Parametri forensi: guida alle tariffe per il calcolo del compenso dell’avvocato
I parametri forensi definiscono le linee guida per gli onorari professionali, con riferimento al caso concreto. Sono uno strumento di tutela per clienti e avvocati, in linea con le normative vigenti e la deontologia professionale.
- I parametri forensi garantiscono trasparenza e tutela sia per il cliente, sia per l’avvocato, fornendo un quadro di riferimento chiaro per calcolare compensi equi e proporzionati all’attività svolta, specialmente in assenza di un accordo scritto.
- Pur essendo orientativi, consentono flessibilità nelle pattuizioni tra avvocato e cliente. Sono inoltre soggetti a periodici aggiornamenti per adeguarsi alle condizioni economiche e legislative, come dimostrato dal D.M. 147/2022.
- I parametri forensi proteggono la dignità della professione legale, evitando concorrenza sleale e compensi sproporzionati. Il rispetto della proporzionalità del compenso è un obbligo deontologico per l’avvocato, volto a garantire fiducia e correttezza nel rapporto con il cliente.
Quando ci si affida a un avvocato, il tema del compenso può essere una questione delicata. Il cliente potrebbe trovarsi a fronteggiare un incremento dei costi rispetto a quanto inizialmente previsto, o a domandarsi se la cifra richiesta sia congrua rispetto al lavoro svolto.
I parametri forensi offrono una soluzione chiara e trasparente a questo tipo di situazioni. Essi forniscono un quadro di riferimento che consente di stabilire compensi adeguati. Con i più recenti aggiornamenti, i parametri si adattano anche alle mutate condizioni economiche, mantenendo l’equità sia nelle controversie più semplici, sia nei casi più complessi. In tal modo, il rapporto tra avvocato e cliente si fonda sulla fiducia, prevenendo conflitti legati al compenso e offrendo maggiore serenità a entrambe le parti.
Cosa sono i parametri forensi
I parametri forensi sono stati introdotti dalla l. n. 247 del 31 dicembre 2012, di riforma dell’ordinamento della professione forense. Successivamente disciplinati dal D.M. n. 55 del 10 marzo 2014, essi stabiliscono una base uniforme per il calcolo degli onorari professionali sia giudiziali, sia stragiudiziali, garantendo così maggiore equità e prevedibilità per gli avvocati e per i loro clienti.
Tali tabelle hanno lo scopo di fornire indicazioni sugli importi minimi e massimi che possono essere applicati dagli avvocati, con la possibilità di adattarsi alle circostanze specifiche di ciascun caso. Tuttavia, pur essendo orientative, i parametri forensi non sono rigidi e consentono una flessibilità nelle pattuizioni tra avvocato e cliente, a patto che quest’ultimo sia informato in modo chiaro sui costi e accetti consapevolmente l’importo richiesto.
In assenza di tale accordo, o nel caso in cui sorgano controversie sul compenso, i parametri forensi forniscono al giudice un riferimento per liquidare le spese in modo equo. Non solo i parametri forensi tutelano i clienti da richieste di compensi sproporzionati, ma proteggono anche i professionisti, evitando fenomeni di concorrenza sleale tramite tariffe eccessivamente basse.
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Parametri forensi: D.M. n. 147/2022
Prima dell’introduzione dei parametri forensi, il compenso degli avvocati era disciplinato da un sistema tariffario fisso, stabilito dal D.M. n. 127 del 2004, che prevedeva delle tariffe minime e massime vincolanti. La riforma del 2012 ha eliminato tali tariffe, dando agli avvocati maggiore libertà nel determinare i propri compensi. Tuttavia, per evitare abusi, è stato introdotto il sistema dei parametri forensi, garantendo al cliente una protezione minima contro richieste di onorari eccessivi.
I parametri forensi sono soggetti a periodici aggiornamenti, per garantire che rimangano adeguati alle mutate condizioni socio-economiche. L’ultimo aggiornamento, il D.M. n. 147 del 13 agosto 2022, ha rivisto gli importi in considerazione dell’aumento del costo della vita e dell’inflazione. Tale aggiornamento ha rafforzato il principio di proporzionalità e trasparenza, confermando l’obbligo per gli avvocati di fornire preventivi dettagliati e chiari, in linea con quanto previsto dal Codice Deontologico Forense.
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Preventivo avvocato e consenso informato
Secondo l’art. 13 della l. n. 247/2012, l’avvocato è tenuto a fornire al cliente un preventivo scritto che dettagli i costi previsti della prestazione richiesta. Il documento deve includere una stima realistica delle spese legali, dei compensi professionali e di eventuali costi aggiuntivi (come contributi unificati, spese per perizie tecniche, ecc.).
La trasparenza nel fornire il preventivo è un dovere deontologico dell’avvocato e serve a garantire che il cliente sia pienamente consapevole dei costi da sostenere. Il preventivo scritto deve essere firmato dal cliente, che in questo modo esprime il proprio consenso informato al compenso pattuito.
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Quando e come si applicano i parametri forensi
Il valore della controversia è uno dei criteri per la determinazione del compenso, cioè il valore economico della causa. Le tabelle contenute nel Decreto Ministeriale suddividono le controversie in fasce di valore, e a ciascuna fascia corrispondono importi minimi e massimi per le varie fasi processuali. Per esempio, nelle cause di valore inferiore a 5.000 euro, i compensi previsti saranno minori rispetto a quelli relativi a controversie di importo più elevato, come quelle superiori a 500.000 euro.
Il compenso è altresì determinato in base alle fasi del processo. Ci sono cinque fasi principali:
- fase di studio della controversia: prevede l’analisi iniziale del caso, la valutazione dei fatti e lo studio delle norme applicabili;
- fase introduttiva del giudizio: consiste nella preparazione e il deposito degli atti introduttivi, come citazioni, ricorsi o memorie;
- fase istruttoria e di trattazione: comprende la raccolta delle prove, partecipare alle udienze, interrogare testimoni e svolgere attività probatoria;
- fase decisionale: implica la preparazione delle conclusioni e la discussione della causa prima del provvedimento del giudice;
- fase esecutiva: si attua tramite attività di recupero crediti o esecuzione forzata.
Un altro elemento che incide nella determinazione del compenso professionale è la complessità della causa. Infatti, le controversie possono variare notevolmente in termini di difficoltà tecnica. Le cause complesse, che richiedono un maggior impegno in termini di studio e di gestione delle prove, giustificano compensi più elevati rispetto a cause semplici, in cui la materia del contendere è meno impegnativa.
Infine, anche l’urgenza dell’incarico pesa nel quantum del compenso. In alcuni casi, l’avvocato potrebbe essere chiamato ad agire con estrema rapidità, per esempio per evitare danni immediati. L’urgenza della prestazione è un elemento che può legittimare l’aumento del compenso.
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Parametri stragiudiziali
I parametri forensi stragiudiziali regolano i compensi degli avvocati anche per le attività svolte fuori dal contesto processuale. In altri termini, quando un avvocato offre consulenze, redige contratti o negozia accordi senza che si avvii un vero e proprio giudizio in tribunale, il compenso può essere calcolato seguendo apposite tabelle previste dal D.M. n. 55/2014.
Le attività stragiudiziali comprendono una vasta gamma di prestazioni legali che non richiedono necessariamente il coinvolgimento di un tribunale. Alcuni esempi tipici includono:
- consulenze legali sia in forma scritta che orale;
- redazione di contratti e documenti legali (es. contratti commerciali, di locazione, contratti di compravendita immobiliare ecc.);
- trattative stragiudiziali: l’avvocato può intervenire nelle fasi di negoziazione tra le parti per evitare una controversia giudiziaria (es. mediazione o negoziazione assistita);
- gestione di pratiche ereditarie, quindi assistenza per la redazione di testamenti, divisione dei beni ereditari o gestione delle successioni.
Di seguito puoi scaricare le nuove tabelle aggiornate dei parametri forensi
Esempi calcolo compenso avvocato
Vediamo ora alcuni casi pratici di come si calcola il compenso di un avvocato. Precisiamo, comunque, che le seguenti indicazioni sono da intendersi in via esemplificativa e orientativa, perché il compenso professionale è sempre commisurato in base alla complessità del caso concreto.
Consulenza legale verbale
Un cliente richiede una consulenza verbale su una questione di locazione. Il valore economico della questione è relativamente basso, inferiore ai 5.000 euro, e la consulenza non è particolarmente complessa. Secondo i parametri forensi, il compenso per una consulenza verbale di questo tipo può variare tra i 100 e i 300 euro, a seconda dell’impegno richiesto.
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Redazione di un contratto di compravendita immobiliare
Un cliente incarica un avvocato di redigere un contratto di compravendita per un immobile del valore di 150.000 euro. La questione ha una certa complessità, poiché il contratto include clausole particolari e la negoziazione con la controparte. Secondo i parametri stragiudiziali, il compenso per la redazione del contratto potrebbe variare tra i 2.000 e i 5.000 euro, in funzione del valore dell’immobile e del lavoro svolto dall’avvocato.
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Causa di separazione consensuale
In una separazione consensuale, il valore della causa è solitamente considerato inferiore rispetto a una separazione giudiziale, poiché non vi è contenzioso tra le parti. Il compenso dell’avvocato, in base ai parametri forensi, potrebbe variare tra 1.500 e 3.500 euro, tenendo conto del valore patrimoniale della famiglia e della complessità delle questioni da risolvere (per esempio, affidamento dei figli o divisione dei beni).
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Ricorso per sfratto
In un procedimento di sfratto per morosità, il valore della controversia può essere calcolato sulla base dei canoni non pagati dall’inquilino. Supponiamo che il valore totale sia pari a 10.000 euro. Il compenso dell’avvocato per la fase introduttiva e la successiva gestione del procedimento di sfratto potrebbe variare tra 1.000 e 3.000 euro, in base ai parametri forensi e alla fase processuale in cui si risolve il contenzioso.
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Eredità e divisione patrimoniale
Un cliente si rivolge a un avvocato per gestire la successione ereditaria di un patrimonio del valore di 500.000 euro. La complessità della pratica è elevata, poiché vi sono numerosi eredi e beni da dividere. In base ai parametri stragiudiziali, il compenso per la gestione della pratica ereditaria può oscillare tra 5.000 e 10.000 euro, a seconda delle fasi richieste e del valore del patrimonio.
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Modalità di calcolo del compenso: orario o forfettario
Il compenso di un avvocato può essere calcolato secondo due principali modalità: compenso orario o compenso forfettario. Entrambe le modalità sono riconosciute dalla legge, e la scelta dipende dagli accordi tra avvocato e cliente, oltre che dalla tipologia di prestazione richiesta.
1. Compenso orario
In alcuni casi, il compenso viene calcolato sulla base delle ore lavorate dall’avvocato. Questo metodo è particolarmente comune nelle consulenze continuative o nelle questioni di lunga durata, in cui il professionista deve dedicare numerose ore allo studio del caso e all’assistenza del cliente. Il compenso orario può variare in base all’esperienza dell’avvocato e alla complessità della questione. I parametri forensi prevedono indicazioni generali per il calcolo delle ore lavorate, con fasce orarie che variano a seconda del tipo di prestazione.
2. Compenso forfettario
Nella maggior parte dei casi, il compenso dell’avvocato è calcolato forfettariamente in base alle tabelle dei parametri forensi, che indicano gli importi minimi e massimi per ciascuna prestazione. Il compenso forfettario è più comune nelle cause giudiziali o nelle prestazioni stragiudiziali specifiche (come la redazione di un contratto). In questi casi, le tabelle offrono una guida precisa per stabilire l’onorario, tenendo conto di tutte le variabili già menzionate (valore della causa, fase processuale, complessità, ecc.).
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Liquidazione delle spese legali
Quando una causa giunge a sentenza e il giudice deve stabilire chi debba sostenere le spese legali, i parametri forensi diventano lo strumento principale per la liquidazione delle spese di lite. In particolare, il giudice deve attenersi ai criteri previsti dall’art. 91 c.p.c. e a quelli previsti dalle tabelle per determinare l’ammontare degli onorari spettanti alla parte vincitrice, tenendo conto di fattori come il valore della controversia e le fasi processuali coperte dall’attività dell’avvocato.
Inoltre, il giudice ha il potere discrezionale di ridurre o aumentare gli importi previsti dalle tabelle, entro i limiti stabiliti dal D.M. Per esempio, può decidere di ridurre il compenso del 50% in caso di particolare semplicità della causa, o di aumentarlo fino all’80% per controversie particolarmente complesse o di grande importanza economica.
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Deontologia forense e compenso professionale
Il compenso professionale di un avvocato non è soltanto una questione economica, ma è strettamente collegato ai principi della deontologia forense, che regolano il comportamento etico e professionale degli avvocati nei confronti dei clienti e della società. Il Codice Deontologico Forense disciplina non solo il rapporto tra avvocato e cliente, ma anche le modalità con cui il professionista deve determinare il proprio compenso, garantendo correttezza, trasparenza e proporzionalità. Vediamo in dettaglio i principali aspetti deontologici legati al compenso professionale.
Obbligo di trasparenza e informazione al cliente
Uno dei pilastri della deontologia forense è il dovere di trasparenza che l’avvocato ha nei confronti del cliente. Come visto, l’art. 13 della Legge n. 247/2012 stabilisce per l’avvocato l’obbligo di fornire al cliente, al momento del conferimento dell’incarico, informazioni chiare e dettagliate riguardo al compenso previsto per la prestazione legale.
Questo obbligo si realizza principalmente attraverso la redazione di un preventivo scritto, al fine di garantire al cliente la piena consapevolezza dei costi che dovrà sostenere durante lo svolgimento della pratica legale, evitando sorprese o incomprensioni. L’avvocato deve informare il cliente su ogni aspetto economico del rapporto, rispettando così i suoi diritti di tutela e informazione.
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Divieto di pattuire compensi iniqui
Un altro principio cardine della deontologia forense è il divieto di pattuire compensi iniqui. Questo divieto è strettamente legato al principio di correttezza. L’avvocato, pur avendo la facoltà di negoziare il proprio compenso con il cliente, deve sempre rispettare i parametri forensi e il principio di equità. Un compenso che risulti palesemente sproporzionato rispetto all’attività svolta potrebbe essere ritenuto iniquo e contrario alla deontologia.
Lo stesso vale per i compensi eccessivamente bassi, che potrebbero essere utilizzati dall’avvocato per “acquisire” clienti in modo scorretto rispetto ai colleghi. Tale condotta violerebbe i principi deontologici e potrebbe portare a sanzioni disciplinari da parte dell’Ordine degli Avvocati.
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Gestione delle spese e obbligo di rendicontazione
Un ulteriore dovere deontologico dell’avvocato è quello di rendicontare in modo trasparente tutte le spese sostenute per conto del cliente. L’art. 23 del Codice Deontologico prevede che l’avvocato sia tenuto a documentare tutte le spese anticipate o pagate per conto del cliente, come le spese di giustizia, gli onorari di consulenti tecnici o i costi per le notifiche.
In questo senso, è importante che l’avvocato tenga aggiornato il cliente sulle spese che dovrà affrontare nel corso della pratica, fornendo una rendicontazione dettagliata al termine dell’incarico. La trasparenza nella gestione delle spese è fondamentale per mantenere un rapporto di fiducia tra avvocato e cliente, evitando il rischio di contestazioni o malintesi.
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Conciliazione e arbitrato presso il CNF
In caso di controversie sul compenso tra l’avvocato e il cliente, il Codice Deontologico Forense prevede alcuni meccanismi di risoluzione delle controversie, per evitare il ricorso alle vie giudiziarie. In particolare, il cliente può rivolgersi al Consiglio dell’Ordine degli Avvocati, che ha il compito di risolvere eventuali divergenze tra le parti attraverso un procedimento di conciliazione o arbitrato.
Durante la conciliazione, l’Ordine degli Avvocati verifica la correttezza del compenso richiesto, confrontandolo con i parametri forensi e valutando la proporzionalità della richiesta rispetto al lavoro svolto. Se non si raggiunge una soluzione amichevole, la controversia può essere deferita al giudice, che liquiderà il compenso in base ai parametri stabiliti dal D.M. n. 55/2014.
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Violazione del dovere deontologico e sanzioni
L’avvocato che viola i principi deontologici nella determinazione del compenso rischia sanzioni disciplinari. Il Consiglio dell’Ordine degli Avvocati può aprire un procedimento disciplinare nei confronti del professionista che:
- non rispetta l’obbligo di fornire un preventivo dettagliato;
- richiede compensi sproporzionati o iniqui rispetto all’attività svolta;
- non rende conto in maniera trasparente delle spese sostenute per il cliente.
Le sanzioni possono variare dalla censura fino alla sospensione dall’esercizio della professione, a seconda della gravità della violazione.
Dignità professionale e rispetto del cliente
Infine, il Codice Deontologico sottolinea l’importanza di preservare la dignità della professione forense. Questo principio si riflette anche nella determinazione del compenso dell’avvocato, che non deve mai essere tale da compromettere l’immagine dell’avvocato e della professione nel suo complesso. Gli avvocati devono agire sempre nel rispetto della legge e dei diritti dei clienti, garantendo un rapporto fiduciario basato su correttezza, trasparenza e professionalità.
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Parametri forensi – Domande frequenti
I parametri forensi non sono obbligatori per gli avvocati quando esiste un accordo preventivo tra avvocato e cliente. Tuttavia, in assenza di tale accordo scritto o in caso di disaccordo sul compenso, i parametri forensi diventano il riferimento ufficiale per determinare l’onorario.
Per sapere se il compenso richiesto dall’avvocato è giusto, puoi richiedere un preventivo scritto e dettagliato. Inoltre, per verificare la correttezza dell’importo, puoi confrontare la cifra con i parametri forensi, che stabiliscono i limiti minimi e massimi dei compensi a seconda del tipo di prestazione legale.
Sì, gli avvocati possono chiedere un anticipo sul compenso, che deve essere chiaramente indicato nel preventivo che l’avvocato fornisce al cliente, così da garantire la massima trasparenza sui costi della prestazione legale.
Il compenso dell’avvocato comprende diverse voci. Oltre all’onorario per l’attività professionale, possono esserci le spese vive sostenute per il cliente, come quelle per atti o notifiche, e eventuali compensi per collaboratori o consulenti esterni. Tutti questi costi dovrebbero essere indicati nel preventivo scritto.
Se non rispetti i tempi concordati per il pagamento, l’avvocato può sollecitare il saldo delle somme dovute o, in casi estremi, interrompere la prestazione legale. In caso di mancato pagamento prolungato, l’avvocato ha il diritto di agire per il recupero del credito, anche tramite vie legali.
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