati dubbi di legittimità costituzionale di norme anche di recente approvazione – si pensi all’autonomia differenziata o ad alcune norme del nuovo Codice della strada.

In conseguenza di ciò, il ricorso Corte Costituzionale è apparsa una procedura conosciuta ai più. Ciò nondimeno, si tratta di un giudizio caratterizzato da un particolare tecnicismo, attivabile solo a seguito della formulazione di uno specifico quesito – in gergo, si parla di questione di legittimità costituzionale

Cos’è la Corte Costituzionale 

La Corte Costituzionale (nota anche come Consulta) è definita come il giudice delle leggi, poiché è l’organo demandato al controllo della legittimità costituzionale, delle leggi o, più frequentemente, di disposizioni di legge e degli atti aventi forza di legge, nonché leggi regionali.

In altri termini, la Consulta controlla che le leggi siano conformi ai principi contenuti nella Costituzione. Diversamente dagli altri organi costituzionali (Presidenza della Repubblica, Parlamento, Senato, Camera dei deputati), la Corte non è soggetta al principio cardine della separazione dei poteri, sul quale si fonda il nostro ordinamento giuridico.

Pur essendo composta da giudici, la Corte Costituzionale non può essere considerata come parte dell’ordine giudiziario, atteso che, differentemente dalla magistratura ordinaria (civile e penale) e speciale (TAR, Consiglio di Stato, Corte dei Conti, Corte di giustizia tributaria di primo e secondo grado e Tribunali militari) non ha il compito di controllare la rispondenza dei comportamenti sociali verso i precetti normativi e, pertanto, non assolve a una funzione giurisdizionale in senso stretto.

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Quali sono le competenze della Corte Costituzionale 

Per capire se e come presentare ricorso Corte Costituzionale, occorre preliminarmente individuare i diversi ambiti di competenza della Consulta.

Il giudice delle leggi assolve a una pluralità di attribuzioni direttamente riconducibili alla tutela dei principi e delle disposizioni costituzionali e alla repressione di talune tipologie di atti lesivi delle regole, fondanti l’ordinamento.

Le attribuzioni riservate alla Corte Costituzionale possono essere così suddivise:

  • controlla la legittimità costituzionale delle leggi ordinarie del Parlamento e degli atti aventi forza di legge del Governo (decreti legge e decreti legislativi) e delle Regioni (art. 134 Cost.);
  • risolve i conflitti di attribuzione tra i poteri dello Stato, tra Stato e Regioni e tra Regioni (art. 134 Cost.);
  • giudica le accuse promosse contro il Presidente della Repubblica (art. 134 Cost.);
  • valuta l’ammissibilità delle richieste necessarie per indire referendum abrogativi ai sensi dell’art. 75 Cost. (L. costituzionale n. 1/1953).

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Quando ci si rivolge alla Corte Costituzionale con un ricorso

Il ricorso alla Corte Costituzionale è preordinato alla verifica in ordine alla sussistenza di vizi di legittimità costituzionale, che possono essenzialmente riguardare le regole costituzionali relative al procedimento di formazione ed esternazione dell’atto legislativo (vizi formali) o le disposizioni relative al rispetto di un determinato contenuto normativo (vizi sostanziali).

A titolo meramente esemplificativo, un decreto legge è affetto da vizio formale quando è emanato in assenza dei presupposti, previsti dall’art. 77 Costituzione, cioè in assenza di situazioni di necessità e urgenza. Ancora, la legge di conversione può, per esempio, essere dichiarata illegittima, nel momento in cui prevede una disposizione estranea al contenuto del decreto-legge.

Può configurarsi un vizio sostanziale, invece, quando una legge viola un principio costituzionale. Per esempio, in materia IMU, la Corte ha dichiarato l’illegittimità costituzionale dell’art. 13, comma 2, D.L. n. 201/2011 e dell’art. 1, comma 741, L. n. 160/2019 nella parte in cui negava l’applicazione dell’esenzione dal pagamento dell’IMU in caso di nucleo familiare non residente o dimorante nello stesso immobile, in quanto in contrasto con gli artt. 3, 31 e 53 Costituzione.

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Quali sono i soggetti legittimati a proporre ricorso alla Corte Costituzionale

Il ricorso Corte Costituzionale può essere presentato (art. 127 Cost.):

  1. dallo Stato contro le leggi regionali o dalla Regione o dalle province autonome di Trento e Bolzano contro leggi statali o di altre Regioni, direttamente innanzi alla Corte Costituzionale (c.d. ricorso in via principale);
  2. dal giudice c.d. a quo (penale, civile e speciale) nell’ambito di una controversia giudiziaria (c.d. ricorso in via incidentale). 

Ne deriva che, i privati cittadini non possono adire direttamente la Corte Costituzionale, ma unitamente al Pubblico ministero possono promuovere il controllo di legittimità di una norma, formulando, nel corso di una controversia, apposita istanza che, come vedremo nelle prossime righe, è poi oggetto di valutazione, in ordine alla rilevanza e alla non manifesta infondatezza da parte del giudice.

Ne deriva che un importante potere di impulso, per adire la Corte Costituzionale, spetta innanzitutto alle parti del giudizio (e al Pubblico ministero), che lo esercitano tramite formulazione di una eccezione difensiva.

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1. Ricorso in via principale alla Corte Costituzionale: di cosa si tratta

Il giudizio in via principale può essere attivato dallo Stato contro una Regione o dalle Province autonome entro un termine di decadenza pari a 60 giorni dalla pubblicazione della legge statale o regionale o avente forza di legge dello Stato.

Il giudizio in via principale può essere instaurato dallo Stato qualora ritenga che una legge regionale ecceda la competenza a questa riservata dall’art. 117 Costituzione o, al contrario, da una Regione nell’ipotesi inversa, ovvero nel caso in cui una legge statale leda la sua sfera di competenza.

Il ricorso diretto alla Corte costituzionale è preceduto:

  • per lo Stato, da una delibera del Consiglio di ministri;
  • per la Regione, da una delibera della Giunta.

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2. Ricorso alla Corte Costituzionale in via incidentale: cos’è

In caso di ricorso alla Corte Costituzionale in via incidentale, il giudice a quo, prima di sospendere il giudizio e rimettere la questione alla Consulta, deve operare un duplice giudizio finalizzato a evitare che siano proposti dubbi del tutto svincolati dal giudizio principale e posti per mero interesse scientifico o questioni di carattere teorico o ipotetico.

In particolare, il giudice è tenuto a verificare la sussistenza del: 

  • requisito della rilevanza, cioè deve accertarsi che la disposizione di legge, oggetto di sindacato innanzi alla Corte, sia da applicarsi al caso concreto;
  • requisito della non manifesta infondatezza, il quale implica che il giudice ritenga sussistenti i dubbi di costituzionalità della questione.

Nel caso in cui la questione superi il duplice vaglio, il giudice a quo, con ordinanza di rimessione, rimette la questione alla Corte Costituzionale e sospende il giudizio in corso. Diversamente, nelle ipotesi in cui rilevi l’irrilevanza della questione rispetto al caso concreto o la manifesta infondatezza, il giudice emette ordinanza motivata.

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Cos’è l’ordinanza di remissione e cosa deve contenere

Nell’ordinanza di rimessione, il giudice deve anche fornire alla Corte un’interpretazione conforme, vale a dire una “lettura” della legge, aderente al dettato costituzionale.  

L’ordinanza di remissione deve, inoltre, contenere:

  • l’oggetto del giudizio; 
  • le disposizioni della legge o dell’atto avente forza di legge dello Stato o di una Regione, che si assumono affette da vizio di illegittimità costituzionale; 
  • le disposizioni della Costituzione o delle leggi costituzionali che si ritengono violate; 
  • la motivazione riguardo alla rilevanza, alla non manifesta infondatezza e il tentativo di interpretazione conforme ai principi della Costituzione;
  • il thema decidendum, introduttivo del giudizio costituzionale.

Nell’ordinanza il giudice ordina alla segreteria la trasmissione degli atti alla Corte e dispone la notifica alle parti in causa e al Pubblico ministero (se il suo intervento è previsto), al presidente del Consiglio dei Ministri o al Presidente della giunta regionale, ai Presidenti delle camere, al Presidente del Consiglio regionale. Una volta ricevuti gli atti, la Corte li affida a un giudice relatore e fissa l’udienza entro i successivi 20 giorni per la discussione. 

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Come sollevare una questione di legittimità costituzionale 

Come più volte accennato, il ricorso alla Corte Costituzionale deve contenere la c.d. questione di legittimità costituzionale, la quale si propone mediante apposita istanza che, ai sensi dell’art. 23 della legge n. 87 del 1953, deve contenere:

  • le disposizioni della legge o dell’atto avente forza di legge dello Stato o di una Regione, che ritiene essere viziate da illegittimità costituzionale; 
  • le disposizioni della Costituzione o delle leggi costituzionali, che si assumono violate.

L’istanza può essere proposta in ogni grado del processo, anche in sede di legittimità e con qualsivoglia atto difensivo (atto di citazione, ricorso, costituzione di parte civile, comparse, memorie) anche in sede di discussione orale o con verbale di udienza, a condizione che sia indicata la norma in relazione alla quale è sollevata la questione di legittimità costituzionale e il principio costituzionale che si assume violato.

L’eccezione difensiva deve essere adeguatamente motivata in ordine sia alla rilevanza, sia alla non manifesta infondatezza della questione medesima, così da convincere il giudice della bontà della tesi di parte e da confutare eventuali opposizioni di controparte.

Per tale motivo, al fine di avere più chance per l’effettiva trasmissione alla Corte della questione, è necessario che il quesito sia correttamente formulato, con l’ausilio di un avvocato, che si occupi della materia per superare il preliminare e stringente vaglio del giudice a quo.

Quanto costa fare ricorso alla Corte Costituzionale?

Il ricorso Corte Costituzionale non è subordinato al sostenimento di alcuno specifico costo procedurale. La parte che intende presentare un dubbio di legittimità costituzionale deve corrispondere esclusivamente l’onorario all’avvocato professionista, competente in materia, che provvede alla formulazione della questione costituzionale.

Al riguardo, è utile precisare che, a seguito dell’abrogazione dei minimi tariffari, a opera del d.l. n. 223/2006 (c.d. decreto Bersani) e all’affermazione della liberalizzazione delle professioni, il compenso a favore del professionista è stabilito su libero accordo fra le parti.

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Avv. Debora Mirarchi
Esperta in diritto tributario
Laureata all’Università di Bologna, sono iscritta all’Ordine degli Avvocati di Milano dal 2012. Negli anni, ho collaborato con studi operanti nel settore tributario, acquisendo una significativa esperienza nella consulenza nazionale e internazionale, con focus in materia di fiscalità. Unitamente all’esercizio della professione, ho coltivato la passione per la scrittura, collaborando, in qualità di autrice, con le principali riviste specialistiche di settore.
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